Autumn In Love (21 Novembre)
Uscii di casa con calma, non avevo alcuna fretta di arrivare; del testo nessuno mi aspettava a destinazione.
Infilai il giubbotto e mi misi una sigaretta in bocca mentre uscivo di casa e chiudevo la porta blindata alle spalle; scesi le scale e mi diressi verso il portone.
Presi l'accendino dalla tasca interna e accesi la sigaretta per poi incamminarsi verso il piccolo cancello in metallo che mi separava dal mondo esterno con tutte le sue sfaccettature e le sue stranezze.
Il tempo era incerto, scuro. La sera grigia e poco rassicurante, ma mi piaceva così: criptico, misterioso e silenzioso.
In giro non un'anima, ma questo è senz'altro perché era domenica pomeriggio, e la gente era impegnata a fare ben altro piuttosto che andare in giro e lasciarsi intorpidire le ossa e la carne dalla la gelida umidità che caratterizza il periodo autunnale, tipo dormire, o guardare un film seduti sul divano insieme alla propria metà.
Tenendo la sigaretta tra le labbra tirai con le mani i capelli, bruciati da tinta e trattamenti vari, indietro, per poterli nascondere e proteggere nel cappuccio della pesante felpa che mi portavo addosso, che inoltre oscurava il mio volto alle poche e rare persone presenti per la strada della metropoli addormentata.
Mi diressi verso la metropolitana a passo svelto e sicuro, nelle mie orecchie le cuffiette ricolme solo di musica accompagnavano il mio cammino, colmando quel silenzio gelido con note e melodie.
Arrivai alla fermata della metropolitana giusto in tempo per prendere il treno che giungeva quasi insieme a me, pronto a portarmi a destinazione in una decina di minuti.
Mi sedetti su una panchina a due posti così da riuscire ad allungare le gambe, so non è propriamente educato ma mi importava veramente poco, né mai mi è importato. Estrassi un libricino compatto dalla tasca del giubbotto e lo aprii, aiutandomi con il segnalibro che sporgeva sopra di esso; "Seta", di Alessandro Baricco, dire che lo stavo amando era riduttivo.
Mi si avvicinò un'anziana con gli occhi infiammati e lo sguardo giudicatore, mi tolsi un auricolare così da poterla sentire.
-Togli i piedi di lì, esclamò
Lo feci, non avevo nessuna voglia di litigare, né tantomeno con una vecchia in cerca di un qualche tipo di emozione per riempire le sue giornate noiose, monotone e tutte uguali.
-Signorina, non credi di essere vestita un po' troppo da maschio per la tua età? Domandò
Che razza di domanda era? Solo perché sono una ragazza non posso avere addosso una felpa grossa, un paio di jeans e delle normalissime Vans ai piedi?
-Non ti rovini i capelli con tutto quel colore? Continuò la bisbetica
Al quel punto mi innervosii, ma che diavolo voleva da me?
-Senta signora non sono in vena di discussioni, in particolare per questo genere di stupidaggini, se ha da rompere vada da un'altra parte perché io mi vesto e porto i capelli come diavolo mi pare ha capito? Avevo perso la pazienza, ma come buasimarmi?
La vecchia megera si allontanò borbottando qualcosa, riuscì nuovamente a riaprire il mio bel libro.
E mi persi, così, con la musica sparata nelle orecchie che da sempre isola il mio essere da tutto ciò che lo circonda, rendendomi possibile leggere in tranquillità; mi da la capacità di immergermi in questa realtà creata dallo scrittore che mi trasporta con sé nel mondo immaginato dalla sua brillante mente, mi fa volare nel cielo di parole minuziosamente selezionate e legate con dedizione tale da formare un racconto dalla perfetta continuità.
Non feci in tempo a rendermene conto che in brevissimo tempo giunsi alla fermata dove dovevo riporre il libro con cura, alzarmi e scendere dal mezzo alla ricerca dell'aria aperta alcune rampe di scale sopra la mia testa.
Una volta all'esterno mi resi conto che faceva più freddo di quando ero entrata in metro, e per di più aveva anche cominciato a piovere lievemente; ma la pioggia leggera era fredda e toglieva dal mio corpo tutto il calore accumulato in quel breve lasso di tempo passato al chiuso, al riparo sottoterra.
A passo lento, e osservando i grandi palazzi luminosi e imponenti intorno a me mi mossi verso la grande piazza che si trovava dritto davanti a me. Presi le scale mobili facendo attenzione a non scivolare e mi accesi una sigaretta mentre queste mi trasportavano con calma verso l'alto.
Il fumo illuminato dalla lampada dietro di me pareva una piccola nuvoletta delicata e leggiadra che si libra verso il cielo in ricerca della libertà che da sempre insegue.
In cima alle scale mobili mi diressi sotto una tettoia dove la pioggia non avrebbe potuto avermi e mi fermai.
Mi fermai ad osservare la vita che scorreva davanti ai miei occhi, il tempo proseguire e le persone fare quello che fanno normalmente, incuranti. Bambini sorridenti e divertiti insieme alle loro madri, che pazientemente intimano loro di camminare verso casa perché che si sta facendo tardi e va preparata la cena per il papà che ha lavorato tutto il pomeriggio al computer.
Piccoli gruppi di amici seduti intorno ad un tavolo di un bar poco lontano da me discutono del prossimo compito di fisica, o si scambiano idee sul parziale di matematica che li aspetta la settimana seguente.
Un po' più in là delle sedie e fuori dalla tettoia, due giovani, un ragazzo e una ragazza più che adolescenti si salutano scambiandosi un bacio sulla guancia reciprocamente. Lei piccola, minuta, castana allunga il collo per raggiungere il viso di lui che, più alto, contemporaneamente si abbassa per consentirle di baciarlo sotto lo zigomo e per poter fare lo stesso a sua volta.
-Ciao Lotty, disse lui.
-Ciao Fede, replicò lei.
A quel punto si voltarono dandosi le spalle a vicenda e dirigendosi entrambi verso la rispettiva meta. Lei, girata verso di me, estrasse una sigaretta dalla tasca e fece per accenderla; quando lui, giunto improvvisamente da dietro, gliela strappò di bocca facendola girare istintivamente, le afferrò con decisione il braccio e la tirò verso di se, per baciarla.
Sul momento lei ci rimase di stucco, quasi di pietra; poi si lasciò andare a quella magia che le pervase il corpo come un fuoco che si accende in un mucchietto di fieno, si fece accompagnare da lui in quella magica danza che dava l'idea che entrambi lo aspettassero ormai da tempo immemore, e che quel momento fosse finalmente giunto nella loro vita.
Separate delicatamente le labbra lui sorrise e disse qualcosa che non compresi appieno, qualcosa su un treno e che valeva la pena perderlo credo.
Si salutarono nuovamente e si separarono di nuovo, questa volta sul serio; il volto della ragazza che camminava nella mia direzione aveva su di sé un'espressione di estasi pura e di totale beatitudine. Una felicità incredula che non avrebbe mai sperato di provare; e quasi barcollando su quelle gambe che sostegno parevano non darne affatto si diresse verso casa sua.
Ne fui stranamente felice anche io, nonostante non avessi alcuna idea di chi quelle persone fossero né di quale trascorsi avessero alle loro spalle, ma non potevo fare altrimenti se non essere contenta per un nuovo amore che vedeva la luce in questo mondo dove pare non essercene mai abbastanza, di amore.
Mi ricolma il cuore di gioia vedere questi amori giovani sbocciare, è il periodo dove questo sentimento è più vivo e forte, così intenso da accendere una luce in questa giornata senza sole, dandogli un assaggio di primavera.
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