Capitolo 7 - Parte 2: Gloria

"C'era una volta" erano innumerevoli le fiabe introdotte da quelle parole. Altrettanto spesso si concludevano con un "E vissero per sempre felici e contenti".

Eppure Shouto sapeva che non gli sarebbe stato concesso il privilegio di un lieto fine. Non era il Principe Azzurro che avrebbe salvato la sua principessa, galoppando su un cavallo bianco e con indosso un'armatura scintillante. Lui era l'antagonista, il tragico nemico che alla fine viene condannato alla morte per mano del protagonista. O all'esilio nei finali migliori.

Attende impazientemente quel momento, che quell'eroe arrivi il prima possibile e lo giustizi, riportando la quiete e la pace. Eppure non era ancora accaduto nulla che potesse lasciar presagire lo sconvolgimento di quella stessa quiete. Non c'era nessuno che sospettasse la natura della maledizione che aveva colpito quel principe così schivo, la figura misteriosa che mai lasciava il proprio palazzo, una leggenda vivente, una figura celebre e ammirata quanto sconosciuta e temuta. Tutti i suoi sudditi conoscevano il suo valore, la forza indomita con cui si era scontrato nelle numerose battaglie a cui aveva preso parte per ordine del padre. Nonostante ciò rimaneva avvolto da un alone di mistero, una fitta nebbia che impediva a chiunque di avvicinarsi a lui e alla sua reggia, posta nei territori più gelidi del Regno - area un tempo gestita dalla madre, poi ereditata da Shouto in seguito al di lei allontanamento dalla corte.

Una famiglia il cui nome echeggiava per tutti i territori esplorati, ma di cui nessuna informazione certa era nota, se non quei nome il cui solo suono era in grado di spaventare anche il più impavido dei guerrieri. Erano minacciosi, dei fantasmi che incombevano sulle realtà dei loro nemici, distruggendole senza lasciare alcuna traccia del loro passaggio.

Enji riconosceva quella propria forza e intendeva sfruttarla al massimo. Senza considerare le conseguenze che si sarebbero ripercosse sulla sua intera dinastia. Era disposto a sacrificare le vite di quei figli che lo disprezzavano ma che non osavano ribellarsi, pur di raggiungere la grandezza, l'onore. Un onore che non si meritava ma che già considerava proprio.

Shouto era il mezzo che lo avrebbe portato alla gloria, che lo avrebbe trasformato in una leggenda, una figura che sarebbe rimasta nella storia, il cui nome, indimenticabile, sarebbe stato tramandato per i secoli a venire, finché ci fosse stato qualcuno ancora vivo in grado di ricordare le valorose imprese di un uomo più simile ad un mostro che alle creature che brulicavano sulla terra.

Enji era conscio che probabilmente la gloria del figlio sarebbe stata maggiore della sua, ma era un fattore che aveva preso in considerazione a partire dalla nascita del suo ultimogenito, che era stato concepito per quell'esatto motivo. Aveva sacrificato ogni forma di affetto che il figlio potesse nutrire nei suoi confronti, per quello che lui considerava un "fine maggiore". Non era toccato da quel disprezzo, se poteva raggiungere quella gloria che tanto ambiva e che mai gli era stata così vicina. Così vicina, ma al contempo fragile e irraggiungibile. Sarebbe bastato un capriccio di Shouto per far crollare quell'intero castello di sogni e speranze costruito dal sovrano nel corso della sua vita.

Lasciare il frutto del proprio lavoro nelle mani dell'instabile figlio era una scelta azzardata, ma non ne aveva un'altra. Shouto era l'unico che potesse realizzare i suoi propositi. E avrebbe fatto di tutto pur di impedire che qualcosa frenasse il figlio dal portare a compimento la missione che gli aveva affidato.

Avrebbe dovuta farcela qualunque fosse il prezzo da pagare. Qualunque fossero le sofferenze che avrebbe dovuto affrontare. Quante fossero le vite che avrebbe dovuto distruggere. Shouto avrebbe dovuto abbandonare la propria necessità - forse lo aveva già fatto - per raggiungere la gloria.

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