Capitolo 48 - Il discorso
''Bene così, fermi, e...''
Il fotografo premette il pulsante di scatto e il duo al centro della scena fu investito da un flash abbagliante.
''Perfetto signori''.
Alessandro mollò la mano di Walker, ma il fotografo lo richiamò prima ancora che fosse riuscito a voltare la testa verso di lui.
''Mi scusi, ma potremmo rifarne un'altra con la forma grande?''
Dopo che ebbe incrociato lo sguardo col presidente, Walker gli diede il suo assenso con un cenno del capo, e in un battito di ciglia Alessandro assunse l'aspetto intimidatorio con cui ormai il mondo aveva imparato a conoscerlo.
Come se non stessero aspettando altro, la folla di giornalisti, radunati dietro il cordone di sicurezza in fondo alla sala, scattò con la prontezza di un atleta ai blocchi di partenza, sommergendoli sotto una valanga di flash. Sovrastando Walker di oltre un metro, Alessandro fu costretto a curvarsi per stringergli la mano e restare al contempo all'interno dell'inquadratura, rendendo la scenetta parecchio imbarazzante per entrambi.
''Ottimo'' commentò soddisfatto il fotografo non appena ebbe effettuato lo scatto.
Intanto che l'uomo controllava il proprio lavoro sul display della macchina digitale, Walker mollò la presa sulla mano di Alessandro, che quindi poté riacquistare l'aspetto precedente.
Il presidente era un uomo alto, ormai prossimo alla cinquantina, e dai folti capelli castani. Vestiva un completo blu scuro che ne metteva in risalto la corporatura massiccia, lascito di un lontano passato da giocatore di football, dove adesso però le spalle larghe e i bicipiti sviluppati si trovavano a coesistere con una leggera pancetta.
''Presa salda, mi piace'' commentò annuendo soddisfatto. ''Significa che sei un tipo determinato''
''Beh, grazie'' disse Alessandro accennando un sorriso.
Walker si curvò leggermente in avanti, nascondendo dietro la mano il lato della bocca esposto ai fotografi.
''E anche il completo, davvero elegante'' sussurrò in tono confidenziale.
Agendo d'istinto, Alessandro abbassò lo sguardo sulla giacca nera che aveva indosso.
''Veramente non sono molto esperto di cene di gala''. Si prese la cravatta tra le dita e la mostrò a Walker. ''Il colore va bene?'' domandò preoccupato.
Il presidente gli rivolse un caloroso sorriso.
''Stai alla grande, tranquillo'' lo rassicurò in tono bonario, dandogli una piccola pacca sulla spalla.
Forse per via di quell'ultimo scambio di battute, i fotografi dietro il cordone di sicurezza raddoppiarono la frequenza con cui effettuavano gli scatti, riempendo la sala col bagliore dei flash.
''Su andiamo'' lo spronò Walker, rivolgendo un cenno verso il corridoio poco più avanti, ''prima che questi ficcanaso ci facciano diventare ciechi''
Alessandro ridacchiò.
''Sì''
Oltrepassate le colonne, che delimitavano il tappeto rosso disposto sopra al pavimento in marmo, Alessandro si preparò a girare a sinistra, ma Walker lo anticipò indicandogli la direzione opposta.
''Da questa parte'' disse con gentilezza, stendendo il braccio verso destra.
''Oh, scusi''
La porta che si trovava alla fine del corridoio era sorvegliata da due guardie in uniforme, che stavano immobili sull'attenti, rigide come statue.
''Signor presidente...'' azzardò Alessandro nervoso.
''Andiamo, puoi pure chiamarmi Viktor'' lo interruppe Walker, ''non c'è bisogno di certe formalità''
Alessandro annuì, anche se la sua espressione rimase tirata.
''Viktor, di solito non è previsto che l'ospite tenga un discorso, vero?'' chiese in preda all'ansia.
Walker si fermò proprio di fronte alla porta e lo guardò con gli occhi sgranati.
''Ma come, non te lo sei preparato?'' chiese incredulo.
''In realtà, io ecco... non...''
Sul volto di Walker tornò ad allargarsi un sorriso.
''Sto scherzando'' lo rassicurò lui. ''Tranquillo, non devi tenere nessun discorso. Tu sei l'ospite d'onore. Il tuo compito è rilassarti, non parlare''
Alessandro emise un lungo sospiro.
''Grazie'' disse riconoscente. ''Mi hai tolto un grosso peso dallo stomaco''
''Meno male'' commentò soddisfatto Walker, ''altrimenti come diavolo le gestivi le nove portate?'' E afferrate le maniglie della porta, la spalancò in un unico fluido gesto.
Prima ancora che varcassero la soglia, dall'interno della stanza si levarono entusiaste grida di giubilo, mentre la gente seduta ai tavoli scattava in piedi applaudendo euforica. Walker mosse un paio di passi dentro la sala da pranzo, per poi battere le mani insieme agli altri.
Spiazzato da quell'accoglienza così calorosa, Alessandro non riuscì a far altro che starsene in piedi sulla soglia, ma quando il presidente lo ebbe invitato ad entrare, incoraggiandolo con dei gesti eloquenti del braccio, si costrinse ad assecondarlo. Sommerso da quella marea di acclamazioni, venne quindi scortato al suo tavolo da Walker, per poi prendervi posto senza nemmeno aver capito in quale punto della sala si trovasse esattamente. Durante tutto il tragitto, i suoi occhi non si erano mai staccati dalla moquette.
Ci vollero oltre un paio di minuti prima che gli applausi cessassero, durante i quali Alessandro tenne lo sguardo sempre puntato sulla tovaglia, ad eccezione di qualche sporadica sbirciatina rivolta verso la platea.
La grande stanza riservata alle cene di stato si presentava affollata come non mai. Tavoli in grado di ospitare almeno otto persone occupavano la gran parte della superficie disponibile, ad eccezione del palco riservato alla piccola orchestra, e di un podio provvisto di microfono.
Ovunque volgesse lo sguardo attorno a lui, non faceva altro che incrociare volti sorridenti ed espressioni gioviali. Gli uomini in smoking e le donne nei loro eleganti abiti da sera lo fissavano lanciandogli occhiate bramose, come se la sua stessa presenza rappresentasse qualcosa di straordinario e unico. Alessandro dubitava di poter ricevere più attenzioni, neppure se fosse stato un Mammut allo zoo.
Aveva appena rialzato la testa, subito dopo che il silenzio era tornato a regnare, quando scoprì che a parte lui, al tavolo non era seduto nessuno. Walker stesso sembrava sparito nel nulla. Tuttavia, prima ancora che potesse voltarsi a controllare dove si fosse cacciato, una voce di donna risuonò alle sue spalle.
''Tutto a posto?''
Alessandro ovviamente si voltò subito, ritrovandosi faccia a faccia con la first lady. Indossava un elegantissimo abito da sera color avorio, e i suoi setosi capelli dorati erano raccolti in una lunga treccia, che pendeva sul davanti accanto al seno prosperoso. Nonostante avesse già avuto modo di vederla in fotografia, Alessandro rimase comunque profondamente colpito dalla bellezza mozzafiato della donna.
''Sì, grazie'' farfugliò a bassa voce, completamente spiazzato da quell'apparizione quasi celestiale.
Rivolgendogli un caloroso sorriso la moglie del presidente gli porse la mano, invitandolo a stringerla. Alessandro si alzò all'istante e obbedì.
''Brianna Walker'' si presentò lei con voce suadente.
''Kama'' disse stolidamente Alessandro, ancora leggermente scosso.
Aveva appena interrotto il contatto quando si accorse delle due coppie alle spalle della first lady, che insieme a Walker, attendevano pazientemente il loro turno di incontrarlo.
''Signor Kama, le presento il segretario di stato Taylor e sua moglie Margaret'' gli rivelò Brianna, accennando con la mano ad un uomo dai capelli brizzolati in frac, e alla donna corpulenta che l'accompagnava.
''È un piacere, signor Kama'' esordì questi stringendogli la mano.
''Il piacere è mio, segretario'' ribatté Alessandro, facendo altrettanto con lui e sua moglie.
''E qui invece abbiamo il generale Scott e sua moglie Barbara'' proseguì Brianna, presentandogli un uomo sulla sessantina con l'uniforme da gala, e la signora dai corti capelli neri al suo seguito.
''Molto lieto'' commentò ammirato Scott. ''È bello poter fraternizzare con un altro combattente''
''Non mi definirei propriamente in quel modo, ma apprezzo comunque le sue parole generale''
Scott sorrise.
''Tutta modestia'' replicò lui, mentre nel frattempo Alessandro dava la mano a sua moglie.
Walker fece un passo avanti.
''Allora''. Batté le mani in un gesto eloquente. ''Vogliamo accomodarci?'' chiese tutto pimpante.
''Con molto piacere'' rispose affabile Taylor.
Si sedettero dunque al tavolo, e quasi non stesse aspettando altro, l'orchestra si mise subito a suonare un brano in cui gli elementi di spicco erano costituiti dagli strumenti a corda. Il parlottio soffuso degli altri ospiti venne quasi completamente annichilito dalla musica, e Alessandro non riuscì a non chiedersi se stessero volutamente parlando a voce più bassa del solito per evitare di essere sentiti da lui, ma poi pensò si trattasse di un pensiero decisamente egocentrico, oltre che paranoico, e perciò decise di accantonarlo.
''Prima di cominciare, ci tengo a farle sapere che per noi è un grandissimo onore poterla accogliere alla Casa Bianca, signor Kama'' esordì Brianna in tono ammaliante. ''Io e Viktor non vedevamo l'ora di incontrarla di persona''
''Davvero?'' chiese Alessandro colpito.
''Ma certo'' gli confermò subito lei. ''Dopo quello che ha fatto in Somalia, e il suo discorso appassionato all'Onu, ci sembrava veramente una follia imperdonabile non tentare quantomeno di manifestarle il nostro sostegno per il suo operato''
''Beh, non so proprio cosa dire'' confessò imbarazzato Alessandro. ''La ringrazio molto, signora Walker''
''Ti prego, chiamami Brianna'' propose con garbo la first lady.
Il sorriso che gli scoccò mise in mostra una chiostra di denti di un bianco scintillante, che contribuì ad accrescere il suo già notevolissimo fascino. Sebbene avesse superato i quarant'anni, la sua bellezza avrebbe potuto agilmente rivaleggiare con modelle assai più giovani.
''D'accordo, Brianna'' concesse Alessandro in tono gentile, ''a patto però che non mi chiami più signor Kama''
Il sorriso di Brianna si fece ancora più largo.
''Affare fatto, Kama'' accettò compiaciuta.
''Brianna è stata davvero straordinaria'' commentò Walker poggiando la mano su quella della moglie. ''È da una settimana che organizza questa serata, e ci ha messo anima e corpo per assicurarsi che tutto fosse perfetto''
''Suvvia Viktor, non esagerare'' si schernì lei. ''In fin dei conti mi sono solo arrangiata con quello che avevamo già, ecco tutto''. Si strinse nelle spalle. ''Al massimo ho fatto sostituire le vecchie tende''
Istintivamente Alessandro buttò l'occhio in direzione delle finestre, parzialmente oscurate dietro dei lunghi tendaggi color cachi dai motivi floreali.
''Di solito è costume organizzare delle cene a tema, a seconda dell'ospite in visita'' lo informò Brianna, ''ma purtroppo, non conoscendo la tua nazionalità, siamo stati costretti a improvvisare''
''Va benissimo così'' tagliò corto Alessandro, ''siete già stati fin troppo gentili ad invitarmi''
''Non lo dire più'' ribatté Brianna in tono bonario. ''sei tu ad averci fatto il favore di accettare''
Proprio in quel momento un ragazzo di circa diciassette anni dai capelli biondi raggiunse il lato opposto del tavolo rispetto a dove sedeva Alessandro, e prese posto accanto a Brianna, sull'unica sedia ancora disponibile.
''Ti avevo chiesto di aspettare al tavolo'' gli ricordò lei con una leggerissima punta di stizza.
''Dovevo andare in bagno'' spiegò il ragazzo, mentre si avvicinava al bordo del tavolo.
''Proprio adesso?'' chiese asciutto Walker esibendo un sorriso tirato.
Il giovane scrollò le spalle.
''Se non ti interessa buttare una sedia...''
Per soffocare la risata che minacciava di sfuggirgli, Alessandro fu costretto a camuffarla tramite alcuni colpetti di tosse.
''Mio figlio Ryan'' lo presentò Brianna, rivolgendosi ad Alessandro, ''adora fare battute''
''E io adoro ascoltarle'' disse Alessandro con semplicità.
''Se vuole ne ho parecchie altre'' lo informò Ryan accennando un ghigno malizioso.
''Ryan'' disse a denti stretti Walker, continuando a sfoggiare il sorriso tirato di poco prima, ''non stasera''
Il silenzio che calò dopo quell'ultimo scambio di battute convinse Taylor ad intervenire prima che qualcuno potesse sentirsi a disagio.
''Sa, quando ho visto il suo intervento al Palazzo di vetro devo ammettere di essere rimasto profondamente colpito'' confessò ad Alessandro. ''Per essere la prima volta che parlava di fronte ad una platea tanto vasta, si è espresso in maniera incredibilmente spontanea e sincera. Non è da tutti fare una cosa simile. Ha mai pensato di lanciarsi in politica?''
Sul momento Alessandro pensò che stesse scherzando, ma quando si rese conto che fosse serio, non riuscì ad impedire che la sua mente iniziasse a vagare con la fantasia.
Lui nella sua forma intimidatoria, ma vestito con un completo identico a quello che stava indossando in quel momento, stava seduto dietro ad una scrivania ingombra di altissime pile di fascicoli, mentre pigiava freneticamente sui tasti di una grossa calcolatrice. Dopo l'ennesimo risultato deludente, distrusse in mille pezzi il calcolatore sbattendoci il pugno sopra, per poi proseguire con sempre maggior ferocia, infierendo impietoso sui frammenti di metallo e plastica.
La semplice idea gli fece accapponare la pelle.
''Il cielo ce ne scampi'' concluse con sincerità.
''Ottima battuta'' commentò Taylor ridacchiando.
''Sicuro che lo fosse?'' chiese Ryan tranquillo.
Taylor sbiancò in volto, ma Alessandro era troppo preso a guardare il coetaneo per accorgersene. Quel ragazzo cominciava a stargli simpatico.
''Temo di non avere le competenze per ricoprire un ruolo pubblico'' si giustificò Alessandro in tono diplomatico, ammorbidendo di qualche migliaio di volte quella che era la sua vera opinione. ''E comunque, mi reputo più un tipo d'azione''
''Che vi avevo detto?'' si intromise il generale Scott, sorridendo compiaciuto. ''Il signor Kama è decisamente un combattente''
''E il mio intestino combatterà col menù'' confessò sconfortata la moglie di Taylor, leggendo la card su cui era riportato l'elenco dei piatti della serata. ''Qui dentro è tutto formaggi e latticini''
''Non ti preoccupare Margaret'' la rassicurò Brianna, ''ti ho fatto preparare un menù apposito''
L'espressione di Margareth si illuminò, almeno tanto quanto brillavano i suoi orecchini di diamanti.
''Grazie Brianna, sei un tesoro'' disse sprizzando gratitudine.
La first lady fece un gesto con la mano, che sembrava voler dire: ''sciocchezze''.
''Per quanto mi riguarda, qualsiasi occasione utile a scansare il panino al maiale sfilacciato di Pentagon City è sempre ben accetta'' rivelò Scott mettendo giù il menù.
''Si vede che non ha ancora provato la cucina del congresso, generale'' gli fece notare divertito Taylor. ''Lunghe code e cibo insipido. In pratica lo stile sovietico''
''Fortuna allora che abbiamo dei padroni di casa così premurosi'' commentò gioviale Barbara, scoccando un'occhiata complice a Brianna.
''Barbara, ti prego, è una cosa da nulla'' si schernì Brianna con nonchalance. ''Solo cibo biologico, verdure del nostro orto e il talento di Roberto. Per il resto è tipica cucina casalinga''
''Sì, infatti'' confermò Ryan senza staccare gli occhi dal menù, ''d'altronde, chi al giorno d'oggi è così taccagno da farsi mancare vino invecchiato trent'anni e capesante col tartufo''
Agendo come se si fosse completamente scordato dove fosse, Alessandro scoppiò a ridere, e nonostante avesse cercato di tacitare quell'esplosione di ilarità praticamente subito, quando finalmente ci riuscì, gli occhi di tutti i commensali e di gran parte della sala erano puntati su di lui.
''Sc-scusate'' balbettò tra i singhiozzi, nascondendo la faccia dietro la mano. ''Scusatemi tantissimo. È solo che...''. Soffocò un'altra risata. ''La battuta era divertente''
A dispetto di quelli che erano i suoi timori, quando finalmente trovò il coraggio di rialzare lo sguardo, Walker e Brianna non sembravano mostrare alcun risentimento verso di lui. La loro stizza, seppur abilmente dissimulata dietro un sorriso comprensivo, pareva rivolta solo e soltanto verso il figlio. Fortunatamente però, non appena Margaret parlò di nuovo, la tensione venutasi a creare si dissolse come per magia.
''Ah, che bellezza, ecco gli antipasti'' squittì battendo le mani tutta giuliva. ''Muoio di fame''
In effetti, dopo essere entranti in sala con sorprendente discrezione, i camerieri si erano messi subito a servire ai vari tavoli, raggiungendo il loro in pochissimi secondi. Quando gli appoggiarono davanti il piatto, sopra di esso c'erano tre enormi datteri farciti con un'invitante crema bianca, dentro cui si scorgevano alcuni pezzetti di granella. Avendo fatto in tempo a dare una sbirciata al menù, doveva trattarsi sicuramente dei Datteri Medjoul ripieni con mousse di formaggio di capra e noci di Macadamia tostate che figurava alla prima voce della lista.
Prima che potesse afferrarne uno, Brianna si sporse in avanti e lo guardò negli occhi.
''A me hanno detto che non segui regimi alimentari speciali, è vero Kama?'' chiese con una leggera apprensione.
''Sono uno a cui piace la varietà'' la rassicurò lui.
Le labbra di Brianna si distesero subito in un largo sorriso.
''Allora sono certa che apprezzerai'' commentò affabile. ''Roberto stasera si è proprio superato''
Imitando gli altri Alessandro si cacciò in bocca il primo dattero e cominciò a masticare. Era semplicemente divino. Probabilmente una delle cose più deliziose che avesse mai mangiato in vita sua. Un soave accostamento di sapori, così perfettamente combinato da essere in grado di rivaleggiare persino con la cucina di sua madre, e inferiore per gusto solamente al fungo alieno.
Aggrottando le sopracciglia davanti alla sua espressione estatica, Brianna mise giù il proprio dattero.
''C'è qualcosa che non va?'' domandò preoccupata.
Alessandro inghiottì il boccone.
''È squisito'' bofonchiò con gli occhi chiusi.
Brianna sorrise sollevata, mentre Alessandro ripuliva il piatto con l'efficienza di un'aspirapolvere di ultima generazione.
''Datteri'' disse pensieroso Scott osservando il dattero che teneva tra le dita. ''La prima volta che li ho mangiati è stato a Mogadiscio''.
Ne staccò a metà con un morso.
Finito di ripulirsi la bocca sporca di formaggio col tovagliolo, Alessandro sgranò gli occhi.
''Lei è stato in Somalia?'' chiese stupito.
''1993, operazione Gothic Serpent'' rispose Scott con aria solenne. ''Si è trattato del mio primo incarico come colonnello''. E si mise in bocca anche il resto del dattero.
''È quella in cui è andato tutto male?'' chiese tranquillo Ryan.
L'espressione di Scott mutò così all'improvviso, che Alessandro temette gli fosse andato di traverso il dattero. Quando però lo vide inghiottire fu subito chiaro che la sua reazione non avesse nulla a che vedere col cibo.
''Si è trattato di una vittoria sul piano tattico'' disse asciutto alla fine, ''e di un parziale insuccesso su quello logistico''
''Bel modo di definire la sconfitta'' commentò Ryan in tono leggero, un attimo prima di affondare i denti nel proprio dattero.
Adesso Scott aveva tutta l'aria di qualcuno a cui avessero appena dato un cazzotto dritto sul naso. Intuendo il pericolo, Taylor si fece avanti.
''Sa, io conosco bene il primo ministro Nakayama'' rivelò ad Alessandro. ''Sono stato ambasciatore a Tokyo per quattro anni all'epoca in cui lui era sindaco''
''Ah, veramente?'' chiese sorpreso lui.
Taylor annuì.
''Un uomo molto lungimirante'' disse in tono ammirato. ''Qualità incredibilmente rara in campo politico. In effetti, sono sorpreso che non l'abbia invitata a Tokyo''
''In realtà l'ha fatto, ma abbiamo deciso di rimandare'' gli spiegò Alessandro. ''Sa, tra le sedute all'ONU e tutto il resto al momento mi ritrovo parecchio incasinato''. Sorrise imbarazzato e si grattò la nuca. ''Non sono abituato ad avere tutta quest'attenzione puntata addosso''
''Vedrà che ci farà l'abitudine'' lo rassicurò Taylor scoccandogli un sorriso.
''Questo è poco ma sicuro'' aggiunse Ryan.
Di fronte a quell'allusione tutti i presenti ammutolirono, ma le loro espressioni si fecero ancora più sconvolte quando Alessandro replicò rivolgendosi direttamente a Ryan.
''Parli per esperienza?'' gli domandò sornione.
Il ragazzo lo studiò per una manciata di istanti prima di rispondere.
''Non proprio'' ammise con una scrollata di spalle, ''ma conosco parecchi precedenti''
''Capitan America è passato a trovarti ultimamente?''
La frecciatina gli strappò un sorriso.
''Superpoteri o no, la natura umana resta quella'' disse intrecciando le dita.
''Ti riferisci alla parte bella o a quella brutta?'' lo incalzò Alessandro.
''A entrambe'' rispose Ryan asciutto.
''E oltre a narcisista, cos'altro credi che diventerò?'' chiese Alessandro alzando un sopracciglio. ''Incline al delirio di onnipotenza?''
''Questo l'ha detto lei'' ribatté Ryan scoccandogli un sorriso ironico.
''Ryan, potresti darci un taglio?'' lo rimbottò Walker.
''Ma perché?'' chiese il ragazzo, simulando un sincero stupore. ''Dopotutto, stiamo solo conversando''
''Non sei al tuo club di dibattito'' gli ricordò Walker in tono secco, ''e questo non è né il luogo né il momento per discutere di facezie simili''
Ryan abbassò lo sguardo sul proprio piatto a allargò le mani in un gesto eloquente.
''Come vuoi'' concesse con semplicità.
Anche se non gli dava alcun fastidio proseguire nella conversazione, pur di non fare la parte del seminatore di discordia Alessandro preferì non opporsi alla decisione del presidente, ed esattamente come gli altri tornò a fingere che Ryan non esistesse.
I camerieri furono di ritorno nemmeno un minuto dopo, rimossero i piatti ormai vuoti, e li sostituirono con delle ciotoline in porcellana. All'interno di ognuna di esse si trovava una zuppa dalla tonalità arancio carico, sulla cui superficie galleggiavano un paio di croccanti foglioline di salvia.
Barbara fece cenno ad uno dei camerieri di chinarsi affinché gli potesse sussurrare qualcosa all'orecchio, ma Alessandro non la vide, dato che il suo sguardo era già puntato sul cucchiaio. Se quella zuppa era buona almeno la metà dei datteri ripieni, sarebbe senz'altro stata un'esperienza entusiasmante. Colta alla sprovvista dalla voracità con cui era partito all'assalto del cibo, Brianna attese che fosse arrivato a metà della ciotola prima di rivolgergli la parola.
''Kama, perdonami se non te l'ho ancora chiesto, ti piace la musica?''
Alessandro rialzò la testa di scatto, la bocca piena di zuppa calda, e fissò la first lady con espressione smarrita.
''La musica?'' chiese perplesso dopo aver inghiottito. ''Beh...''
Si prese qualche secondo per riflettere su come definire quel brano particolarmente melodioso.
''È molto rilassante'' disse alla fine, lasciando intendere che per lui si trattava di un complimento.
''Sono della New York Philarmonic'' gli rivelò Brianna in tono confidenziale. ''Sapevi che è la più antica orchestra di tutto il paese?''
''No, non lo sapevo'' rispose Alessandro con sincerità.
''Brianna se ne intende di queste cose'' gli spiegò Walker. ''Da ragazza ha preso lezioni di violino, e poi al college ha fatto anche parte dell'orchestra ufficiale dell'istituto. Era una delle migliori dell'intero stato''
''Viktor è troppo generoso'' ribatté Brianna mentre scoccava al marito uno sguardo affettuoso, ''anche se devo ammettere di aver sempre avuto orecchio per la buona musica''
''Ma pensa un po', non credevo fosse una professionista del settore'' disse Margaret incuriosita. ''Sa, anch'io ho suonato il clarinetto quando ero a Yale''
Brianna alzò un sopracciglio.
''Yale, eh?'' ripeté con vago interesse. ''Un ottimo ateneo''
''E lei quale ha frequentato?'' chiese Barbara.
''La Brown'' rispose Brianna con una punta di orgoglio.
La delusione di Barbara fu evidente come l'affievolirsi del suo sorriso.
''Ah, la Brown, certo''
Anche se abilmente camuffata, la malizia in quelle parole contribuì a raggelare l'espressione di Brianna. Alessandro, tuttavia, non si accorse di nulla, perché in quel momento era troppo impegnato a cercare di ripulire la ciotola, raschiandone il fondo col cucchiaio.
Nel frattempo, un cameriere che reggeva una bottiglia di spumante giunse al loro tavolo e si posizionò accanto alla moglie di Taylor. Non appena si fu accorta di lui, Barbara ripulì subito il proprio calice dall'ultimo sorso di acqua frizzante che conteneva, e glielo porse.
''Ah, grazie, giovanotto'' disse compiaciuta, intanto che il cameriere le riempiva il bicchiere di vino giallo paglierino.
''Cara, non è un po' presto?'' le domandò Taylor toccandole il dorso della mano. ''Mancano ancora sette portate''
Barbara fece una faccia che ricordava molto quella di un bambino goloso a cui veniva rimproverato di star esagerando con la porzione di gelato.
''Lo so tesoro'' concesse con aria colpevole, ''ma insieme alla vellutata di zucca il prosecco per me è d'obbligo''
Apparentemente troppo preso dai suoi pensieri per prestare davvero attenzione a quanto stava avvenendo al tavolo, Walker diede un ultimo distratto assaggio alla propria porzione di zuppa, e dopo aver messo giù le posate controllò l'ora tramite l'orologio di marca che teneva al polso.
''Tra il vino, l'orchestra e tutto il resto credo sia meglio che mi sbrighi, se non voglio che poi ad ascoltarmi trovi soltanto le pareti'' commentò ironico. ''Brianna dici che dovrei...''
''Vai pure tesoro, noi ti aspetteremo qui'' lo rassicurò la moglie.
Alessandro finì di succhiare il cucchiaio quando ormai Walker aveva lasciato il tavolo.
''Dove va?'' domandò mentre osservava il presidente avviarsi in direzione del podio.
''A fare il suo discorso'' spiegò Brianna con semplicità. ''Ci tiene molto a far sapere quanto è lieto di averti qui''
La prospettiva di avere di nuovo l'attenzione di tutta la sala puntata addosso gli fece accapponare la pelle.
''Ma non è necessario'' ribatté Alessandro andando nel panico. ''Veramente...''
Brianna lo fece ammutolire scoccandogli un sorriso di una bellezza sconvolgente.
''Kama, qui siamo tra amici'' disse in tono mieloso, ''non c'è motivo perché tu debba sentirti in imbarazzo''
''Aspettiamo almeno che abbia finito di parlare'' notò Ryan beffardo.
''Ryan'' sibilò gelida Brianna.
Nel frattempo, intanto che Ryan tornava a ruotare distrattamente il cucchiaio nella zuppa, suo padre raggiunse la pedana all'altro capo della sala, e si posizionò dietro al leggio al centro di essa. Come se stesse obbedendo ad un ordine invisibile, l'orchestra smise di colpo di suonare.
''Signore e signori, il presidente degli Stati Uniti'' annunciò al microfono una sconosciuta voce maschile.
Un lungo applauso si levò dalla platea, e al pari dei suoi commensali, anche Alessandro si unì a loro. Walker attese pazientemente che tornasse il silenzio, e poi diede inizio al suo intervento.
''Grazie, grazie a tutti di essere qui stasera'' esordì appoggiando entrambe le mani sul leggio. ''Sono davvero contento che abbiate deciso di accettare l'invito mio e di Brianna, perché sono del parere che questa sia una serata molto importante. La serata in cui abbiamo il privilegio di ospitare qualcuno a cui non può che andare il nostro incondizionato supporto per quanto è riuscito a realizzare nel corso della crisi somala''.
Stese il braccio ed indicò Alessandro.
''Credo si meriti un secondo applauso, non trovate?''
Nell'arco di pochissimi istanti un'ondata di applausi lo sommerse, costringendo Alessandro a chinare il capo per non dover incrociare gli sguardi degli altri ospiti del ricevimento. Ciononostante, anche dopo che fu tornata la calma, preferì comunque attendere che il presidente ricominciasse a parlare prima di rialzare la testa, così da avere la certezza che tutta l'attenzione fosse tornata a convergersi su di lui.
''Libertà, democrazia, giustizia, e un'incondizionata fiducia nell'iniziativa individuale dell'essere umano. Questi sono i nostri punti di riferimento. I valori che il nostro paese è in grado di ispirare. Valori che da oggi avranno un nuovo sostenitore''.
Scoccò ad Alessandro un'occhiata trasudante ammirazione.
''E che sostenitore, aggiungerei!'' declamò con forza.
Altri applausi fecero seguito a quelle parole, ma per sua fortuna, questa volta durarono molto meno rispetto all'ovazione di poco prima.
''Sono trascorsi duecentocinquantaquattro anni dalla nascita di questo paese, centododici dalla fine del primo conflitto mondiale, ottantacinque dalla caduta del regime nazista, trentanove dalla dissoluzione dell'impero sovietico e ventotto dall'inizio della guerra al terrore. Nell'arco di questi due secoli, gli Stati Uniti hanno combattuto strenuamente con tutte le proprie forze nel tentativo di far trionfare i loro ideali, così che tutti i popoli del mondo potessero conoscerne ed apprezzarne i benefici''
Mentre abbracciava la platea con lo sguardo, la sua espressione si fece ancora più seria.
''Purtroppo però, al pari del nostro impegno, non c'è mai stata epoca in cui forze a noi ostili non cercassero di ostacolarci con altrettanta ostinazione. Col passare degli anni i nostri nemici sono cambiati, hanno mutato forma, facce, modo di esprimersi, strategia, supposti valori dietro cui celare i propri misfatti...''.
Levò il dito indice.
''Ma il loro obiettivo resta sempre uno e uno soltanto. Distruggere'' concluse abbassando la mano. ''I nostri ideali, la nostra coesione, la nostra economia, la nostra stessa civiltà. Non intendono limitarsi a privarci di ciò che abbiamo o di quello che potremmo ottenere. Il loro fine ultimo è impedirci di adempiere a quello che è lo scopo stesso della nostra esistenza. In parole povere, spogliarci dell'anima''
Fece una lunga pausa, durante la quale all'interno della sala non si sentì volare neppure una mosca.
''Noi però non ci siamo arresi, e a dispetto financo della più crudele malevolenza, siamo riusciti a portare avanti la causa in cui crediamo con tanto ardore. Abbiamo aiutato popolazioni sottomesse da regimi dispotici, fornito assistenza economica a nazioni sull'orlo della catastrofe finanziaria, e avvalendoci dei nostri valorosi soldati, siamo riusciti a riportare la pace dove prima non regnava che il caos''.
Inclinò la testa di lato, come se stesse facendo una dolorosa concessione.
''Certamente ci sono state delle volte in cui siamo stati costretti ad utilizzare la forza, ma ogni volta che vi abbiamo fatto ricorso, era perché tutte le altre opzioni avevano finito col fallire. Molti tra i nostri detrattori hanno affermato che il modus operandi da noi adoperato fosse illogico, irrealistico, idealista fino a rasentare l'ingenuità, mentre alcuni si sono addirittura spinti a mettere in dubbio la nostra buona fede, accusandoci di celare obiettivi egoistici dietro un paravento di buoni propositi e meschina ipocrisia''.
Annuì con solennità.
''Ancora una volta però noi abbiamo resistito. Non ci siamo tirati indietro, e senza lasciarci impressionare dalle critiche pretestuose, abbiamo proseguito nella nostra missione, senza mai rinnegarla per paura o viltà''.
Si strinse nelle spalle.
''E d'altronde, non avremmo mai potuto fare diversamente, perché si tratta del nostro scopo, del nostro fine ultimo, del nostro dovere''
La sua voce, che aveva ormai assunto un tono sconfinante nel fervore religioso, riusciva ad attrarre l'attenzione come una calamita, al punto che quasi nessuno dei presenti prestò davvero attenzione ai camerieri, che agendo con la solita discrezione, passarono a raccogliere le scodelle vuote dai vari tavoli.
''In questo stesso momento, mentre vi parlo, nel mondo sta avvenendo un titanico scontro tra forze contrapposte. Uno scontro che il recente conflitto in Somalia ha contribuito a riportare alla luce. Mi riferisco all'eterno e inevitabile conflitto che esiste fin da quando esiste la civiltà, e che oggi vede due sistemi completamente agli antipodi portarne avanti i rispettivi capisaldi. Giustizia contro sopruso, libertà contro tirannia, verità contro menzogna, rispetto per la dignità umana contro lo sprezzo per essa. Vita contro morte''
Il modo in cui pronunciò quell'ultima frase fece calare il gelo sulla platea, come se qualcuno avesse appena aperto una finestra affacciata su un ghiacciaio antartico. Assicuratosi di avere la totale attenzione anche dei pochi che ancora stavano sorseggiando la zuppa, Walker proseguì.
''Si tratta di una grande sfida. Senz'ombra di dubbio la più grande che questo paese si sia mai trovato ad affrontare, ma se adesso mi sento di poter affermare con incrollabile certezza che la vinceremo, è anche perché so che noi non saremo più soli a combattere questa battaglia''.
Incrociò lo sguardo con Alessandro, che questa volta però non abbassò la testa.
''Il cammino che ci si profila davanti è senz'altro arduo, ma agendo insieme, uniti dalla fede nella bontà delle nostre convinzioni, io credo che saremo finalmente in grado di compiere questa sacra missione''
Un cameriere affiancò il presidente per porgergli un calice pieno di champagne, mentre nel frattempo i suoi colleghi facevano altrettanto con il resto degli invitati, Alessandro compreso.
''Un brindisi, dunque'' annunciò Walker alzando il calice nella sua direzione. ''Ovunque vi sia da far trionfare libertà e giustizia, possa il tuo braccio colpire sempre con forza''.
Fece una pausa volta ad accrescere la solennità del momento.
''A Kama!''
''A Kama!'' ripeterono in coro tutti gli invitati.
Anche se non unì la sua voce a quella degli altri, Alessandro bevve comunque lo champagne finché non ebbe vuotato il proprio calice. Gli sguardi dell'intera sala erano di nuovo conversi su di lui, ma decise di ignorarli, mantenendo gli occhi puntati sul leggio da cui parlava Walker. Abbandonato il tono grave di poco prima il presidente fece un gran sorriso.
''Bene, e ora che abbiamo avuto modo di fare i seriosi, passiamo ad argomenti un tantino più leggeri''. Fece un gesto eloquente col braccio. ''Avanti Mason, fa pure entrare quelle capesante!'
Obbedendo con prontezza, il capo cameriere che stava in attesa accanto all'ingresso, schioccò le dita, accordando così ai sottoposti il permesso di mettersi a servire la terza portata della cena.
''Non aspettavi altro, vero Norman?'' domandò ironico Walker, rivolgendosi ad un uomo palesemente obeso seduto ad uno dei tavoli al centro.
A sentire quella battuta l'intera sala scoppiò a ridere, e persino il diretto interessato decise di unire la sua risata alle altre. Mentre tutti erano ancora impegnati a sghignazzare e ad applaudire la discesa dal palco del presidente, Brianna buttò l'occhio all'altro capo del tavolo.
Alessandro non stava sorridendo.
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