Capitolo 71 - Gelato e ricatti
Col naso a pochi centimetri dal vetro, Alessandro scrutava indeciso i contenitori in acciaio inox all'interno della vetrina frigorifera, mentre la ragazza addetta al servizio, una ventenne con l'apparecchio ai denti e i capelli castani raccolti in una coda di cavallo, attendeva pazientemente dietro al bancone.
La vaschetta di polistirolo da due chili, che teneva nell'incavo del gomito, era stata riempita solamente per un quinto della capienza disponibile. Il primo gusto che Alessandro aveva scelto era il pistacchio. Ora restava da decidere quali fossero gli altri quattro.
''E poi prendo...''
Indicò uno dei contenitori di acciaio nella seconda fila in alto, pieno ben oltre l'orlo di un'invitante montagnola giallo intenso.
''Vaniglia e...''
Passò ad indicarne un altro a tre gusti di distanza, e a seguire, man mano che li riconosceva, tutti quelli che sapeva essere i suoi preferiti.
''Cocco, yogurt e frutti di bosco''
La ragazza fece quanto richiesto, riempendo per bene la vaschetta finché non fu piena fino all'orlo, e a quel punto vi incastrò sopra il coperchio in polistirolo.
''Desidera altro?'' chiese in tono gentile, mentre appoggiava la vaschetta accanto al registratore di cassa.
''No, grazie, va bene così'' rispose Alessandro, già pregustando il momento in cui avrebbe potuto assaporare il gelato.
Interagendo col display, la ragazza inserì i dati necessari nel computer facendo scattare lo sportello della cassa.
''Sono settantotto dollari' annunciò con un sorriso. ''Contanti, carta di credito o QR code?''
Alessandro era tentato di gridare al furto, ma poi si ricordò delle parole di Tommy, e del suo invito a non prestare attenzione ai prezzi, e perciò si limitò a rispondere con voce atona: ''carta''
Terminata la procedura di pagamento, la ragazza gli riconsegnò la carta di credito insieme alla vaschetta, ma prima che Alessandro potesse mettere le mani sul contenitore di polistirolo, provvide a spiattellargli in faccia un piccolo cucchiaio di plastica verde.
''Cucchiaino omaggio?''
''Grazie, ma non ce ne sarà bisogno'' declinò gentilmente Alessandro. ''Buona serata''
''Buona serata a lei'' squittì la ragazza, accompagnando le sue parole con un ampio sorriso argentato.
La prima cosa che fece Alessandro, una volta uscito dalla gelateria, fu di rimuovere il coperchio dalla vaschetta, per poi gettarlo, insieme allo scontrino, nel cestino dei rifiuti che si trovava davanti all'ingresso. A quel punto, creò con la mente un cucchiaio da minestra e, senza attendere oltre, lo affondò con gioia nella massa cremosa al gusto di cocco.
Mentre passeggiava lungo il marciapiede, tra un boccone e l'altro, non poté fare a meno di pensare a quanto fosse stato fortunato a trovare una gelateria ancora aperta nonostante l'ora non certamente ideale. Anche se era altrettanto vero, che le indicazioni fornite da Taniguchi avevano giocato un ruolo fondamentale.
Big Mama Ice Cream. Incrocio tra Madison Avenue e la Settantaseiesima strada.
Per evitare di scordarlo, se l'era ripetuto nella mente durante quasi tutto il tragitto. Adesso però che aveva finalmente raggiunto l'obiettivo, poteva anche godersi il viaggio di ritorno con più calma.
Visto che la Madison Avenue era fin troppo affollata, e gli sguardi dei passanti incuriositi lo mettevano a disagio, dopo aver percorso qualche centinaio di metri, decise di imboccare una strada laterale in direzione di Central Park. Prima di tornare su da Tommy alla Elysium Tower voleva finire il gelato e farsi quattro passi lungo il marciapiede che circondava il parco.
Chiamarla passeggiata digestiva sarebbe stato un azzardo, soprattutto se si considerava il fatto che la sua digestione iniziava e finiva circa un secondo dopo che il cibo raggiungeva lo stomaco, ma si trattava comunque di un passatempo decisamente piacevole. Un programma pressoché perfetto...
Se non fosse stato per la ragazza che lo pedinava da almeno cinque isolati.
Non sapeva chi fosse di preciso, anche se nutriva qualche sospetto. Nel tentativo di veder uscire i Campbell dall'ingresso, parecchie troupe di giornalisti avevano presidiato l'Elysium Tower per quasi una settimana, ma il loro numero era andato via via scemando con il passare dei giorni, e adesso quasi non si facevano più vedere. Forse, però, qualcuno di loro non si era ancora arreso. Oppure si trattava di un membro solitario del suo nutrito fan club, sempre straordinariamente rapido a materializzarsi ogni volta che c'era una seppur minima chance di incontrarlo di persona.
In ogni caso, restava da chiarire come diavolo avesse fatto a riconoscerlo. D'altronde, non poteva mica essere stato l'unico ad uscire quella sera passando per l'ingresso principale, ed era altrettanto sicuro di non aver commesso errori, eppure...
Fortuna. Solo fortuna. Ne era certo. Qualcosa che ora sarebbe terminata.
Ripulito per bene il fondo e le pareti della vaschetta da ogni residuo di gelato, Alessandro fece sparire il cucchiaio, gettò il contenitore ormai vuoto nel primo cestino disponibile, e non appena gli si presentò l'occasione, svoltò al primo angolo a destra.
Come previsto, la ragazza ovviamente lo seguì, ma quando anche lei ebbe imboccato la strada laterale, tutto ciò che si trovò di fronte fu un marciapiede deserto. A giudicare dal modo in cui inchiodò all'improvviso, la scoperta doveva averla spiazzata.
Restando appollaiato sul davanzale di una finestra, una ventina di metri più in alto, Alessandro la osservò divertito mentre procedeva con ostentata disinvoltura lungo il marciapiede, controllando dietro le auto parcheggiate, negli androni degli edifici e persino alle proprie spalle, nell'illusione che colui che stesse cercando fosse rimasto indietro in qualche modo. Tuttavia, affinché comprendesse quel che era accaduto, non le ci volle molto e, infatti, dopo essersi fermata di nuovo in mezzo al marciapiede, appoggiò le mani sui fianchi, scuotendo la testa con aria sconfitta.
Ci hai provato pensò Alessandro gongolando.
Avendolo scambiato per un suo simile, un piccione ben pasciuto atterrò sul davanzale proprio accanto a lui, ma Alessandro non ci badò. Era troppo preso a guardare la ragazza mentre faceva dietrofront e si avviava lungo il marciapiede, soltanto per bloccarsi improvvisamente dopo appena qualche metro.
La ragione di tale comportamento non fu difficile da intuire. Nel momento stesso in cui era sbucato da dietro l'angolo della strada, un passante aveva cominciato a procedere a passo spedito verso di lei, e non appena ebbe incrociato il suo sguardo, accelerò ulteriormente l'andatura.
Reagendo con una prontezza fin troppo eloquente, la ragazza si voltò subito e, senza dire nulla, cominciò ad allontanarsi nella direzione opposta.
''Violet, aspetta!'' le gridò l'uomo correndole dietro.
La ragazza, però, non sembrò aver sentito la richiesta, tant'è che continuò a camminare imperterrita lungo il marciapiede come nulla fosse. Essendosi ormai messo a correre, il suo inseguitore la raggiunse in pochi secondi, e dopo averla aggirata le sbarrò la strada. Solo allora Violet si decise a prestargli attenzione.
Restando immobile sul davanzale, Alessandro osservò con evidente interesse i due che cominciavano a parlare tra di loro, e avrebbe anche continuato a farlo, se non fosse stato per l'arrivo di altri due piccioni. Quando l'ultimo arrivato cominciò a beccarlo sull'ala, infatti, si rese conto che fosse venuto il momento di cambiare aria, e perciò planò fino ad un piccolo alberello, che si trovava proprio davanti alla coppia.
Nascosto in mezzo ai rami coperti di gemme, riprese quindi a seguire la discussione, fattasi nel frattempo abbastanza animata da essere sentita anche da una certa distanza.
''...potremmo fare un altro tentativo'' disse l'uomo con voce gentile.
''Jason, ti prego, non è il momento'' rispose Violet, tenendo lo sguardo rivolto verso una delle finestre dello stabile alla sua destra.
''E quando sarebbe il momento?!'' sbottò Jason accalorandosi.
''Non questo'' rispose Violet asciutta.
Tentò di superarlo, ma lui glielo impedì mettendosi ancora in mezzo.
''Con non questo intendi mai?'' la incalzò acido lui. ''Sempre così con te. Non è mai il momento!''
''Jason, lasciami andare'' ordinò Violet quando il ragazzo le sbarrò la strada per la terza volta.
''Prima ne discutiamo'' insistette Jason afferrandole il braccio.
''Non c'è niente di cui discutere'' ribatté Violet, chiaramente a disagio. ''Tu hai la tua vita e io la mia. Ora lasciami''
''No'' disse Jason risoluto.
''Jason!'' sbottò Violet cercando di divincolarsi. ''Ti ho detto di lasciarmi!''
L'espressione sul viso di Jason si fece minacciosa.
''Sei solo...''
Ma non poté finire la frase, perché, proprio in quel momento, una voce sconosciuta e profonda risuonò alle sue spalle.
''C'è qualche problema?''
Sobbalzando per lo spavento, Jason lasciò andare Violet e si voltò per scoprire chi fosse stato a parlare. Col suo metro e novantacinque Alessandro lo superava in altezza di circa una decina di centimetri, ma per il resto sembrava un normale trentenne dai capelli castani. Al contrario, il suo interlocutore li aveva neri, ed era lampante che fosse notevolmente meno muscoloso.
Forse anche per il fatto di sentirsi in netto svantaggio, prima di rispondergli Jason si assicurò di riacquistare una parvenza di sangue freddo.
''Nessun problema'' disse sbrigativo, ''stiamo solo parlando''
Alessandro lo ignorò e si rivolse direttamente a Violet.
''Signorina, c'è qualche problema?'' chiese gentilmente.
''Non mi hai sentito?'' disse Jason irritato. ''Ho detto che non ce ne sono''
''Quindi non le dispiacerà se la signorina risponde personalmente, senza che qualcuno le metta le parole in bocca'' replicò Alessandro gelido.
Violet cercò di parlare, ma venne stoppata subito.
''Ti vuoi decidere a levarti dalle palle?'' sibilò Jason a denti stretti. ''Questi non sono affari tuoi''
''Se qualcuno è trattenuto contro la sua volontà, lo diventano'' gli fece notare Alessandro in tono pacato.
''Adesso hai davvero rotto, stronzo!'' sbottò Jason dandogli una spinta, che non sortì alcun effetto.
''Potrei dirti lo stesso'' replicò impassibile Alessandro, ''coglione''
Fu la goccia che fece traboccare il vaso già pieno fino all'orlo. Con il volto deformato a causa della rabbia, Jason infilò la mano all'interno della giacca e ne estrasse una Glock, che puntò dritto al petto di Alessandro.
''E ora come la mettiamo?'' ringhiò furente. ''Ti è passata la voglia di fare l'impiccione?''
''Jason, ti prego, non fare pazzie'' lo implorò Violet con voce soffocata.
Un uomo abbastanza corpulento, impegnato a bere una bibita da un bicchierone con la cannuccia, si trovava a circa una ventina di metri dal gruppetto quando Jason estrasse l'arma e, a giudicare dalla sua reazione, parve cogliere il messaggio. Girando sui tacchi con la grazia di un ballerino professionista, ripercorse a ritroso il tragitto appena compiuto, mantenendo sempre la stessa andatura.
Nel frattempo, Alessandro fissò con espressione indifferente la canna della pistola puntata al suo petto, e poi si rivolse all'aggressore.
''Libero di spararmi se ti va''.
Sopraffatta dall'incredulità, Violet sgranò gli occhi, mentre Jason inarcava le sopracciglia e storceva la bocca in una smorfia. Di fronte alla sua espressione attonita, Alessandro si limitò ad accennare un sorriso.
''Cos'è, non hai sentito?'' domandò beffardo.
Jason divenne rosso per la rabbia.
''Pazzo schizzato che non sei altro!'' commentò furente. ''Vuoi forse morire?!''. E gli premette con più forza la volata dell'arma contro il petto.
''E tu ti diverti a perdere tempo?'' lo spronò Alessandro inclinando la testa di lato.
''Ma che sta dicendo?!'' sbottò Violet sconvolta. ''La prego, non lo provochi!''
Alessandro però non le diede ascolto e, anzi, fece un passo avanti, costringendo l'aggressore ad arretrare. Jason appoggiò il dito sul grilletto, ma non ebbe ancora la forza di premerlo.
''Coraggio'' insistette Alessandro tranquillo, ''svuotami pure addosso il caricatore''. La sua voce si fece improvvisamente fredda, e molto più profonda. ''Ma ti giuro, che quando avrai finito...''
Arricciò le labbra in un ringhio.
''Ti strappo questa pistola dalle mani e te la faccio mangiare'' sibilò minaccioso.
Violet era allibita e anche se Jason continuò a tenere l'arma puntata, dal modo in cui la mano gli stava cominciando a tremare, risultava difficile prevedere fino a dove si sarebbe spinto. Approfittando di quell'attimo di debolezza, Alessandro scoprì i denti fino alle gengive, rivelando una chiostra di zanne aguzze.
Sussultando per lo spavento, Jason indietreggiò in tutta fretta di un paio di passi.
''Cosa c'è?'' gli domandò Alessandro con semplicità. ''Hai cambiato idea per caso?''
Per tutta risposta Jason infilò di nuovo la pistola sotto la giacca, e non appena si fu voltato, corse lungo il marciapiede senza voltarsi indietro. Affiancando Alessandro in silenzio, Violet fissò incredula la sagoma del ragazzo mentre fuggiva in direzione di Madison Avenue, smettendo soltanto quando non lo vide scomparire dietro l'angolo dopo aver urtato un pedone.
''Ma che...'' sussurrò confusa Violet.
''Tutto bene?'' le chiese Alessandro in tono gentile.
''Ehm...sì'' rispose incerta Violet.
''Meno male'' commentò Alessandro sollevato.
Violet incrociò il suo sguardo e, per la prima volta, i due ebbero l'occasione di scrutarsi a vicenda senza distrazioni.
Era una ragazza poco sopra i venti, dalla pelle molto chiara, quasi pallida, con gli occhiali dalla montatura abbastanza spessa, e una lunga chioma di capelli neri lunga fino all'ombelico. Nonostante la sua espressione incredula e la fronte aggrottata non contribuissero a risaltarlo, non si poteva dire che non fosse dotata di una certa avvenenza.
Tuttavia, in quel momento Alessandro aveva ben altro per la testa che prestare attenzione a simili dettagli. La sua preoccupazione più grande, infatti, era che dopo quanto appena accaduto la ragazza cominciasse a sospettare qualcosa. Timore che, ovviamente, non tardò a concretizzarsi. Nell'arco di pochissimi istanti, lo stupore sul viso di Violet si dissolse, venendo sostituito da un interesse che diventava sempre più evidente ad ogni secondo che passava. Fu allora che Alessandro capì di doversi dileguare alla svelta.
''Mi scusi se mi sono intromesso'' disse affabile, mentre cominciava a muovere qualche timido passetto in avanti. ''Buona serata''
Aveva percorso a malapena un paio di metri, quando Violet lo richiamò.
''Aspetta un attimo!''
Stringendo i denti, Alessandro si voltò di malavoglia, aspettandosi il peggio, e alla fine ci andò molto vicino. Tenendo le braccia incrociate davanti al corpo, Violet lo scrutava compiaciuta, con un sorrisetto sornione stampato in faccia.
''Sparami pure'' ripeté beffarda, ''ti faccio mangiare la pistola, e poi Jason che se la dà a gambe così all'improvviso''. Gli scoccò un'occhiata eloquente. ''Mi stavi seguendo, Kama?''
Mi stavi...seguendo? No, non poteva averlo detto sul serio. Era troppo assurdo. Eppure l'aveva fatto comunque.
Trovando l'intera faccenda di un'ilarità irresistibile, Alessandro scoppiò a ridere in mezzo al marciapiede. Violet inarcò le sopracciglia, chiaramente stupita.
''Cosa c'è?'' chiese confusa, non appena l'interlocutore riuscì a calmarsi.
''Niente'' rispose Alessandro. ''È solo, che non mi aspettavo potesse esistere qualcuno con una faccia tosta così grossa''
All'inizio, Violet provò a fingere di non aver capito, ma fu sufficiente un rapido scambio di sguardi per rendersi conto che quella strategia fosse destinata al fallimento, e così, gettò la spugna.
''Era buono il gelato?'' chiese a bruciapelo.
''Sì, lo era'' rispose Alessandro impassibile.
Violet sospirò.
''Cerca di capire, volevo solo incontrarti'' spiegò in tono conciliante.
Alessandro levò gli occhi al cielo.
''Ti concedo due selfie, con trasformazioni a scelta'' disse mostrandole l'indice e il medio, ''ma niente robe strane e scordati le bestie appariscenti. Sono uscito per prendere un gelato, non ci tengo a far intervenire l'esercito''
''Non mi interessano i selfie'' ribatté Violet asciutta.
Le sopracciglia di Alessandro schizzarono subito verso l'alto.
''Ah, questa sì, che è una buona notizia'' disse piacevolmente sorpreso.
''Sono una giornalista''.
Il sorriso di Alessandro evaporò all'istante.
E questa molto meno
''Posso farti qualche domanda?'' chiese Violet gentilmente.
''Ma l'hai appena fatto'' le fece notare Alessandro, ''e purtroppo il mio limite è uno''. Le scoccò un ampio sorriso. ''Buonanotte''. E senza aggiungere altro, si voltò, per poi avviarsi in direzione del tratto di marciapiede che conduceva a Central Park.
''Dai, in fondo che ti costa?'' lo incalzò Violet, con la stessa voce supplichevole di un bambino intento a chiedere un nuovo giocattolo al padre.
''Minuti preziosi, che potrebbero essere assai più proficuamente impiegati'' rispose lui senza smettere di camminare.
''Per esempio?'' gli chiese Violet, affiancandolo.
''Starmene spaparanzato sul divano guardando le pubblicità'' ipotizzò Alessandro scrollando le spalle, ''far spaventare i turisti impersonando i piccioni, cercare di leccarmi il gomito e riuscirci. Tutte cose molto più divertenti''
''E se ti rimborsassi il disturbo?'' propose Violet mentre una coppia di anziani, proveniente dalla direzione, opposta li superava, passandogli accanto.
Alessandro sgranò gli occhi.
''Vuoi davvero pagare solo per parlare con me?'' domandò incredulo e divertito allo stesso tempo. ''Non sono mica Hemingway''
''Non intendevo soldi'' replicò Violet sbrigativa. '' ma...offrirti la cena''
''Ho già cenato'' tagliò corto Alessandro.
''Un drink, allora''
''Non bevo''
''Caffè?''
''Mi fa schifo''
''Una cioccolata!'' sbottò Violet esasperata.
''Mi piace la cioccolata'' confessò Alessandro con semplicità.
Violet sorrise speranzosa.
''Ma Tommy in credenza ha il preparato, per cui...''
''Intendi Thomas Campbell?'' lo interruppe Violet, cogliendo la palla al balzo. ''Da quanto stai da lui?''
Nonostante fosse ormai in procinto di murare forma e volare via, Alessandro inchiodò sul posto.
Che imbecille. Erano settimane che si spettegolava di come stesse collaborando con The Last e il suo fondatore, ma sebbene qualche voce solitaria si fosse spinta ad insinuare che alloggiasse a casa dei Campbell, nessuno era mai stato in grado di provarlo. Perlomeno, fino a quel momento.
Cercando di ignorare il sorrisetto trionfante, che era affiorato sulle labbra di Violet, Alessandro le puntò l'indice contro, scoccandole uno sguardo penetrante.
''Tu, non lo dirai a nessuno'' disse perentorio.
Violet non parve affatto impressionata.
''Se no?'' chiese impassibile.
''Se no...''
Pu essendosi interrotto a metà della frase per mancanza di idee, un'illuminazione improvvisa gli fornì l'ispirazione di cui aveva bisogno. Un battito di ciglia, e la testa di Alessandro venne sostituita da un muso di iena con le zanne in bella mostra.
Violet socchiuse la bocca per lo shock, ma senza neppure darle il tempo di riprendersi, lui incominciò a ridacchiare a pochi centimetri dalla sua faccia, in quella che era un'imitazione impeccabile del verso originale. Tuttavia, prima che la ragazza recuperasse lo stesso contegno impeccabile di poco prima, non ci volle molto.
''Guarda che Halloween è finito da un pezzo'' sentenziò beffarda, mentre incrociava le braccia davanti al corpo.
Per alcuni istanti Alessandro meditò sulla possibilità di farle paura sul serio, ma se ne pentì subito, e quando una donna con un beagle al guinzaglio, varcò il primo androne alle loro spalle qualche secondo dopo, lui aveva già riacquistato sembianza totalmente umane.
''Senti, non dirlo e basta, ok?'' disse riacquistando un tono gentile. ''Se scoprono che sto da lui non lo lasceranno più in pace''
Violet sorrise.
''Facciamo così, tu rispondi a qualche mia domanda'' esordì affabile, ''e in cambio chiuderò un occhio''
Un ricatto bello e buono; non c'erano altre parole per descriverlo. Tuttavia, avrebbe sempre potuto rifiutarsi. Mandarla al diavolo e volare via. D'altronde, quando anche fosse uscito lo scoop che lo dipingeva come uno che viveva a sbafo dai Campbell, lui poteva benissimo finta di nulla. Non esistevano leggi che lo obbligassero ad affrontare i giornalisti, se non voleva.
Ma così facendo, Tommy e Rebecca sarebbero stati assaliti ogni volta che uscivano di casa, e questo non andava bene. La verità era che si trovava con le spalle al muro, e quella semplice consapevolezza riuscì ad irritarlo al punto da fargli arricciare il naso in una smorfia. Perché doveva sempre ficcare il naso negli affari altrui?!
Vedendolo così astioso, Violet cercò di addolcire l'offerta.
''Conosco un posto carino, qua vicino, dove servono la cioccolata anche a quest'ora'' propose suadente, ''offro io''
Alessandro chiuse gli occhi emise un lungo sospiro.
''Lascia perdere'' tagliò corto. ''Ho la...''
Carta di credito
Interrompendosi a metà della frase, Alessandro controllò subito il contenuto della tasca interna della giacca, soltanto per scoprire quel che già sapeva. Quando ritrasse la mano, tra il polpastrello del pollice e dell'indice, c'era un minuscolo quadratino argentato, sottile come un foglio di carta.
''Ma anche no''.
E con palese stizza, gettò ciò che restava della carta di credito sul bordo della strada, accanto ad un tombino.
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