Prologo
♛Yvaine♛
Nel 300 d.c., i Romani estendevano il loro Impero dall'Arabia alla Britannia, ma bramavano di più, più terre, più popoli sottomessi a Roma, e più di altri il grande e potente popolo dei Sarmati ad Est.
A migliaia morirono sul campo di battaglia e quando il quarto giorno il fumo si diradò, gli unici soldati Sarmati sopravvissuti appartenevano alla decimata ma leggendaria cavalleria.
I Romani colpiti dal coraggio e dall'abilità di quei cavalieri risparmiarono loro la vita, in cambio questi guerrieri furono incorporati nell'esercito Romano.
Sarebbe stato meglio che fossero morti quel giorno, poiché la seconda parte del patto che strinsero, impegnava non solo loro stessi, ma anche i loro figli e i figli dei figli dopo di loro, a servire l'Impero come cavalieri.
Io ero una di quei figli.
La Sarmazia non era un posto ospitale, ma era casa mia e quando quella mattina mi sono svegliata non avevo idea che sarebbe stato l'ultimo giorno in cui avrei visto quelle distese praterie che tanto amavo vedere appena alzata.
Il nostro villaggio, Berath, era abitato da semplici contadini appartenenti alla tribù degli Alani e qualche fabbro si era stabilito da noi con l'unica mansione di forgiare qualche spada e ferri per i nostri cavalli, ma la nostra principale occupazione era l'allevamento.
Dicono che noi Sarmati siamo straordinari cavalieri, che in sella valiamo più di ogni soldato ben addestrato e molto prima che nascessi, durante la conquista del nostro paese da parte dell'Impero Romano, abbiamo mostrato loro la nostra potenza prima di soccombere come loro servitori, costretti a servirli per quindici anni e combattere battaglie non nostre, lontani dalla nostra casa e da tutto ciò che conosciamo.
Il nostro popolo è fiero e indomito, anche se costretto a piegarsi, non ha perso il suo fuoco che lo ha tenuto unito in tutti questi anni, ci ha portato a sopportare i soprusi perpetrati dai Romani e combattere battaglie impossibili con il solo scopo di vivere e tornare a casa.
Io non ho combattuto per i Romani e non parlo per esperienza, ma quelle battaglie le ha combattute mio padre, Garric Atkins, che fu un cavaliere per quindici anni servendo Roma in Britannia.
Ci ha sempre racconto di cosa è stato costretto a fare per non infrangere il patto stipulato con i nostri carcerieri e impedire ripercussioni nei nostri confronti, si incolpa per ciò che ha fatto e credo che quella nube di rimorso in lui non se ne andrà mai, perché la guerra che tu lo voglia o no, ti cambia e la sua ombra devastatrice non se ne andrà mai, per quanto tu cerchi di scacciarla con la luce.
La sua paura, anche se non è solo la sua, è l'arrivo del giorno in cui i Romani ritorneranno per reclamare nuovi Cavalieri che serviranno Roma per quindici anni ed essendo che mio padre non aveva figli maschi, toccherà a me e mia sorella minore Elynor quel servizio forzato...saremo lontane da tutto ciò che amiamo.
Ero appena tornata dal lago in cui ero andata per lavare i panni sporchi, cosa che una bambina di cinque anni doveva a quanto pare imparare per sopravvivere, mentre mia sorella, di tre anni, si occupava di preparare il posto adatto per stenderli, un lavoro da donna e che è toccato a noi dopo la morte di nostra madre Keitha, avvenuta proprio quest'anno..mi manca terribilmente.
Il mio cuore piangeva nel sapere che nostro padre sarebbe stato da solo per quindici anni fino al nostro ritorno e farei di tutto per non farlo accadere, lui ci rassicura che starà bene, ma sapevo che la morte dell'amore della sua vita lo aveva prosciugato di vitalità e solo la nostra presenza lo aveva salvato dal baratro, ma sarebbe sicuramente ritornato con la nostra assenza e non sapevo come evitarlo.
Avevo appena messo a terra la cesta con i panni bagnati, con l'intenzione di stenderli fuori a farli asciugare, quando la mia sorellina mi si avvicinò tutta contenta <<Ho fatto Yva, come mi hai leto>> essendo più piccola di me e quando nostro padre non c'era, toccava a me occuparmene.
Sorrisi <<Bravissima, ora posso stenderli con calma>>.
Annuì e chiese <<Come mai non ho potuto veire con te al fume?>>.
<<Sei troppo piccola>>.
<<Non è velo! Ce la posso fale>>.
<<Può essere, ma è troppo lontano per riuscire ad arrivarci con la tua velocità e poi sai che papà non vuole che andiamo entrambe li, dice che è troppo pericoloso>>.
<<Bugie!>>.
La fissai seriamente <<Ely, nostro padre non dice bugie e abita queste terre prima di noi, quindi non lamentarti e accetta quello che dice>> abbassai gli occhi <<Tanto non sarà sempre così>>.
Mi guardò confusa, non capendo pa mia affermazione <<Come mai sorellona?>>.
Sospirai e la guardai con più delicatezza <<Un giorno arriveranno delle persone a prenderci, ci porteranno via da qui per quindici anni>>.
<<Per fare cola?>>.
<<Combattere persone che sono loro nemiche>>.
<<E perché dovemmo falo?>>.
Come poteva capire tutto questo <<Per mantenere fede a un patto stretto anni fa, se disobbediamo daranno fuoco a tutti noi e non possiamo permetterlo, vero?>>.
<<Si>> poi abbassò gli occhi per un attimo <<Ma così papà lesterà da solo>>.
Annuì <<Lo sarà, ma qui a tanti amici e non sarà solo, vedrai che passerà in fretta>> lasciai il panno che avevo in mano e mi avvicinai a lei posandole le mani sulle sue spalle <<Ti prometto che non permetterò che ti capiti niente Elynor, ti proteggerò sempre>>.
Mi guardò e si fiondò tra le braccia abbracciandomi stretta <<Ed io falò lo steso con te Yva>>.
Ridacchiai accarezzandogli i capelli corvini <<E' Yve, non Yva>>.
<<Scusa>>.
<<Non devi scusarti, ti insegno>>.
<<Sei blava!>>.
<<Brava>> sospirai divertita <<Abbiamo molto lavoro da fare, comunque...>> la guardai attentamente <<Il mondo è un posto crudele sorella mia, abitata da gente che vorrà farti del male solo per dimostrare di essere forti, ma tu non devi permettergli mai di piegarti, di spezzare la tua forza di volontà e di renderti inerme, devi sempre combattere per ciò che credi giusto e in tutto questo ti puoi solo fidare delle persone che proteggeranno sempre la tua vita>>.
<<Come te?>>.
<<Si, io ti proteggerò sempre, finché i cavalli correranno ancora>> e gli baciai i capelli...se gli fosse successo qualcosa non me lo sarei mai perdonato.
Una voce maschile intervenne nel nostro tenero momento <<Sono felice di trovare le mie bambine abbracciate e che vanno d'accordo>>.
Sciolto l'abbraccio, mi voltai e vidi mio padre fissarci con un sorriso sulle labbra, per quanto era di statura media era un uomo muscoloso e anche se con i suoi occhi verdi e la faccia seria lo rendevano un tipo che incuteva terrore, sapevo che era l'uomo più buono del mondo ed io gli volevo un mondo di bene.
Felici ci fiondammo tre le sue braccia protese, che una volta ghermite, ci strinsero a se in modo protettivo e dissi <<Finalmente sei tornato papà, ci sei mancato>>.
Ci guardò sorpreso ma divertito <<Ma se sono stato via nemmeno due ore!>>.
<<Sono tante!>>.
<<Ah si! Allora oggi non mi muovo più>>.
Elynor esclamò <<Si! Oggi non li muovi>>.
Nostro padre ridacchiò accarezzandogli i capelli <<E' ti tesoro, non li>>.
<<Okay>>.
<<Tua sorella non ti sta aiutando?>>.
Lo guardai <<Si, ma non è semplice come credi>>.
<<Lo so tesoro mio, di solito era tua madre che si occupava di questo>>sospirò <<Perdona il tuo povero padre>>.
Gli sorrisi <<Ti ho già perdonato>>.
<<Sei così gentile Yvaine, sei uguale a tua madre in questo e gli assomigli molto>> guardò la più piccola <<Anche tu piccola peste>> e poi sciolse l'abbraccio sempre con il sorriso in faccia.
Curiosa chiesi <<Come sta il nuovo cavallo di Rowan?>>.
<<Bene, deve essere solo addestrato e consolidare il suo legame con il suo padrone>>.
<<Sei il più bravo allevatore che ci sia papà>>.
Ridacchiò e poi mi guardò dolcemente <<Se la più bella ragazza di Berath dice che è così, ne sono lusingato>>.
Arrossì <<Non sono la più bella ragazza di Berath>>.
Mi scompiglió i capelli <<Si che lo sei, non ho mai detto bugie no?>>.
<<No, ma...>>.
Mi interruppe <<Quando conobbi vostra madre ero un uomo distrutto dalle battaglie che avevo combattuto in una terra non mia, quindici anni passati a versare sangue mi aveva segnato e non sapevo cosa fare quando tutto fini, ma quando la vidi tutto cambiò, perché in lei vidi il mio nuovo scopo della vita, in cui non avrei mai dovuto uccidere>> guardò il cielo per un attimo e poi tornò a guardarci <<Per me era la donna più bella che avessi mai visto e per quanto tutti mi dicessero che ce ne erano di migliori, per me non esisteva altro che lei e questo si può definire vero amore, perché nasceste voi due, i miei due angeli che mi hanno salvato dal baratro>> e ci baciò la sommità della testa...a differenza di altri genitori, lui era sempre amorevole con noi e di questo ne ero molto grata.
Lo guardai speranzosa <<Quindi dici che anche io posso trovare il mio vero amore? Anche Elynor?>>.
Lui rise e rispose <<Certamente! Solo uno stolto non vi vorrebbe come mogli>> poi assunse un aria fintamente minacciosa <<Anche perché devono passare la mia supervisione prima di avvicinarsi alle mie bambine>>.
Elynor chiese <<E se non a passao?>>.
Rise e la guardò <<Li do in pasto hai leopardi!>> e poi fece dei versi minacciosi felini divertenti digrignando i denti avventandosi su di noi facendoci scappare con finto terrore...per quanto osservati dai nostri abitanti della tribù che ci fissavano divertiti, non avrei mai smesso di volere questi momenti con nostro padre.
Quando l'atmosfera si quietò, nostro padre ci fece sedere per terra e chinandosi disse <<Vi devo dire una cosa>>.
Lo guardai confusa <<Di cosa si tratta?>>.
<<Oggi dovrebbe arrivare una persona a me cara, mi è stata amica quando ero lontano da qui a combattere e mi aspetto che vi comportiate bene, ma soprattutto che siate cordiali con lui>>.
<<Come mai non dovremmo esserlo?>>.
<<Perché il mio amico è romano, era il mio Comandante e non voglio che pensiate che mi abbia maltrattato>> sospirò <<Non tutti i romani sono cattivi bambine mie e lui è un uomo buono>>.
Lo fissai e sorrisi <<Lo comprendiamo padre, ci comporteremo da brave figlie, vi renderemo fiero di noi>>.
Ci accarezzò le guance sorridendo <<Lo sono già>>.
Ad un certo punto sentimmo dei tamburi riecheggiare nell'aria, come un rumore insistente e terrificante che si avvicinava a noi prepotentemente come un predatore affamato, ciò mise in allarme tutti noi, che alzatoci guardammo le distese praterie che circondavano la tribù in cerca dell'origine del rumore, spaventata guardai l'uomo dietro di me <<Che cosa sono papà?>>.
Lui guardò davanti a se con un cipiglio tra il preoccupato e l'agitato, poi rispose <<Sono tamburi Mongoli, nulla di buono per noi>>.
<<Perché?>>.
<<Ci stanno attaccando, nessuno di noi ne uscirà vivo>>.
<<Cosa? Come...>>.
Si accucciò prendendomi le spalle <<Yve, non ho tempo per spiegarti, ma sono un popolo bellicoso che prendono ogni cosa per espandersi, questo include sbarazzarsi di coloro che abitano le terre che bravano>>.
<<Cioè noi>>.
<<Esatto>>.
<<Come i romani>> questa era la loro terra ormai, ora dov'erano quando dovevano diffenderci?.
Abbassò gli occhi un attimo e poi li rialzò determinato <<Tesoro, voglio che tu prenda Elynor e che te vada lontano da qui, salì sul mio cavallo e raggiungi la grotta vicino al lago, dovreste essere al sicuro>>.
Lo guardai con le lacrime agli occhi <<Non senza di te papà>>.
<<Dovrai farlo, devo aiutare a respingerli, non lascerò che prendano la nostra casa senza combattere>>.
<<Non voglio lasciarti>>.
<<Nemmeno io, ritornerò da voi, lo prometto>>.
<<Tu menti!>>.
<<Io non mento mai, farò di tutto per tornare da voi>> mi prese le guance <<Ti voglio bene Yvaine, più della mia stessa vita>> poi guardò la più piccola <<Anche a te piccola mia, voglio che tu stia sempre vicino a tua sorella, chiaro?>>.
Singhiozzando rispose <<Si papà>>.
Io ormai piangevo <<No papà...>>.
Ci guardò posando le mani sulle nostre spalle <<Siate sempre coraggiose bambine mie, ricordatevi che discendete dal grande popolo dei Sarmati, straordinari cavalieri coraggiosi e che il cavallo sarà sempre la vostra guida nella vita, resistete al male e portate onore a tutti noi, perché siete il nostro futuro>> poi guardò la collina <<Ora andate e non voltatevi indietro>> mi guardò prendendo un lungo panno nascosto sotto delle pelli <<Prendi questa, che ti sia utile nella tua vita da cavaliere come lo è stata per me nei miei quindici anni di servizio>> sorrise <<Si chiama Coraticum e ti servirà bene>>.
Prendendo il lungo panno lo guardai <<Me ne prenderò cura>>.
<<Questo lo so, io...>> delle grida riecheggiarono nell'aria e guardando vidi un sacco di uomini piombare sull'accampamento con furia distruttiva, colpendo chiunque gli toccasse a tiro con le loro spade ricurve...erano arrivati.
Nostro padre si alzò, prese una spada e dopo averci sorriso dolcemente, corse in mezzo alla mischia per raggiungere coloro che si erano armati per difendere la loro casa...avrei voluto esserci anche io.
A malincuore presi per mano Elynor e cominciai a camminare velocemente verso il cavallo di nostro padre, ma nella mia disattenzione nel guardare il combattimento, non mi accorsi che un gruppo di Mongoli si era messo davanti a noi con le spade alzate con l'intento di sbarrarci la strada e ucciderci, gridai e mi misi davanti a mia sorella con l'intento di proteggerla, ma un nuvolo di frecce li colpì e la voce di nostro padre ne seguì <<SCAPPATE!!!>> poi ci fu silenzio e ciò mi fece preoccupare.
Tenendo Elynor tra le mie braccia e anche la spada, guardai indietro e vidi una cosa che certamente non avrei mai dimenticato, vidi nostro padre combattere un gruppo di invasori con la sua spada in modo abile, una cosa che ammirai moltissimo, sembrava fendere l'aria con la sua lama, colpendo chiunque con agilità e precisione tale da ucciderli sul colpo...era un abilità da cavaliere.
Poi successe una cosa straziante per me, un Mongolo riuscì ad aggirarlo e gli piantò la spada sul fianco facendolo gridare dal dolore, una volta che la lama fu estratta cadde a terra, ma non prima di uccidere il suo aggressore...non poteva essere vero.
Il mio istinto era correre da lui, non badando alla distruzione intorno a me, ma sapevo che non avrebbe voluto che mi buttassi nelle fauci del leone, così resistendo a quel impulso, cominciammo a correre verso il cavallo che si stava agitando nel vedere il suo padrone in difficoltà, si dice che i cavalli appartenenti al popolo sarmata, sentano quando è il momento di combattere e che lo fanno capire hai loro cavalieri, sono così in simbiosi che in battaglia sono un solo guerriero e se il cavaliere perisce, si incarna nel suo cavallo...spero che nostro padre si incarni nel suo.
Stavamo per arrivare al cavallo, quando delle forti braccia mi separò da mia sorella, che scalpitava per liberarsi dal suo aggressore mongolo come feci io...come mai non ci lasciavano in pace!.
Mi dimenavo come un ossessa per liberarmi, mentre con tutto il fiato gridavo il nome di mia sorella che era stata trascinata via dal Mongolo per essere portata chissà dove, ero impotente nel vedere la sua sorte, perché sapevo che non l'avrebbe lasciata in vita ed io ero la prossima.
Devo aver stufato il mio aggressore, perché non aspettò un secondo di più e mi liberò dalla sua stretta in malo modo, per poi colpirmi in testa con l'elsa della spada facendomi cadere a terra inerme, il nero mi aveva avvolta completamente e il mio destino era incerto.
Sapevo solo che ora la mia vita sarebbe stata diversa per sempre.
Non so quanto tempo dopo ripresi i sensi intorpiditi dalla botta subita, ma quando aprì gli occhi piano piano, la luce soffusa del sole che calava dietro le colline mi dette fastidio, tanto che misi la mano destra sugli occhi per impedire un ulteriore trauma alla situazione confusa in quale ero.
Piano mi alzai seduta tenendomi le mani sul manto erboso umido sotto di me e guardai quello che doveva essere la mia casa, in cerca di qualcosa di vivo, ma invece trovai solo morte e fiamme a distesa d'occhio...non poteva essere.
Le tende di pelle scura erano distrutte, malconce o in fiamme, in certi casi tutti e tre, la terra era nera per il fumo e non solo, un sacco di corpi di entrambi gli schieramenti giacevano a terra inermi come statue, sangue denso sporcava l'erba una volta di un verde sano e tutto intorno a me era irriconoscibile, devastato e nulla restava di Berath.
Con le lacrime agli occhi nel vedere tutto questo, mi strinsi in una coperta bianca che giaceva stranamente intatta vicino a me, con l'intento di nascondermi da tutto, ma poi mi venne in mente anche le perdite che avevo subito: mio padre era morto per difendere noi e la sua terra per niente, mentre la mia sorellina era stata portata via da me senza che potessi fare qualcosa per impedirlo e molto probabilmente aveva subito la stessa sorte del nostro genitore...ero completamente da sola al mondo.
Sentendo i palmi umidi me li guardai confusa e inorridì quando vidi che erano sporche di viscoso sangue scuro, non sapevo di chi erano, ma andai di stomaco come mai prima, la sua vista per me era molto rivoltante e qualcosa dentro di me accese un conato di vomito che buttai fuori sull'erba ormai sporca...di bene in meglio.
Non avevo la forza per alzarmi dopo tutto questo e sapevo che una volta calata la notte sarebbe stato ancora peggiore con i predatori nelle vicinanze, potevo accendere un fuoco, ma il fatto immutato era che ero indifesa e da sola, l'unica cosa era che avevo ancora la spada di mio padre come arma per difendermi.
La trascinai nel mio grembo in modo protettivo appena prima di sentire un verso di un cavallo dietro di me, scacciando la paura che i Mongoli siano tornati per finire il lavoro, mi voltai al meglio delle mie possibilità, sempre avvolta nella coperta, pronta ad estrarre l'arma, quando vidi che non era chi pensavo, ma un uomo che sembrava un romano dalla sua corazza in sella a un cavallo nero come la notte che mi fissava con aria addolorata nel vedermi ridotta così e anche il paesaggio intorno a me.
Dopo qualche secondo mi raggiunse piano piano con il suo cavallo e una volta sceso, mi si avvicinò con cautela e con le mani alzate per non spaventarmi si accucciò, una volta stabilito un contatto, mi sorrise rassicurante e parlò con la sua voce profonda nella mia lingua <<Tranquilla piccola, non sono qui per farti del male>>.
Tenendomi al petto il lungo fagotto e la coperta lo guardai chiedendo nella sua lingua che avevo imparato grazie a mio padre <<Chi sei?>>.
<<Sono il Comandante Aidano Castus, comando i Cavalieri Sarmati, tu invece chi sei?>> sapevo chi era...era l'amico di papà.
<<Sono Yvaine Atkins, ma qui tutti mi chiama...chiamavano Yve>>.
Mi guardò confuso <<Atkins hai detto?>> dopo che annuì sorrise <<Sei la figlia maggiore di Garric vero?>>.
<<Si>>.
<<Oh! Felice di conoscerti finalmente>> si guardò in girò <<Dov'è tuo padre?>>.
Abbassai gli occhi <<E' morto, come la mia sorellina>>.
<<Morto? Cos'è successo? Chi è stato?>>.
<<I Mongoli ci anno attaccato alle prime luci del giorno, ero appena tornata dal lavare i panni al lago quando sentimmo i loro tamburi risuonare nell'aria, poco dopo sbucarono dalla collina e cominciarono a uccidere chiunque gli capitasse a tiro>> tirai su con il naso <<Nostro padre ci fece scappare e dopo si unì a quelli che li combattevano, per quanto fosse bravo, uno di loro lo uccise e un altro a preso mia sorella, stendendo però me...>> sospirai <<Non so come mai sono ancora viva dopo che hanno ucciso tutti>>.
<<Avranno creduto che fossi morta, ma grazie a Dio non lo sei>>.
Tirai su con il naso nuovamente <<Ma sola>>.
<<Non hai nessun altro parente? Un zio? Un nonno?>>.
Scossi la testa <<I miei nonni sono morti da tempo e non ho zii, non ho più nessuno>>.
Mi guardò e sorrise <<Io e tuo padre eravamo migliori amici e lo saremo anche se lui non c'è più>>.
Lo guardai <<Lo so, poco prima dell'attacco, ci aveva detto che sareste arrivato qui>>.
<<In ritardo e mi dispiace molto>>.
<<Non c'era nulla da fare, nessuno avrebbe potuto prevalere su di loro>>.
Sorrise <<Io e i miei cavalieri abbiamo prevalso su molti nemici, tuo padre era un formidabile combattente e aveva sempre detto che se doveva perire per mano dei sui nemici, lo avrebbe fatto per difendere le persone che amava e lo ha fatto per voi, non dolerti per la sua fine perché resterà sempre con te, anche se non puoi vederlo>>.
<<Nella mia religione si dice che i cavalieri morti in battaglia si reincarnano nei loro cavalli e nostro padre è nel suo, cavalca libero in queste praterie e ciò mi rende felice perché è libero dal dolore>> abbassai gli occhi <<Ora però non so cosa fare>>.
L'uomo mi prese le guance tra le sue grandi mani <<Non ti lascerò qui da sola>>.
<<Che intende?>>.
<<Verrai con me piccola>>.
<<Dove?>>.
<<In Britannia, una terra molto lontana protetta dall'Impero Romano e dove abito con la mia famiglia>> mi sorrise <<Ho una moglie dolcissima e amorevole che ti adorerà e un figlio della tua età, non a fratelli o sorelle con cui passare il tempo e vorrei che crescesse con una bambina della sua età, per noi sarai come una figlia e per lui una sorella>> il suo sguardo era speranzoso <<Ti va di venire con me piccola? Lo so che il tuo popolo e il mio non sono in buoni rapporti, ma puoi fidarti di me, non sono come il mio popolo>>.
<<Papà mi aveva detto che potevo fidarmi>>.
<<E puoi farlo, che ne dici? Ti va di fare parte della mia famiglia?>> non potevo stare qui da sola, non c'era più niente per me qui se non morte e solitudine...era tempo che abbandonassi la Sarmazia per sempre.
Sorridendo annuì <<Mi piacerebbe molto venire con lei signore e fare parte della sua famiglia>>.
Il suo volto dall'aria austera fece spazio a un sorriso <<Sono così lieto di saperlo, d'ora in poi sarai una Castus, se non di nome, lo sarai nel spirito>> mi prese in braccio <<Sei una bambina forte Yvaine e supererai tutte le prove difficili che la vita ti riserverà>> e poi ci avviammo verso il suo cavallo che era rimasto buono in attesa.
In cuor mio sapevo che sarebbe stata l'ultima volta che avrei visto questa terra, quella che per cinque anni è stata la mia casa e che ora era diventato il luogo del mio tormento, dove avevo perso le persone che amavo e che mai più avrei potuto riabbracciare...la Sarmazia non era più casa mia.
Non so quanto tempo ci mettemmo ad arrivare in Britannia, ma quando arrivai, restai molto sorpresa di vedere quanto bella e diversa fosse questa terra dalla Sarmazia.
C'eranocmontagne bellissime, ricoperti di boschi e dove molti laghi abbeveravano la fauna locale, case di legno erano il luogo dove abitavano questi popoli molto diversi dal mio, si chiamavano paesani e non tribù e la cosa mi incuriosiva parecchio.
Ero stanca quando il cavallo si fermò davanti a una casa molto grande e in stile romano, dove molte persone lavoravano nei giardini e sui campi e che quando ci videro salutarono entusiasti...quest'uomo deve essere veramente gentile se lo salutano così...forse mi ero sbagliata sui romani.
Sempre in braccio all'uomo scendemmo da cavallo, dove un servitore dall'aria gentile prese la cavalcatura portandola nella stalla e poi entrammo nella casa, dove avrei abitato d'ora in poi.
L'interno della casa sapeva da lavanda e si vedeva che era molto pulita, quando l'uomo mi mise a terra, potei vedere il pavimento di marmo bianco molto lucido e mi dispiaceva sporcarlo con il mio aspetto sicuramente sporco di sangue e terra.
Non vedendo nessuno il mio salvatore gridò <<SONO A CASA! VENITE! ABBIAMO OSPITI!>>.
Dopo qualche secondo da dietro una porta sbucarono due persone, una donna e un bambino della mia età che vedendomi assunsero uno sguardo curioso, specialmente il più piccolo che mi stava guardando attentamente da cima a fondo, sicuramente giudicandomi per il mio aspetto sporco e trasandato, ma poi vidi che le sue labbra si distesero in un sorriso gentile e li capì che non mi aveva affatto giudicato.
La donna guardò l'uomo confusa <<Ben tornato Aidano, chi è lei?>>.
Quest'ultimo mi strinse la mano che gli avevo dato appena scesa e dopo avermi sorriso rispose <<Grazie Honora, lei è Yvaine Atkins, la figlia maggiore di Garric>>.
<<L'uomo che sei andato a trovare? Come sta? Com'è andato il viaggio?>>.
Aidano assunse un aria affranta <<Il viaggio non è andato bene, quando sono arrivato i Mongoli hanno attaccato il suo villaggio uccidendo tutti, compreso il mio amico e la figlia più piccola>>.
Si posò le mani sulla bocca scioccata e poi mi guardò affranta <<Povera piccina! E' stato barbaro strapparti la tua famiglia così barbariamente, tua madre?>>.
Abbassai gli occhi <<Morta un anno fa signora Castus, si è ammalata e non si è mai ripresa, da allora si è occupato nostro padre di noi, fino adesso>>.
Il patriarca della famiglia mi posò entrambe le mani sulle spalle <<Non aveva più niente per lei in Sarmazia, quindi ho deciso di prenderla con noi e da ora in poi farà parte della famiglia Castus, sarà per noi una figlia e per nostro figlio una sorella>>.
La donna che aveva un aria molto gentile e materna che solo in mia madre avevo visto, si avvicinò a me e cuciandosi mi baciò le guance paffute in segno d'affetto prima di dire <<Benvenuta in famiglia, figlia mia, d'ora in poi io e Aidano saremo i tuoi genitori>>.
Sorrisi <<Grazie, madre>> poi guardai l'uomo dietro di me <<Anchea voi, padre>> era strano da dire, ma ci avrei fatto l'abitudine molto presto.
Lui mi sorrise dandomi un bacio sulla fronte e poi guardando il figlio disse <<Lui invece è nostro figlio, Artorius Castus, d'ora in poi sarà tuo fratello maggiore>> poi fece segno al bambino<<Qui figliolo, vieni a conoscere la tua nuova sorella>>.
Con vestiti che sembravano più grandi di lui, scese le scale e ponendosi davanti a me distese il suo viso affilato e delicato in un sorriso gentile <<Piacere di conoscerti Yvaine, spero di essere un buon fratello per te>>.
Ricambiai il sorriso <<Il piacere è tutto mio Artorius, ne sono sicura e spero anche io di essere una buona sorella per te>>.
<<Ne sono sicuro, vedrai che ti troverai bene qui con noi>> mi prese la mano destra <<D'ora in poi penserò io a te>> mi conosceva da poco e già era disposto a farmi da fratello...se solo Elynor fosse qui anche lei.
Il mio nuovo padre adottivo sorrise nel vederci già uniti <<Sono contento di vedervi già così affiatati, e dire che nostro figlio è sempre stato un bambino così timido>>.
Quest'ultimo esclamò <<Padre!>>.
L'uomo rise <<Scusa figliolo, no volevo metterti in imbarazzo davanti alla tua nuova sorella>>.
Io lo guardai <<Non deve vergognarsi, anche io ero molto timida, ma da quando è nata mia sorella ho imparato a metterla da parte>> parlarne mi rendeva triste oltre ogni dire.
<<Allora speriamo che la tua presenza porti giovamento>> poi guardò la moglie <<Abbiamo una stanza per lei?>>.
Lei annuì <<Certo! Darò disposizione perché venga preparata al meglio per una bambina>>.
<<Perfetto!>> poi mi guardò <<Voglio che ti senti a casa d'ora in poi Yvaine>> ero abituata a dormire per terra, sarà strano avere un letto su cui stare d'ora in poi.
Inaspettatamente Artorius mi strattonò gentilmente via dalla presa di colui che sarà mio padre e una volta al suo fianco, mi sorrise <<Vieni! Ti porto a vedere la tua stanza, è di fianco alla mia! Sempre se a te va bene>>.
Sorrisi anche io <<Certo! Andiamo!>> poi come fulmini corremmo, sempre per mano, verso l'entrata della casa, con l'intento di vedere dove avrei dormito da questo giorno in avanti, dietro di noi Aidano e Honora ci fissavano sorridenti, abbracciati l'un l'altro, ammirando i due figli insieme.
Quel giorno avevamo perso tutto, lasciato indietro ogni cosa che conoscevo dalla mia nascita, la mia casa e la mia famiglia trucidata senza degna sepolura, ma con l'unico sentimento persistente per sempre di vendetta verso il popolo che aveva massacrato la mia gente.
Il mio destino era segnato da tempo, perché intrappolata molto presto in un servizio da Cavaliere per quindici anni, combattendo per una causa non mia e quando finirà, sempre se sopravviverò, potrei non essere più la stessa donna, assalita da perenni incubi fatto di sange e morte...incapace di vivere il resto della mia vita in pace.
Ma nonostante queste nuvole nere sulla mia testa, ora avevo un posto da poter chiamare casa un giorno e delle persone disposte a rendermi parte della loro famiglia, anche se mi avevano appena conosciuto, ma promettendomi amore come figlia e sorella...non potevo chiedere meglio di questo.
Non potevo sapere ancora che quella sofferenza mi avrebbe portato al mio destino, che avrei abbracciato con onore.
In un mondo a fuoco, avevo trovato la mia strada.
Angolo Autrice:
Salve a tutti miei prodi cavalieri della Tavola Rotonda!.
Sto riprendendo in mano la mia storia di King Arthur del 2004, uno dei miei film preferiti in assoluto, specialmente su Re Artù e i Cavalieri della Tavola Rotonda...io amo il ciclo arturiano!.
Essendo una delle mie prossime storie qui su Wattpad e che ho scritto proprio da nabba, ho deciso di restaurarla completamente, i contenuti saranno li stessi, ma con una chiave moderna per una persona che ora è un pó più esperta.
Voglio dire a tutti che questa è la storia originale, la prima messa qui su Wattpad che parlasse del film, questo per dirvi che se ne troverete un altra simile è perché un autrice a diciamo...copiato...i capitoli che avevo già pubblicato, finendo con i suoi di sana pianta, lei si è scusata e ha specificato che è "ispirata", ma volevo precisare che è la mia l'originale.
Allora, la mia protagonista, Yvaine Atkins, è una bambina Sarmata, figlia di un cavaliere che si ritroverà priva di famiglia a causa dei Mongoli e adottata dalla famiglia Castus, ora abiterá con loro in Britannia e questo è solo l'inizio della sua storia travagliata che la porterà ad essere la prima Cavaliere donna e inevitabilmente responsabile della creazione del Regno di Camelot, ma questa è un altra storia che racconterò più avanti.
Questo è solo l'inizio del legame tra lei e Artorius, il suo nuovo fratello adottivo e il loro destino sarà intrecciato per sempre...il loro destino è grande.
Per ora gustatevi questa storia restaurata.
Spero di sentirvi in molti!.
Alla prossima!
RUS!
ElisabethPrime.
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