Capitolo 50 - Simili eppur diversi
Ryan tenne premuto l'erogatore fino a quando il bicchiere di plastica che teneva in mano non fu pieno per tre quarti di acqua bollente, e a quel punto colmò la differenza ricorrendo a quella fredda. Un paio di bolle risalirono dal fondo del dispenser a boccione, per poi esplodere e dissolversi non appena ebbero raggiunto la superficie.
Date un paio di soffiate dentro al bicchiere d'acqua calda, ne prese un piccolo sorso per essere certo di non ustionarsi, ma una volta appuratolo lo vuotò in un colpo solo. Aveva appena finito di buttare il bicchiere vuoto nel cestino, quando con la coda dell'occhio scorse una strana macchia nera irrompere senza alcun preavviso all'estremità destra del proprio campo visivo.
Sobbalzando per lo spavento, Ryan si voltò subito in quella direzione, ritrovandosi faccia a faccia con un bambino di circa sei anni, vestito con un completo elegante adeguato alla sua età.
''Ciao'' disse il piccolo con semplicità.
''Ciao, piccolo'' disse distrattamente Ryan, guardando in entrambe le direzioni del corridoio in cui si trovavano. ''Dove sono i tuoi genitori?''
''Non ci sono'' rispose il bambino con una vocetta adorabile. ''Sono venuto da solo''
''Oh, sicuro'' commentò divertito Ryan. ''Dai dimmi chi sono tuo padre e tua madre. Sei per caso il figlio del generale Roberts?''
Il bambino nascose le mani dietro la schiena e prese a dondolarsi sui talloni.
''È un segreto'' rispose curvando le labbra in un sorriso birichino.
''Oh, ma io so mantenere i segreti'' gli promise Ryan, sperando in questo modo di vincere la sua ritrosia.
Per tutta risposta il piccolo gli fece cenno di abbassarsi, così che potesse sussurrargli qualcosa all'orecchio.
Ryan roteò gli occhi al cielo emettendo un sospiro.
''Non credi di esagerare?'' domandò ironico mentre si portava al suo stesso livello, poggiando un ginocchio sulla moquette.
Ottenuto quel che voleva, il bambino unì le mani a coppa attorno al suo orecchio, per poi sussurrargli poche semplici parole.
''E adesso mi riconosci Ryan?''
Ryan scattò in piedi come avesse appena ricevuto un'ustione, anche se si guardò bene dal distogliere lo sguardo dal bambino in mini-smoking che gli stava davanti. La profonda voce di maschio adulto, con cui il piccolo aveva parlato, era riuscita a gelargli il sangue.
''Kama'' sussurrò atterrito, '' sei tu?''
''Indovinato!'' esclamò lui, riacquistando il tono di voce infantile.
Col cuore che batteva all'impazzata per lo spavento, Ryan si portò la mano alla fronte, pregando che non gli venisse un infarto.
''Non ci posso credere'' disse con voce tremante. ''Tutto questo è... e dove hai preso quel vestito?!''
''Mi dona, vero?'' chiese tutto compiaciuto Alessandro, stirandosi il papillon allacciato al colletto. ''L'ho copiato da uno dei marmocchi che ho visto in sala da pranzo''
Ryan sgranò gli occhi.
''Ma come diavolo fai?'' chiese scandalizzato, mentre cercava di recuperare almeno un briciolo di sangue freddo.
''Segreti del mestiere, Ryan'' rispose vago Alessandro, senza abbandonare il tono scanzonato. ''Dovresti sapere che un prestigiatore non svela mai i suoi trucchi''
''Ma che trucco e trucco!'' sbottò tra lo stupito e il disgustato. ''Questo è qualcosa di assurdo, folle...'' Increspò le labbra in una smorfia. ''E inquietante''
A dispetto del suo tono, Alessandro non parve affatto risentito.
"Su, non fare il guastafeste, in fondo mi sto solo divertendo un po' " Gli diede una pacca amichevole sul braccio. ''Cerca di stare al gioco''
Ryan lo fissò impassibile, restando ingessato come una statua di cera, finché non sentì riecheggiare alla sua destra un rumore di passi in avvicinamento. Pochi secondi dopo due agenti dei servizi passarono davanti all'imboccatura del loro corridoio, ma con suo enorme sollievo alla fine proseguirono oltre.
Rendendosi conto che permettere a qualcuno di vederlo in compagnia di quel bambino non fosse affatto una buona idea, Ryan fece cenno ad Alessandro di seguirlo, per poi guidarlo attraverso la prima porta aperta in cui si imbatterono.
La stanza in questione sembrava essere stata adibita a libreria, anche se ciò che balzava subito all'occhio non erano gli scaffali ingombri di tomi, bensì il mappamondo vintage al centro della camera e il caminetto acceso in fondo.
Nel tentativo di allontanarsi dall'ingresso il più possibile, Ryan si diresse proprio verso lo spazio vuoto che c'era tra questi due, fermandosi a ridosso della struttura in legno dentro cui era incassato il mappamondo. Aveva appena messo piede sul persiano che ricopriva quella zona del pavimento, quando si voltò di scatto ed affrontò Alessandro.
''Insomma, che cosa vuoi?'' gli chiese brusco.
''Volevo solo parlare con te'' lo rassicurò lui, accennando un sorrisetto, ''e con i tuoi genitori che mi stanno col fiato sul collo, la cosa mi sembrava un tantino complicata''
Ryan deglutì e guardò un'altra volta quello che aveva tutto l'aspetto, e parlava con la voce, di un bambino in età da prima elementare. All'idea di ciò che si nascondeva dietro quelle sembianze in apparenza così innocenti, un brivido gelido gli risalì lungo la schiena.
''Non lo so, non ce la faccio'' confessò scuotendo la testa, ''è troppo strano''
''Cerca di vedere oltre le apparenze, lascia perdere l'involucro che ci sta attorno'' lo spronò Alessandro infilandosi le mani in tasca. ''Parla con me Ryan. Sono sempre io''
''Ma quanti anni hai?'' sbottò lui.
Alessandro levò l'indice in aria.
''Attento Ryan'' lo avvertì in tono scherzoso, ''non fare domande di cui non vorresti conoscere la risposta''
''Perché dovrei averne paura?'' chiese aggrottando la fronte.
''Come ti sentiresti se venissi a scoprire che il futuro della politica mondiale è in mano ad un bambino di cinque anni?'' lo incalzò ironico Alessandro.
L'espressione di Ryan si fece apatica.
''Lasciamo perdere'' disse con aria stanca.
Alessandro fece un gran sorriso e Ryan sospirò.
''Perché volevi parlarmi?''
''Per sapere la tua opinione'' rivelò Alessandro tranquillo. ''Su di me, su quello che sto facendo...''
Gli scoccò un'occhiata eloquente.
''E su ciò che sta tentando di fare tuo padre''
L'espressione di Ryan rimase impassibile.
''Te ne sei accorto, vero?'' chiese asciutto.
''Non è stato poi tanto difficile'' rispose Alessandro scrollando le spalle. ''D'altronde, in quel monologo non abbondavano i sottintesi''
Ryan distolse lo sguardo, e una volta appoggiata la schiena contro la parete incrociò le braccia davanti al corpo.
''Tutto, tutto quello che hai sentito stasera, sono solo menzogne'' confessò tenendo gli occhi bassi. ''Non c'era niente di vero. Solo vuota retorica, ipocrisia, bugie e mezze verità. Nient'altro''
All'inizio Alessandro si limitò a fissarlo restando dov'era, ma dopo qualche secondo di attesa andò ad appoggiarsi alla parete accanto a Ryan.
''Beh, che dire... apprezzo molto la tua sincerità'' disse in tono cortese.
''Sei sarcastico?'' domandò Ryan beffardo.
''No, affatto'' insistette Alessandro tranquillo. ''Lo trovo onesto''
''E tu invece?'' lo incalzò Ryan incrociando il suo sguardo. ''Tu sei sincero?''
Alessandro alzò un sopracciglio.
''Ho dato l'impressione di essere un bugiardo?''
''Mi hai dato l'impressione di essere pericoloso'' ribatté Ryan.
Sul volto da bambino di Alessandro calò un'ombra.
''Dipende verso chi'' rispose freddamente.
''Perdonami, ma saperlo non mi rassicura granché'' confessò Ryan sarcastico.
''Quindi mi credi pazzo o solo un delinquente?'' chiese acido Alessandro.
''Non so niente di te'' ammise Ryan esasperato. ''Nessuno sa niente di te, è proprio questo il problema''. Gli scoccò un'occhiata eloquente. ''E il tuo biglietto di presentazioni non fa ben sperare''
''Ma cos'ho fatto di male?!'' sbottò Alessandro indignato, sbattendo le braccia lungo i fianchi.
Tale era la sua rabbia che si allontanò da lui e andò a piazzarsi davanti al mappamondo vecchio stile al centro della stanza. Appoggiatovi il dito sopra diede un colpetto deciso verso sinistra e lo fece ruotare ad altissima velocità, come una gigantesca trottola.
''Il problema non è quello che hai fatto, ma quello che vuoi fare'' ribatté Ryan.
Alessandro smise di fissare il mappamondo in movimento e si voltò verso di lui.
''Ti piacciono le guerre e ammiri le autocrazie?'' chiese beffardo incrociando le braccia.
''Non scherziamo'' rispose asciutto Ryan.
''Allora non ci sono problemi'' disse Alessandro tornando a sorridere, ''siamo sulla stessa lunghezza d'onda''
''Dimentichi solo un piccolo particolare'' gli fece notare Ryan. ''Il come''
''Quello mi sembrava abbastanza chiaro'' ribatté Alessandro divertito.
Tornò a guardare il mappamondo e ne interruppe la corsa piazzando il dito in un punto a caso, che alla fine si rivelò essere la Corea del Sud.
''Purtroppo sì' disse Ryan gelido.
''Purtroppo?'' lo incalzò Alessandro voltandosi a guardarlo.
''Non si costruisce la pace sulla violenza'' affermò Ryan.
Nonostante avesse cercato di trattenersi, Alessandro scoppiò a ridere. Ryan lo fissò impassibile senza dire né fare niente, aspettando con le braccia conserte che la smettesse. Per sua fortuna, non dovette attendere a lungo.
''Ammiro il tuo idealismo, Mahatma Gandhi'' confessò ironico Alessandro, appoggiandosi contro il mappamondo, ''ma permettimi di dubitare dell'applicazione pratica di questa nobile massima''
''L'alternativa che proponi tu però è sbagliata'' insistette Ryan risoluto.
''Non sbagliata, realistica'' precisò Alessandro. ''I miei metodi potranno anche non piacerti, ma considerando i risultati, direi che il gioco vale senz'altro la candela''
''Questo è tutto da vedere''
''Aprire gli occhi aiuterebbe'' obiettò Alessandro sogghignando.
''In Somalia hai avuto fortuna'' gli ricordò Ryan, ''non andrà sempre così''
''Questo è tutto da vedere'' lo canzonò Alessandro.
Ryan sfogò la propria frustrazione emettendo un lungo sospiro con gli occhi chiusi.
''Anche sorvolando sul tipo di approccio'' premise sforzandosi di mantenere un tono pacato, ''quali sono le vere ragioni che ti spingono? Davvero vuoi farmi credere che agisci in maniera disinteressata? Chi si nasconde dietro di te? Come hai avuto i poteri?''
''Quante domande, Ryan'' protestò Alessandro afferrandosi la testa con aria scherzosa. ''Scegline una oppure il mio povero cervello rischia di andare in crisi''
''Gioca pure al supereroe dei cinecomic la cosa ti diverte, ma ho conosciuto troppi mascalzoni per credere sul serio che tu agisca senza che ci sia qualcuno dietro le quinte a muovere i fili''.
Sbuffò irritato e si mise a guardare il camino dentro cui scoppiettava il fuoco.
''A questo mondo nessuno fa niente per niente'' disse tetro.
''Le eccezioni esistono'' notò Alessandro con semplicità, ''io potrei essere una di loro''
''Certo, e mio padre è un paladino della classe operaia'' scherzò Ryan senza distogliere gli occhi dalle fiamme.
''Libero di non credermi, ma io non sono al servizio di nessuno'' insistette Alessandro in tono piatto.
Ryan si voltò verso di lui.
''Ma come?'' chiese simulando stupore. ''Mi vuoi dire che non sei un agente della provvidenza divina?''
Le labbra di Alessandro si ridussero a una linea estremamente sottile. Il ricordo di quanto aveva visto, un paio di sere prima, ad un notissimo talk show americano, lo fece avvampare.
''Quando l'ho sentito...''. Strinse i pugni con forza, mentre un ghigno sinistro gli deformava il volto. ''Avrei tanto voluto strapparmi il fegato e mangiarmelo''
''Lo prendo come un no'' commentò Ryan tranquillo.
''Ho detto che voglio fare il bene dell'umanità, e magari penso che quanto stia tentando di realizzare sia qualcosa di giusto'' premise Alessandro tornando a parlare normalmente. ''Ma da qui a credermi una sorta di messo angelico ce ne passa. E parecchio''
Ryan abbozzò un sorriso.
''Perlomeno non sei pazzo''
''Sono un essere umano Ryan, non voglio stare qui a girarci intorno'' confessò Alessandro sbrigativo. ''Sono pieno di difetti, ho parecchie mancanze, e temo di non essere poi molto sveglio, ma almeno ci sto provando''.
Si voltò a scrutare il mappamondo con in volto un'espressione indecifrabile.
''Anche se ci dovessi mettere tutta la vita, io ci riuscirò. Cambierò il corso della storia, e farò sì che l'umanità entri in una nuova era. Niente più guerre o tirannie. Solo un mondo in pace''
Ascoltando il fervore con cui parlava, l'espressione di Ryan si fece improvvisamente seria, senza alcuna traccia di scherno o scetticismo. Era evidente che fosse rimasto profondamente colpito, e la battutina sarcastica, che aveva preso forma nella sua mente solo pochi secondi prima, non affiorò mai sulle sue labbra.
''Mi sembri... sincero''
Alessandro tornò ad incrociare il suo sguardo e gli scoccò un sorriso.
''Grazie''
Ryan non aveva nemmeno fatto in tempo ad aprir bocca, quando all'interno della stanza fece irruzione sua madre. All'inizio si limitò a gettare una rapida occhiata in giro, come se stesse cercando qualcosa, ma quando incrociò lo sguardo del figlio emise un sospiro e gli andò incontro.
Essendo seminascosto dietro il mappamondo, Brianna passò accanto ad Alessandro senza nemmeno accorgersi della sua presenza.
''Ryan, hai visto Kama?'' gli domandò non appena l'ebbe raggiunto.
Cercando di non farsi notare, Ryan gettò l'occhio alle spalle della madre, nella direzione dove lui sapeva bene trovarsi l'obiettivo della sua ricerca. L'aveva appena fatto quando Alessandro, pur mantenendo la sua forma da bambino, curvò le labbra in un agghiacciante sorriso da stregatto, talmente ampio e innaturale da raggelare il sangue.
Il cuore di Ryan mancò un battito.
''Ehm, no'' rispose con una vocina, mentre tornava a guardare la madre.
''Dannazione!'' sbottò Brianna a denti stretti. ''Dove diavolo è andato a cacciarsi quell'essere?''
''Magari è solo andato in bagno'' ipotizzò Ryan, cercando di riacquistare un briciolo di autocontrollo.
''Jordan e gli altri hanno già controllato e non c'è''. Sbuffò irritata e si mise a guardare in direzione della finestra. ''Non voglio che se ne vada a zonzo in giro per casa, mi fa senso''
Approfittando di quel breve attimo di distrazione, Ryan lanciò un'altra occhiata ad Alessandro, che non solo continuava a sfoggiare lo stesso raccapricciante ghigno, ma aveva pure iniziato a rivolgere linguacce in direzione della first lady, facendo la verticale sopra il mappamondo. Sforzandosi al massimo per non urlargli contro, Ryan si limitò a trafiggerlo con lo sguardo, nel tentativo di trasmettergli in quel modo il proprio pensiero.
Smettila, dannazione!
Alessandro però non smise, e quando Brianna fece per voltarsi, Ryan fu costretto ad intervenire.
''Ehm, mamma...''
''E te poi'' sbottò Brianna fulminandolo con un'occhiataccia inattesa, ''che ti è saltato in mente di andare a punzecchiarlo? Dopo tutta la fatica che abbiamo fatto io e tuo padre. Proprio stasera dovevi giocare al woke rompipalle?!''
''Ehm...''
Brianna decise di ignorarlo e si voltò verso l'uscita, accorgendosi finalmente del bambino alle sue spalle. A quel punto però, Alessandro aveva già smesso di stare in equilibrio sul mappamondo, e pure quell'orrendo sorriso, che si era ostinato ad esibire fino a pochi istanti prima, sembrava essere scomparso nel nulla, lasciando il posto ad un'espressione serena.
Ryan tirò un silenzioso sospiro di sollievo.
''E tu chi sei?'' chiese Brianna aggrottando la fronte.
''È il figlio dell'ammiraglio Carter'' disse prontamente Ryan, volendo evitare che sorgesse qualche sospetto. ''Stavamo chiacchierando''
L'espressione dubbiosa di Brianna parve dissolversi.
''Strano, credevo avesse una figlia''
''Buonasera, Brianna'' la salutò Alessandro con semplicità.
La first lady sgranò gli occhi.
''Brianna?'' ripeté scandalizzata. ''Per te ragazzino io sono la signora Walker. Non te l'hanno insegnata a casa tua un po' di educazione?''
Ignorando il tono acido con cui gli aveva appena parlato, Alessandro si esibì in un profondo inchino.
''Mi perdoni first lady'' si scusò con garbo.
Di fronte a quella scena al limite dell'assurdo, Ryan dovette compiere uno sforzo titanico per non scoppiare a ridere.
''Ah, lascia perdere'' sbottò Brianna scuotendo la testa. E in poche rapide falcate abbandonò la stanza.
Il rumore dei suoi passi si era appena perso in lontananza, quando Alessandro affiancò Ryan.
''Dove sono andati a finire i modi cortesi e quel sorriso così radioso?'' chiese beffardo incrociando le braccia. ''Li ha dimenticati da qualche parte in corridoio?''
''Mia madre recita la sua parte in commedia'' spiegò Ryan tranquillo. ''Non gli piaci neanche un po', ma non comprometterebbe mai l'operato di papà solo per fartelo sapere''
''Ipocrisia portami via'' squittì Alessandro.
Si avvicinò al caminetto e stese le mani verso il fuoco scoppiettante. Avvertendo soltanto un tiepidissimo tepore, non molto dissimile da quello che provava quando stringeva una mano, decise di avvicinarsi ulteriormente, finché non si ritrovò con i palmi a contatto diretto con le fiamme.
''Ma che fai?!'' esclamò sconvolto Ryan. ''Sei impazzito?!''
Nel tentativo di fermarlo compì uno scatto verso di lui, ma quando lo ebbe raggiunto Alessandro aveva già ritratto le mani. A quel punto gli mostrò entrambi i palmi. Erano perfettamente illesi, senza la benché minima traccia di ustione o bruciatura. Ryan li fissò inebetito.
''Ti preoccupi per la mia incolumità?'' chiese divertito Alessandro abbassando le mani. ''Ma che gentile''
Non sapendo cosa dire Ryan rimase in silenzio, mentre Alessandro tornava a guardare il fuoco.
''Mi piacciono i camini, ma non pensi sia ancora un po' troppo presto?''
''Nixon li accedeva anche in estate e per compensare teneva l'aria condizionata al massimo''
Alessandro ridacchiò.
''In tal caso un punto a favore di tuo padre'' commentò ironico, ''sempre che non usi le banconote come innesco''
''Ti trovi dentro un edificio a cui viene rinnovato completamente lo stile degli interni una volta ogni quattro o otto anni'' gli fece notare Ryan, ''se stai cercando un posto attento al risparmio, ti consiglio di guardare altrove''
''Suppongo tu abbia ragione'' confermò in tono placido, ''anche se ho visto di peggio''
''Tipo a Riyadh?''
Per un brevissimo istante le sopracciglia di Alessandro si inarcarono.
''Cosa intendi?'' domandò fingendo di non capire.
''Andiamo'' disse Ryan rivolgendogli un'occhiata eloquente. ''I sauditi iniziano una guerra fratricida con gli Emirati, bombardano, uccidono, buttano vagonate di miliardi in armamenti, distruggono quel poco di reputazione che gli rimaneva, e poi, quando finalmente sembra che stiano per vincere, si ritirano?''
''Mi pare un compendio perfettamente logico'' commentò Alessandro sarcastico.
''Raccontalo a qualcun altro'' tagliò corto Ryan voltandosi verso il fuoco.
Alessandro rimase in silenzio per qualche secondo, riflettendo tra sé e sé, poi anche lui si mise a scrutare le fiamme dentro il caminetto. La sua espressione era la quintessenza dell'imperturbabilità.
''Gli Jaziri hanno avuto quello che si meritavano'' confessò in un sussurro.
''Quindi confermi'' disse Ryan. La sua era un'affermazione, non una domanda.
''Con te'' precisò Alessandro pacato. ''Solo con te''
Ryan aggrottò la fronte.
''Hai un modo strano di sceglierti i confidenti''
Alessandro scrollò le spalle.
''Che ti devo dire, mi stai simpatico'' ammise scoccandogli un sorrisetto.
''Anche se non condivido niente di quello che fai?'' lo incalzò Ryan.
''Tu ed io vogliamo la stessa cosa'' gli ricordò Alessandro. ''La differenza tra noi due sono solo i metodi''
''Come se fosse dire poco''
''Ne riparleremo tra qualche anno'' disse Alessandro senza perdere l'aplomb. ''Per allora ti sarai ricreduto''
''La tua sarà una lunga attesa'' commentò ironico Ryan.
''Da tempo al tempo''. Si scrocchiò le dita delle mani. ''Adesso però sarà meglio che vada, preferirei evitare di far venire una crisi di nervi ai tuoi''.
Stese il braccio verso di lui, porgendogli la mano.
''Buonanotte Ryan, è stato un piacere conoscerti''
Per alcuni secondi Ryan si limitò a fissare incerto il suo palmo aperto, ma alla fine ricambiò la stretta del bambino.
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