Capitolo 1 - Parte 2: Shouto, il principe

Ogni donna del Regno sapeva di quanto il Principe Todoroki fosse affascinante. Chiunque ne lodava la bellezza e l'intelletto, nonché i gesti gentili inconsci che il ragazzo rivolgeva ai suoi sudditi nelle poche occasioni che aveva l'opportunità di lasciare la sua abitazione nella Provincia Orientale.

Nessuno era a conoscenza del perché il giovane fosse relegato costantemente nel suo palazzo, senza alcun contatto con il mondo esterno se non in rari momenti in cui era richiesta la sua presenza, come leader della città a Est.

Nessuno era a conoscenza nemmeno del perché Rei, discendente di una delle dinastie a nord, nonché moglie di Enji e Regina, fosse stata esiliata dal suo stesso Regno quasi dieci anni prima. Momento in cui il giovane principe smise di apparire pubblicamente.

Tutti si chiedevano il perché di quei misteriosi avvenimenti, soprattutto perché entrambi erano molto amati dal popolo, ma nessuno osava parlarne ad alta voce.

Quello che era uno dei luoghi più potenti era anche quello con minore libertà. Il Re aveva occhi ovunque e nulla poteva sfuggirgli; per questo i misteri che venivano gelosamente celati non avrebbero mai trovato alcuna risposta.

Shouto sapeva il perché; e questo era il motivo per cui tutti gli specchi all'interno della sontuosa residenza erano stati coperti con teli scuri, rendendone impossibile la funziona primaria, ovvero riflettere l'immagine di coloro che vi si specchiavano.

Uno specchio in particolare, Shouto si era premurato di nasconderlo nelle segrete del palazzo, per evitare che qualcuno potesse specchiarvici. 

C'era solo una cosa che spaventasse Shouto e quella cosa era sé stesso. A differenza di tutto il supporto dimostrato dai sudditi che lo osannavano quando sfilava per le strade della provincia, non riusciva a vedersi diversamente dal modo in cui lo aveva descritto la sua amata madre, prima di scagliarsi contro un incantesimo, senza che ne capisse il motivo.

Solo anni dopo scoprì il perché gli fosse proibito lasciare le mura in cui era stato segregato e decise che fosse più sicuro per tutti se avesse fatto come gli era stato ordinato.

Aveva rinunciato alla propria libertà per permettere ai due suoi fratelli maggiori di governare alla luce del sole senza che una minaccia di tale portata creasse caos per il Regno, rendendola vittima dei barbari che avrebbero approfittato di un momento di debolezza.

Era meglio per tutti che Shouto si sacrificasse per quello che suo padre aveva definito il "bene superiore". Il Re non faceva altro che ripetergli che con il suo potere, Shouto avrebbe fatto grandi cose, non buone, ma sicuramente grandi. Avrebbe conquistato terre, razziandone i villaggi. Distrutto civiltà e si sarebbe eretto su tutti coloro che erano più deboli di lui. Dei semplici sassolini sul ciglio di una di quelle strade sterrate non sarebbero riusciti a scalfire il diamante che era il giovane principe.

A Shouto non interessavano le aspettative del genitore. Ciò che desiderava era capire il perché della condanna che lo aveva privato di una vita felice, di un lieto fine, di qualcosa che lo spingesse a voler vivere. Non c'era alcun motivo per cui il ragazzo volesse vivere. Tutto ciò che poteva fare era contemplare il cielo stellato da una delle torri protette da incantesimi magici e da cui gli era vietato uscire, sognando una libertà che non avrebbe mai avuto. 

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