Cap 1
Due ragazzini erano accovacciati dietro un bidone dei rifiuti che ostruiva l'ingresso di un vicolo senza altri sbocchi, gli occhi puntati con attenzione sulla farmacia dall'altra parte della strada.
Il più piccolo, che dimostrava circa dieci anni, si abbandonò a un attacco di tosse che lo fece quasi piegare. L'altro, più o meno quindicenne, gli scoccò un'occhiata tutt'altro che compassionevole.
-Stupido Ratto- lo apostrofò, con un tono di voce pieno di disgusto e malignità -Tieni la bocca chiusa. Vuoi contagiare anche me? O farci scoprire, forse? Ti ricordo che è solo colpa tua se siamo qui, quindi vedi di non rovinare tutto-
Il bambino ingoiò la risposta tagliente che gli era salita in gola, insieme alla tosse. Con che coraggio il compagno andava a dire che erano li per lui?
La banda voleva solo una cosa, i soldi. In quel caso stavano puntando alla cassa del farmacista, e la tosse di Ratto era solo un pretesto come un altro.
Il maggiore diede un'occhiata al cielo, dove la sera cedeva il passo alla notte.
-Forza, è quasi orario di chiusura. In giro non c'è nessuno- esclamò, dando al piccolo uno spintone. -Muoviti, fai la tua parte-
Ratto inciampò in avanti e si girò di scatto, gli occhi ardenti come braci. -E come dovrei fare? Ti ricordo che se vuoi usarmi come esca devi darmi dei soldi, Cobra.-
Per tutta risposta quello gli allungò uno schiaffo che lo fece cadere a terra, nella neve. -Ti pare questo il modo di rivolgerti a un tuo superiore? Sei solo un ratto, non dimenticartelo!-
Dopo di che si tolse pochi spiccioli dalla tasca dei calzoni troppo larghi e li lanciò davanti a lui. -Forza, muoviti!- ripetè poi, spazientito.
Il bimbo questa volta non ribattè, sebbene le parole gli premessero in gola. Si limitò a raccogliere i soldi e rialzarsi, appena un po' barcollante. La caduta gli aveva sbucciato le ginocchia, già rese fragili dal freddo, e la neve gli era entrata nei vestiti.
Gli occhi gli bruciavano ancora, questa volta dall'umiliazione. Ma non poteva farci niente.
La banda seguiva la legge della jungla; i forti sopravvivono e i deboli muoiono.
E Cobra era più forte di Ratto. Era inferiore solo a Ragno, e lui era il capo.
Quando era più piccolo talvolta il bambino aveva sognato una vita diversa, lontano dalla strada, senza quei nomi stupidi che venivano assegnati all'interno della banda. Una vita diversa, insomma.
Ma con il tempo aveva smesso i pensarci, concentrandosi invece su come sopravvivere quando Cobra e Ragno gli rubavano il cibo, e sopportare di ricevere solo i vestiti peggiori fra tutti. I piú grandi spesso sembravano provare gusto ad accanirsi su di lui, per cercare di spegnere la luce ribelle che puntualmente gli si riaccendeva negli occhi.
Senza riuscirci.
Una volta Ratto si era fermato davanti alla vetrina di un negozio dove erano esposte alcune televisioni, sulle quali scorrevano dei fotogrammi di un film di arti marziali.
Il bimbo si era come incantato. Il protagonista eseguiva delle mosse fantastiche, quasi irreali, e si destreggiava fra mille nemici uscendone sempre vincitore. Probabilmente avrebbe steso sia Ragno che Cobra solo con lo sguardo e per un lungo, meraviglioso momento, Ratto aveva fantasticato di essere come lui.
Invece nella realtà si ritrovò a trascinarsi nei suoi vestiti che non tenevano caldo, soffocando la tosse, e aprì la porta della farmacia.
Immediatamente il ragazzo più grande scivolò dentro a sua volta, imbucandosi dietro uno scaffale prima che il farmacista alzasse lo sguardo. Così, quando questi voltò la testa per guardare verso la porta, vide solo Ratto.
-Che cosa vuoi?- chiese brusco, notando con chi aveva a che fare.
Il bimbo non si sorprese del suo tono. Sapeva di essere etichettato come un abitante della strada già dall'aspetto, e questo rendeva la gente piena di sospetto nei suoi confronti. Dopotutto, in parte avevano ragione.
Aprì la bocca per rispondere, ma fu soffocato dall'attacco di tosse che aveva represso fino a quel momento.
Il farmacista posò gli occhiali e aggirò il balcone per avvicinarsi a lui. -Stai bene?- Chiese, in tono appena più dolce. Gli occhi azzurri del bambino dovevano averlo intenerito.
Ratto fece un cenno di diniego, non riuscendo a rispondere a voce. -Ho bisogno di qualcosa per la tosse, per favore. Posso pagare- mormorò quando l'attacco fu passato, porgendogli i pochi spiccioli avuti da cobra.
Nel mentre, il ragazzo più grande era scivolato silenziosamente dietro al bancone, come un serpente, e aveva iniziato ad armeggiare con il registratore di cassa.
Ratto soffocò un sospiro, evitando di guardarlo per non insospettire il farmacista.
Non gli piaceva rubare, ma purtroppo funzionava così nella banda. Se volevi qualcosa, dovevi offrire qualcosa di maggior valore in cambio. E di certo non avrebbe ottenuto i soldi per la medicina se non avesse fatto da complice a Cobra.
Doveva pensare a se stesso, alla sua sopravvivenza. Era la legge della jungla.
Il farmacista si chinò sui soldi e li fissò, scettico. -Per una medicina sono troppo pochi-
Bastarono quelle parole per farlo raggelare.
Come poteva essere? Si fissò la mano, notando per la prima volta quando fosse esile la cifra che aveva. Eppure il patto era chiaro. Lui avrebbe fatto il complice e Cobra gli avrebbe procurato il denaro.
Possibile che lo avesse infranto, dandogli volontariamente meno soldi del necessario? Bastò lanciargli un'occhiata per avere conferma dei suoi sospetti.
Cobra era riuscito ad aprire la cassa, e stava trasferendo i soldi, ma si era fermato giusto un attimo per lanciargli un ghigno sarcastico.
Impietrì. -Per favore signore- disse flebile, rivolto al farmacista -È tutto quello che ho..-
Quello fece un sospiro, scuotendo la testa. -Mi dispiace ragazzino-
Non gli avrebbe dato nessuna medicina. In un lungo, terribile istante realizzò di essere perduto. Non sapeva come avrebbe affrontato l'inverno con quella tosse, vivendo al porto. Non poteva che peggiorare, fino a quando non si sarebbe spento definitivamente.
Era la legge della jungla dopotutto, no? I forti sopravvivono e i deboli muoiono.
E lui era debole.
Durò un solo istante. Poi, inaspettatamente, la campanella sopra la porta tintinnò.
Questa volta fu Cobra a impietrire, immobilizzandosi nel gesto di chiudere la cassa, con gli occhi sgranati e le spalle rigide.
Era tardi; non avrebbe dovuto esserci nessuno a quell'ora.
Invece era entrato un uomo sulla cinquantina, con i capelli neri leggermente brizzolati e occhi penetranti color cioccolata.
Ratto si girò verso di lui. Non aveva un aspetto particolare, eppure qualcosa nel suo sguardo gli ispirava attenzione.
-Ezio, non ti aspettavo a quest'ora- disse il farmacista, che lo aveva notato a sua volta.
L'uomo non ricambiò il suo sguardo; fissava Cobra.
-Ragazzo- disse soltanto, con voce tranquilla ma insieme ferma -Posali-
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