Chapter four
31 ottobre 2016
I giorni a seguire, che comprendevano il fine settimana, li trascorsi in compagnia di mia madre che, con una certa insistenza a dir poco sospetta, mi aveva trascinato a un barbecue organizzato dagli impiegati del supermercato dove lei lavorava da qualche giorno.
«Trascorreremo una piacevole giornata Abigail, non te ne pentirai» queste erano state le sue parole.
Solo che il tutto si svolse all'opposto: mentre lei si divertiva con un bel pó di alcool nelle vene, io ero seduta in una sdraio piuttosto scomoda ma evitavo di lamentarmi. Non facevo altro che pensare a quando sarei tornata a casa e al fatto che avrei fatto una doccia calda e continuato a leggere come facevo assiduamente. Fortunatamente il tempo era trascorso abbastanza veloce e al termine di tutto ció non mi ci volle molto a fiondarmi dentro la macchina, precisamente nel sedile del guidatore. Non avrei permesso a mia madre di guidare in quelle condizioni; certo non era proprio messa male, però avevo preferito così.
Il ritorno a casa fu silenzioso; mia madre era crollata dieci minuti dopo mentre percorrevamo la strada di ritorno. Non fu semplice portarla fino alla sua camera da letto, ma alla fine ce l'avevo fatta.
1 novembre 2016
La sveglia sul mio comodino non smetteva di suonare, ed io avevo semplicemente voglia di prenderla e lanciarla contro il muro. È risaputo che il lunedì mattina è il giorno più traumatico della settimana nonché segno che un'altra settimana di scuola stava per iniziare. Rispetto agli altri ragazzi, io ero entrata un mese dopo a causa degli innumerevoli trasferimenti ma ciò non mi svantaggiava dagli altri studenti, anzi sembravo essere sul loro stesso piano. I prossimi giorni sarebbero stati pieni di test d'ingresso per verificare il mio livello di studio e spedirmi nella classe adatta. Quando uscii da casa per dirigermi alla macchina, una ventata gelida pervase il mio corpo. Mancava ancora un pó all'arrivo dei mesi freddi e piovosi per cui trovai strano questo improvviso abbassamento di temperatura. Sin da bambina avevo sempre odiato l'inverno e crescendo la cosa non era cambiata. Mentre sistemavo le mie cose in macchina, vidi dall'altra parte del marciapiede due persone che stavano litigando animatamente e lo si poteva intuire dal tono della voce e dal fatto che entrambi gesticolavano. Cercando di mettere a fuoco le due figure mi resi conto che una di esse mi era decisamente familiare e continuando a tenere lo sguardo fisso lo riconobbi. Era Zayn, e quella doveva essere sua sorella poiché era troppo giovane per poter essere sua madre. Quest'ultima stava rientrando in casa, mentre Zayn si diresse alla sua moto e vi salì sopra; stava sistemando il casco sopra la sua testa quando accidentalmente feci cadere dalle mie mani dei libri che, al contatto con il terreno, emisero un tonfo che sperai passasse inosservato. Ma non fu così, poiché Zayn giró la testa nella mia direzione e i suoi occhi incontrarono i miei per qualche minuto che a me erano sembrati un'infinità. Non era la prima volta che il moro mi rivolgesse occhiate così profonde, ma ognuna di esse ogni volta avevano lo stesso effetto su di me: attrazione.
Capii poi che avrei dovuto distogliere lo sguardo per non sembrare imbambolata, infatti salì subito in macchina e misi in moto automaticamente concentrandomi sulla strada.
«E poi Liam mentre stava per baciare Julie le ha totalmente vomitato addosso, lei era furiosa!» raccontó Harry, facendo delle pause tra una parola e l'altra poiché non riusciva a smettere di ridere.
«Non ti basta già che lo sappia mezza scuola? Devi continuare a ripeterlo?» sbuffó Liam seccato.
«Suvvia, non puoi negare sia stato divertente» ridacchió Niall.
«No, non lo è stato affatto. Adesso non mi rivolgerà più la parola» ribatté frustrato.
«È stata una serata indimenticabile, dovevi esserci Abigail» disse Cindy fingendomi le spalle con un braccio.
«Comunque ragazzi, avete notizie di Zayn? In questi giorni non si è fatto vedere» chiese Louis, sperando che qualcuno potesse dirgli ciò che voleva sapere.
«No, ma sta entrando in mensa con Gigi» constató Harry indicandoli.
Guardando meglio la ragazza dai capelli color biondo cenere non potei non pensare a quanto fosse bella. Aveva tutti i requisiti per essere definita tale, e iniziai a provare un po' di invidia nei suoi confronti.
«So cosa stai pensando, che sia uno splendore, e lo è ma tu di certo non sei da meno» Liam aveva appena sussurrato queste parole al mio orecchio, e potei giurare per un momento di aver immaginato che tutti avessero sentito questo suo commento ma fortunatamente non era stato così. Sentii del calore sulle mie guance e portai dietro l'orecchio destro una ciocca di capelli. Liam invece mi aveva sorriso per poi distogliere lo sguardo. Ero così stordita da ciò che era successo che non mi ero accorta del fatto che i due si erano fermati di fronte al nostro tavolo.
«La parte migliore è arrivata gente!» esclamó Gigi sedendosi.
«Sicuramente» borbottó Cindy facendomi ridacchiare.
«Ti fa ridere la cosa Williams?» mi chiese la bionda guardandomi con un sopracciglio alzato.
Essendo stata colta in fragrante, in risposta scossi la testa, e abbassai lo sguardo sulla mia insalata che non era per niente invitante ma sempre meglio del dover affrontare lo sguardo perfido di Gigi.
Spesso accadeva che quando mia madre si accingeva a voler preparare qualcosa per cena si rendeva conto, all'ultimo minuto, che in dispensa non c'era praticamente nulla per cui finivamo per ordinare qualcosa da asporto. Ma quella sera, ero stanca del solito cibo spazzatura; ero disposta a mettermi io stessa ai fornelli.
«Tesoro, allora io ordino del cinese così lo mangiamo davanti a un bel film, che ne pensi?» chiese mia madre componendo il numero di qualche locale qui vicino.
«Mamma stasera invece pensavo di cucinare qualcosa di semplice» ammisi.
«Abigail in casa non c'è niente e poi da quando cucini?» posó il telefono sul tavolo avvicinandosi a me.
«Da adesso mamma, sono stanca di quelle schifezze» mi lamentai.
«Ma i supermercati saranno chiusi a quest'ora, magari domani» la vidi ritornare a prendere il telefono.
«La madre di Cindy ha una piccola bottega che dista poco da casa nostra. Posso dirigermi anche a piedi» le spiegai cercando di essere più convincente possibile.
«Se insisti così tanto...va bene. Stai attenta tesoro, le strade qui non sono poi così sicure» mi accarezzó la guancia per poi andare a prendere i soldi nella sua borsa.
Killeen di sera assumeva una forma diversa. Vi erano marciapiedi illuminati da tante luci, grandi e piccole. I bambini correvano liberi, e i genitori non si preoccupavano poi così tanto, perché per loro quelle strade erano un ambiente familiare. Ma uno sparo, quella notte, fece cadere tutte quelle certezze nei loro cuori, perché forse, infondo, non era poi così sicura come pensavano.
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