29. Scomparire nell'oscurità
"Quando è vero amore, anche il più banale dei sospetti incute paura; e se la paura cresce l'amore lo segue avvampando impetuosamente"
William Shakespeare
Pov Dean
È quando l'autista della limousine si ferma davanti a quella villa già so che il peggio dovrà ancora arrivare.
Odio così tanto il mio cognome e se potrei me lo strapperei di dosso come la pelle. Se potrei mi strapperei il suo stesso DNA dalle vene.
Ho sempre voluto il cognome di mia madre e mi chiedo cosa sarebbe successo se quel maledetto giorno mia madre non avesse incontrato mio padre.
Forse non sarei qui ma almeno lei sarebbe ancora viva.
Scendo dalla limousine trovandomi davanti al cancello.
Ogni volta che vengo qui la villa sembra sempre essere più grande. Non ne capisco il perchè, vive da solo.
I cancelli si aprono automaticamente e le guardie non mi rivolgo un occhiata. Sono cambiate anche loro.
Vorrei sapere come mio padre riesce ad andare a letto sereno senza essere perseguitato dagli incubi della gente che ha ucciso.
Dormo massimo 5 ore dalla notte in cui ho ucciso quell'uomo che stava per strupare Sydney. Lo sparo della pistola rimbomba nelle orecchie e i suoi occhi aperti mentre dalla bocca colava del sangue.
Chiudo gli occhi 3 secondi per dimenticare tutto.
Non sono come mio padre
Non sono come mio padre
Non sono come mio padre
Ogni sera prima di andare a dormire devo ripeterlo come una ninna nanna.
Cammino lentamente fino ad arrivare all'entrata dove lo trovo lì seduto ad aspettarmi.
<<Bentornato Figliolo>>. Mi fa un sorrisino.
Ingoio il groppo in gola per il disagio.
<<Buongiorno padre>>. La voce mi esce quasi come un sussurro.
<<Non ti ho sentito. Puoi ripetere?>>. Chiede gentilmente.
È tutta una falsa, mi ha sentito. Vuole solo farmi innervosire.
<<Buongiorno padre>>. Dico a tono più alto.
Lui rifà un sorriso soddisfatto.
<<Questa settimana ti servirà per prepararti meglio alla cerimonia>>. Dice contento.
<<Ho già una lista lunga di ragazze che si sono offerte per partecipare. Per ora abbiamo 10.000 nomi nella lista>>. Dice sereno.
Io sbarro gli occhi sorpreso e infastidito.
Ci sono veramente ragazze disposte ad andare a letto con uno sconosciuto?
Che schifo.
<<Sono praticamente tutte le donne del Regno Innay è figlie di uomini potenti qui... ovviamente non potenti come me. Ma sai... spero che tu sceglierai proprio la figlia del generale Diaz>>. Dice con malizia.
Io resto sempre più confuso.
Lui vuole che io perdi la verginità con....
<<Linda? La figlia del generale Diaz>>. Chiedo.
<<Esatto. Sono molto contento che tu abbia capito>>.
Lui vuole che io perdi la verginità con una mia amica d'infanzia.
Conosco Linda da una vita. Da bambini amavamo prendere il latte nello stesso bar, è lì che ci siamo conosciuti.
<<Si padre però io ho sempre visto Linda come un'amic->>. Non termino la parola perchè di scatto mio padre si alza venendomi in contro.
Indietreggio d'improvviso.
Il mio corpo ha paura di lui.
<<Stammi a sentire bene David Dean Valava>>. Dice minaccioso.
Odio quanto mi chiama con il mio secondo nome d'altronde il suo nome.
<<Vedi di fare ciò che ti ho detto oppure saranno guai e sai di cosa sono capace>>. Senza darmi modo di parlare mi sorpassa dandomi una leggera spinta.
Resto di schiena a guardare la poltrona vuota.
Devo restare in questo inferno per una settimana.
Pov Sydney
Mi guardo intorno. Una sensazione strana nel petto mi mette timore. Cammino.
Provo a correre, addirittura ad urlare ma è come se tutto fosse insonorizzato. Come se nessuno potesse sentirmi.
Le pareti sono bianche. Non riesco neppure ad alzare il capo...
Vedo solo davanti a me un bianco. Un bianco puro privo di macchie. Un bianco pulito.
Chiudo gli occhi. Cosa sta succedendo? Dove mi trovo?
Prendo un respiro.
Li apro. Li apro ed è qui che il mio cuore smette di battere. Il mio cervello si ferma e il corpo si pietrifica.
Capelli neri, della barba non troppo lunga, occhi azzurri e due fossette ai lati.
Non è possibile. Mi manca il respiro oppure non so se sono già morta e sono in paradiso.
Faccio un passo in avanti e una lacrima mi sfiora la guancia destra.
<<come va piccola Sydney?>>. La sua voce. In questi ultimi anni ho sempre pensato di aver dimenticato la sua voce. Invece la riconosco perfettamente. Riesco quasi ancora a sentire il suo profumo.
<<Papà....?>>. Non ci credo.
<<Si?>>. Replica
<<Cosa.... cos'è tutto questo?>>. Guardo il mio corpo, guardo tutto ciò intorno a me.
Ma dove mi trovo?
<<Abbiamo poco tempo Sydney. Lasciami dire ciò che ho sempre voluto dire>>. Mormora
Perchè abbiamo poco tempo?
Sto per chiederlo ma inizia parlare senza mai fermarsi. Il tempo è davvero così poco?
<<Hai sempre pensato che io sia morto quel giorno quando tutto il modo ti è crollato adosso. Ma non è così. io ci sono sempre stato Sydney, ovunque tu sarai io ci sarò, io ti proteggerò da lontano. Ma lo farò.>>.
<<Sei forte e io sono fiero di te. Io sono fiero della guerriera che sei e di tutto quello che hai affrontato a soli pochi anni. Quindi ti chiedo di fare solo una cosa.....>>. Lascia sospese le ultime parole.
Le mie guance sono rosse per le troppe lacrime.
<<Segui il tuo cuore, segui il tuo istinto, qualsiasi cosa ma fa quello che devi fare. Sydney ti sta aspettando. Sta aspettando proprio come tu aspettavi me a casa che tornassi da lavoro per portarti il tuo dolce preferito. Fai ciò che devi fare e affronta i tuoi problemi. Proteggerò te e le tue sorelle te lo prometto>>. So che papà le mantiene le promesse.
Io ho capito a chi si sta riferendo. Lo ha capito anche lui.
<<Papà... ma è troppo difficile non voglio rischiare. Se perdo una delle mie sorelle io muoio con loro. Io non ce la farei>>. Parlo interrota da alcuni singhiozzi.
<<Ricordi quello che ti ho detto da piccola? Tu conquistarei il nord America Sydney Evans. E non lo dico perchè trovo le tue sorelle inferiori ma perchè ti conosco. Conosco tutte le tue insicurezze e paure che Dafne e Susan non hanno. Dafne avrebbe fatto prendere il sopravvento alla rabbia e Susan non avrebbe mai fatto una cosa del genere perchè non preferisce i conflitti. Tu sei entrambe le cose. Hai un carattere diverso, forse mai visto ma hai lunga strada da fare.>>.
<<E arrivata l'ora di salutarci>>. Aggiunge.
Prendo coscienza di ciò che ha detto.
<<No, dove vai?>>. Corro per avvicinarmi a lui.
Ed è quando sto per buttarmi su di lui, abbracciarlo e dirgli di quanto la vita sia difficile senza la sua presenza che tutto sparisce.
Papà scompare.
Tutto scompare.
Sobblazo di scatto dal materasso tirando fuori un gran respiro trattenuto troppo al lungo.
Mi passo una mano tra i capelli castani lisci e mi guardo intorno.
Non sono più in quel posto bianco.
Dov'è Papà?
Con velocità scendo dal letto.
<<Papà!>>. Inizio ad urlare
<<Papà!>>. Urlo la seconda volta.
Spalanco la porta di camera mia.
E li capisco.
Questo posto mi è fin troppo familiare.
Quando vedo la camera è il letto in cui sono stata poco fa.
Sono...
Sono nella mia camera d'infanzia, nel Regno Innay.
E papà? Era tutto un sogno?
Continuo a camminare raggiungendo la cucina.
La grande penisola che ospita sui 10 posti.
Io, Susan e Dafne ci sedavamo sempre lì. Io in mezzo,Dafne a destra e Susan a sinistra.
Ricordo la mamma che ci cucinava la cioccolata calda e papà che faceva battute banali ma che mi rallegravano anche quando ero giù di morale. Ricordo mamma che mi versava il latte e papà che le acarezzava la pancia sussurando"Ti chiamerai Susan e sono sicuro sarai un dolce tulipano come i fiori preferiti della mamma".
Attraverso il salotto e mi rivedo lì con mio padre a mangiare una pizza e a guardare uno dei nostri film preferiti.
Scendo giù dove mi ritrovo nel posto in cui papà ci dava lezioni di autodifesa.
Ho impugnato il mio primo pugnale facendo una promessa. La ricordo ancora bene.
5 anni prima
Papà e davanti a me e mi posiziona davanti al manichino di stoffa.
<<Devi centrare il cuore ma prova priva con un arto così da mettere più in difficoltà il tuo avversario>>. Mi dice con sicurezza.
<<Sono pronta>>. Dico.
Guardo mio padre e ricevo un cenno di consenso.
Con una spinta traffiggo il cuore del manichino. Il pugnale va in profondità e vedo la soddisfazione di mio padre vedendomi migliorata.
<<Devi rispettare una promessa però Sydney>>. Dice prudente.
Lo guardo curiosa.
<<Dimmi>>.
<<È un giuramento. Quindi porta la mano al cuore e butta il pugnale a terra>>.
Butto il pugnale a terra e porto la mano destra sul cuore.
<<Almeno nella mia famiglia c'è sempre stata questa promessa. Prometti finché la morte non arriverà a prenderti che non tradirai mai la tua famiglia ad ogni costo e che quando l'amore arriverà rimetterai insieme i pezzi di quel cuore distrutto da un pugnale.>> dice deciso.
Faccio un respiro.
<<Prometto che finché la morte non verrà a prendermi che non tradirò mai la mia famiglia ad ogni costo e che quando l'amore arriverà rimetterò insieme i pezzi di quel cuore distrutto da un pugnale.>>
<<Non capisco l'ultima frase papà... perchè dovrei mettere insieme pezzi di un cuore distrutto?>>. Chiedo curiosa.
<<Lo scoprirai molto presto piccola Sydney. E credo proprio che non dovrai rimettere insieme i pezzi di un solo cuore.>>
Pov Sabrina
Poggio 5 dollari sul bancone e affero il mio caffè da Starbucks. Oggi non si va a scuola e ho deciso di prendermi un giorno per me.
Dopo tutto quello che è successo voglio stare lontana da tutti, o forse maggiormente vorrei scappare dalla terra e rifugiarmi su Marte.
Indosso gli occhiali da sole e mi incammino per le strade soleggiate della California.
La cosa che amo più fare è andare in spiaggia, stendere un telo, sedermi e leggere un bel libro con le onde del mare in sottofondo.
E forse anche ammirare quei ragazzi fighi che praticano surf.
Siamo a febbraio eppure sembra già estate.
Mi appoggio sul telo ed estraggo il libro dalla borsa.
"Orgoglio e pregiudizio" ho deciso di buttarmi in un classico perchè di solito mi piace leggere di Dark romance.
Appena apro la prima pagina sento il mio telefono squillare.
Afferro in fretta il cellulare e noto che mi sta chiamando un numero dal Regno Innay.
Sarà un cliente che vuole una cosa veloce. Rifiuto la chiamata e riprendo il libro fra le mani.
Sto per leggere il primo rigo della prima pagina ma il cellulare squilla di nuovo.
Sempre lo stesso numero.
Ignora.
Mi concentro sul libro finché non arriva la terza chiamata.
Porca miseria.
Afferro il cellulare con rabbia e accetto la chiamata.
<<Mi hai rotto il cazzo! La smetti di chiamarmi? Oggi non prendo clienti!>>. Urlo
Alcuna gente si volta sconvolta a guardarmi.
<<Sabrina>>. Mi chiama una voce.
È una voce femminile.
<<Chi sei?>>. Chiedo d'un tratto.
<<Sono Sydney Evans>>. Sbarro gli occhi.
Merda l'ho scambiata per un cliente e le ho pure urlato.
<<Perchè mi stai chiamando dal Regno Innay?>>. Chiedo curiosa.
<<Ho bisogno del tuo aiuto>>. La sua voce sembra quasi disperata e fatica lei stessa ad aver ammesso che le serve un aiuto da parte mia.
<<In cosa?>>. Chiedo.
<<Ho scoperto che sei un essere paranormale Sabrina. Proprio come me e le mie sorelle>>. Mormora dall'altro capo.
Quasi mi manca il respiro.
<<Chi te lo ha detto?>>.
<<l'ho capito fin da subito. Ti comporti come noi alla fine>>. Ammette.
Mi sembrerebbe sciocco pregarla di non dirlo a nessuno ma anche lei è come me quindi non penso farebbe una cosa del genere.
<<Devo chiederti la cosa più importante>>. Dice subito dopo.
<<Credo tu conosco i Valava e devi aiutarmi ad avere accesso all'evento che ci sarà tra pochi giorni>>. Dice con calma.
<<Parli quello dove Dean sceglierà con chi perdere la verginità?>> chiedo.
<<Si>>.
<<E non puoi farti aiutare dalle tue sorelle?>>. Perchè proprio io?
<<Le mie sorelle non sanno nulla. E non devono sapere niente>>. Dice decisa.
<<A me sicuramente non faranno entrare ma a te si. Mi servi>>. Aggiunge.
<<Potrei provare ad aiutarti ma dobbiamo trovare un piano e tu magari usare il tuo potere>>. La mia mente cerca di mettere su qualcosa di decente.
<<Va bene. Ci vediamo oggi pomeriggio a casa Evans. Fai presto>>. Dice di fretta.
<<Come oggi pomer->>. Non termino la frase perchè la chiamata termina.
Come faccio in così poco tempo preparare tutto per andare nel Regno Innay. E inoltre stare lì significa rivedere le facce disperate dei miei genitori.
Forse era meglio non rispondere a quella chiamata.
Pov Dafne💥
Le narici vengono invase da un odore strano. Un odore di muschio bianco mischiato con il tabacco.
Il collo mi fa abbastanza male e posso giurare che il cuscino mi sembra una roccia.
E così duro rispetto alle altre volte.
Strofino la parte del viso sinistro sul cuscino ed è quando lo faccio che sento qualcosa sfiorare la mia gamba.
Apro subito gli occhi e quando realizzo ciò che è appena successo mi alzo di scatto in posizione dritta.
Ciò che mi ha provocato dolore al collo non è il cuscino duro ma la spalla muscolosa di Nathan.
Sta ancora dormendo e i ricci biondi gli ricadono sul viso. Sembra quasi carino quando dorme.
Le sue dita piene di anelli sfiorano il mio ginocchio e non so se svegliarlo o no prima che vada oltre.
Mi guardo intorno. Siamo ancora nella macchina di Nathan. Abbiamo passato tutta la notte qui.
Sto per afferrare il mio telefono e fargli qualche foto imbarazzante ma sento le sue dita risale sempre di più questa volte. Arrivano quasi all'interno coscia.
Starà sognando qualcosa di perverso per toccarmi in questo modo?
Un riccio biondo gli ricade dritto sull'occhio e come istinto mi sporgo per spostarlo.
Sembra sia in letargo....
La mano risale fino ad afferrare l'interno coscia.
Merda. Trascalisco dallo spavento. Tutto così in aspettato.
E quando la mano di Nathan sta per sfiorare la mia intimità che lo fermo.
Con la mano destra gli afferro il polso portandolo indietro.
Il calore della mia mano riscalda la sua appena l'afferro. Quando vedo le mie e le sue mani unite di scatto tolgo tutto distaccandomi.
<<Avevi paura a non resistermi cerbiatta?>>. La voce roca di Nathan mi riempe i timpani.
<<In realtà non volevo le tue luride manacce su di me>>. Dico decisa.
<<Sei sicura?>>.
In breve tempo Nathan si sporge dal posto giuda arrivando a me.
Ci guardiamo negli occhi.
La mano di Nathan si alza portandola al mio viso. All'inizio pensavo volesse darmi uno schiaffo ma in realtà si è verificato tutt'altro.
Con molta delicatezza sento le sue dita sul mio viso. Mi accarezzano in modo dolce mentre l'altra mano afferra la mia coscia infilandosi sotto la gonna.
<<Vedi Dafne...>>. Sussurra Nathan.
Le dita che prima erano sul mio viso ora sono sul mio collo mentre l'altra mano....
Oh merda.
Con movimenti circolari Nathan muove le dita sulla stoffa della mia mutandina provocandomi brividi.
<<Posso essere sia molto gentile ma anche molto cattivo.... anche se quest'ultima la preferisco tra entrambe>>. Il suo viso si avvicina di più al mio collo.
Trattengo i gemiti che potrebbero uscire dalla mia bocca.
<<Invece io non credo che tu sia così cattivo>>. Lo provoco e questo lo fa eccitare di più.
Non mi risponde o contrabbate.
Ancora con le dita sulla stoffa delle mie mutandine riesce a centrare la mia fessura e a stuzzicarla con massaggi lenti.
<<Queste luride manacce ti stanno facendo bagnare tutta quanta, e chissà che altro potrebbero farti...>>. Mormora al mio orecchio.
Mi percorre un brivido su tutta la colonna vertebrale.
Ingoio il groppo fermo in gola.
Nathan non si ferma perchè crede che lo stia ancora sfidando.
All'improvviso sento le sue dita lontane dalla stoffa e subito dopo agganciare qualcosa.
Capisco subito cosa vuole fare.
Di scatto allontano la sua mano dalla mia intimità e mi sistemo la mutandina che stava per essere tolta.
<<Cos'è hai paura che possa farti svenire dal piacere?>>. Mi provoca.
<<Come ho già detto non voglio avere più nulla a che fare con te>>. Dico decisa.
<<Non la pensavi così un minuto fa>>.
Non lo guardo neanche negli occhi.
Qualcosa si è impossessato di me. Un qualcosa che non ho mai provato.
Sembra quasi vergogna....
<<Accompagnami a casa>>.
Pov Susan
Mi alzo dal letto ancora assonata e caccio fuori uno sbadiglio.
Questa notte ho dormito davvero male. Sono crollata e non ho aspettato le mie sorelle che tornassero a casa.
Dafne sarà andata a qualche festa e credo anche Sydney...
Mi dirigo verso la camera di Dafne e busso.
Busso la 2 volta e nessuno mi risponde quindi spalanco di getto la porta. Mia sorella dorme come un bradipo.
Accedo la luce non vedendo nulla. Persino dalle finestre non entra la luce del sole.
Quando però accedo la luce vedo che non c'è nessuno nel letto.
Vuoto.
Le lenzuola sono al loro posto, sembra che non ci sia mai stato nessuno in questa stanza.
Mi fiondo di fretta nella stanza accanto.
<<Sydney>>. Inizio a chiamare in preda al panico.
Nessuna risposta.
<<Sydney!>>. Urlo più forte.
Forse starà dormendo anche lei?
Apro la porta ed anche qui la stessa sensazione.
Vuoto.
Il letto è ben fatto come quello di Dafne. Ma dove sono finite? Forse sono a scuola è tardi e non me ne sono accorta?
Guardo l'orologio. Sono le 7 del mattino, impossibile.
Dove sono finite? Se è successo qualcosa?
Scendo giù le scale di fretta e arrivo in cucina.
Devo subito andare a scuola.
Apro il frigo per prendere una bottiglia d'acqua ma qualcosa attira l a mia attenzione.
Un bigliettino attaccato al frigo.
Vado via per un po'. Non preoccupatevi tornerò presto. Non vi sbarazzerete così facilmente di me"
-Sydney
Dove è andata mia sorella?
Rileggo il bigliettino più è più volte. È pazza?
Digito in fretta il suo numero sul mio telefono.
2, 3 e 4 squilli ma nessuno risponde.
La segreteria dice che il numero non è raggiungibile.
Perchè è andata via senza dirci niente?
È Dafne dove cazzo è finita? Mi hanno abbandonato da sola in questo casino.
*************************
Arrivo a scuola di fretta e qui come tutti i giorni ci sono migliaia di studenti.
Cammino lentamente fino a raggiungere il mio armadietto. Voglio vedere se c'è mia sorella o che ci sia la speranza che Clara sia tornata.
Ed è quando apro il mio armadietto che vedo Dafne entrare all'ingresso della scuola.
Ha ancora del trucco in faccia e vestiti non suoi. Almeno sembra.
Indossa dei pantaloncini neri larghi che gli arrivano al ginocchio e una felpa grigia con su scritto 27.
No, quei vestiti non sono decisamente suoi. Come anche le scarpe. Cosa diamine è successo ieri?
Mi fiondo subito da lei.
<<Mi spieghi che cosa sta succedendo?>>. Chiedo arrabbiata.
<<Cosa?>>. Chiede inconsapevole.
<<Perchè stamattina non eri nel tuo letto e non hai i tuoi vestiti. E poi dove è finita Sydney?>>. Chiedo
<<prima cosa mi sono addormentata nella macchina di Nathan è mi ha prestato i suoi vestiti perchè non potevo venire a scuola con tacchi e gonna e seconda cosa....>>. A fine discorso non sa darmi una risposta.
Mi sta esplodendo la testa.
<<Dov'è Sydney?>>. Chiede lei stessa.
<<Vorrei saperlo stesso io! Stamattina ha lasciato un messaggio>>.
Afferro nella tasca il foglietto ormai stropicciato e glielo pongo.
Quando finisce di leggerlo viene scossa da un brivido.
<<Dove cazzo è....>>. Inizia ad entrare nel panico e a muoversi.
<<Oh,stai calma Dafne>>. L'afferro per il braccio e cerco di calmarla.
<<Dobbiamo trovarla se gli è successo qualcosa?>>. Chiede disperata.
<<Ho provato a chiamarla e mi dice che ora non è disponibile. Di solito questo succede quando andiamo nel Regno Innay è quindi non siamo nel mondo umano, stai calma>>.
<<Hai ragione. Ma cosa sta facendo? In quel posto c'è il padre di Valava e se gli fa qualcosa io...>>. Dafne inizia a respirare a fatica.
<<No, non succederà nulla Fidati. Sydney è forte e ama farci preoccupare come la notte di Natale. Ricordi?>>. Provo a rassicurarla.
<<Si...>>. Risponde iniziando a calmarsi.
<<Comunque tutti ti stanno guardando per la tua felpa>>. Dico cercando di cambiare argomento.
<<e perché?>>. Chiede
<<Indossi la felpa con il numero 27. Il 27 è il numero di Nathan quando gioca a basket>>. Ed è come se avessi detto qualcosa di così importante che mia sorella si raddrizza.
Le sue guance diventano rosse e forse sono poche le volte che succede.
<<Bastardo...>>. Sussurra.
********************
Finisce la terza ora e decido di avviarmi verso l'armadietto di Dafne. Di fianco a lei ci sono anche Jasmine e Jessica a posare le loro cose.
<<Oi Sus tutto bene?>>. Mi chiede mia sorella.
Forse sono un po' pallida.
<<Giornata stressante>>. Ammetto.
<<Ma Clara? Non la vedo da un po'>>. Chiede.
Qui il mio cuore si ferma. Questa prima mattinata è stata così stressante da essermi dimenticata di star aspettando che Clara torni.
<<Clara starà un bel pò da sua zia in Canada. Sta male e non si sa se tornerà mai più....>>. La voce si crepa di getto.
<<Ah mi dispiace>>. Dice mia sorella.
<<Spero tanto che torni. Non voglio che stia male>>. Dico con gli occhi lucidi. Quando si parla di lei penso sempre a sua madre e di quanto possa essere senza cuore. Come fa una madre a volere la morte della figlia?
Mia sorella mi rivolge un sorriso.
<<Non preoccuparti. Sono sicura che ritornerà>>.
Pov Jasmine
Il mio mondo ha smesso di funzionare nel momento esatto in cui ho sentito quelle parole.
È scappata via perchè era distrutta. Io l'ho distrutta.
Il modo l'ha divorata e poi risucchiata.
Lei forse non tornerà più. Sono state queste le parole di Susan stamattina mentre parlava con sua sorella.
E io non posso permetterlo. Per quanto nel profondo la odi io non riesco a vivere senza pensare ai suoi capelli, ai suoi occhi e al suo maledetto sorriso.
Ed è ora che guardo il sole tramontare dal finestrino del mio aereo che riesco a concepire tutto il male che le ho causato.
C'è solo una possibilità nella vita e non va sprecata. Affronta le impossibilità e rendile possibili perchè io sto per farlo. Sto per cambiare le cose.
<<Buonasera signori passeggeri. Vi chiedo cortesemente di allacciare le cinture e tenersi bene saldi per il volo verso il Canada. Buon viaggio>>. Ed è quando sento la voce del pilota che mi sale l'ansia.
Sto venendo a prenderti Clara Smith, e giuro che non ti lascerò scappare di nuovo via.
Spazio autrice
È stata dura pubblicare questo capitolo. Sono passate svariate settimane e il blocco non mi ha permesso di scrivere.
Grazie a te lettore che non te ne sei andato anche se hai avuto il capitolo dopo molte settimane.
Scusatemi per alcuni errori grammaticali.
Vi voglio bene🩷
A presto.
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