Capitolo 1
Dalla finestra della catapecchia osservò le auto che sfrecciavano veloci sulla superstrada, a qualche miglio di distanza dalla sua posizione. Era annoiato. Da quella distanza sembravano piccole lucciole, correvano da una parte all'altra, come impazzite. Da bambino si divertiva a rinchiuderle dentro dei barattoli fino a vederle spegnersi del tutto era tutto così eccitante quando si è piccoli sempre nuove scoperte ed emozioni che, crescendo, si perdono e si cade nella monotonia.
La casa si trovava lungo il limitare del bosco. Prima che ci mettesse piede era stata usata dai tossici e da qualche prostituta. Era diventata sua dopo aver messo un lucchetto alla porta e aver riparato il tetto in legno, aperto in più punti, quando era arrivato tre mesi prima. Aveva dovuto chiuderlo per evitare che l'acqua filtrasse all'interno di quella stamberga. Il pavimento era consumato, pieno di polvere e tarme. Le aveva dovuto eliminare. Aveva sostituito il parquet dandogli un aspetto che, nel suo grottesco modo, pareva quasi decente.
Detestava lavorare nello sporco e in un posto non sicuro, soprattutto considerando ciò che doveva fare. Non voleva ritrovarsi ospiti indesiderati.
Si girò, ormai stufo del panorama, per concentrarsi sull'ospite seduta sull'unica sedia che aveva messo in quel tugurio e che si era premunito fosse abbastanza solida, sia per reggere una persona che per evitare la spiacevole eventualità di una fuga. In fondo, però, con chilometri di bosco e nessun indizio su come trovare la civiltà, come avrebbe potuto essere un problema per chi conosceva quei posti come il palmo della sua mano?
Si avvicinò alla donna con gli stivali che risuonavano sul pavimento. Lei, vedendolo arrivare, iniziò ad agitarsi, muovendo la testa a destra e a sinistra, cercando di dire qualcosa. Aveva un bavaglio ficcato in bocca, non riusciva a pronunciare una sola parola e tutto si limitava a una serie di sibili sconnessi.
"Non ti preoccupare, andrà tutto bene..." Il tono di voce era calmo e rilassato.
Le sue mani massicce sfiorarono i lunghi capelli biondi e morbidi, le cadevano lungo le spalle fin troppo magre. Preferiva di gran lunga le donne più in carne, come la sua cara ex moglie, ma considerando dove l'aveva trovata sapeva di non poter fare lo schizzinoso. Erano tre notti che girava come un pazzo alla ricerca della persona adatta e finalmente l'aveva trovata.
"Risolverò tutti i tuoi problemi, Carol. Niente più vagabondare, cercare lavoretti in squallidi autogrill o mendicare un pasto caldo per una sveltina come mi stavi raccontando al locale." La guardò negli occhi, erano di un dolce castano chiaro.
Lei sembrò smarrirsi a sua volta nei suoi, perdersi in quello sguardo grigio.
L'uomo, con fare gentile, si era offerto di darle uno strappo fino alla prossima città. L'aveva convinta grazie al suo tono di voce, al suo modo di scherzare. Aveva improvvisato un personaggio parlandole dei figli che non aveva mai avuto. Era stato semplice convincerla che fosse un brav'uomo.
"Dovresti ritenerti fortunata..." Indossò dei guanti bianchi e afferrò una pesante borsa posizionata sul ripiano di un tavolo. "Sei la seconda persona che porto qui e che libero dai suoi problemi esistenziali." Tornò verso di lei con la solita tranquillità. Appoggiò sul pavimento la scatola degli attrezzi. Un lieve sogghigno animò le sue labbra, facendo storcere le rughe che gli ornavano il viso. La vide rabbrividire. Mosse d'istinto la testa, gli orecchini dorati a forma di delfino che aveva infilati in entrambi i lobi oscillarono inseguendo il movimento.
"Sarai il mio nuovo capolavoro." Le sussurrò piano. Prese una sega luccicante fra le mani, la lama era immacolata. Si perse ad ammirarla per un momento. Aveva deciso di usare strumenti migliori per quei lavori così meticolosi e aveva gettato i luridi e sudici coltelli che aveva usato la volta precedente. Ci aveva messo troppo a tagliare gli arti. La lama vecchia faticava a incidere la pelle come voleva lui, senza contare le urla di quella cretina. Aveva commesso un errore dovuto all'inesperienza, non l'aveva imbavagliata. Doveva migliorare come tutti gli artisti. Era sicuro che questa volta sarebbe stato perfetto.
Dopo aver disposto la sega, i coltelli e il martello in perfetto ordine sul pavimento, cominciò a tastarsi lungo il camice da macellaio. Posizionò le cuffiette wireless nelle orecchie, le collegò al piccolo MP3. La cavalcata delle valchirie inondò la sua mente, una musica che per quell'occasione si rilevò perfetta. Un sorriso animò le sue labbra. Prese il volto della giovane fra le dita, lei era ormai in preda alle lacrime. "Adesso, per favore, rilassati e lascia che io ti guidi verso un nuovo avvenire."
ANGOLO DELL AUTORE: Eccomi qua col primo capitolo e che presenta il primo dei nostri due seriali :). So che, il capitolo, è molto breve ma, in quelli successivi arriverò a mettere capitoli molto più corposi.
Grazie a chi è passato a leggere e a lasciare una stella o anche un semplice commento. Fatemi sapere cosa ne pensate e alla prossima.
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