Capitolo 82 - Tempo di minacce

Nel tentativo di smaltire la collera bruciante che gli faceva fremere ogni fibra del corpo, Alessandro respirava affannosamente stringendo i pugni, mentre la mascella, contratta in un ringhio silenzioso, provvedeva a conferirgli un aspetto grottesco e terrificante. Gli ci volle quasi un minuto per calmarsi a sufficienza da smettere di ansimare, ma alla fine rialzò lo sguardo dal pavimento e fissò ciò che aveva davanti.

A nemmeno tre metri da lui, nel punto esatto in cui fino a poco prima si trovava Wu, ora c'era una levigata sfera nera, delle dimensioni di una piccola utilitaria, unita al suo corpo per mezzo di un sottile tentacolo originatosi dalla cintola. La furia omicida da cui era stato travolto per poco non l'aveva spinto a commettere un errore irrimediabile.

Sebbene il suo obiettivo iniziale fosse stato quello di disintegrare Wu tramite un attacco frontale, con un'abile mossa dell'ultimo momento era riuscito a convertire le punte letali, con cui stava per trafiggerlo, in quella grossa boccia cava. Anche se non si sentiva nemmeno un sussurro provenire dall'interno, in teoria l'uomo avrebbe dovuto uscirne incolume. Perlomeno, in teoria.

Ciononostante, se anche fosse stato davvero così, ciò non toglieva il fatto che avesse appena aggredito un diplomatico straniero in casa sua. Sicuramente qualcosa che non avrebbero visto bene all'ambasciata. Se lo fosse venuto a sapere, Tommy si sarebbe probabilmente arrabbiato.

In quel momento, però, Alessandro non si sentiva affatto pentito, anzi. La rabbia non l'aveva ancora abbandonato del tutto, ed essa continuava a ribollire impetuosa dentro di lui. Anche senza considerare la furia folle che l'aveva posseduto quando era stato fatto riferimento a Violet, quello stronzo di Wu aveva minacciato di uccidere non solo Tommy, ma pure tutta la sua famiglia. Bill e William compresi. Due bambini.

Come aveva potuto azzardarsi? Come osava?! O meglio, come osavano?! Dietro Wu infatti c'era Bao.

Già, Bao.

Bene, molto bene. Se Mr. Pezzo grosso voleva sapere la sua risposta, allora lui gliel'avrebbe data. Prima, però, si sarebbe divertito un pochetto.

Quando si fu avvicinato alla sfera nera, Alessandro scoprì che una delle due poltrone presenti nel soggiorno, in origine posizionata proprio lì accanto, aveva finito per essere sbalzata di lato, andando così a sbattere contro il divano, e facendolo indietreggiare di un metro abbondante.

Non curandosi della cosa, lui si piazzò davanti al lato rivolto verso l'ingresso e, concentrandosi a fondo, tramutò i pensieri in realtà.

Detto fatto.

Nella superficie levigata della sfera, alla medesima altezza degli occhi di Alessandro, si era appena creata un'apertura delle dimensioni di un foglio A4 posizionato in orizzontale. Dietro di essa, illuminato a malapena dalla luce che filtrava dall'esterno, c'era Wu che, apparentemente incolume, gridava come un pazzo immerso nell'oscurità.

''...immediatamente uscire di qua!''

Dato che le sue urla avrebbero potuto attirare l'attenzione dei vicini, Alessandro si affrettò ad intervenire.

''Zitto!'' latrò attraverso il pertugio.

Wu squittì per lo spavento e poi cominciò a guardarsi freneticamente attorno, finché non ebbe individuato l'apertura. A quel punto si avvicinò. I muscoli del suo volto erano contratti in un'espressione furente e impaurita al tempo stesso. Qualcosa che Alessandro trovò particolarmente divertente.

''Ti trovi bene?'' gli domandò beffardo a poche spanne dal suo naso. ''Si sta comodi lì dentro?''

Le labbra di Wu si fecero così sottili da divenire quasi invisibili.

''Mi faccia uscire'' ordinò trattenendosi a stento.

''Altrimenti?'' chiese Alessandro alzando un sopracciglio.

Wu si morse il labbro inferiore, ma riuscì a non esplodere.

''Non mi può toccare'' ribatté acido. ''Sono un diplomatico che gode dell'immunità. Se mi ammazza verrà sommerso da tanta di quella merda che non si immagina neppure''

Alessandro finse di riflettere assumendo un'espressione assorta mentre guardava in direzione del soffitto.

''Suppongo tu abbia ragione'' ammise in tono pratico. ''In effetti, tagliarti a pezzi e uscire di qui grondante sangue potrebbe dare un po' nell'occhio''

Un'ombra calò sul volto di Wu, che però seppe riprendersi praticamente subito.

''Acuta osservazione'' commentò sprezzante.

Rivoltogli un sorriso, Alessandro aggirò la sfera e raggiunse il tavolino. Dato che l'apertura non garantiva una visuale libera Wu cercò di seguirlo con lo sguardo cambiando posizione all'interno della sfera cava.

''Che cosa fa?'' gli chiese quando non riuscì più a vederlo.

''Sono proprio curioso di sapere come diavolo avete fatto ad infilare ottanta miliardi tutti qua dentro''. Alessandro afferrò la valigetta posizionata accanto al tavolino, e dopo che ebbe allontanato il vassoio, ce la piazzò sopra. ''Quando Walker ha cercato di comprarmi, per trasportare tre milioni hanno dovuto usare un trolley''

Era chiusa tramite due serrature numeriche, ma utilizzando l'unghia dell'indice mutata appositamente in artiglio segò di netto entrambe, e a quel punto spalancò il coperchio.

''No, non ci credo'' commentò Alessandro sconvolto non appena ebbe visto il contenuto della ventiquattrore.

''Cosa?'' chiese confuso Wu, cercando inutilmente di far passare la testa attraverso lo spiraglio. ''Cosa intende?''

Alessandro tornò di fronte all'apertura e mostrò a Wu ciò che aveva trovato dentro la valigetta. Un semplice Smartphone dalla cover verde lime.

''Mi volevate rifilare un pacco'' lo accusò in tono offeso. ''È davvero assurdo. Se non ci si può più fidare nemmeno dei tangentisti dove diavolo andremo a finire?''

''Molto divertente'' commentò gelido Wu.

Le labbra di Alessandro si piegarono in un ghigno.

''E quindi volevate convincermi con questo?'' chiese agitando a mezz'aria il cellulare. ''Chiamate gratis a parenti e amici da qui all'eternità''

Wu emise un lungo sospiro.

''Serve ad accedere al conto'' ribatté scocciato, ''ma la password non ce l'ho io. L'avrei dovuta richiedere una volta che avesse accettato''

A quel punto Alessandro cominciò a parlare, e ciò che sentì Wu lo fece rabbrividire. La sua voce era femminile ed elettronica, assolutamente indistinguibile da quella di una comune segreteria telefonica.

''Siamo spiacenti, ma il numero da lei chiamato non è al momento raggiungibile''.

E sfoggiando un sorriso gongolante, afferrò le due estremità dello Smartphone per poi spezzarlo con uno schiocco secco.

''Ehi!'' sbottò Wu indignato. ''Quella roba costa!''

Con un pezzo del cellulare stretto in ogni mano, Alessandro avvicinò le braccia all'apertura, e dopo che Wu si fu scostato per paura che glieli gettasse direttamente in faccia, lasciò cadere entrambi dentro la sfera, provocando un rimbombo di metallo e vetri rotti.

''Dimmi se c'è qualcos'altro che ti piace, così spezzo anche quello'' propose Alessandro affabile.

Wu tornò ad avvicinarsi allo spiraglio e, per un brevissimo istante, il suo sguardo guizzò a sinistra prima di convergere nuovamente su Alessandro.

''Il presidente si sbagliava su di lei'' sibilò deluso, ''la credeva una persona ragionevole''. Gli scoccò un'occhiataccia sprezzante. ''Invece è solo un bestione rozzo e ignorante''

''In effetti, non ho dubbi che avresti preferito uno che accetta assegni senza fare domande'' ironizzò Alessandro. ''Quelli sì che sono raffinati uomini di mondo, eh?''

Ignorando la provocazione, Wu non rispose, ma sostenne imperturbabile il suo sguardo. Chiaramente non colpito, Alessandro camminò fino alla vetrinetta posta accanto alla cassettiera col cesto di frutta e ne spalancò le ante.

''Che cosa fa?'' chiese sconvolto Wu.

''Do un'occhiata'' rispose Alessandro con semplicità voltando la testa verso di lui. ''Non disturbo, vero?''

Gli occhi di Wu lanciavano saette, ma la sua reazione non andò oltre quello. Indifferente alle occhiatacce o alle maledizioni che gli rivolgeva il diplomatico col pensiero, Alessandro prese da uno dei ripiani un ventaglio in madreperla dai motivi floreali e lo usò per farsi aria.

Stancatosi presto lo rimise a posto e afferrò invece un grosso vaso di porcellana, con sopra raffigurato un dragone blu cobalto. Ruotatolo tra le mani un paio di volte, guardò dentro l'apertura in cima, non riuscendo però a vedere bene, trasformò la propria testa in quella di una murena, e muovendo il lungo collo serpentino, infilò il muso attraverso il buco, penetrandovi di diversi centimetri.

''La vuole smettere di trastullarsi con le mie cose?!'' sbottò Wu disgustato.

Alessandro ritrasse il collo finché non ebbe estratto del tutto la testa. Ora però tra le sue fauci da murena scintillava un orologio d'oro dall'aspetto particolarmente ricercato. Reggendo il vaso nell'incavo del gomito sinistro, usò la mano libera per togliersi il cimelio di bocca, e a quel punto riassunse fattezze umane.

''Sembri amare molto il lusso per essere uno che si definisce un rappresentante del proletariato'' commentò beffardo mentre ondeggiava a mezz'aria l'orologio.

''Non tutti ci accontentiamo di vivere in una cuccia, mangiando da una ciotola'' ribatté acido Wu.

Incassata la frecciatina senza alcuna difficoltà, Alessandro gli rivolse un largo sorriso.

''Piuttosto che diventare come te lo farei con gioia'' disse amabile.

Distolto lo sguardo da Wu, mise l'orologio su uno degli scaffali, ma nel momento esatto in cui ebbe concluso l'azione, il vaso che stava ancora reggendo con la sinistra gli scivolò di mano e cadde sul parquet, dove si infranse in un migliaio di pezzi.

Wu spalancò la bocca in un grido muto, ma Alessandro non sembrava particolarmente dispiaciuto.

''Ops'' commentò con voce contrita mentre fissava ciò che restava del vaso sul pavimento, ''che sbadato''

Il contrasto lampante tra il tono afflitto con cui si esprimeva e il sorriso che gli increspava le labbra fece fremere Wu di collera. Ormai il colorito sul suo volto rasentava il viola acceso. A sorpresa però, le narici del diplomatico smisero improvvisamente di dilatarsi, e persino la sua faccia parve diventare meno paonazza.

''Sa, lei mi ricorda tanto le guardie rosse'' rivelò a bruciapelo.

Smettendo di fissare la piccola scultura di giada, dalle fattezze femminili, posata su una degli scaffali della vetrinetta, Alessandro tornò a concentrarsi su Wu.

''Dei fanatici idioti col cervello delle dimensioni di una nocciolina a cui il potere aveva dato alla testa. Hanno fatto danni e spadroneggiato per un po', ma alla fine hanno avuto quello che si meritavano. Perché presto o tardi il tempo mette ognuno al proprio posto''.

Lo fissò intensamente negli occhi, cercando di trasmettergli con quello sguardo tutto il proprio disprezzo.

''Ogni re sul suo trono e ogni clown nel suo circo'' sibilò a denti stretti.

Quando ebbe finito di parlare, Alessandro non disse nulla, limitandosi ad arricciare le labbra, così da scoprire la chiostra di zanne aguzze celata sotto di esse. Di fronte a quella vista, Wu avvertì un brivido gelido percorrergli la spina dorsale, ma resistette alla tentazione di darlo a vedere. Il desiderio di mostrarsi superiore ai giochetti del suo interlocutore era più forte.

Perso ogni interesse per lui, Alessandro riprese a passare in rassegna il campionario di cimeli presenti nella vetrinetta. Approfittando della sua distrazione, Wu lanciò un'occhiata eloquente in direzione della fruttiera, ma per sua sfortuna Alessandro si voltò proprio in quel momento, reggendo tra le mani un bruciatore per l'incenso in bronzo a forma di carpa.

''E questo che diavolo...''

Quando si accorse di quel che stava succedendo si bloccò a metà della frase. Nel tentativo di nascondere l'errore, Wu distolse subito lo sguardo, ma ormai era troppo tardi.

''È la seconda volta che lo fai'' disse in tono piatto. ''perché continui a guardare lì?''

''Non sto guardando niente'' rispose Wu stizzito, ''aspetto solo che la pianti con questa buffonata e mi faccia uscire''

Alessandro rimise al suo posto la carpa di bronzo, e mentre Wu tratteneva il respiro, avanzò spedito verso la fruttiera. Una volta raggiunta, cominciò a rovistare senza tante cerimonie in mezzo agli acini d'uva e alle banane di marmo colorato, fin quando non si fermò.

Nel momento in cui ritrasse la mano, tra le dita di Alessandro si trovava una normalissima pen drive di plastica rossa. Ad una prima occhiata nessuno avrebbe potuto affermare che avesse qualcosa di strano, se non fosse stato per la luce intermittente che lampeggiava al di sotto del coperchio traslucido, e il minuscolo obiettivo posto sul davanti.

Quella non era una chiavetta USB, ma una microcamera.

''Guarda un po' che cosa abbiamo qui'' commentò compiaciuto, scandendo per bene ogni singola parola.

Wu smise del tutto di respirare, e un attimo dopo Alessandro si voltò verso di lui.

''A chi trasmette?'' chiese curioso.

Wu non rispose.

''Fammi indovinare...''. Alzò un sopracciglio. ''Bao?''

Wu deglutì e Alessandro sollevò la microcamera davanti alla faccia.

''Ehilà, presidente!'' salutò raggiante agitando la mano in direzione dell'obiettivo.

''Qǐng yuán liàng wǒ, zǒng tǒng!'' urlò Wu attraverso l'apertura. ''Dōu shì guàiwù de cuò!''

Alessandro ridacchiò.

''Credo che Wu la voglia salutare'' disse rivolto alla telecamera, mentre indicava col pollice alle proprie spalle. ''Presidente, non so se ha sentito tutto, ma giusto per essere chiaro, ci terrei a ribadire alcuni concetti''

Si andò a sedere sul bracciolo della poltrona, posizionata proprio accanto all'enorme sfera corvina in cui era detenuto Wu.

''Beh, la prima cosa è una buona notizia. Oggi risparmierà un bel po' di soldi. Non è contento?'' scherzò inclinando la testa di lato. ''Per quanto riguarda il resto, le chiedo soltanto di memorizzare bene quanto segue''

Allontanò leggermente la microcamera dal volto, così che l'inquadratura non fosse eccessivamente ravvicinata.

''Se a Tommy, Rebecca, Bill, William o Violet, dovesse succedere qualcosa, tipo un incidente imprevedibile in bici con conseguente sbucciatura del ginocchio, io quintuplicherò i miei sforzi per ostacolarvi in ogni modo''.

Sorrise amabile dentro l'obiettivo.

''Nel caso in cui invece capitasse qualcosa di più di serio, fosse anche un raffreddore sospetto, allora le converrà effettuare subito il passaggio di consegne e far sapere al suo successore designato che tipo di bouquet preferisce''

Il sorriso che gli increspava le labbra scomparve e venne sostituito da un'espressione truce.

''Faccia del male a queste persone e io le darò la caccia finché non sarà morto'' sibilò con voce profonda e terrificante. ''Dovessi impiegarci tutta la vita, le farò rimpiangere di aver osato tanto''.

Con gli occhi iniettati di sangue scrutò dentro l'obiettivo della microcamera per ancora qualche secondo, in modo che il messaggio passasse forte e chiaro, e poi permise alla sua fronte di ridistendersi.

''Spero di essere stato sufficientemente esaustivo, tuttavia...''

Tenendo sempre gli occhi fissi sull'obiettivo, cominciò a parlare rivolgendosi al prigioniero dentro la sfera.

''Wu, saluta il presidente!'' annunciò ad alta voce.

Wu cercò di dire qualcosa in cinese mandarino, ma non vi riuscì. Con un semplice ordine mentale infatti Alessandro fece sparire l'apertura nella sfera, che tornò ad essere priva di spiragli e perfettamente insonorizzata. Wu avrebbe potuto urlare quanto voleva e nessuno l'avrebbe sentito.

A quel punto Alessandro sollevò la mano libera a mezz'aria e, senza distogliere lo sguardo dalla microcamera, la chiuse a pugno. Un sibilo sferzò l'aria mentre la sfera alle sue spalle si rimpiccioliva all'istante, per poi atterrare sul parquet con un tonfo sordo.

Non muovendosi dal bracciolo della poltrona, Alessandro distese quindi la mano, e utilizzando il tentacolo che lo univa ad essa per la cintola, trasportò la sfera attraverso l'aria, finché non atterrò dolcemente sul suo palmo. Nonostante fino a pochi istanti prima fosse ingombrante come una 500, adesso aveva le stesse dimensioni di una pallina da tennis.

''Coraggio presidente'' disse Alessandro cordiale, sollevando la sfera davanti all'obiettivo, ''saluti Wu''.

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