Pov's Sascha

"Abbiamo bisogno di truppe"

Dissi camminando per la stanza, se Carlos fosse davvero riuscito ad arrivare in Europa sarebbe stata la fine, non solo per noi, ma anche per il mondo di avere la speranza di continuare a vivere in modo decente.

Stefano continuava a camminare per la stanza, dopo pochi minuti si era seduto sulla sedia lasciandosi cadere a  peso morto. Nel suo sguardo c'era tutta la preoccupazione che non aveva mai avuto in tutta la sua vita e questa situazione lo stava consumando.

"Ma non ho potere qui"

Continuai, cercando di star calmo.

Se non stavo calmo io, come potevo pretendere che lo fosse lui?

Mi portavo le mani sulla testa per capire come procedere, non potevamo permettere che loro raggiungessero Roma.

"Mando un messaggio a Lucas perché metta le guardie a proteggere Roma"

Disse Stefano prendendo il cellulare mentre mia madre si avvicinava a me a passo deciso.

"Ho parlato con il consiglio"

Mi poggiò una mano sulla spalla e mi accorsi di quel suo sguardo, quello che diceva che non andava tutto bene e che gli dispiaceva.

"Se vuoi che loro ti riconoscano come Re dovrai rimanere in America"

Sussurrò cercando di non farsi sentire da Stefano.

"Per quanto tempo?"

Questa volta sono stato io a poggiarle una mano sulla spalla.

Perché mi guardasse negli occhi e mi dicesse la verità.

"Per sempre"

Deglutì e spostai la mano.

Mi guardai un po' in giro, non c'era un'altra soluzione per salvare l'Europa ma Carlos si sarebbe davvero arreso così facilmente?

"Va bene, lasciate il procedimento dell'esecuzione così com'è"

Gli passai affianco pronto per dirigermi verso la caserma dei soldati.

"Sascha, Sascha"

Dietro di me c'era Stefano che mi raggiungeva.

"Ehy"

Mi prese dolcemente per le spalle e mi girò verso di lui poi si avvicinò e posò la mano sulla mia guancia per accarezzarla. Io sospirai e gli presi l'altra mano.

"Siamo rimasti soltanto io e te e se non ci salviamo a vicenda allora che senso ha?"

Sussurrai avvicinandolo a me.

"Non deve avere senso Sascha, siamo solo noi"

Immerse lo sguardo nei miei occhi come per perdersi e le sue labbra si posarono sulle mie in un bacio dolce, si sentiva la sensazione, quella dell'addio.

"Io devo rimanere qui, è l'unico modo per far sì che facciano abdicare Carlos"

Sussurrai sulle sue labbra ancora con gli chiusi.

"Sascha no"

Disse stringendo le braccia intorno al mio collo.

"Va"

Gli presi le braccia dolcemente e le misi giù per poi allontanarmi da lui di pochi passi.

"Va e salva il tuo impero"

Lui mi guardò con risentimento, poi si girò ed iniziò a correre.

Nessuno di noi sapeva come sarebbe andata avanti ma sicuramente avremmo trovato una soluzione a tutto questo, sicuramente quello che c'era tra me e Stefano, non sarebbe mai finito.

Mi leccai le labbra, non è mai facile lasciar andare qualcuno di caro, neanche se è per il suo bene, neanche se sei certo che lo rivedrai presto.

Mi voltai verso l'uscita del retro, dovevo attraversare mezzo castello, uscire e raggiungere la caserma dei soldati per mandarli a Roma e fermare le follie di mio zio.

"David"

Scesi dall'auto e mi avvicinai al generale.

"Dovete partire per l'Italia ora"

Gli dissi fermandomi a pochi passi da loro.

"Scusami protetto ma tu non comandi"

Rispose ridendo, gli altri iniziarono a ridere con lui per prendersi gioco di me.

"Ne sei così sicuro David? Perché anche se non lo fossi"

Presi la corona dalla tasca e la misi perfettamente in testa.

"Sono un reale e tu rispondi ai miei ordini"

Lui si mosse velocemente e spalancò gli occhi stupito, cercò di ricomporsi  e sospirò.

Gli altri soldati che prima ridevano erano in ginocchio.

In tutto questo, la corona che indossavo in realtà era un falso che conservavo nella mia auto, ma nessuno se n'era accorto. Tanto nel mentre che io sono qui ad occuparmi dell'invasione il parlamento mi sta eleggendo Re d'America, quindi corona o no, non importa.

"Partiremo oggi appena sistemato tutto sua maestà e fermeremo l'impostore"

Disse David prima di chinarsi.

"Bene"

Sorrisi.

Questo era quello che volevo sentire.