39. Ti voglio bene

Ci dirigiamo verso i distributori automatici e prendo un caffè.
-Tutto questo è assurdo – dico ad Andreas mentre aspetto che il caffè sia pronto.
-Già. Perché ha deciso solo adesso di confessare? E perché a lei hanno creduto? –
-Deve aver trovato prima di noi i documenti che cercavamo. Non si sarebbero mai rivolti alla polizia senza una vera documentazione – noto.
Nel frattempo vedo Anne avvicinarsi a noi.
-Ti devo le mie scuse, Cate – mi dice lasciandomi spiazzata. Anne che mi parla? Anne che mi chiede scusa? – Avrei dovuto crederti, qualche volta mi dimentico di essere anche umana, oltre tutto –
-Non fa nulla, basta che sia riuscita ad uscire da quel posto –
Lei annuisce sorridendomi, poi rivolge ad Andreas uno sguardo severo.
-Con te facciamo i conti dopo – dichiara tornando la vipera di sempre.
-Non sprecare fiato. Mi licenzio – le risponde lui senza esitare.
Lei resta con la bocca aperta per metà, come se volesse dire qualcosa, poi la richiude e annuisce.
-Beh, avrai le tue ragioni. Passa all'istituto per formalizzare le cose, ho bisogno dei documenti – dice, poi gira i tacchi e va via.
-Ho bisogno dei documenti – scimmiotta Andreas quando Anne è abbastanza lontana da non sentirlo – Ma va', se sei fuori da lì di sicuro non è per opera sua, né delle scopate col capo –
Ridacchio prima di lasciare un bacio sulle labbra ad Andreas.
-Non vedo l'ora di portarti via – sussurra guardandomi le labbra.
-Ragazzi, venite, finiamo l'interrogatorio – ci richiama un agente.
All'interno dell'ufficio Lauren sta dicendo qualcosa al capitano ma, appena noi entriamo, terminano di parlare.
-Allora, questa è la documentazione che dimostra la sua innocenza – dice lui mostrandoci i documenti – Secondo la legge lei è libera di lasciare l'istituto mentre la signorina Lauren è chiamata a prendere il suo posto al suo interno –
Lauren annuisce.
-Due dei miei agenti condurranno lei e la signora Anne lì – conclude poi rivolto a Lauren.
-Potete darci cinque minuti prima di portarla via? – chiedo improvvisamente.
Il capitano mi guarda per un attimo, indeciso su cosa rispondere, poi annuisce.
Io e Lauren usciamo in silenzio nel cortile della caserma.
Noto che il suo volto adesso è rilassato rispetto all'ultima volta che ci siamo vista. Sembra addirittura felice.
Respiro a fondo, poi prendo coraggio e le parlo.
-Perché lo hai fatto? –
-Per lo stesso motivo per cui tu hai mentito in questi anni – mi risponde tranquilla. Mi era terribilmente mancata la sua voce.
-Ti conosco Lauren, non l'avresti fatto se non avessi avuto un buon motivo – la riprendo. So che sta mentendo.
-Il mio bene non ti basta come motivo? –
-Non è mai bastato, Ren – mormoro – Il tuo bene non mi ha mai protetto dalla tua malattia, non ha mai evitato che io scontassi le tue colpe. Devi dirmi la verità, perché hai confessato? –
Sospira.
-I documenti – risponde fermandosi – Devi leggere i documenti che ho trovato a casa, non sono solamente certificati medici o analisi del sangue. C'è di più e mi dispiace il fatto che tu debba scoprirlo in questo modo ma c'è dell'altro. Mamma e papà ti hanno mentita, ci hanno mentite. Lo scoprirai solo leggendo quei fogli –
-Cosa c'è Lauren? Che cosa ci hanno tenuto nascosto? –
-Non voglio essere io a dirtelo Cate, e a dirla tutta io preferirei che tu non lo sapessi. Adesso leggere o meno quei documenti è solo una tua scelta –
-Ma... - inizio ma noto mia sorella portarsi una mano alla testa.
-Ren stai bene? – faccio per toccarle il braccio ma mi allontana bruscamente.
-No Cate, vai via, devi andare via! – urla all'improvviso  – Vai, dentro, chiama la polizia, fammi venire a prendere, mi stanno parlando –
-Chi ti sta parlando? – chiedo preoccupata.
-Le voci! – ha le lacrime agli occhi – Non posso fermarmi, devo obbedirli, ti prego scappa, Cate, scappa! Non posso uccidere anche te – è disperata.
Mi sembra di vivere un déjà-vu, ma a differenza dell'ultima, questa volta non resto a guardare, questa volta non ho paura.
Corro all'interno della caserma e sento Lauren urlarmi "Ti voglio bene" mentre gli agenti la raggiungono e la tengono ferma.
È uno strazio per me vederla piangere e dimenarsi urlando.
-Starai bene Ren, te lo prometto – le urlo – Ti voglio bene –
Mi volto con le lacrime agli occhi e Andreas mi stringe a sé.
Adesso lui è l'unica cosa che mi rimane, e non ho intenzione di perderlo.
Resto stretta a lui senza accorgermi del tempo che passa prima che il capitano ci richiami all'interno.

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