Capitolo 77 - Un pomeriggio tra amici
Il pixie controllato da Alessandro compì una scivolata per passare sotto un tubo dell'impianto idraulico, e una volta dall'altra parte riprese subito a correre. Essendo troppo grande per fare altrettanto, il gigantesco ratto alle sue spalle andò a sbattere contro l'ostacolo, ma dopo aver emesso uno squittio di frustrazione, si arrampicò sulla conduttura per poi tuffarsi al di là di questa. Ormai, la distanza che lo separava dalla preda era ridotta al minimo.
''Tieni aperta la porta!'' strillò atterrito Alessandro, ''ti prego, tieni aperta la porta!''
Nel frattempo, in fondo all'intercapedine sotto il pavimento, il pixie femmina che controllava Violet stava trattenendo una lunga leva con entrambe le braccia, in attesa che il compagno la raggiungesse.
''Oh, no, sento che mi scivola la mano'' disse Violet sogghignando sotto i baffi.
''Ehi!'' sbottò Alessandro. ''Niente scherzi!''
Violet rise, ma con gran sollievo di Alessandro non mise in pratica la sua velata minaccia.
Col pollice incollato alla levetta analogica, e i nervi a fior di pelle, Alessandro fece correre il proprio personaggio in direzione dell'uscita, e quando mancarono solamente pochi centimetri alla salvezza premette il tasto dedicato al salto. Rispondendo al comando, il pixie compì un balzo in avanti e si gettò oltre il varco nel muro, appena pochi istanti prima che Violet lasciasse andare la leva.
Non essendoci più niente a trattenerlo, il cancello di metallo, che pendeva dal soffitto, calò in picchiata verso il basso, abbattendosi al suolo con un tonfo sordo. Troppo veloce perché si potesse fermare in tempo, il ratto ci andò a sbattere contro.
Ripresosi dall'impatto che l'aveva mandato al tappeto, il roditore tornò in piedi, e squittendo come un matto si avventò furibondo sul cancello. Con la testa tra le sbarre, la belva mostrò gli incisivi acuminati, azzannando l'aria e perdendo saliva dalla bocca, costringendo Alessandro ad indietreggiare frettolosamente per evitare di essere sbranato.
La cosa andò avanti per ancora qualche secondo, poi, probabilmente perché si rese conto dell'inutilità di quell'azione, il ratto sfilò il muso dal cancello e, tornando sui suoi passi, si incamminò zampettando lungo il corridoio al centro dell'intercapedine. Finché non vide la sua coda sparire all'interno di un cunicolo laterale Alessandro mantenne l'inquadratura della telecamera fissa su di lui, e fu allora che nell'angolo in alto a destra dello schermo comparve una scritta, accompagnata dal suono di una campanella.
HAI OTTENUTO UN TROFEO
Rat Race
Sfuggi con successo al tuo primo ratto
Alessandro sbuffò per scaricare la tensione.
''Quanto manca ancora al giardino?''
Violet attivò l'interfaccia della mappa, che quindi andò ad occupare tutto lo schermo. Stando alla posizione dei due puntini rossi al centro della pergamena, si trovavano esattamente al di sotto della cucina.
''In teoria dovremmo essere quasi arrivati'' rispose dopo una breve occhiata. ''Prima però dobbiamo passare vicino alla tana di Fluffy''.
Alessandro fissò la grossa macchia scura, che compariva sulla mappa in prossimità del muro perimetrale della casa. Sotto di essa era riportata una breve didascalia: Fluffy's lair
''Il nome non mi rassicura molto'' commentò Alessandro in tono piatto.
''Altrimenti possiamo tornare indietro e provare ancora con uno di quei cunicoli laterali'' propose Violet sorniona.
''Una volta mi è bastata, grazie'' ribatté Alessandro facendo sparire la mappa. ''Questi giochi ormai li fanno troppo realistici. Fermo restando che io non ho mai visto un ratto comportarsi così''.
''Hai mai provato a...''
Violet non concluse la frase, ma lasciò che fosse il suo sopracciglio alzato a farlo al posto suo.
Alessandro tornò a guardare il proprio pixie dall'arruffata acconciatura rosso fuoco, che a causa della mancanza di comandi aveva preso a giocare con uno yo-yo.
''Ho provato tante cose'' confessò placido, ''e se c'è una lezione che ho imparato è questa. Il mondo cambia completamente a seconda della prospettiva da cui lo si guarda''. Appoggiò la gamba sinistra sul ginocchio e puntò l'indice in direzione della tv. ''Ammetto di non aver mai incontrato folletti dei boschi, ma posso confermare che quando si è alti due centimetri è tutto molto più grande, pericoloso...''
Voltò la testa verso di lei.
''E pieno di sporcizia'' concluse ironico.
Violet sorrise, mentre il suo personaggio, un pixie femmina dai lunghi capelli argentei, rimirava il proprio riflesso in uno specchietto.
''Aiutami a salire'' ordinò sempre col sorriso sulle labbra, ''così poi ti tiro su''.
''Signorsì, capitano'' scherzò Alessandro.
Obbedendo con solerzia, piazzò il proprio personaggio di fronte al mattone che ostruiva il passaggio a destra del cancello, e dopo aver piegato leggermente le ginocchia, intrecciò le dita a mo' di gradino. Tempo una manciata di secondi, e il pixie di Violet stava tendendo il braccio al compagno rimasto a terra.
''Grazie'' disse Alessandro, non appena l'ebbe raggiunta sulla sommità dell'ostacolo.
''Di nulla''.
A dispetto di quello che lasciava intendere la mappa, il percorso che conduceva al giardino risultò molto più arduo e tortuoso del previsto. Tra travi spezzate, calcinacci, cocci di vetro, ed innumerevoli altri ostacoli dalla natura più disparata, senza ovviamente contare i rompicapo da risolvere tramite il lavoro di squadra, ci vollero quasi quindici minuti solo per giungere a metà del tragitto, reso ancora più impervio a causa degli insetti che continuavano ostinatamente ad attaccarli. Erano appena scampati all'agguato tesogli da ben tre blatte in contemporanea, quando Violet toccò per la prima volta un argomento esterno al gioco.
''Ci vai ancora all'ONU?''
Il pixie di Alessandro estrasse il coltello dal carapace della blatta che aveva appena finito di depredare e lo rimise nel fodero appeso alla cintura.
''No, ho smesso'' rispose lui in tono noncurante, restando concentrato sulla partita.
''Davvero?'' chiese sorpresa Violet. ''E perché?''
''Ciò che ottengo con una singola incursione di poche settimane, vale più di dieci anni spesi a dibattere chiusi dentro quel palazzo'' rispose Alessandro asciutto. ''Non ha alcun senso perdere tempo ad urlare in faccia ai sordi''.
''La diplomazia sarà snervante, ma è anche necessaria'' gli ricordò Violet.
''Necessaria se serve ad ottenere qualcosa'' ribatté deciso Alessandro, ''e io finora non ho visto niente a parte passerelle, foto e strette di mano''
Mettendosi a carponi, il pixie di Alessandro precedette quello di Violet all'interno di uno stretto passaggio nella parete, largo abbastanza da far passare uno solo di loro alla volta.
''L'alternativa è la guerra'' notò Violet con un sorriso amaro.
''L'alternativa è cambiare il sistema'' insistette Alessandro. ''Peccato che nessuno lo voglia fare veramente''
''A che ti riferisci di preciso?''
Alessandro storse la bocca in una smorfia.
''Mi riferisco a tante cose'' rispose gelido, ''per esempio al fatto che in quel posto sia permesso di sedere a persone non elette da nessuno, che cinque paesi contino più di tutti gli altri centonovanta messi assieme, o che anche quando vengono prese delle decisioni positive, in un modo o nell'altro, queste finiscono per essere bellamente ignorate se a rimetterci è qualcuno di potente''.
Approfittando della fase di relativa tranquillità in-game, voltò la testa e scoccò a Violet un'occhiata eloquente,
''Problemucci del genere'' disse sarcastico.
Avevano appena raggiunto la fine del tunnel, quando uno strano ticchettio prese a risuonare nello spiazzo in cui erano sbucati. Uscendo lentamente da una lattina di zuppa, semisepolta in mezzo ai calcinacci, una gigantesca tarantola coperta di pelo giallastro zampettò sul terreno sudicio, facendo schioccare le tenaglie, le quattro paia di occhi neri puntati dritti su di loro.
''Ed ecco Fluffy'' annunciò Alessandro, con i muscoli del viso contratti in un'espressione di puro disgusto. ''Che schifo''
Il pixie di Violet estrasse subito l'arco ed incoccò una freccia, ma quello di Alessandro era già diversi passi avanti, e stava caricando a testa bassa impugnando una grossa mazza di legno.
''Denunciali all'Assemblea e cerca di risolverli'' propose Violet pacata.
''E come?'' chiese divertito Alessandro, mentre il suo alter ego schivava un morso compiendo una capriola. ''Ti ricordo che non mi è concesso votare, e anche potessi non cambierebbe nulla di una virgola''. Scrollò le spalle con aria impotente. ''Io sono uno, e gli altri sono tanti''
''Stringi delle alleanze'' insistette Violet.
''Giochiamo alla fantapolitica?'' domandò ironico Alessandro.
''Convinci qualche stato a portare avanti quei progetti al posto tuo''.
Tenendosi a distanza di sicurezza, il pixie di Violet scagliò una freccia dritto in uno degli occhietti della tarantola, che emettendo uno squittio di dolore indietreggiò di diversi centimetri prima di riprendere il combattimento.
''Nessuno lo vuole fare'' ribatté Alessandro asciutto.
''Vedi troppo nero'' gli fece notare Violet. '''Esistono anche governi con buone intenzioni, sai?''
''Questa non è una fiaba dove il buono e il cattivo si combattono a vicenda finché il giusto non trionfa'' sbottò Alessandro spazientito. ''Nella nostra storia il nobile cacciatore ha ucciso Cappuccetto Rosso dopo che è rimasta coinvolta nel fuoco incrociato, ma se n'è fregato. Era troppo preso a cercare di scannare il lupo, mentre questo gli saltava alla gola''
Probabilmente a causa della piega che aveva preso la conversazione, gli attacchi sferrati da Alessandro contro Fluffy divennero sempre più irruenti e avventati, tant'è che dovette impegnarsi parecchio soltanto per non distruggere il joystick nella foga.
''Non importa quanto siano ben infiocchettati i discorsi che utilizzano per giustificare le loro azioni, tutti gli attori in questo disgustoso teatrino sono in malafede e pensano unicamente al proprio tornaconto. Che sia politico, di immagine o economico''.
Soffiò sprezzante.
''Potere, prestigio e soldi. Solo questo gli interessa'' ringhiò a denti stretti. ''Le persone normali, gli innocenti, non hanno alcuna importanza per loro, a meno che non servano a raccattare risorse o voti. E questo vale dappertutto, perché se esiste una cosa ubiquitaria al mondo è proprio il cinismo''
Al termine di una complicata manovra, il pixie di Alessandro riuscì ad issarsi sulla schiena di Fluffy, e una volta in sella cominciò a pugnalarne il dorso col coltello. La tarantola però non parve affatto intenzionata a subire quell'assalto passivamente. Nel tentativo di scrollarsi di dosso l'aggressore il prima possibile si dibatté con furia, e tra acuti stridii di dolore e rabbia continuò a farlo fino a quando l'ebbe scaraventato a terra.
''Anche se vorremmo credere il contrario, purtroppo non esistono cavalieri dalla scintillante armatura per cui fare il tifo, né i mostri che combattono''
Nonostante non avesse nulla a che vedere con l'andamento della partita, quando Alessandro vide il ragno avventarsi sul suo alter ego ancora steso al suolo, un lungo sospiro gli sfuggì dalle labbra.
''La verità è che ci sono solo mostri, ma quando lo sono tutti, nessuno se ne accorge''.
E con quella frase lapidaria, la conversazione s'interruppe.
Nel frattempo, ormai impossibilitato a contrattaccare, il pixie sotto il controllo di Alessandro venne ridotto all'impotenza con un morso paralizzante, mentre quello di Violet, rimasta sola a fronteggiare la creatura, scagliava frecce a più non posso nel disperato tentativo di scongiurare l'inevitabile. Per quasi un minuto abbondante nessuno dei parlò, ma quando divenne lampante che lo scontro volgeva al termine, Alessandro si decise a rompere il silenzio.
''Avanti, dillo'' disse a bruciapelo.
''Cosa?'' chiese Violet voltando la testa.
''La battuta'' rispose Alessandro.
Violet aggrottò la fronte, palesemente confusa.
''Dai, te l'ho servita su un piatto d'argento'' la incoraggiò lui.
Dato che Violet si limitava a scrutarlo con perplessità, Alessandro decise di spiegarsi meglio.
''Stai parlando con uno che cambia forma manco fossero vestiti, e divora in un singolo giorno i rifornimenti alimentari di un battaglione'' rivelò ironico, ''e ho il coraggio di sindacare sulla mostruosità altrui''. Scosse la testa ridacchiando. ''Sono patetico. La persona più patetica e ipocrita che esista al mondo''
Violet appoggiò il proprio joystick sulle gambe, e smettendo di guardare lo schermo si concentrò unicamente su di lui.
''In realtà pensavo esattamente il contrario'' confessò con semplicità.
Alessandro aggrottò leggermente le sopracciglia, ma lei non ci badò.
''Forse hai ragione. Forse il nostro è davvero un mondo oscuro e tenebroso popolato da mostri, però...'' Curvò le labbra in un sorriso sorprendentemente dolce. ''Almeno un cavaliere dalla scintillante armatura io lo vedo''
Totalmente spiazzato da quel complimento non previsto, l'espressione gioviale di Alessandro abbandonò il suo viso. Tuttavia, sarebbe stato assurdo derubricare quella reazione sbalordita ad un banale stupore. Anche se già durante la loro uscita precedente i momenti ambigui, o velatamente allusivi, non fossero certamente mancati, questa volta le cose erano diverse.
Al pari della sua voce suadente, gli occhi di Violet lasciavano trapelare un affetto impossibile da fraintendere. E poi...era così bella. Sebbene l'avesse sempre pensato fin dal loro primo incontro, Alessandro si era sempre sforzato di non prestarci attenzione. O perlomeno, ci aveva provato.
Amici. Loro erano amici. Amici e basta. Lui non poteva permettersi di spingersi più in là. Non poteva...
Ma perché? Chi glielo impediva? Cosa c'era di sbagliato? Perché rimandare? Davvero era così convinto di non poter gestire la sua missione e una relazione in contemporanea? Oppure sotto sotto si celava anche qualcos'altro? Forse non credeva di essere all'altezza. Magari perché, in cuor suo, era consapevole di essere troppo giovane, immaturo, infantile e stupido. Probabilmente quest'ultima. Altrimenti come si spiegavano i dubbi e le insicurezze che gli affollavano la testa, quando un tempo avrebbe volentieri dato via due dita pur di sentire una ragazza parlargli così?
Per quanto assurdo potesse apparire, la stessa sensazione sperimentata nel pub più di un mese prima si stava riproponendo tale quale. Uno strano formicolio allo stomaco che non aveva niente a che vedere con la fame. Qualcosa di irritante e piacevole al tempo stesso. Qualcosa che non voleva smettere di provare.
Come se gli stesse leggendo nella mente, il sorriso di Violet divenne ancora più dolce e ammaliante di quanto già non fosse, infrangendo in un colpo solo tutte le sue ultime resistenze. Pregando con tutto sé stesso che anche lei facesse altrettanto, Alessandro inclinò il busto in maniera quasi impercettibile e, con sua enorme gioia, Violet lo imitò.
''Ehi, ehi amico!''
Attirati dalla voce proveniente dalla tv, Alessandro e Violet voltarono subito la testa in direzione dello schermo. Essendo ormai stati catturati entrambi da Fluffy, i due pixie si trovavano ora appesi all'incontrario, completamente avvolti in un bozzolo di tela, ad eccezione della testa.
''Ti propongo un accordo'' disse il pixie maschio, intanto che la tarantola finiva di avvolgere la sua compagna nella tela. ''Ho un toast con le uova di libellula nel marsupio, tu ci liberi e io te lo do. Affare fatto?''
Ignorando la sua proposta, Fluffy portò a termine l'opera, e dopo essersi calato sul fondo della lattina di zuppa che gli fungeva da tana, uscì all'esterno, lasciando i due folletti sospesi a testa in giù. Le ragioni di quel breve filmato non avrebbero potuto essere più evidenti. Se dopo la loro sconfitta non erano stati subito riportati all'ultimo checkpoint, questo significava che avevano finito per incappare in qualche missione secondaria.
In quel preciso istante, Alessandro comprese finalmente cosa doveva aver provato suo padre, il giorno in cui per poco non aveva spaccato il televisore. Quell'attimo, quel sublime meraviglioso attimo, era andato bruciato.
''Che ore sono?'' chiese senza osare distogliere gli occhi dallo schermo.
Essendo parimenti consapevole che l'occasione fosse ormai sfumata, Violet si limitò a premere il tasto pausa sul joystick, per poi tornare al menù principale.
''Le sette e quarantadue'' lesse guardando l'orologio in alto a destra.
''Mi sa che ci conviene andare'' concluse Alessandro alzandosi dalla poltrona a sacco, ''non vorrei che non riuscissimo più a trovare nemmeno un tavolo''.
''Sì, hai ragione''. E utilizzando il controller, Violet spense la console.
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