13. Vivere così
-Il mio primo anno di liceo l'ho iniziato al Classico. Ricordo il primo giorno, la prof di greco che entra in classe e, senza presentarsi o dire altro, ci chiede "Cosa ci fate qui?". Parlarono diversi ragazzi prima di me, nessuno che conoscessi ovviamente: c'era chi aveva scelto quella scuola perché voleva diventare scrittrice, chi giornalista, chi voleva studiare giurisprudenza all'università, altri medicina. Quando arrivò il mio turno non risposi. Avrei potuto inventarmi una cazzata qualunque, magari che volevo fare l'archeologa o la ricercatrice, sai, quei lavori fighi che subito fai colpo sui prof. E invece mi limitai a rispondere "Non lo so". La professoressa ovviamente rimase delusa e cercò di spronarmi a trovare un obiettivo, ma il punto è che avere obiettivi non è mai stato un mio obiettivo - dico e Andreas ridacchia - No, ascolta, non ho finito. Ecco, il punto è che ho preso sempre la vita così come veniva, ho sempre affrontato tutto al "Che Dio me la mandi buona", nonostante non fossi mai stata credente, ho sempre preso scorciatoie, cercato strade secondarie perché tanto gli ostacoli non serviva superarli, bastava deviarli. Non mi sono mai fermata al semaforo rosso, non ho mai pensato a quello che stavo facendo, non mi sono mai detta "Ma magari sbaglio". Anche se avessi sbagliato, me ne sarei fregata altamente, avrei continuato ad andare avanti, a pensare a me stessa ma senza farlo troppo eccessivamente, a vivere sta vita e basta, tanto prima o poi sarebbe finita ed ogni sforzo, per quanto minimo, sarebbe stato inutile. E parlo al passato perché non sono più così, perché stare chiusa dietro le sbarre mi ha dato tempo per pensare. Ho ripercorso la mia vita fino al giorno prima di entrare qui e sai cosa ho capito? Che il problema sta proprio in quello che ti ho appena detto. Prima o poi finisce. La vita finisce Andreas e poi non torna più niente. Quanti tramonti ancora ci restano da vedere? Perché lasciare che il tempo consumi una cosa così bella? Secondo me ne vale la pena. E non dico di fermarci sempre a pensare, di fare in modo che ogni nostra scelta sia giusta, che tutto vada nel migliore dei modi. Io dico di prendere tutto come viene, e fare tutto come pensiamo sia meglio dando però maggiore importanza ad ogni momento perché chissà se torna? Chissà se domani avremo la possibilità di riviverlo, se quando tutto questo sarà finito potremo fare "replay", se un sorriso, una carezza, una parola domani avranno lo stesso peso che hanno oggi? Io non voglio più stare ferma a guardare i giorni passare, io voglio essere la protagonista della mia vita, cambiare il copione quando mi pare, organizzare ogni parte nei minimi dettagli e poi cancellare tutto e improvvisare, reinventarmi, rivivermi, ripartire da me. Mi piace l'idea di avere questo potere e mi fa impazzire dimenticarmi di questa magia. Vale la pena stare svegli fino alle sei del mattino, se poi l'alba è spettacolare, vale la pena ballare sotto la pioggia se poi esce l'arcobaleno, vale la pena ridere perché non andrà sempre tutto bene. Vale la pena litigare, allontanarsi, mandarsi a fanculo solo per poi ritrovarsi e desiderarsi più di prima. Vale la pena vivere per se stessi, ma ancora di più farlo per gli altri. Amare. Esserci. Credere in qualcosa, avere un obiettivo, colorare un sogno, realizzarlo. Realizzarsi. Vale la pena vivere. Secondo me la vita è bella, Andreas. Proprio tanto. E detto da una che è costretta a star chiusa in un manicomio, a guardare i tramonti solo dalla finestra, a fare ogni giorno le stesse cose e a mangiare per pranzo e per cena sempre lo stesso brodino di merda, credimi, io penso che abbia un certo peso - concludo mentre lui gioca con i miei capelli.
-Mi piace quando fai la filosofa - dice sorridendomi.
Sorrido anche io.
Chissà se saprò mai vivere così.
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