31. La verità
Durante il viaggio di ritorno mi stringo ad Andreas pensando a quello che succederà quando tutti sapranno la verità. A quello che sarà di me, a quello che sarà di noi due.
A quello che sarà di mia sorella.
Penserà che io sia stata una stronza, un'egoista, una menefreghista. Ma quello che riesco a pensare in questo momento è che la menefreghista sia stata lei per tutto questo tempo. Perché ho provato a ribaltare la situazione, a mettermi nei suoi panni, e ho capito che io se fossi stata al posto suo non avrei mai lasciato che la vita di mia sorella venisse rovinata per colpa mia.
Sì, ha solo quattordici anni, ma penso sia abbastanza grande da capire, penso che come si sia resa conto di quello che aveva appena fatto ai miei dopo averli uccisi, sia capace di rendersi conto anche di quello che ha fatto a me in tutti questi anni.
Dell'inferno che avrebbe dovuto passare lei, ma che io le ho evitato. Delle tante cose che mi sono persa dell'adolescenza, perché le visite dei medici e le sedute dagli psicologi erano più importanti.
Adesso metto me davanti a tutto. Adesso io sono più importante. Anche di mia sorella.
Perché magari tempo fa non avrebbe potuto capire, magari tutte quelle bugie per lei non erano così rilevanti, magari pensava che non mi avrebbero fatto male più di tanto, ma mi rifiuto di credere che abbia pensato alla prigione in cui sono finita come ad un'altra semplice bugia di poco conto.
Che abbia pensato alla morte dei miei genitori come una cosa di poco conto.
Vorrei evitarlo. Vorrei che nessuna di noi due dovesse pagare, perché io ho già pagato abbastanza per non aver fatto nulla, ma anche Lauren ha pagato il conto con se stessa, per aver fatto fin troppo.
Ma non posso evitarlo. Nessuna di noi può.
È il momento che le cose vadano come sarebbero dovute andare.
È il momento che ognuno sconti le proprie pene.
È il momento che io sia libera.
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