La Città di Netterdale
Rony camminava sempre un passo avanti a Keira scrutando con acuta attenzione ogni vicolo e ogni angolo della strada.
L'aria del villaggio sembrava stranamente troppo calma e pochi gruppi di persone sostavano davanti alle case o ai negozi discutendo e scherzando.
Un uomo sulla settantina avanzava piano verso la sua dimora situata a destra della fucina sul lato della via; portava con sé un sacchetto che doveva contenere almeno cento monete d'oro.
"Ehi, Key!" disse Rony a bassa voce.
"Lo vedi quell'uomo?" lo indicò rapidamente con lo sguardo, lei annuì e tornò a guardare il suo compagno in attesa di una spiegazione.
"Con quel passo traballante potrebbe perdere qualche spicciolo, non credi?" ridacchiò.
Keira non fece in tempo a voltarsi che l'anziano inciampò. D'istinto lui lanciò l'oro in alto per poter usare le mani e attutire la caduta. Il sacchetto di cuoio volò in aria descrivendo un arco e alcune monete si sparsero nel grigio del cielo; Keira vide tante luci brillare come stelle e scintillare fino a terra.
Al toccare il suolo il metallo tintinnò così forte da rompere i sottili brusii dei cittadini, un tintinnio seguiva l'altro fino ad attirare numerosi sguardi anche di chi si trovava in casa.
Ci fu un pronto scambio di occhiate e pochi attimi di puro silenzio, poi le persone scattarono svelte verso il ricco tesoro che costellava la terra e il corpo del vecchio.
In quel trambusto Keira rimase disorientata, Rony la tirò per un braccio fin dentro a un vicolo cercando di evitare le spintonate della folla che si stava ammassando. Le disse qualcosa che lei non capì e poi sparì.
Keira osservava la scena: si prendevano a morsi, a calci, si bloccavano a vicenda e si buttavano uno addosso all'altro per raggiungere anche solo un pezzetto di quell'oro; Rony intanto ne approfittava per rubare nelle case lasciate incustodite ma lei non riusciva a fare niente, nemmeno a pensare a quanto il suo amico fosse codardo e opportunista. Keira era sconvolta e il suo battito cardiaco stava aumentando sempre di più.
La lotta continuava e dal vicolo lei teneva gli occhi fissi sull'esatto punto in cui l'anziano era caduto. Dopo pochi attimi le persone iniziarono a dileguarsi come avvoltoi soddisfatti del loro pasto e fu allora che lo vide: chiazze scarlatte si ampliavano lentamente sulle sue vesti impolverate, lividi violacei gli macchiavano il volto e le braccia. Nei suoi occhi si leggeva ancora la paura, lo sconcerto di quei brevi istanti. Nessuna moneta era rimasta. Il cadavere giaceva lì, solo, in mezzo alla strada.
Keira sentì un brivido attraversarle la schiena e correrle fino alle ginocchia, sbarrò gli occhi e gridò alla vista di quella tragica scena.
"Hai ragione Keira, le persone stanno peggiorando ogni giorno di più ma sono convinta che se ci trovassimo nella loro stessa situazione anche noi reagiremmo così."
"Nonna! Mi prendi in giro?!" rispose accigliata tentando di alzarsi dal letto.
"Resta lì, non ti sei ancora ripresa." Keira si sedette sul letto dove si era stesa per riposare e poi Umbra riprese
"So che cosa ho detto ma so anche che noi viviamo bene. Possediamo tutto ciò di cui abbiamo bisogno, abbiamo il sostegno economico della gilda. Loro invece? Vivono ai margini, rischiano ogni giorno di restare senza più nulla."
"Anche noi corriamo dei rischi. Ogni missione che ci viene assegnata dalla gilda può essere l'ultima." sospirò ammorbidendo la sua espressione severa, poi concluse
"Non mi piace essere in disaccordo con te." abbassò lo sguardo con un po' di senso di colpa.
Umbra afferrò delicatamente la mano di Keira sostenendo il suo sguardo e sorridendole.
"Nonna, non hai idea di come mi sono sentita quando ho visto quell'uomo a terra." si coprì gli occhi con una mano e li chiuse per un momento prima di continuare.
"Avrei dovuto fare qualcosa ma il pensiero di essere vista da tutti quegli occhi mi ha spaventata. Sono stata così vile, forse più di Rony anche se ormai rubare è nella sua natura... La morte è qualcosa di orribile, porta via ogni cosa, tutto ciò che possediamo, tutto ciò che siamo e non posso fare a meno di pensare a quanto fosse innocente, a quanto non se lo meritasse mentre custodiva quelle monete fra le mani."
Umbra lasciò la mano della nipote e si alzò di scatto dalla sedia. Mentre si allontanava nel corridoio Keira rimase interdetta, colta da un misto di confusione e sorpresa.
Dopo interminabili minuti tornò portando con sé un telo di raso blu che sembrava avvolgere qualcosa.
"Tuo nonno ha fondato la gilda più di trent'anni fa ed era un grande cacciatore. Questo apparteneva a lui e credo che possa aiutarti a compiere il tuo -Destino della moneta- anzi, ne sono convinta."
Al sentirlo nominare, l'attenzione di Keira moltiplicò: il suo corpo si irrigidì, mille pensieri si fecero strada nella sua mente offuscando la curiosità e la paura che provava. Passò lo sguardo dagli occhi di sua nonna al tessuto che teneva ancora stretto tra le mani. Un leggero tremolio si impossessò di lei.
"Che stia per essere lanciata la mia -moneta del Destino-? Come finirà?" pensava nervosamente.
Umbra diede il raso a Keira che provò istintivamente a toccarlo per sentirne il contenuto e scoprirne la forma. Prese coraggio e spostò il tessuto dall'oggetto che avvolgeva.
"Un pugnale?" chiese sollevandolo e ammirando le decorazioni del fodero in cuoio.
"Non uno qualunque. Non senti niente?" domandò speranzosa
"Credo... Si, dev'essere magico." osservò l'arma: notò una pietra bianca al centro dell'elsa e sulla lama un'incisione verticale che diceva
"il male intrappola, la morte libera."
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