20. Il treno per la felicità
Quando apro gli occhi vedo i colori dell'alba esplodere nel cielo. Mi giro su un lato e mi accorgo che Andreas è già sveglio, distratto a guardare quei colori con una sigaretta tra le dita.
Se la porto alla bocca e dopo qualche secondo libera il fumo con un soffio, rilassando la mascella sempre rigida, mentre i suoi occhi azzurro ghiaccio non smettono di muoversi.
Osservo come la maglietta che indossa aderisca perfettamente ai suoi muscoli, come l'angolo tra il collo e la clavicola sia dannatamente perfetto e quanto mi faccia sentire a casa infilarci la testa, come il suo ciuffo scuro svolazzi morbido al passare del vento.
È bello.
E me ne accorgo solo ora.
Forse perché prima di adesso non ho mai trovato il coraggio di pensarci, ma è davvero bello.
Troppo bello per te, Cate.
Sospiro e lui si gira.
Sorride subito.
-Ehi, sei sveglia –
Allungo la mano e mi faccio passare la sigaretta.
-Ma guarda te, faccio fumare una detenuta. Dovrebbero licenziarmi – sghignazza.
-Mi avevi promesso un tramonto ed un'alba e guarda... - dico facendo un cenno al cielo prima di fare un tiro.
-Sulla vita intera possiamo ancora lavorarci – ridacchia.
-Torniamo all'istituto? – chiedo un po' più malinconica spegnendo la sigaretta nella sabbia.
-Ti manca di già? – ironizza.
-Assolutamente no. Preferirei rimanere qui per sempre –
-Beh, qui ti ci riporto un giorno, adesso però c'è un treno che ci aspetta –
-Cosa? Per dove? –
-Niente domande, vuole venire milady? – mi porge la mano.
Gliela afferro mentre mi aiuta ad alzarmi.
-Sarebbe un onore sir – dico sorridente.
Saliamo in moto e arriviamo alla stazione di Manchester. Essere di nuovo nella mia città Natale mi fa tornare in mente un po' tutta la mia infanzia e, mentre Andreas fa i biglietti, mi guardo intorno con nostalgia. Chissà se Lauren è ancora qui? Cosa starà facendo? Come starà? Avrà trovato qualcuno disposto ad aiutarla? Ce l'ha un posto dove stare?
Non so se voglio saperlo.
Andreas torna a distrarmi dalle mie domande e aspettiamo dieci minuti l'arrivo del treno prima di salire e raggiungere la nostra carrozza.
-Ti ho preso queste al bar della stazione – mi lancia un pacchetto di caramelle alla mela.
-Non immagini quanto ti adori – cambio subito umore.
-Ma da quanto tempo sei dipendente da quella roba? –
-Parli come se fossi una tossica – rido – comunque da quando avevo più o meno sei anni. Mio padre me le comprò perché al negozio erano finite quelle alla fragola che mangiavo di solito e da quel giorno ha dovuto far in modo che non finissero mai queste alla mela –
-Sei assurda –
-Non sei il primo che me lo dice –
-Sarò forse il primo a cui piace che tu lo sia –
Aspetto un attimo prima di rispondergli, sorridendo al suo commento.
-Questo non posso dirtelo – mi mordo un labbro.
-Eddai, non fare la misteriosa! – mi rimprovera curioso.
-E tu? Quanto è lunga la tua lista di ex? – rivolgo a lui direttamente la stessa domanda.
-Cosa ti fa pensare che adesso non abbia una ragazza? –
Perché stai portando in giro per l'Inghilterra me, idiota, senza nemmeno negare un certo interesse.
-Ci stiamo prendendo in giro a vicenda o cosa? – corrugo la fronte.
Mi guarda un attimo, poi scoppiamo entrambi a ridere.
-Okay, tanti passatempi ma una sola relazione seria – confessa.
Faccio una smorfia.
-E come è finita? – chiedo ancora.
-Si è innamorata di un altro e me l'ha detto senza farsi troppi problemi –
-Mi spiace –
-A me non troppo, non si è mai dimostrata davvero interessata, a differenza mia che ci ho messo l'anima –
Annuisco.
-Ora tocca a te – afferma.
-Mi sono sentita con un tipo per un po' ma non siamo arrivati ad avere una relazione. E i casini con mia sorella e tutto non mi hanno permesso di averne alcuna – faccio spallucce.
-Abbiamo una verginella qui – mi prende in giro.
-Stronzo, stai zitto – lo ammonisco.
Ride un po' e poi mi sorride.
Dopo circa quattro ore a parlare di noi, il treno arriva finalmente alla nostra destinazione e non ci vuole molto prima che, fuori dalla stazione, io riconosca la frenesia e la magia di Londra.
-Tu sei matto – mormoro ad Andreas.
-Ho origliato per sbaglio la conversazione tra te e Nicole dove dicevi di voler venire qui – spiega.
Scuoto la testa sbalordita.
-Devi smetterla di rendermi felice – sorrido.
-Tu devi smetterla di non esserlo –
Rido abbassando lo sguardo.
-Dai andiamo – mi incoraggia aspettando che lo segua nella Londra che sogno da sempre.
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