Capitolo 38 - Basta mezze misure

Finito di versare il caffè in entrambe le tazzine, Aziz appoggiò l'elegante caffettiera al centro del vassoio e prese le piccole pinze di metallo riposte nella zuccheriera.

''Gradisci dello zucchero, padre?'' chiese in tono cortese sollevando una zolletta.

Bashir accennò un sorriso e alzò la mano in segno di diniego.

''No, grazie Aziz, va bene così''

Sorseggiarono il caffè e non appena ebbero posato le tazzine Aziz provvide a riempirle un'altra volta, a cominciare da quella del padre. Sul vassoio, disposte ordinatamente attorno alla caffettiera in oro e argento, erano posate molte ciotoline piene di dolcetti, datteri, noci, frutta candita ed essiccata.

Mentre Bashir si infilava in bocca un dattero fresco con cui stemperare l'amaro della bevanda, Aziz indugiò con la mano sopra alle varie leccornie, apparentemente indeciso su quale scegliere.

''Ho sentito che Malik è venuto a farti visita ieri sera'' disse con nonchalance, mentre afferrava una fetta di kiwi candito.

Bashir incrociò lo sguardo del figlio. Aziz era un uomo di oltre quarant'anni dalla corta barba nera, il naso aquilino e le sopracciglia arcuate. Vestiva in maniera tradizionale portando sul capo l'immancabile kefiah e indossando una dishdasha bianca pressoché identica a quella del padre, da cui si distingueva per il colore del mantello, nel suo caso nero coi bordi in oro.

''Noto che le notizie corrono'' constatò Bashir scoccandogli un'occhiata eloquente.

Aziz si limitò ad increspare le labbra in un sorriso sornione.

''Che cosa voleva?'' chiese appena prima di infilarsi in bocca il kiwi.

''Conosci tuo cugino'' rispose Bashir scrollando le spalle. ''Le solite cose''

''A volte mi chiedo se Allah non abbia esagerato un po' mentre plasmava l'anima di Malik'' commentò Aziz trattenendo a stento un risolino. ''Persino il Gran Mufti di fronte a lui finisce per apparire come un moderato riformatore''

Nonostante fosse ormai sul punto di avvicinare la tazzina di caffè alle labbra, Bashir si bloccò all'improvviso. La sua espressione era diventata sorprendentemente dura.

''Non bestemmiare'' lo redarguì con asprezza.

Aziz chinò il capo con aria deferente.

''Perdonami padre, non era mia intenzione'' disse in tono educatamente contrito.

Bashir emise un breve sospiro al termine del quale accennò un gesto distratto con la mano, come a voler dire che la faccenda potesse dirsi chiusa. A quel punto vuotò la tazzina, e dopo averla rimessa sul vassoio afferrò un'albicocca secca reidratata.

''Hai già avuto modo di passare da tua sorella?''

''Non ancora'' rispose Aziz, intanto che gli versava dell'altro caffè.

''Cerca di farlo entro breve'' disse Bashir, in un tono che lasciava trapelare una punta d'impazienza. ''Ho bisogno di parlare con lei il prima possibile''

''Ci proverò'' gli promise Aziz curvando le labbra in un sorriso amaro, ''anche se dubito che accetterà''

''E tu allora dille che sono disposto a rivedere la mia posizione su Omar''. E senza aggiungere altro, Bashir addentò l'albicocca.

Le sopracciglia di Aziz si sollevarono di scatto.

''Sul serio, padre?'' chiese sorpreso.

''Sì'' rispose Bashir con un solenne cenno del capo.

Il volto di Aziz si distese in un sorriso.

''Beh, di certo Farah ne sarà contenta''. Un lampo di curiosità gli balenò negli occhi castani. ''Ma cos'è che ti ha fatto cambiare idea?'' domandò con pacato interesse.

Affondata la schiena nella poltrona, Bashir curvò le labbra all'insù in maniera quasi impercettibile.

''Niente di particolare'' rispose scuotendo la testa con aria noncurante.

Un'ombra calò sull'espressione gioviale di Aziz, la cui fronte fu attraversata per un secondo da una sottile ruga.

''Padre, è tutto a posto, vero?'' chiese guardando il genitore dritto negli occhi.

''Certo'' rispose prontamente Bashir appena prima di bere il caffè.

Una volta che ebbe rimessa la tazzina sul vassoio Aziz sollevò la caffettiera per riempirgliela di nuovo, ma il re scosse la testa facendogli capire che non fosse necessario. La cosa insospettì il principe ancora di più. Raramente suo padre si mostrava così parco in fatto di caffè.

''Esattamente, cosa ti ha detto il dottor Mughrabi l'ultima volta che vi siete visti?'' chiese cauto.

Bashir gli scoccò un ampio sorriso.

''Sto bene Aziz, non ti devi preoccupare della mia salute'' lo rassicurò in tono leggero. Prese un biscotto ripieno cosparso di zucchero a velo e lo agitò a mezz'aria. ''Sappi solo che non intendo cederti il trono per ancora parecchi anni''.

Stava per addentare il dolcetto quando si fermò all'improvviso, come se gli fosse appena tornato in mente un dettaglio di grande importanza.

''Se così vorrà Allah, ovviamente'' aggiunse levando la mano destra verso il cielo.

Aziz sorrise ed inclinò il capo con aria deferente.

''Ne sono molto lieto, padre''

Dato un morso al biscotto Bashir mugolò deliziato, e dopo aver inghiottito il boccone si affrettò ad indicare al figlio la ciotolina ancora piena.

''Coraggio, assaggia uno di questi Maamoul'' lo incitò annuendo in modo eloquente. ''Sono davvero ottimi''

Aziz sembrò ben lieto di accettare il consiglio e una volta afferrato il dolcetto si preparò a dargli un morso, tuttavia, prima ancora che fosse riuscito ad affondarci i denti, un boato spaventoso irruppe nello studio.

Lasciando andare il biscotto il principe cacciò un grido di sorpresa, mentre Bashir sobbalzava sulla poltrona, sconvolto almeno tanto quanto lui. Una pioggia di minuscole schegge di vetro li investì senza ferirli, anche se lo spavento provato quasi gli impedì di accorgersene.

Non appena si furono ripresi a sufficienza dallo shock iniziale, entrambi voltarono subito la testa verso l'origine di quel frastuono assordante, scoprendo che la finestra che dava sulla balconata era stata completamente distrutta. Ormai priva di ostacoli a trattenerla, l'aria calda proveniente dall'esterno aveva subito cominciato a penetrare nella stanza, facendone aumentare velocemente la temperatura.

Non erano nemmeno riusciti a capacitarsi di quanto appena accaduto, quando uno scricchiolio alle loro spalle li costrinse a voltarsi. Aziz e Bashir sgranarono gli occhi all'unisono.

In piedi di fronte alla porta d'ingresso si ergeva una figura tremendamente alta avvolta in un lungo mantello dotato di cappuccio. L'impenetrabile oscurità che si scorgeva nel punto dove avrebbe dovuto trovarsi il volto del misterioso sconosciuto fece accapponare la pelle ai due uomini, anche se mai quanto la voce tetra e cavernosa con cui gli parlò.

''Tu mi hai mentito'' esordì in tono minaccioso, puntando l'indice guantato contro il petto di Bashir. ''Avevi promesso che la guerra sarebbe finita, ma così non è stato''

Sollevò la mano destra a mezz'aria e un istante dopo questa aumentò di dimensioni, mentre cinque artigli lunghi almeno una ventina di centimetri spuntavano dall'estremità delle dita. Di fronte a quella raccapricciante metamorfosi, Aziz e suo padre si paralizzarono per il terrore.

''Ti do trenta secondi per sputare fuori una scusa dannatamente buona, altrimenti mi improvviserò indovino''. La voce dello sconosciuto si fece ancora più bassa e minacciosa, intanto che tornava ad indicare il re con l'arto trasfigurato. ''E la cercherò nelle tue budella''

Aziz tentò di rivolgere qualche parola al genitore, ma la figura incappucciata non gli permise neppure di finire la frase.

''E smettetela di parlare in arabo!'' sbottò furente. ''Fatelo solo in inglese o quelle lingue ve le strappo!''

Seppur sconvolto e coi nervi a fior di pelle, Aziz riuscì a trovare la forza di tradurre la domanda nella lingua richiesta.

''Chi è quest'uomo, padre?'' chiese con voce tremante.

''È uno jinn'' gli rivelò Bashir, senza osare staccare gli occhi di dosso dallo sgradito ospite che troneggiava davanti a loro. ''Ieri notte è venuto a chiedermi di far finire la guerra, però...non credevo fosse accaduto sul serio''.

L'angoscia e la paura da cui era pervaso lo facevano balbettare, e una volta giunto a quel punto della spiegazione si fermò di colpo, come se temesse di proseguire nel racconto.

''Insomma...pensavo che si trattasse solo di un sogno''

A quelle parole la mano artigliata dello sconosciuto tornò al suo stato precedente, per poi ricadere lungo il fianco.

''Un sogno?'' ripeté pacato.

I due uomini furono sorpresi da quell'improvviso cambio di tono, ma lo furono ancora di più quando assistettero all'esplosione di rabbia che seguì subito dopo.

''E ti sembro forse un sogno, adesso?!!!'' sbraitò in preda alla collera.

Indifferente alle loro espressioni terrorizzate avanzò fino al tavolino posto di fronte alle due poltrone dove sedevano Bashir e Aziz, e gli sferrò un calciò dalla potenza spaventosa. Il mobile sfrecciò attraverso lo studio con la rapidità di un proiettile, per poi schiantarsi contro la parete accanto alla portafinestra distrutta.

Con un gran fracasso di metallo e porcellana infranta, caffè briciole di biscotto, datteri e frutta candita volarono in tutte le direzioni, imbrattando il muro e gli splendidi tappeti, mentre ciò che restava del tavolino esplodeva in una miriade di schegge.

Aziz scattò in piedi. Dal modo in cui incespicava goffamente attraverso lo studio, chiaramente in preda al panico, all'inizio sembrò quasi che la paura gli avesse fatto perdere la ragione al punto da cercare la fuga lanciandosi dalla finestra. Tuttavia, il principe non puntò alla balconata esterna, bensì alla libreria posta accanto alla scrivania del padre, da cui estrasse un grosso tomo verde smeraldo con le scritte in arabo.

A quel punto afferrò il libro con entrambe le mani, e sollevandolo a mezz'aria lo puntò in direzione dello sconosciuto incappucciato.

''Bi-smi llāhi r-raḥmāni r-raḥīmi'' annunciò con voce tremante.

Lo sconosciuto si limitò a fissarlo senza muovere un muscolo.

''Che cazzo stai facendo?'' chiese sprezzante.

Seppur spiazzato da quella reazione imprevista Aziz avanzò fino alla poltrona del padre, e continuando a tenere il tomo sollevato davanti a sé, come una sorta di magico scudo, gonfiò il petto per parlare di nuovo.

''Bi-smi llāhi r-raḥmāni r-raḥīmi!'' ripeté in tono vagamente imperioso.

''Sei un povero coglione se pensi davvero che svanirò in una nuvoletta di fumo solo perché hai recitato un versetto del Corano'' lo schernì lo sconosciuto puntandogli il dito contro. ''Ti conviene sederti subito, altrimenti sarò io che farò sparire te''

Le mani con cui Aziz reggeva il libro presero a tremare violentemente, ma prima ancora che decidesse se obbedire all'ordine oppure svenire e basta, un rumore di passi risuonò fuori dalla stanza.

Pochi istanti la porta si spalancò e tre uomini irruppero nello studio imbracciando armi automatiche. Ciò che seguì avvenne tremendamente in fretta. Le guardie gridarono e anche Bashir urlò qualcosa, poi sia lui che il principe si gettarono entrambi a terra coprendosi la testa con le mani.

Le raffiche di mitra riecheggiarono nella stanza e nel corridoio, producendo un baccano assordante.

Lo sconosciuto non si mosse e per alcuni secondi rimase immobile dov'era, subendo passivamente la pioggia di proiettili che gli rimbalzavano sul mantello, ma proprio quando sembrava che non avrebbe fatto altro, le sue mani si serrarono a pugno.

A quel punto si voltò di scatto, e avanzando fino alla prima guardia che gli capitò a tiro, gli assestò un micidiale montante al centro dello stomaco. L'arto attraversò l'uomo da parte a parte, spargendo schizzi di sangue sulla parete, mentre i suoi compagni assistevano allibiti a quello spettacolo agghiacciante.

Il killer misterioso però non si fermò lì. Estratto il braccio dal corpo senza vita della guardia scattò verso la seconda, e afferratogli la testa con una mano sola gliela sbatté con violenza contro lo stipite della porta. Il cranio dell'uomo esplose all'istante in un tripudio di sangue, ossa e cervello.

Ormai completamente terrorizzata, l'ultima guardia rimasta svuotò il caricatore del proprio fucile addosso al bersaglio, ma non essendo riuscita ad ottenere alcun risultato tangibile, lasciò andare l'arma e si diede ad una fuga precipitosa verso l'uscita.

Aveva appena varcato la soglia, quando lo sconosciuto la trascinò indietro afferrandola per il colletto della divisa. Con un gesto teatrale sollevò dunque l'uomo sopra di sé, una mano stretta attorno al suo polpaccio, l'altra al collo, e quando fu certo che il re e Aziz stessero guardando, fece scattare le braccia in direzione contrapposte.

Con uno spaventoso grido di dolore la guardia si aprì in due.

Mentre una cascata di sangue si riversava sul tappeto ai suoi piedi, la figura incappucciata gettò ciò che restava dell'uomo davanti a Bashir, che fece appena in tempo ad assistere all'ultimo rantolo della vittima prima che questa perdesse definitivamente i sensi.

Incrociato lo sguardo con gli occhi fissi sul vuoto della guardia defunta, Aziz cacciò un gridolino soffocato ed indietreggiò inorridito verso la poltrona.

Un eco di voci lontane giunse dentro lo studio attraverso il corridoio, spingendo il killer misterioso ad indicare i cadaveri sparsi sul pavimento.

''Se ne arriveranno altri, vi unirete a loro'' minacciò in tono gelido.

Senza nemmeno attendere di vedere Aziz che cercava di recuperare in tutta fretta il cellulare dalla tasca della dishdasha, lo sconosciuto si voltò a chiudere la porta dello studio, e dopo aver sollevato un enorme vetrina in legno e cristallo, la piazzò a mo' di barriera davanti all'uscio.

L'urto fu così violento che fece saltare via i piedini, e quasi tutti i ripiani presenti all'interno del mobile si spaccarono all'unisono, trascinandosi dietro nella caduta anche gli oggetti preziosi che sorreggevano.

Quando la figura incappucciata tornò a concentrarsi su Bashir e suo figlio, i due uomini erano ancora seduti sul pavimento. Il primo lo fissava con gli occhi sgranati, mentre il secondo stava digitando qualcosa sul tastierino del proprio Smartphone, le mani che tremavano così violentemente che dovette fermarsi a riscrivere il messaggio più di tre volte prima di poterlo finalmente inviare.

''Le hai bloccate?'' chiese acido lo sconosciuto, non appena lo vide rialzare gli occhi dal display.

''Sì'' confermò Aziz con un cenno del capo.

''Bene''.

Sbucando dalla sua schiena con un guizzo fulmineo, un paio di lunghi tentacoli neri saettarono attraverso l'aria diretti verso i due uomini, e dopo essersi avvolti attorno alle loro gole, li sollevò da terra senza il benché minimo sforzo. Il cellulare sfuggì dalle mani di Aziz e ricadde sul tappeto, ma il principe non ci badò neppure. L'unica cosa che gli importava in quel momento era allentare alla svelta la stretta terrificante che gli comprimeva la trachea.

Totalmente indifferente ai loro vani tentativi di liberarsi, lo sconosciuto scavalcò il cadavere delle guardie e prese ad avanzare attraverso lo studio, finché non si trovò davanti alla coppia sospesa a mezz'aria.

''Sai, a voler essere franchi'' esordì in tono sorprendentemente pacato, ''in questo momento sono veramente tentato di restarmene qui bello tranquillo, e godermi lo spettacolo mentre crepate così''. La sua voce riacquistò all'improvviso lo stesso timbro sinistro adoperato fino a pochi minuiti prima. ''Come maiali appesi''.

Con le mani sempre strette attorno al tentacolo che gli comprimeva il collo, Bashir gli rivolse uno sguardo supplichevole, ma il killer misterioso lo ignorò.

''Probabilmente vorresti obiettare che tuo figlio in questa faccenda non c'entra nulla'' disse accennando col braccio verso Aziz. ''Ma anche se fossi disposto a concederti il beneficio del dubbio, il che implicherebbe tra l'altro una notevole dose di cortesia immeritata, resta pur sempre il fatto che dove sono appena stato è già morta un sacco di gente. Persone che coi tuoi giochetti di potere non c'entrava un beneamato cazzo. Eppure è morta comunque''.

Si strinse nelle spalle con aria noncurante.

''Quindi, a rigor di logica e per amor di coerenza, non ti dovrebbe dispiacere se alla fine ammazzo anche lui, giusto?'' chiese beffardo inclinando la testa di lato.

Un lampo di puro terrore balenò negli occhi del re, il cui volto nel frattempo stava diventando pericolosamente rosso. Apparentemente non toccato dalla cosa, lo sconosciuto stese il braccio in avanti e si fece spuntare un lungo tentacolo nero dal palmo della mano sinistra, che schizzando verso il fondo dello studio si avvolse attorno ad una delle sedie imbottite poggiate davanti alla scrivania, per poi tornare indietro trascinandola con sé. L'azione avvenne così rapidamente, che il tempo necessario affinché la figura misteriosa vi prendesse posto sopra, fu pressappoco lo stesso di uno starnuto.

''Dimmi, cosa si prova quando sei tu quello a morire, mentre qualcuno che se ne sta al sicuro assiste godendosi lo spettacolo?'' chiese intrecciando le dita in grembo. ''È piacevole?''. Una risatina roca si levò dal cappuccio. ''Ne dubito, ma da parte mia, intendo godermelo fino in fondo''. E ammutolendo di colpo sprofondò nella sedia imbottita, limitandosi ad assistere alla scena con l'atteggiamento di uno spettatore al cinema.

Nel frattempo, Bashir e Aziz scalciavano sospesi nel vuoto, le mani contratte nello sforzo di liberarsi dalle appendici serpentine che gli stringevano il collo. Man mano che i secondi passavano i loro volti si fecero sempre più paonazzi, fino a diventare prima color pulce e poi viola acceso. Ormai prossimi alla fine, padre e figlio fecero appello alle ultime forze rimastegli e presero ad agitarsi ancora di più, come se nutrissero l'assurda speranza che quei movimenti inconsulti potessero riuscire in qualche modo a tirarli fuori da quella situazione disperata.

Di fronte al loro frenetico dimenarsi lo sconosciuto non disse nulla, continuando a scrutare in silenzio la coppia appesa a mezz'aria, in attesa del trapasso imminente. Col volto spaventosamente paonazzo Bashir socchiuse la bocca ed emise un flebile rantolo. La morte stava per calare la falce.

Fu un attimo e padre e figlio crollarono di schianto sul pavimento. Emettendo un lungo respiro soffocato i due uomini si portarono subito le mani alla gola e presero a boccheggiare affannosamente, nel tentativo di inalare quanta più aria possibile. Erano ancora impegnati a cercare di riprendersi dal trauma appena subito quando lo sconosciuto camminò loro incontro, e afferrato Bashir per il bavero della veste, lo sollevò da terra come se fosse una bambola di pezza.

Gli occhi del re adesso erano fissi sul pozzo di tenebra celato all'interno del cappuccio. Vista da vicino, il senso di orrore che incuteva quell'impenetrabile oscurità risultava praticamente intollerabile.

''Quando dico che la guerra è finita, intendo dire finita'' sibilò lo sconosciuto in tono acre. ''Significa tank che ingranano la retromarcia, aerei che ritornano negli hangar e bombe sigillate nei magazzini. E se per caso qualche missile si trova già in viaggio, gli si cambia la traiettoria in volo e lo si manda a schiantare da qualche altra parte''.

Scosse la testa con aria eloquente.

''Non importa dove, nel deserto, in mare, su Marte, fosse anche nel culo di chi l'ha sparato, ma non verso città abitate. Specie quando si trovano in paesi che non sono il tuo. Ecco, quelle sono proprio un grosso cazzuto no!''

Anche se era costretto a respirare dal naso per compensare la mancanza di ossigeno da cui non aveva ancora avuto modo di riprendersi, le labbra di Bashir rimasero sigillate. La paura gli aveva paralizzato i muscoli.

''Hai capito adesso?'' chiese tranquillo lo sconosciuto, avvicinando il suo non-volto a quello del sovrano.

Bashir rimase in silenzio. Lo sconosciuto non sembrò gradire.

''Ti ho chiesto se hai capito?!!!'' latrò furente, assestandogli un violento scossone.

''Sì, ho capito!'' squittì Bashir, costringendosi a rispondere.

Soddisfatto dal risultato ottenuto la figura incappucciata mollò la presa sul re, che cadde sul pavimento con un tonfo. Aziz gattonò fino al padre per accertarsi che stesse bene, ma prima che fosse riuscito a raggiungerlo lo sconosciuto gli puntò l'indice a pochi centimetri dalla fronte, costringendolo a fermarsi.

''Non so fino a che punto tu sia coinvolto in questa storia'' disse acido prima di indicare anche Bashir, ''sappiate solo che da questo momento in poi i vostri destini sono legati a doppio filo. Se la guerra non finisce entro oggi, torno qui e vi ammazzo entrambi''.

Puntò lo sguardo sul re, mentre la sua voce tornava a farsi tetra.

''Te lo puoi anche scordare che ti conceda una terza occasione''

Pur tremando da capo a piedi, Aziz si sforzò di sollevare la testa verso colui che lo sovrastava.

''Jinn...''

''Smettila di chiamarmi così!'' sbottò sprezzante lo sconosciuto. ''Non sono un genio della lampada''

''E allora chi sei?''

Prima di rispondere lo sconosciuto lo fissò intensamente per diversi secondi.

''Perché non me lo dici tu?''

Afferrò i lembi del cappuccio e lo spinse indietro, scoprendo il volto celato al disotto. Di fronte a quella vista i due uomini gridarono in preda al terrore, ed effettivamente era impossibile dargli torto, poiché si trattava di uno spettacolo immondo.

Una faccia priva di pelle, naso e orecchie, con un paio di occhi color rubino incassati nelle orbite, e una chiostra di denti aguzzi che si estendeva attraverso fasci di muscoli rosso sangue, seguendo la linea della mascella squadrata.

Sebbene risultasse difficile stabilirlo a causa dell'assenza di labbra, sembrava quasi che su quel volto raccapricciante fosse affiorato un sinistro quanto inquietante ghigno.

''Ti supplico, basta!'' strillò Aziz, distogliendo lo sguardo.

Forse perché riteneva di aver raggiunto il proprio obiettivo, lo sconosciuto accondiscese alla sua richiesta e si rimise il cappuccio. I lineamenti mostruosi tornarono ad essere inghiottiti dall'oscurità in cui erano rimasti occultati fino a pochi istanti prima.

Bashir e suo figlio si strinsero l'uno all'altro per farsi coraggio, anche se continuarono comunque a tremare come bambini impauriti.

''Tu sei...''. Bashir deglutì. ''Sei...''

Non riuscì a finire la frase e il killer misterioso si inginocchiò davanti a loro.

''Lascio simili dettagli alla vostra libera interpretazione'' sussurrò con voce fredda. ''L'unica cosa che mi interessa è avere la certezza che il messaggio sia stato recepito''

''Lo è stato'' confermò annuendo Bashir.

''Adesso lo vedremo''

Lo sconosciuto tornò ad ergersi in tutta la sua impressionante altezza.

''In piedi!'' ordinò in tono perentorio.

Aziz scattò subito in piedi e aiutò il padre ad alzarsi a sua volta.

''La guerra finirà oggi stesso'' promise Bashir facendo di sì con la testa. ''Hai la mia parola''

''Anche la volta scorsa me l'avevi promesso'' gli ricordò lo sconosciuto.

''Non è lo stesso'' ribatté Bashir, lanciando un'occhiata furtiva in direzione dei cadaveri dilaniati delle guardie. ''Ora so che sei reale''. Scosse il capo con forza. ''Non potrei mai disobbedire''

Vi fu una breve pausa durante la quale nello studio calò un silenzio spettrale, interrotto unicamente dal fruscio del vento proveniente dalla finestra distrutta. Adesso nella stanza stava cominciando a fare davvero caldo.

''Ti voglio credere'' disse la figura incappucciata. ''Quindi ormai non resta che una cosa sola da fare''

Stese il braccio destro in avanti e gli porse la mano. Bashir fissò incerto il palmo guantato, ma non fece alcun tentativo di stringerlo. Di fronte alla sua titubanza lo sconosciuto ritrasse il braccio.

''Cosa c'è, non si fa così dalle vostre parti?'' chiese con pacata sorpresa. ''Credevo che stringere la mano per suggellare un accordo fosse una prassi a voi familiare''. Si curvò su di lui ed inclinò la testa di lato. ''O forse è il tuo modo per dirmi che non mi consideri degno neppure di questo?''

''No, assolutamente!'' scattò atterrito Bashir. ''Non mi permetterei mai neppure di pensarlo!''

''Allora che problema c'è?'' E raddrizzata la schiena tornò a porgergli la mano.

Sforzandosi di mettere a tacere i propri timori, Bashir prese un profondo respiro e gliela strinse.

''Perfetto, accordo raggiunto'' commentò soddisfatto lo sconosciuto. ''Ricordati di rispettarlo e non avrai niente da temere. Hai la mia parola. E la mia parola è sacra''

''Sì, Azrael'' disse Aziz chinando il capo con deferenza.

Bashir scoccò un'occhiata preoccupata al figlio.

''Ma io...lui...'' farfugliò confuso.

''Chiamatemi pure come preferite'' lo interruppe lo sconosciuto, mettendo a tacere i suoi balbettii. ''Ciò che conta è che mantieni la promessa''

Si curvò nuovamente sul sovrano, avvicinandosi abbastanza da portegli sussurrare all'orecchio.

''E questa volta, ricordatelo''.

La sua mano ancora stretta a quella di Bashir si serrò di scatto, spezzando ossa e schiacciando muscoli con la potenza di una pressa idraulica.

Un urlo agghiacciante riecheggiò per lo studio.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top