Prologo
Il panorama che era possibile ammirare fuori dalla vetrata abbracciava l'intero skyline della zona di Palm Jumeirah. Da un lato l'isola artificiale disseminata di ville, hotel, parchi acquatici e centri commerciali, e dall'altra la terraferma, dove i grattacieli a cavallo della costa sembravano quasi una sorta di titanica muraglia a difesa della città.
Sotto la limpidezza di quel cielo terso e i raggi del sole inclemente Dubai brillava in tutto il suo sfolgorante splendore.
Distogliendo lo sguardo dalla ruota panoramica posta all'estremità sinistra del suo campo visivo, Michael bevve un sorso di Gin Tonic, e dopo aver chinato leggermente la testa si mise a fissare il porto sottostante.
Tra le banchine che riuscì a scorgere più della metà erano quasi del tutto sgombre e, ad eccezione di alcuni inservienti impegnati nelle operazioni di pulizia di un grosso panfilo dalla fiancata nero corvino, non si scorgeva anima viva.
Nonostante la presenza di diversi yacht, l'acqua cristallina che riverberava la luce solare attorno ai pontili non avrebbe potuto essere più limpida.
''Allora, che ne pensa?''
Michael si voltò in direzione dell'ampio open space alle proprie spalle, quasi nello stesso momento in cui una bellissima ragazza dai tratti latini, avvolta in un elegante tailleur blu notte, lo raggiungeva davanti alla vetrata stringendo in mano un bicchiere di Gin Tonic identico al suo.
Aveva la pelle color cannella, e il profumo che l'accompagnava gli ricordava un non so che di floreale. Come rose miste a spezie esotiche.
Per quanto fosse seducente Michael però si guardò bene dal darlo a vedere, degnandola a malapena di una fugace occhiata prima di tornare ad ammirare il paesaggio al di là del vetro.
Se Samantha voleva davvero la sua attenzione, avrebbe dovuto prima guadagnarsela.
''Penso che abbia un'ottima vista'' commentò con palese distacco.
''Non so perché, ma ho come la sensazione...''
''Che sappia di frase di circostanza?'' l'anticipò Michael. ''Ha ragione, in effetti lo è''. E continuando a non incrociare il suo sguardo, bevve un piccolo sorso di Gin.
''Mi avevano parlato della sua lingua pungente'' confessò Samantha in tono altrettanto disinteressato.
''Spero non si sia offesa'' disse Michael voltandosi finalmente verso di lei.
Samantha alzò un sopracciglio.
''Anche fosse, le importerebbe?''
Decisa, sicura di sé, e anche un po' sfrontata.
Bene.
Se ci aggiungeva poi quanto aveva già visto, Michael non ebbe bisogno di altri incentivi per sapere cosa fare.
''Dipende quale sia il suo approccio con gli sfacciati''. Piegò gli angoli della bocca in un accenno di sorriso. ''Accetterebbe un loro invito a cena?''
Con suo enorme piacere, i penetranti occhi castani della ragazza si illuminarono per la sorpresa. Sembrava piacevolmente colpita.
''Dipende dallo sfacciato'' rispose enigmatica, un attimo prima di avvicinare il bicchiere alle labbra.
''Potrebbe essere un'ottima occasione per discutere di affari'' le fece notare Michael, ''di fronte ad un buon piatto e al bicchiere giusto, persino la filosofia diventa interessante''
''Anche l'acquisto dei miei lotti?'' chiese Samantha con semplicità.
Michael fece per rispondere, ma avendo previsto quel tipo di reazione, lei lo batté sul tempo.
''Facciamo che ne discutiamo adesso, e la cena viene dopo''
''Oppure potremmo raggiungere un compromesso'' ipotizzò Michael, sempre attento a non tradire più interesse del necessario. ''Io ascolto la proposta adesso, poi ceniamo, e alla fine le darò la mia risposta''
Samantha si strinse nelle spalle.
''Se pensa che il mio tempo valga così poco...''
''Non mi permetterei mai'' si affrettò a precisare Michael, ''io penso che il suo tempo valga molto''.
Le scoccò un'occhiata eloquente, mentre riduceva la voce a poco più di un sussurro.
''Moltissimo''.
Le labbra di Samantha si distesero in un sorriso sornione. Tuttavia, Michael non si lasciò incantare.
Era furba.
Di sicuro aveva fatto i compiti a casa.
Altrimenti come si spiegava la calorosa accoglienza con annesso Gin Tonic?
Solo uno che lo conoscesse bene, o che si fosse informato a fondo, poteva infatti sapere che non avrebbe mai rifiutato un bicchiere del suo cocktail preferito neppure a stomaco vuoto.
Sì, non c'erano dubbi. Quella ragazza sapeva il fatto suo.
''Allora facciamo così''. Sollevò il bicchiere verso Michael. ''Lei ascolta la mia proposta, un'ottima proposta tra parentesi, accetta di comprare metà dei lotti, e poi viene la cena''. Inclinò appena il capo in un discreto cenno d'assenso. ''Se acquistare o meno il resto, questo lo lascio a lei''
Per diversi secondi Michael si limitò a far ondeggiare distrattamente il bicchiere, fingendo di osservare i cubetti di ghiaccio all'interno, poi, quando gli parve di averla tenuta sulle spine a sufficienza, rialzò la testa e incrociò nuovamente lo sguardo con Samantha.
''Beh, direi che tutto sommato è un'offerta generosa'' concluse in tono pratico. ''Cosa preferisce? Passo io o rendez-vous al ristorante?''
Spiazzata da quell'ultima frase, Samantha inarcò le sopracciglia.
''Non vuole sentire la mia proposta prima?''
''Non si disturbi, la conosco già'' rispose Michael scrollando le spalle. ''Mai sprecare fiato a parlare di bassezze come il denaro''. E ignorando l'espressione perplessa della ragazza, finì il Gin in un sol sorso.
''Aveva intenzione di compare i lotti comunque, vero?'' lo incalzò Samantha, subito dopo che ebbe abbassato la mano.
Michael sogghignò.
''Questo lo lascio a lei'' disse alzando il bicchiere come per rivolgerle un brindisi.
In un primo momento Samantha sembrò sul punto di parlare ancora, ma all'ultimo parve ripensarci, tant'è che si limitò a sorridere a sua volta.
A giudicare dall'espressione che aveva in volto, Michael non avrebbe potuto essere più soddisfatto.
''Otto e un quarto va bene?''
***
''Proponigli il sette, anzi il sei'' disse Michael a Jordan mentre le porte dell'ascensore si chiudevano davanti a loro, ''e digli che mi aspetto uno sconto del 25% sulla spedizione. Se non gli sta bene può anche cercarsi qualcun altro''
Le dita dell'assistente computarono con solerzia febbrile sullo schermo dello Smartphone, e una volta concluso il messaggio, restarono sospese in nervosa attesa ad appena un paio di millimetri dal display.
La risposta giunse dopo appena una manciata scarsa di secondi.
''Dice che dello sconto si può discutere, ma non riuscirà a spedire niente prima del quattordici'' spiegò Jordan tenendo gli occhi fissi sul cellulare. ''Secondo lui col blocco dello stretto è impossibile fare di meglio''
''Mandalo a cagare'' tagliò corto Michael.
Il corpo di Jordan parve congelarsi per l'imbarazzo.
''Ne è sicuro?'' chiese titubante alla fine.
''Fidati, richiamerà'' lo rassicurò Michael allentandosi il nodo della cravatta. ''Intanto passiamo al resto. Khaleel ha già risposto?''
''Proprio adesso'' rispose Jordan, subito dopo che ebbe controllato sullo Smartphone. ''Dice: «sei ancora lì? Ma sei pazzo?»''
Michael sorrise.
''Emoji faccina sghignazzante, e poi chiedigli quanto si sentirà superiore una volta che gli avrò soffiato tutti i lotti migliori al Jumeirah Beach Residence e ad Arabian Ranches''.
Ding
Le porte dell'ascensore scivolarono di lato, rivelando la vasta hall dai pavimenti di marmo bianco che si trovava al piano terra. Trattandosi di un edificio appena inaugurato, a parte un piccolo gruppo di elettricisti e i due addetti alla reception, in giro non c'era nessuno.
''Risponde: «perlomeno sarò vivo»'' spiegò Jordan, intanto che attraversavano l'ingresso diretti verso l'uscita.
''Stasera...stai scrivendo?''. L'assistente annuì con vigore e Michael proseguì. ''Stasera, questo morto andrà a cena con una deliziosa venere latina da cui ha appena comprato a prezzo stracciato una cinquantina di appartamenti in due dei più esclusivi grattacieli ad Emaar Beachfront''. Agitò la mano a mezz'aria. ''Brinderemo alla tua sicurezza. Emoji calice sollevato''
''Molto arguto signore'' commentò divertito Jordan.
''E non hai ancora visto niente'' disse Michael con nonchalance. ''Scommettiamo che entro il tramonto mi porto a casa mezza Bluewaters Island pagandola un terzo del valore?''. Ridacchiò compiaciuto. ''Tra una settimana Khaleel si mangerà il fegato maledicendo i suoi presunti informatori''
Jordan lo fissò ammirato, e per poco non finì a sbattere il naso contro la porta girevole all'ingresso. A quanto pare gli elettricisti dovevano aver tagliato la corrente.
''Per fortuna hanno inventato le uscite secondarie'' lo rincuorò Michael dandogli una pacca sulla spalla, prima di attraversare la porta d'emergenza lì a fianco.
Il divario tra l'aria condizionata dell'interno e l'afa opprimente che c'era in strada li investì con la stessa violenza di una fucilata in pieno viso.
Ciononostante, la semplice vista della lunga berlina nera parcheggiata davanti al marciapiede, fu sufficiente ad infondergli il coraggio necessario ad affrontare quei pochi metri che li separavano dall'auto.
Una volta che le portiere della macchina si furono chiuse dietro di loro, una frescura quasi polare tornò ad avvolgerli nel suo rassicurante abbraccio. Quando la temperatura sfiorava i trentotto gradi, era bello non dover stare sotto il sole battente.
''Oh, cavolo'' mormorò Jordan, mentre l'autista dava gas e la berlina si immetteva nella circolazione.
''Cosa?''
''Aveva ragione'' gli rivelò emozionato Jordan, scrutandolo quasi con timore reverenziale. ''Il signor Rogers ha richiamato''
Per tutta risposta Michael si adagiò contro lo schienale del sedile posteriore, evidentemente soddisfatto.
''Ovvio''
''Dice che può far partire il carico il dieci, ma non prima''
''Digli di richiamarmi tra venti minuti''
Senza farselo ripetere due volte Jordan iniziò subito a comporre il messaggio, ma quando venne il momento di inviarlo, un dubbio improvviso lo costrinse a fermarsi.
''Perché aspettare?''
''Lasciarlo nell'incertezza lo frollerà a dovere'' spiegò Michael in tono leggero, ''alla fine accetterà il sette''.
Jordan premette subito il tasto di invio, tuttavia, nel momento stesso in cui il suo dito si posò sullo schermo, al centro del display comparve la scritta: IMPOSSIBILE INVIARE MESSAGGIO
''Allora, cos'ha detto?'' gli chiese Michael dopo qualche istante di silenziosa attesa.
''Solo un secondo'' disse nervoso Jordan. ''Adesso riprovo''
L'assistente effettuò così un terzo, un quarto, e un quinto tentativo, senza però ottenere alcun risultato degno di nota. A dispetto dell'impegno profuso, la scritta di fallito invio continuava a ripresentarsi.
''Che c'è?'' domandò Michael, ormai palesemente scocciato da quel silenzio snervante.
''Non riesco ad inviarlo'' confessò amareggiato Jordan, ''il wi-fi ha dei problemi''
''Non importa'' tagliò corto lui. ''Un paio di minuti d'attesa non lo uccideranno''
Intanto che Jordan verificava la connessione armeggiando con le impostazioni, Michael si mise a guardare fuori dal finestrino gli scorci del lungomare, che filtravano attraverso i varchi tra i grattacieli.
Gli era appena sembrato di vedere in lontananza la sagoma di una barca a vela a cavallo dei flutti, quando un guizzo pressoché fulmineo attraversò il suo campo visivo, prima di perdersi nel tratto di cielo sopra di lui.
La berlina rallentò per mettersi in coda dietro alcune auto incolonnate a causa dei lavori di manutenzione, e proprio nello stesso istante in cui questa si fermava, un'esplosione spaventosa squarciò il silenzio all'interno dell'abitacolo.
Era impossibile sbagliarsi. Il rumore doveva provenire da uno degli edifici sul lato destro della strada.
Nemmeno il tempo di chiedersi cosa fosse accaduto, ed ecco che sopra le macchine in attesa davanti alla loro cominciò a piovere. Perlomeno questo è ciò che credette inizialmente Michael fissando allibito la scena al di là del parabrezza. Gli ci volle qualche secondo per rendersi conto che quella che aveva inizialmente scambiato per pioggia, era in realtà una cascata di frammenti di vetro.
Tra i versi di sconcerto dell'autista e i borbottii di Jordan, Michael si sporse nel varco tra i sedili per osservare meglio la scena.
A quel punto la pioggia s'interruppe di colpo, e mentre un boato di proporzioni ciclopiche li faceva sobbalzare tutti e tre, il braccio di una gru rovinò addosso alle macchine in coda sfracellandole nell'impatto.
Di fronte a quello spettacolo raccapricciante, Michael si sentì attraversare la schiena da un brivido freddo.
La morte era passata loro accanto, sfiorandoli di solo qualche metro.
''Ahaaa!!!''
L'urlo di terrore di Jordan riecheggiò nell'abitacolo giusto il tempo di un respiro, prima che Michael afferrasse la spalla dell'autista sotto shock e si mettesse a scuoterla con foga.
''Che cazzo aspetti?!'' urlò con una chiara nota di panico nella voce. ''Via di qui, subito!''
Seppur ancora terribilmente scosso l'uomo spinse senza indugio la leva del cambio automatico, e incurante dei clacson delle auto alle loro spalle, o degli antifurto di quelle ormai distrutte che li precedevano, compì una brusca inversione a U scavalcando lo spartitraffico, per poi sfrecciare a tutta velocità nella direzione opposta.
In effetti, lo aveva preso così in parola, che Michael finì scagliato dalla brusca accelerazione contro il sedile posteriore, dove Jordan se ne stava impietrito stringendo ancora lo Smartphone tra le mani tremanti.
L'eco delle esplosioni li perseguitò per quasi tutta la durata del brevissimo viaggio fino al ponte di terra, che collegava l'isola artificiale alla costa, e anche se nessuna di esse si rivelò così tremendamente vicina com'era stata la prima, la flebile speranza che potesse trattarsi di un incidente isolato, morì insieme a quegli agghiaccianti rimbombi.
Nonostante ognuno dei passeggeri avesse la testa affollata di domande e timori, prima che qualcuno riuscisse a darvi voce dovette trascorrere quasi un minuto. Per quanto pure loro faticassero a spiegarselo, la paura era riuscita ad annebbiargli il cervello, al punto da rendere difficoltose persino le azioni più elementari.
''Ma che diavolo sta succedendo?'' sussurrò Jordan atterrito.
Intanto che l'autista imprecava a bassa voce facendo lo slalom tra le auto in fuga, e il fastidioso fruscio della radio non sintonizzata gli ronzava nelle orecchie, Michael avvicinò la faccia al finestrino dell'auto, giusto in tempo per assistere alla vampata di diverse esplosioni balenare in mezzo agli edifici in lontananza.
Stava ancora scrutando quello scenario surreale, quando alcune sagome sfocate, veloci come lampi, saettarono attraverso il cielo limpido al disopra della città.
Il fragore che le accompagnava pareva quasi più terribile del loro aspetto in sé.
Come il fischio di un proiettile invisibile o il sibilo di una lama nel buio.
Letali messaggeri di distruzione sotto forma di jet militari.
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