Capitolo 5

-Ciao- la salutò Alice appena rientrò nella stanza.

-Ciao- le rispose Kate, distratta, a sua volta.

-Cosa ti hanno detto?-

Kate la guardò confusa. Per tutto quel tempo non aveva fatto che ignorarla, limitandosi ad osservarla con fare quasi torvo: non era sicura ricordasse nemmeno il suo nome e non avevano mai sostenuto una conversazione che andasse oltre i monosillabi. Per quanto fosse stupita, però, la cosa non le dispiaceva affatto. Parlare un po'con lei le sarebbe piaciuto e, sebbene il suo sguardo cupo potesse mettere leggermente a disagio, il suo atteggiamento distaccato e misterioso, quasi inquietante, l'aveva sempre incuriosita, così si sedette sul letto.

-Le solite cose, le solite domande. Gli ho raccontato per l'ennesima volta cosa è successo quel giorno. Sai...cosa è successo, no? Beh, insomma...comunque sia, è chiaro che non mi credono- sospiró, afferrando il cuscino sgonfio e infilandoselo dietro alla testa.

-Ma tu sei sicura di quello che hai visto?-

-Certo che lo sono. Più che sicura- Seguirono pochi attimi di silenzio. Kate la vide guardare il pavimento e annuire leggermente. Non volle distoglierla dalle sue riflessioni, così rimase zitta, accanto a lei, tamburellando le dita sul materasso.

-...Io ti credo, Kate- disse infine Alice. Kate la guardò più stupita di prima.

-Cosa?-

-Sì, credo a ciò che hai visto. So che può sembrarti strano, ma alla fine tutto questo non lo è? E' forse normale essere rinchiusi in un ospedale perché ti ritengono pazzo, mentre sei uno dei pochi che si rende davvero conto di ciò che lo circonda? Non credo-

-Sì, hai ragione, non è normale, per niente, ma come fai a credere ad una cosa così assurda? Capisco che tu voglia darmi il tuo sostegno e...aiutarmi?, e te ne sono ovviamente grata, ma perché credi a qualcosa che non hai visto con i tuoi occhi?- domandò Kate.

L'altra scosse piano la testa -Questo lo dici tu-

La sua risposta la lasciò a bocca aperta -Cosa? Tu...tu hai visto...quella cosa?- era incredula e spaventata. Aveva capito bene o aveva forse frainteso? -Come? Seriamente? Raccontami!-

Si sistemò meglio sul letto incrociando le gambe.

-Vedi...è strano da spiegare. Quando mio fratello Charlie era un bambino...-

-Hai un fratello?- la interruppe Kate

-Beh...sì. Quando era piccolo era esasperante, non stava mai fermo un attimo, stava sempre a giocare fuori e le poche volte che stava in casa, mi infastidiva- ridacchiò piano -un giorno però è tornato spaventatissimo...sconvolto- le si incrinò la voce e deglutì.

-E poi?- la incalzò Kate, noncurante del disagio che provava Alice nel raccontare la vicenda.

-E poi mi disse che aveva visto delle cose strane in una foresta, e lui sapeva benissimo che non ci doveva andare. La mamma ce lo ripeteva spesso. Io però non gli credevo, così quando siamo andati a controllare insieme...insomma, aveva ragione. Una volta lì, nella foresta...è stato strano, non me lo so spiegare. Prese a farmi malissimo la testa, mi girava, e avevo uno improvviso senso di nausea. Così, dal nulla-

Kate notò che le tremavano le mani e, istintivamente, gliele prese tra le sue cercando di darle conforto.

-Iniziai perfino a sognarlo- continuò -Ovunque mi girassi mi sembrava di vederlo. E a volte continua a succedermi. Io non so perché lo faccia, Kate. So solo che si è portato via mio fratello e continua a perseguitarmi. Anzi, perseguitarci-

La corvina deglutí, le mani ancora strette alle sue -Dunque Charlie...insomma, lui è...stato rapito?-

La ragazza annuí -Non è stato facile, in famiglia. Per niente. Come fa ad essere facile con un figlio che sembra essersi dissolto nel nulla e una figlia che per questo sta diventando matta? Puoi immaginartelo, è stato un declino. Ma io so che non è morto. Sí, lui è ancora vivo, lo sento.
Ma lui l'ha portato con sè, nel suo nascondiglio-

-Nascondiglio? Come fai a saperlo? Ne sei sicura?- 

Kate era indecisa se credere o meno alle parole di Alice, ma certamente era l'unica che, fino a quel momento, si era mostrata solidale nei suoi confronti. Diceva la verità o ciò che fluiva dalla sua bocca era solo il prodotto della sua mente scollegata dalla realtà? Anche lei aveva qualche squilibrio mentale, come tutti gli altri nella clinica?

-Ne sono certa, Kate- scandí -Io lo vedo nei miei sogni. E ti credo-

-Molto spesso a me capita di disegnarlo. Non è una cosa voluta, succede e basta. Appena stacco la matita dal foglio mi rendo conto dell'immagine, ma non sono io che lo decido-

-È come se...prendesse il controllo della tua mente, vero?-

-Esattamente! Dopotutto mi sembra ovvio, se riesce anche ad apparirti in sogno...-

-Allora, ti fidi?-

Verità o meno, Kate ricordò di trovarsi nelle stesse condizioni di Alice, perciò decise di darle retta. Se per convinzione o per disperazione, perché le sembrava l'ultima possibilità che aveva per salvarsi da quel manicomio, non le fu subito chiaro, ma certamente la sua compagna desiderava aiutarla.

-...Ti prometto che quando uscirò da qui troverò Charlie e te lo riporterò. È una promessa- le disse Kate, seria, dopo pochi attimi di silenzio.

Aveva pronunciato quelle parole spontaneamente, come fossero la cosa più adatta da dire. Non sapeva nemmeno se quel Charlie, di cui non conosceva nemmeno l'aspetto, fosse ancora vivo. E, sempre ammesso che lo fosse, in che stato. O dove si trovasse. Non sapeva assolutamente niente di niente.

Eppure, quando si accorse di una scintilla balenare negli occhi di Alice, e vedendoli per una frazione di secondo riacquistare la luce che era stata portata via loro per troppo tempo, capí che quella era la cosa giusta da fare.


Sono dal dentista e grazie al cielo c'è l'aria condizionata. Di fianco a me c'è un ragazzino che sta guardando i video di LyonWGF a tutto volume. Mentre io soffro, voi godetevi questo capitolo e non scordatevi di dirmi cosa ne pensate!

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