my end and my beginning

 Pov's Stefano

Ero davvero infuriato, con loro ma forse, anche se non aveva senso, ero più incazzato con Sascha per ciò che aveva fatto. Capisco voler salvare tua madre, ma così ti stai solo suicidando.

Una volta entrato, non avevo più magia, per usarla avevo bisogno di assorbirla d qualcosa o qualcuno ma non vedevo nessun oggetto carico di energia magica perciò presi dei bastoni per difendermi, in fondo avevo appena invaso il loro regno.

Sascha non mi aveva detto dove si tenevano le esecuzioni ma immagino che essendo un ex regnante, sarà fatto davanti la casa bianca, come esempio alla popolazione.

Ci avrei messo mezz'ora a piedi quindi rubai una bici rompendo la catena con i bastoni. Dovevo arrivare il più velocemente possibile, Sascha contava su di me.

Quando arivai davanti alla casa Bianca mi resi conto, più che altro che aveva bisogno di me.

Era lì, vivo e integro, che buttava a terra delle guardie che cercavano di ostacolarlo. La madre era stata messa già in ginocchio.

Sascha era il leggittimo Re ma non era quello attuale, e probabilmente Carlos voleva sbarazzarsene prima che potesse prendere il popolo dalla sua parte e reclamare il trono.

Una delle guardie stava per colpire Sascha dritto in faccia con un pugno ma gli lanciai il bastone in testa e poi mi scagliai contro gli altri continuando a combattere finchè io e Sascha non rimasimo spalla contro spalla con 2 guardie a testa da affrontare.

"vuoi un bastone?"

Gli porsi uno dei due bastoni.

"perchè no? grazie"

Prese il bastone e abbassandosi attaccò una delle guardie alle gambe, colpendolo con il bastone, questa cadde a terra.

Le guardie americane erano grasse, molto grasse, infatti di solito ti si buttano addosso.

Una volta sconfitte tutte, Sascha si catapultò sul boia e lo buttò a terra facendogli cadere l'ascia.

Che metodi primitivi per una pena di morte.

Nel mentre io presi per il braccio la Signora Burci e correndo riuscimmo a schivare quasi tutte le guardie, le altre le avevo spintonate fino ad arrivare all'entrata della casa bianca.

Sascha era rimasto fuori a sbarazzarsi degli altri.

"E ora?" 

"ora lei parla con i suoi servitori"

Gli indicai la porta della sala riunioni.

"e tu?"

Mi chiese lei.

"io...io aspetterò qui che le finisca e la proteggerò"

annuì.

"da chi?"

"da quei uomini grandi grandi"

La signora rise e si direse verso la porta.

"ok Re Stefano"

Disse infine entrando nella stanza, ne usci pochi minuti dopo e mi fece cenno di raggiungerla.

"non possiamo costringerli a farlo abdicare se Sascha non rivendica il trono"

Ero accanto a lei mentre salivamo le scale.

"dove diavolo è Sascha?"

Urlai mentre entravamo in un enorme stanza che sembrava essere la cucina.

"Sascha non me l'hai mai detto"

Disse in modo pensieroso mentre mi guardava come se avessi fattoun miracolo.

"cosa?"

Le chiesi.

"che è gay"

Dichiarò, io rimasi spiazzato, soprattutto perchè sembrava aver capito chi ero io per Sascha e la cosa non mi rassicurava.

Sembrava un momento suocera-genero e io non volevo quel momento.

"oh- n-no noiiii"

sospirai sorridendo.

"siamo solo amici"

Le risposi.

"L'Irlanda è ormai stata invasa dalle navi americane che non sembravo averne abbastanza e iniziano a muoversi verso Roma"

Appena sentita la notizia dal televisore Sascha entrò come un fulmine in cucina.

"dobbiamo andare!"

Guardai prima lui,sudato, con il sangue sulla camicia, mi guardava come se fosse la fine, poi spostai lo sguardo alla tv, ai soldati che marciavano vero Roma.

La nostra città. 

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