sto meglio qui


Un getto di sangue schizzò sul terriccio, seguito da un secondo che tinse maggiormente di rosso.
Quella grossa pozza si espanse mentre chi lo perdeva restava immobile, la mano destra sulla spalla sinistra, tra le dita scendevano rivoli scarlatti ma ad un tratto il sangue sulla mano e quello per terra diventò argentato, sembrava essere diventato solido e mutando forma assunse la forma di una lancia argentata.
Chi la impugnava era un ragazza dai capelli bianchi, lunghi a metà schiena e dai vestiti neri e in pelle.
I suoi occhi azzurri mutarono da spaventati a furibondi mentre lanciò quell'arma che il suo stesso sangue aveva appena creato.
Questa sfrecciò e il suo avversario dovette parare il colpo.
Due grosse falci verdi pararono la lancia, queste erano impugnate da un piccolo ragazzo dai lunghi capelli neri e sciolti, come le lance vestiva di verde, un lungo kimono tenuto legato da una larga cintura verde scuro, come la sciarpa che teneva sul collo, larga e penzolante.
<< dovrai fare meglio di così per battermi! >> sbraitò il ragazzo vestito di verde mentre dalle falci si generarono vere e proprie onde d'acqua che con un'altissima pressione sfrecciarono verso il nemico, questo a sua volta parò il colpo e i due si trovarono faccia a faccia.
I loro sguardi intensi, si studiavano cercando di studiarsi, prendere le misure ed elaborare un piano per affrontare la situazione.
<< dove hai appreso quell'abilità? >> domandò il ragazzino vestito di verde.
l'altro ridacchiò e fece segno di spallucce, evidentemente non aveva tanta voglia di discutere col suo avversario che però ridacchiò.
<< ebbene anche io dispongo di una certa abilità... ora te la mostro! >> rispose stringendo i propri palmi davanti al petto, emise un urlo e il terreno iniziò a scaldarsi, divenne sempre più bollente e spaccandosi all'interno si poteva intravedere un fiume di lava dal quale getti bollenti schizzavano verso l'alto minacciando di bruciare qualsiasi cosa avessero toccato.
L'altro fu abbastanza preoccupato nel vedere quella scena ma poi si bloccò di colpo.
<< scusa, mi chiama mia madre per cenare, domani ci sei? >> domandò quello vestito di nero facendo sbuffare quello verde.
<< si non ti preoccupare domani mi connetto >> rispose.

Le dita sulla tastiera si fermarono per poi piegarsi verso l'interno e scrocchiare sonoramente.
Un ragazzo dai capelli neri e arruffati stava seduto su di una poltrona da gaming, la tastiera sulle ginocchia e il viso coperto da un macchinario simile ad un visore virtuale.
<< probabilmente non mi risponderà più... >> esalò annoiato.
Calò poi il silenzio mentre il ragazzo restava con quel visore in faccia, ogni tanto digitava qualcosa sulla tastiera e poi si fermava.
La stanza era buia, anche fuori lo era fatta eccezione per qualche tuono che illuminava a giorno, un'atmosfera abbastanza deprimente, probabilmente la ragione che lo spinse a non togliersi il visore.
<< qualcuno è libero? >> sussurrò mentre lo digitava velocemente sulla tastiera.
Calò ancora il silenzio e dopo qualche minuto finalmente si tolse il visore, gli occhi castani erano lievemente cerchiati da delle occhiaie, i capelli neri erano spettinati e le sue labbra ripiegavano in una cupa espressione.
Restò nel buio, lo fissava senza dire una parola e poi si alzò. Le sue ginocchia scricchiolarono, segno che era in quella posizione da diverso tempo, andò via dalla stanza, tornando qualche attimo dopo con una busta di patatine e una bottiglia di aranciata. Lanciò il sacchetto sulla sua scrivania mentre aprendo la bevanda ne diede subito un sorso.
Sbuffò ancora e a all'improvviso crollò sul pavimento, fece giusto in tempo a rimettere il tappo alla bottiglia che rotolò sotto un letto ad una piazza e mezzo completamente disfatto.
E la pioggia fuori continuava a scendere, scrosciando sulle finestre e sul pavimento di una Milano poco popolata, vista l'ora così tarda, grossi ologrammi uscivano e rientravano dai palazzi situati nel centro della città, sentinelle robotiche percorrevano le vie emanando quel tipico suono per le loro ruote che giravano con forza.
La notte scorse tranquilla, così come metà del giorno dopo, il ragazzo svenuto si rialzò dal freddo parquet rendendosi conto di ciò che gli era capitato.
Si accasciò sul letto e infilandosi sotto le coperte, lentamente si riaddormentò.
Effettivamente aveva l'aria di chi non aveva dormito per giorni, il suo respiro a tratti sembrava affannarsi ma poi si calmava, parendo morto perfino.
Dovettero arrivare le quattro del pomeriggio perché si svegliasse ancora, restò fermo a fissare il soffitto per diversi minuti prima di alzarsi e uscire dalla stanza, si sentì il suono dello sciacquone e poco dopo tornò, afferrando il sacchetto di patatine che aprì e iniziò a mangiare, sedendosi sulla poltrona su cui era seduto ore fa, smise di mangiare e tornò a digitare rapidamente sulla tastiera nera che posava sulle ginocchia.


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