Chapter three


Quella stessa sera ero nel bagno che si trovava nella mia camera, tentando di ricreare un trucco semplice, dando solo un po' di luce al mio viso. Il mio outfit non era niente di così eclatante; non sapevo come bisognava vestirsi a questo genere di feste. Mi guardai innumerevoli volte allo specchio cercandomi di convincermi almeno un po' di essere carina.

«Abigail, la tua amica Cindy è giù che ti aspetta!» la voce di mia madre mi riportó alla realtà; guardai l'orologio, segnava le otto passate. Scesi le scale velocemente, avevo ai piedi delle converse.

«Sei uno splendore Abi!» Cindy mi venne incontro abbracciandomi; si staccó da me per ammirarmi meglio, e quando posó gli occhi sulle mie scarpe fece una smorfia di disapprovazione.

«Che diamine hai messo ai piedi?» sbottó irritata, incrociando le braccia al petto.

«È solo per comodità Cindy. Non so davvero come tu faccia a portare quelli» indicai i suoi tacchi vertiginosi.

«Questione di abitudine, dovresti abituartici anche tu» replicó, cercando conforto anche in mia madre che in quel momento era rimasta in silenzio, stranamente.

«Si è fatto tardi no? Credo che dovremmo andare» mi diressi all'entrata per prendere il mio giubbotto dall'attaccapanni; era stato anche un modo per cambiare argomento.






«Ma di solito la musica è così forte? Diamine sento i miei timpani frantumarsi» constatai, mentre le mie mani coprivano le mie orecchie.

«Oh cielo Abigail, sembri mia madre, e lei ha più del doppio dei tuoi anni. Cerca di divertirti e non pensare a nulla!» prese entrambe le mie mani e lo trascinó dall'altra parte del locale.

«Eccomi ragazzi, stavo recuperando un'amica» ci fermammo davanti a un divanetto, dove vi erano in parte ragazzi che già avevo visto nella pausa pranzo, ed altri che invece avevano dei volti nuovi e soprattutto decisamente troppo maturi per appartenere a un liceale.

Vidi Cindy accomodarsi accanto a uno di quei ragazzi; non mi sorprese il fatto che lei potesse conoscerli, visto il suo carattere esuberante. Soprattutto sembrava conoscerne bene uno in particolare, lo stava baciando in quel momento. E non era uno di quei baci che si vedono nei film, ma decisamente uno fuori luogo e troppo spinto.
Accanto al divanetto bianco vi era un piccolo pouf dello stesso colore; decisi di sedermi lì. Mi sentivo un po' fuori luogo; questi non erano i posti in cui ero abituata a stare, e speravo di tornare a casa il prima possibile. Ma nel mentre stavo per prendere la mia borsetta da terra, incontrai lo sguardo di un ragazzo, che inevitabilmente doveva essere un amico della nuova fiamma di Cindy. Notai che l'abbigliamento era simile, e non avevo alcun dubbio. I suoi occhi bruciavano sul mio vestitino nero, e mi sentii credibilmente a disagio. Ingoiai il groppo in gola e, con quel poco di coraggio che avevo in corpo, scattai all'impiedi e mi dimenai tra la gente in cerca di un'uscita. Non avevo nemmeno salutato Cindy, ma di lei mi sarei occupata dopo; sentivo il terribile bisogno di tornare a casa e quel ragazzo mi aveva inquietata parecchio.
Appena arrivati fuori dal ristorante, l'aria fresca della sera inondó il mio viso, facendomi rabbrividire anche un po' per il freddo. Non volevo chiamare mia madre anche se sapevo che a quell'ora, vista anche la zona in cui mi trovavo, sarebbe stata la scelta migliore. Chiamai invece un taxi, che arrivó in meno di dieci minuti, che quella sera furono interminabili.
Quando inserì la chiave nella toppa ed entrai in casa le luci erano spente, segno che mia madre stesse già dormendo, infatti nel silenzio potei udire un leggero russare, che mi fece sorridere. Accesi la luce del corridoio per evitare di inciampare o scontrarmi con qualche mobile.
Dopo essermi cambiata per la notte, decisi di leggere un po'. Durante il trasloco avevo portato molti libri con me, con la promessa che li avrei letti tutti. Accesi l'abat jour posta sul mio comodino e indossai gli occhiali da vista che utilizzavo solo a casa, poiché a scuola portavo le lentine.
All'improvviso sentii il telefono vibrare; lo ignorai e continuai a concentrarmi sul libro. Ma poi riprese a farlo, stavolta ripetutamente e sbuffando smisi di leggere e presi il telefono. Erano tutti messaggi di Cindy; mi chiedeva che fine avessi fatto, perché me ne fossi andata e perché non l'avessi avvisata.
Per metterla a tacere decisi di risponderle.

A Cindy:

Mi sentivo poco bene, e non volevo disturbare nè te nè il tuo amico. Sono a casa e sto bene, ci vediamo domani a scuola.

Inviai il contenuto e spensi l'apparecchio per evitare anche un eventuale telefonata. Odiavo essere interrotta durante le mie letture.



28 ottobre 2016

«Merda A mi hai fatto davvero preoccupare ieri!» Cindy non aveva smesso di rimproverarmi sin da quando avevo messo piede a scuola ed ero arrivata ad un punto in cui non riuscivo più a tollerarla.

«Ti ho già detto che mi dispiace, me lo ripeti da stamattina, l'ho capito!» sbottai mentre aprivo l'armadietto per posare i libri di letteratura inglese.

«Bene. Oggi io e gli altri andiamo a pranzo fuori, la mensa al momento è fuori uso. Non accetto un no come risposta» stavo proprio per declinare l'invito quando Cindy mi anticipó.

Accidenti, come potevo svignarmela adesso?



La fine dell'ultima ora arrivó prima del previsto, troppo velocemente pensai. Cindy, dopo essere uscita dall'aula, era rimasta sempre al mio fianco per non perdermi di vista, come la sera precedente.

«Ci sarà anche Harry a pranzo, che emozione! È così affascinante e travolgente, ed è anche maledettamente bravo a let-»

«Okay si ho afferrato il concetto, non c'è bisogno che continui» la bloccai prima che i suoi ormoni avrebbero parlato o meglio agito al posto suo.

«A proposito, sono proprio lì!» indicó una decappottabile situata non molto distante dalla scuola. Riconobbi il riccio dell'altra sera, doveva essere il famoso Harry, vista l'eccitazione di Cindy. Ma non era solo, era insieme ai suoi amici teppisti, c'era anche lui; il misterioso ragazzo che non aveva smesso di togliermi gli occhi di dosso; rabbrividii all'istante.

«Su andiamo, aspettano noi!» mi prese a braccetto, e a grandi passi li raggiungemmo.

«Abigail ciao! Sono contento che ci sia pure tu, alla festa non ho proprio avuto modo di vederti, è un peccato tu sia andata via così presto, è stato un vero spasso!» il biondino, Niall, mi venne incontro dandomi un caloroso abbraccio. Ricambiai titubante un po' sorpresa del gesto ricevuto.

«Harry dove ci porti a mangiare?» gli chiese Cindy mettendo le braccia dietro il suo collo.

«Conosco un amico che ha in gestione un fast food che fa degli hamburger strepitosi, andremo lì» spiegó lui circondando la vita di Cindy con un braccio.

«Har, Abigail è vegetariana» gli confessó Cindy lanciandomi un'occhiata.

«Non è un problema, non avevo molta fame comunque» balbettai, cercando di non incontrare lo sguardo di quel ragazzo.

«Beh andrà molto d'accordo con Liam. a quanto pare i due piccoli erbivori si sono ritrovati» quello stesso ragazzo aveva parlato, e il suono della sua voce era così intrigante che, appena un pensiero del genere mi passó per la mente, mi sentii maledettamente stupida.

«Suvvia Zayn, non è il caso di prenderli in giro» ridacchió un ragazzo dagli occhi azzurri.

«Louis e Zayn, fottetevi» sbottó colui che doveva essere Liam.

«Non per interrompere questa piccola conversazione che si è creata ma io ho particolarmente fame come molti di noi qui, quindi perché non ci diamo una mossa?» Niall me lo ero immaginato un patito del cibo, un buongustaio insomma, ed è ciò che era.

Il fast food in questione si trovava nelle vicinanze e per tutto il corso del tragitto Niall non aveva fatto altro che chiedermi come abbia iniziato ad escludere la carne dalla mia alimentazione, cosa ci trovavo di interessante in un'insalata e che in qualche modo un demone si era impossessato di me e che lui stesso lo avrebbe cacciato via. Era un tipo davvero simpatico e non riuscì a smettere di ridere mentre mi parlava, assumendo espressioni buffe.

Nonostante ciò, era stata la conversazione più strana avuta in tutta la mia vita.

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