"far from home"
pov's Sascha
"ma se invece avessimo fatto inversione di rotta a Washington DC subito?"
Chiesi innervosito al mio compagno d'avventura, che camminava davanti a me e ignorava i miei commenti 'infantili' come li chiama lui.
"non vuoi fare un po' di casino? avviseremo sua maestà che stiamo arrivando"
Disse, smettendo di tirare calci ai sassi e passandomi una sigaretta.
Sapeva che in qualche modo mi doveva calmare, mia madre stava per essere uccisa dal mio stesso Regno e di mio fratello non vi era traccia, e ora che si è scoperto che lui non è figlio di mio padre ma di Garfield, il suo ruolo era quello di preparazione per diventare il Mago Supremo e succedere a Garfield, ed il trono passava a me, secondo figlio della famiglia Reale.
"ma davvero avete una legge nella costituzione che impedisce alla Regina di fare sesso con un altro uomo?"
Chiese ovvio, espirando e buttando quel che restava dell sigaretta ormai consumata.
"tu lasceresti tua moglie a letto con un altro uomo?"
Conoscendo Stefano la risposta era piuttosto ovvia.
"ok, hai ragione"
Risi, e mi apprestai ad entrare in un bar della caotica città di Los Angeles.
"Can i call someone please?"
Non venivo in America da molto tempo ormai, ma ancora ricordavo bene come parlare la mia lingua.
Il Tizio disse che non c'era alcun cellulare e che non poteva aiutarmi, nel mentre, Stefano aveva ordinato della Tequila e si era messo a bere ridendo con il barista. Era cosi spericolato in quei momenti.
"Ehy ste dobbiamo andare"
Mentre parlavo mi guardavo intorno, mi accorsi che avevamo compagnia, la Duchessa di Atlanta era a Los Angeles e ciò avrebbe creato ancora più problemi.
"Sascha non credevo di trovarti da queste parti"
Lei sorrise e posò una mano nella mia spalla, stringendola delicatamente.
"Neanche io pensavo di trovarti da queste parti"
Gli sorrisi di rimando.
La sua mano che accarezzava il mio petto saltò all'occhio a Stefano che si alzò e si mise tra noi porgendo la mano alla Duchessa.
"Piacere Duchessa, io sono Stefano, Re D'Europa"
Cercò di giustificarsi velocemente presentandosi.
"Il Re d'Europa in America? Wow"
Lei rise per lo stupore mentre Stefano si ritirava avvicinandosi al mio orecchio.
"Lei chi è?"
Chiese, cercando di non farsi vedere.
Buona domanda, la duchessa no? Ovvio.
"La mia ex, era stata pagata per sposare il fratello dell'erede; me"
Stefano mi guardò stordito, non se lo sarebbe aspettato, troppo bella per me forse.
"Ho sentito che siete il nuovo erede"
Disse Leslie, era accompagnata dal fratello, Matias, ma io e lui non eravamo esattamente ottimi rapporti, non lo eravamo mai stati.
"Ok mi scusi Duchessa ma noi dobbiamo proprio andare"
Stefano salutò cordialmente i due e mi prese il braccio trascinandomi fuori, l'unica cosa che ho potuto fare è salutare con la mano anche se non è propriamente educato.
"Dovevo salutare idiota"
Sussurrai appena fuori dal bar.
"Oh pure?"
Lui alzò gli occhi al cielo e sbuffò parecchio rumorosamente, si incamminò verso la metro e si mise a controllare gli orari.
"Passa per le 18"
Disse toccando una linea.
"Per l'aeroporto?"
Dissi dopo aver visto cosa indicava sul foglio della metro.
"Andiamo a Washington no? Allora facciamo più in fretta possibile"
Mi guardò per pochi secondi e poi tornò a concentrarsi alle persone per strada.
Si era arrabbiato per l'incontro con la duchessa e non aveva più intenzione di fare casino per le varie città che avremmo dovuto sorpassare per arrivare a Washington ma forse è meglio, prima arrivo e prima potrò salvare mia madre e il mio regno.
Erano le 17.51, di solito da quelle parti la metro era in anticipo perciò mancavano pochi minuti al suo arrivo, appena arrivato mi ci buttai dentro prima che la folla iniziasse a prendere tutti i posti e sperando che nessuno in quel posto fosse interessato alla politica, che nessuno mi conoscesse.
Stefano prese posto accanto a me, aveva gli occhi di uno stanco ma curioso e le gambe che non si fermavano per un minuto, continuava a battere per terra come se fosse in ansia.
"Quanto siete stati insieme?"
Continuava a guardarsi i piedi ma aveva trovato il coraggio di cominciare a porgere le domande che lo tormentavano da minuti.
"1 anno"
"La ami?"
"No"
"Ti piace ancora?"
"No"
"E tu a lei?"
"Molto probabile, sono sempre un pezzo di manzo"
Risposi ridendo.
Stava diventando rosso e per nessuna delle domanda aveva alzato lo sguardo, continuando a guardarsi i piedi.
"Beh è brutta"
Aggiunse questa volta guardandomi negli occhi.
Scoppiai a ridere.
"Si hai ragione"
Dissi sorridendo.
Si, lui era geloso.
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