Chapter two

                                         27 ottobre 2016

La sveglia posizionata sul mio comodino segnava le nove e mezza del mattino e, mugolando, mi sporsi per mettere fine a quel fastidioso rumore.
Mi misi a sedere sul letto e mi stiracchiai per bene; alzai le tapparelle e la luce penetró violentemente nei miei occhi, che in quel momento erano più chiusi che aperti.
C'era il sole, quindi si prospettava una giornata piuttosto calda. Era domenica, e avrei trascorso parte delle ore nel rimodernare la mia stanza.
Raccolsi i miei capelli in una crocchia disordinata e scesi di sotto; scendendo le scale l'odore di pancakes inondó le mie narici.

«Buongiorno tesoro, il mio turno a lavoro inizia oggi pomeriggio, per cui ho avuto del tempo oggi per prepararti la colazione» la tavola era già ben apparecchiata con sopra un piatto fumante di pancake.

«Grazie mamma, hanno davvero un buon aspetto» le sorrisi e presi posto; anche lei fece lo stesso.

«Di cosa ti occuperai?» le chiesi di punto in bianco.

«Mh?» evidentemente era tra le nuvole poiché non capì di cosa stavo parlando.

«Intendo, nel tuo nuovo lavoro, che ruolo occuperai?» le chiesi nuovamente, cercando di spiegarmi meglio questa volta.

«Faró la cassiera in un supermercato qui vicino, anzi credo sia l'unico qui in città» spiegó mentre nel contempo masticava un pezzo di pancake.

«Interessante, quindi la sera dovrò prepararmi io la cena no?» borbottai.

«Non necessariamente. Non sempre finisco tardi, abbiamo dei turni. Quando capiterà che farò più tardi allora si, ti cucinerai da sola o prenderai qualcosa da asporto come preferisci»

«Va bene mamma, ci penso io qui, tu vai a riposarti un po', stasera tornerai distrutta» le dissi prendendo i piatti.

«Sei un tesoro» affermó venendo verso di me; mi stampó un bacio sulla fronte.



In negozio, i colori disponibili erano pochi, e visto che avevo urgenza nel cambiare il colore delle pareti avevo scelto un vaniglia, molto semplice.
Spennellare su e giù, seguendo il ritmo della canzone che il quel momento passava alla radio, mi divertiva.
Mia madre era andata a lavoro, così il volume troppo altro non l'avrebbe disturbata; sperando anche di non disturbare i vicini, non volevo che il primo approccio con loro iniziasse con un richiamo. Scesi dalla scaletta e diminuii il volume; avrei dovuto aspettare un po' prima che il tutto si asciugasse, ma ero soddisfatta del mio lavoro, decisamente.

Annie finì il turno alle nove quella sera, ed io mi cimentai a preparare della semplice pasta, sperando fosse commestibile; incredibilmente lo era e anche a mia madre piacque molto.
Dal suo viso notavo fosse molto stanca, il primo giorno doveva essere stato duro per lei.

«Tesoro, io mi metto a letto; ho un terribile mal di testa, provo a dormire vorrei evitare di prendere una di quelle bustine ammazza stomaco» Annie si massaggiava le tempie con gli occhi chiusi.

«Non è un problema, c'è poco da lavare, dormi un po' magari domani starai meglio» abbozzai un sorriso rassicurandola.

«Come farei senza di te A» sospiró salendo le scale lentamente.

Me lo chiedo anche io mamma, tutti i giorni.


La Criswell High School non distava molto da casa mia, infatti quel giorno decisi di andarci a piedi anche perché non mi dispiaceva passeggiare un po'. Davanti al cancello d'entrata erano numerosi gli studenti presenti, ognuno appartenente a diversi gruppi. In quel momento mi sentivo così fuori posto; beh si non conoscevo nessuno, quindi era normale sentirsi un po' sperduta. Presi un respiro profondo, stringendo al petto i libri, con lo sguardo dritto davanti a me come per dire meglio non incrociare gli occhi di qualche liceale maniaco o ancor peggio di una cheerleader violenta. Non volevo diventare il mirino di nessuno, me ne sarei stata in disparte, avrei partecipato alle lezioni senza mai distarmi e concentrata solo ed esclusivamente su quello che diceva il professore; un po' quello che facevo ogni volta che cambiavo scuola, assumevo lo stesso atteggiamento. Venivo ignorata da tutti i miei coetanei e non mi importava, sapevo fosse meglio per me non avere dei rapporti con i miei compagni.
Mentre continuavo ad addentrarmi all'interno della scuola qualcuno mi arrivó addosso pestanfomi il piede e maledì in quel momento l'artefice che avevo compiuto l'atto.

«Scusami tanto, ero di fretta e non ti avevo proprio visto! Comunque io sono Cindy Clafford, è un piacere!» mi porse la sua mano tutta sorridente. Un po' titubante la strinsi, la sua presa era davvero forte.

«Il tuo nome non me lo dici? Non è che per caso sei muta?» mi guardó con gli occhi a due fessure.

«Affatto! Beh io...io mi chiamo Abigail, Abigail Williams» la mia voce uscì tremante come se non mi fossi mai presentata in vita mia, ovviamente non era così ma, mi sentivo strana, era la prima volta che qualcuno attaccava con me bottone, a scuola per giunta.

«Allora ce l'hai la lingua! Credo tu sia nuova, non hai un viso familiare e credimi io conosco tutti qui, anche i più fighi, anzi soprattutto quelli» l'ultima frase la pronunciò vicino al mio orecchio, come se fosse un segreto. Non mi importava molto di questi fighi, comunque.

«Interessante, comunque dovrei ritirare il foglio con gli orari delle lezioni sai per caso da che parte devo...devo andare?» fantastico, adesso sembravo una completa ritardata anche nel chiedere una semplice informazione, non farti prendere dal panico Abigail.

«Posso accompagnarti io stessa! La classe dove sono diretta è proprio lì accanto, seguimi» Cindy prese il mio polso con decisione tirandomi con sè.

Dopo aver attraversato numerosi corridoi e sorprendendomi su quanto fosse grande questa scuola, il nostro giro turistico ebbe fine, era ora.

«Salve signora Brown, la ragazza qui presente è nuova e vorrebbe la tabella con l'elenco dei suoi orari!»

«Cindy potevo benissimo dirl-»

«Si chiama Abigail Williams comunque» sorrise alla donna e poi lo fece anche con me mostrando la sua dentatura perfetta, ed io non vedevo l'ora di levarmela di dosso. Era decisamente strana e logorroica, molto logorroica.

«Ecco a lei signorina Williams, la sua prima lezione è biologia» la signora Brown mi porse la tabella e prendendola le sorrisi di rimando.

«Anche io ho biologia!» urló sorridendomi.

Sarà una giornata impegnativa.



Cindy aveva insistito per sedersi al banco accanto al mio. Durante la lezione di biologia mi mandava continuamente bigliettini, che io ignoravo; o meglio li leggevo di sfuggita e dicevano qualcosa riguardo ad una festa in un locale della città. Io comunque cercavo di non farci caso, ma la sua voce martellava nella mia testa ripetutamente.

«Abigail, ehi!» bisbiglió per la milionesima volta.

«Allora ci vieni stasera? Dai ci divertiremo, ci sono gli alcolici!» affermó come se fosse qualcosa di così esilarante.

«Cindy vorrei seguire la lezione, ne parliamo dopo, ora ti prego smettila» borbottai irritata, e non mi importava se ero stata un po' scortese, ma la mia testa stava davvero scoppiando.

«Oh beh si okay ne parliamo dopo, ricevuto» farfuglió per poi guardare il professore e mordicchiare rumorosamente la sua matita.




«Puoi sederti con me a pranzo oggi, così ti presento i miei amici che saranno anche i tuoi!» mise un braccio intorno la mia vita portandomi in mensa, suppongo. Io non volevo conoscere i suoi amici e tantomeno volevo iniziare a frequentarli; questa ragazza stava distruggendo la mia quotidianità.

«Cindy posso benissimo seder-» come immaginavo non mi lasció nemmeno concludere la frase.

«Ti siedi con me, non voglio sentire repliche, non puoi restare sola, nessuno vorrebbe!» invece soli non si stava poi così male, hai più tempo per riflettere e liberare la mente senza che qualcuno possa disturbarti. Io ero abituata a vivere in solitudine. L'unica cosa che mi restava da fare era sbuffare e sedermi insieme a Cindy e alla sua comitiva.

«Ehi Cindy eccoti! Io e gli altri stavamo parlando della festa che ci sarà stasera al Boundy Club, tu verrai di certo vero?»

«Si Niall, ci sarò. Lo sai non manco mai a questo genere di cose!» ridacchia Cindy facendomi accomodare accanto a lei.

«Chi è la ragazza qui con te Cin Cin?» la ragazza seduta di fronte a noi mi fissa attentamente mentre addenta la sua mela.

«Si chiama Abigail, è arrivata oggi. E smettila di chiamarmi in quel modo Gigi, sai che odio quel nomignolo» Cindy alzó gli occhi al cielo.

«Abigail, suppongo tu non sia di qui, sei troppo pallida per vivere in Texas. Quindi, da quale città arrivi?» mi chiese il ragazzo che a quando pare si chiama Niall.

«Umh, sono del Michigan» balbettai picchiettando nervosamente il piede sotto al tavolo.

«Figo! Mi piacerebbe andare in Michigan, com'è?» mi chiese incuriosito.

«È okay» feci spallucce.

«Devo dire che è molto loquace la tua amica, Cindy» affermó Gigi causando le risatine degli altri.

«Abigail, unisciti a noi stasera, qui le feste sono davvero una bomba! È anche un modo per ambientarti» spiegó Niall, guardandomi con i suoi occhi azzurri.

Non ero mai andata ad una festa, a malapena ero riuscita a partecipare al ballo studentesco. Ma i suoi occhi erano così... così magnetici.

«Va bene si, verrò a questa festa» le parole dalla mia bocca uscirono senza quasi che me ne accorgessi; Niall mi stampó un bacio sulla guancia ed io restai impietrita davanti a quel gesto inaspettato.

«Doveva chiedertelo Niall per ricevere una risposta? È tutta la giornata che provo a farti dire un si! Ora so cosa serve per convincerti» strizzó l'occhio e mi salutò con un cenno della mano. A ruota si alzarono tutti, restando poi da sola in quel tavolo.

Era tutto il giorno che aspettavo questo momento.

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