Capitolo 5



Luke si scrollò la spalla indolenzita sia per il seggiolino duro sia per quasi tre ore di volo che si erano dovuti fare oltre al ritardo dell'aereo che aveva rallentato il viaggio facendoli arrivare alle cinque anziché alle una di pomeriggio come concordato.
" Non ho più l'età per queste cose. Tutte le volte mi sembra di andare sulle dannate montagne russe. Specie per queste cazzo di turbolenze." Brontolò rivolgendosi a Shoan che, per tutto il viaggio, era rimasto a leggere tutto il materiale arrivato in ufficio il giorno prima senza mai fermarsi se non per bere dalla bottiglia d'acqua sopra il tavolino oppure mettere per i scritto alcuni appunti sul suo taccuino.

" Io invece sto abbastanza bene. Il mio sedile era piuttosto comodo." Affermò il più giovane mentre progredivano nella fila per il check out dall'aeroporto.
" Ti sei già fatto un'idea. Leggendo il materiale?" Gli chiese a bruciapelo Luke mentre sentiva l'annuncio di un altro volo proveniente da Dallas con svariate ore di ritardo.
" Beh, diciamo di si anche se prima avrei bisogno di vedere che altro hanno in centrale prima di tracciare un vero profilo. I punti sull'ultimo omicidio dovevano ancora essere visti." Rispose il profiler facendo il vago mentre appoggiava l'orologio da polso e il resto degli oggetti nel vano del trasportatore.
" Dopo se vuoi gli do un occhio. Mi dispiace ma lo sai in aereo non ho la testa per mettermi a leggere queste cose." Chiarì Luke che, infondo, ammirava il modo in cui il più giovane si trovasse a suo agio in ogni situazione per leggere quella roba che, a qualunque altra, avrebbe dato il voltastomaco.
. " Non ti preoccupare non appena ci saremo sistemati ti farò leggere quello che è emerso e le mie suppozioni." Ribattè Shoan ricevendo un cenno d'assenso dal più vecchio.
" Speriamo che abbiano abbastanza materiale. Voglio fare questo profilo e tornarmene a casa." Bofonchiò Luke che già sperava di prendere un secondo volo per rientrare subito.
" Tua moglie non l'ha presa bene questa trasferta?" Chiese incuriosito Shoan che si stava rimettendo l'orologio al polso.
" No, per niente. Sperava che almeno questo fine settimana  ci fossi specie per stare con i bambini." Rispose l'agente mentre toccava a lui passare il controllo.
" Essere un padre di famiglia è dura con sto lavoro eh." Mormorò Shoan beccandosi un cenno d'assenso stanco. Dovendo girovagare per gli Stati Uniti non riuscivano mai ad avere un minimo di tempo per stare a casa e, ogni volta, Luke sperava in un minimo di tregua che però non arrivava mai. La loro sezione era composta da oltre una trentina e passa di persone che si occupavano di svariati casi che riguardavano omicidi e altri cazzi su cui, almeno lui, non ci voleva niente a che fare. Avrebbe voluto, in più d'un occasione, chiedere un semplice lavoro da scrivania ma, tutte le volte, gli veniva ricordato come fosse uno dei migliori sul campo e lui ci cascava rinunciando in un loop infinito.
 
" Shoan Bravoul e Luke Hooker ?" Chiese una voce dietro di loro facendoli voltare e fermando quel loro discorso. Davanti a loro si stagliava un uomo di colore piuttosto robusto sulla trentina e con indosso un impeccabile completo grigio.
" Si, siamo noi lei è quello venuti a prenderci?" Domandò Luke con un sorriso e facendo per stringergli la mano.
" Si, sono Ben Swassy. Mi occuperò di portarvi all'albergo o comunque per scarrozzarvi qua e là se necessario." Rispose lui affabile e ricambiando la stretta.
" Come mai ha optato per un simile look?" Domandò incuriosito Shoan che, osservandolo, sembrava come si sentisse a poco agio vestito in quel modo così sofisticato. Ben si grattò la testa imbarazzato e distogliendo lo sguardo.
" Ho perso una scommessa e mi hanno detto di farmi trovare così." Bofonchiò quasi irritato. I colleghi più anziani non vedevano di buon occhio che, uno del genere, si trovasse a lavorare su un caso così  e, da quando era stato assegnato, aveva notato già alcuni  fissarlo storto.

" Dove hai parcheggiato Ben?" Chiese Luke facendolo tornare alla realtà e con la borsa da viaggio ancora nella mano destra.
" Oh nel parcheggio qua fuori andiamo..." Mormorò trafelato andando a un passo piuttosto spedito. " Il capitano ha spostato a domani mattina il briefing iniziale sia per farvi sistemare al meglio che per organizzare il gruppo." Aggiunse.
" Da quanta gente è composta la task force ?" Chiese Shoan seguendolo a breve distanza.
" Saremo circa una dozzina d'agenti più voi due ovviamente ma, se dovesse esserci bisogno, il comandante ha dato disposizione per darvi più aiuti possibili." Rispose mentre le porte scorrevoli si aprivano verso l'uscita. Da lontano si videro affacciarsi dei grandi nuvoloni neri.



-


Sophie era seduta in fondo a quella sala che odorava di vecchio e con le pareti incrostate di muffa nei punti più alti e che, a quanto pare, non erano riusciti a togliere prima di quella specie di conferenza. Un colpo di tosse di un collega la distolse da quella stupida donna che parlava dei cambiamenti che, a breve, la loro amministrazione avrebbe fatto rispondendo a un altro giornalista intento a scrivere la risposta con vari cenni del capo e un sorriso falso come la sua borsetta. Sbuffò piano scarabocchiando qualcosa infondo veniva pagata per quella merda e tanto valeva impegnarsi un minimo per prendere una miseria. - Sarei dovuta andare all'aeroporto magari li avrei individuati.-Riflettè fra se e se sconsolata iniziando a disegnare sopra il taccuino sotto gli appunti scarsi presi fino a quel momento un immagine di una delle tante serie televisiva che si sparava ogni dannata sera.

Un articolo su un gruppo dell F.B.I venuto a indagare su quegli efferati omicidi sicuro avrebbe riscosso più attenzione e l'avrebbe valorizzata di più di uno stupido seminario come quello a cui, uno dei giornali per cui lavorava saltuariamente, l'aveva spedita solo perché non aveva nessuno da mandare.
- Non posso emergere o farmi un nome se continuo così devo pensare a qualcosa.- Rimuginò ancora pensierosa e con mille idee in testa che le passavano una dopo l'altra. - Potrei chiedere a Ben ma, di certo, mi direbbe che non può parlare del caso e anzi mi replicherebbe di non metterlo nei casini.- Pensò scartando quell'ipotesi voleva bene a quello sbirro e, infondo, gli aveva coperto le spalle varie volte specie quando si era trovata nei guai perciò non voleva mettere a rischio la sua carriera.
Un sorriso imperlo le sue labbra con la nuova idea che le era balzata in mente. - Mi ha detto di non chiedere a lui non di non cercare da sola informazioni.- Concluse mentre riponeva il taccuino nella borsetta e, alzandosi in piedi, si diresse fuori dalla sala prendendo in mano il cellulare e digitando un numero che, non credeva gli sarebbe più servito.
" Ehi Jack sono Sophie ?!" Esclamò la ragazza mentre usciva fuori nel breve corridoio.
" Ehm, ciao è da un bel po che non ci sentiamo..." Rispose quello stranito di sentire una persona che, ormai, non vedeva dai tempi dell'università.
" Ti ricordi quella volta che ti salvai il culo con l'esame? Bhe, credo, che sia il momento che tu mi renda il favore." Gli annunciò con un tono che, per il giovane, sembrava impossibile controbattere.
" Oh cazzo e adesso che cavolo devo fare?" Chiese lui brontolando, Sophie  sorrise aldilà del telefono.
" Te la cavi ancora bene con i documenti falsi?" Chiese a bruciapelo prima di uscire fuori sotto una pesante pioggia.


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