Prologo
Per essere solo settembre, la temperatura, ad Albertville, era notevolmente bassa.
Nonostante fosse mattina presto, già la giornata si presentava uggiosa: il sole era pallido e spento e un velo di nebbia aleggiava sulla cittadina. Il cielo era nuvoloso, coperto da nubi scure: senza dubbio, si preannunciava una giornata di pioggia.
Quella mattina, pur non essendo troppo presto, Albertville era ancora addormentata. A quanto pareva, tutti quanti sarebbero rimasti rintanati nelle loro case a godersi il calduccio, invece che uscire fuori, al freddo e con il rischio di incappare in una violenta pioggia.
O meglio, non proprio tutti: a Kate era sempre piaciuto distinguersi dagli altri.
La piccola Kate Milens viveva insieme a sua madre in una casa non lontana da una grande foresta.
Era una bambina molto curiosa e amante dell'avventura e che, per qualche strana ragione, riusciva a cacciarsi sempre nei guai.
Lei e la sua migliore amica, Lauren, erano solite passare molto tempo insieme, specialmente nel bosco.
Tutti quanti avevano sempre detto loro di tenersi alla larga da lì: era pericoloso entrarvi, sebbene nessuno sapesse spiegare convincentemente il perché.
La bimba lo chiedeva spesso a sua madre, che, sospirando, rispondeva sempre alla stessa maniera:"Perché potresti cacciarti nei guai. È sempre molto buio là dentro, non voglio che ti succeda qualcosa, per nulla al mondo".
Ma, ovviamente, la piccola non le dava retta. Come tutti i bambini della sua età, anche lei era spensierata e ingenua. Non riusciva a vedere nient'altro che non fosse ciò che voleva.
A Kate e Lauren piaceva giocare nel bosco nonostante si presentasse a chiunque col suo aspetto più tetro. Ciò che si vedeva a prima vista era solo il buio che lo inghiottiva, nè una pianta, nè un fiore...forse era proprio questo che le spingeva ad entrarvi.
Avanzando di qualche passo il paesaggio macabro si apriva come un grande libro mosso dal vento. Gli alberi cupi si chiudevano sopra chi vi si addentrava, con i loro rami secchi e le foglie scure, prive di sfumature allegre, segno che il sole non riusciva a farvi visita.
Le foglie morte scricchiolavano ad ogni passo, quasi urlassero di dolore, e i cespugli venivano mossi da quell'alito di vento che entrava.
Gli uccelli notturni cantavano una canzone lugubre, che assomigliava quasi ad un avvertimento:"Non entrare", dicevano.
Ma Kate non li ascoltava mai.
Salve a tutti! Come va? Spero bene :D
Non credo farò molti angoli autrice, ma ho pensato che questo fosse necessario.
Possiamo dire che questa sia la mia "prima storia", in quanto remake di quella incompleta "Kate the Proxy", che avevo iniziato a scrivere ormai anni fa e che, per varie ragioni, non ho mai terminato.
Nel corso del tempo ho avuto modo di riflettere e documentarmi, affinando anche la tecnica, per così dire.
Spero che andando avanti, la storia non sprofondi nuovamente nel banale e nei clichè, di cui purtroppo il vecchio libro era colmo. Comunque sia, nonostante questo prologo sia molto breve e possa risultare "lento", spero vivamente che ciò non vi scoraggi dal continuare la lettura. Prometto che i prossimi capitoli saranno più dinamici.
Io ho finito di sproloquiare e non posso fare altro che ringraziarvi se avete deciso di iniziare a leggere "Kate" e magari, un domani, di terminarlo insieme a me.
Baci.
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