Capitolo 30 - Pasqua

Essendosi allontanato con la scusa di una visita ad un bagno chimico intravisto all'andata, il viaggio di ritorno fino all'enorme prato inondato dal sole in cui si erano accampati non richiese che un paio di minuti scarsi.

Nonostante fosse una splendida giornata primaverile non si vedeva troppa gente nei paraggi, anche se qualche famiglia e un paio di coppiette spiccavano comunque a macchia di leopardo in mezzo all'erba incolta.

Come sospettavano, i loro genitori erano ancora seduti sul largo telo da spiaggia a tema tropicale, che avevano posizionato all'ombra di un vecchio olmo. Umberto sembrava impegnato a sussurrare qualcosa all'orecchio della moglie, che ad un certo punto scoppiò a ridere e si allontanò assestandogli nel mentre una leggera pacca sulla spalla.

Per nulla intimorito da quel rimprovero bonario lui si rifece subito avanti e prese a baciarla sul collo. Elisa rise di nuovo e nonostante avesse preso la testa del marito tra le mani come a volerlo allontanare, i suoi gesti assomigliavano più a carezze che a reali tentativi di fermarlo.

Quella sorta di bizzarro gioco delle parti andò avanti per un po', ma quando Elisa vide i figli sbucare da un viale alberato a venti metri di distanza, i suoi occhi si spalancarono di colpo. Venuta meno l'atmosfera fece smettere il marito dandogli una rapida gomitata nelle costole, e all'espressione confusa di lui accennò nella loro direzione con un secco movimento del capo.

Non meno imbarazzato della moglie, Umberto si schiarì la voce per poi mettersi a fissare un dente di leone insolitamente interessante che spuntava in mezzo all'erba lì vicino.

''Ah, eccovi finalmente'' esordì in tono di vaga sorpresa quando i figli si trovarono davanti al telo da spiaggia. ''Ci stavamo giusto chiedendo dov'eravate finiti''

Alice e Alessandro si scambiarono un'occhiatina complice, ma anche se non riuscirono a trattenere un sorrisetto preferirono astenersi dal fare commenti.

''Mangiamo adesso?'' chiese Alessandro, che come al solito non aspettava altro.

''Certo'' rispose affabile Elisa, mettendosi a frugare dentro un borsone da piscina azzurro cielo. ''Ti sei lavato le mani, amore?''

Alessandro si sfilò lo zaino e lo lasciò cadere sull'erba.

''Sì'' disse mentre prendeva posto sul telo accanto alla sorella, ''ho usato una fontanella''

''Molto bene''.

Elisa tirò fuori dal borsone quattro panini avvolti nella carta stagnola, e li esaminò uno ad uno facendoci passare l'indice sopra.

''Allora...questo qui è di Alessandro''.

Sollevò a mezz'aria il panino in questione per poi riprendere l'indagine, concludendola dopo pochi secondi.

''Mentre questo invece è di Alice''.

Porse entrambi i panini ai figli.

''Ecco, prendete''

''Grazie mamma'' dissero in coro i due.

''Prego''

Elisa afferrò uno dei due panini rimasti e lo diede al marito.

''Il tuo, tesoro''

''Grazie'' rispose Umberto, scoccandole un'occhiata maliziosa.

Fingendo di non accorgersene Elisa si limitò a prendere il proprio panino.

''Beh, buon appetito'' annunciò con una scrollata di spalle.

''Buon appetito'' ripeté il resto della famiglia in coro.

Muovendosi più velocemente di tutti Alessandro scartò il suo pranzo dall'involucro di carta stagnola, ma proprio mentre si apprestava ad affondare i denti nella crosta della pagnotta sentì il cellulare vibrare da dentro la tasca dei pantaloni.

Soffocando a stento un'imprecazione, il ragazzo levò gli occhi al cielo ed estrasse lo Smartphone.

''Chi è?'' gli chiese Alice curiosa.

''Marco'' rivelò Alessandro leggendo il nome sul display. ''Posso rispondergli?''

Elisa ed Umberto annuirono.

''Non metterci troppo però'' precisò sua madre dopo che Alessandro si fu alzato in piedi. ''Preferisco che mangiamo insieme''

''Giuro che faccio in fretta'' promise lui.

Non volendo farsi sentire mentre parlava con l'amico Alessandro decise di andarsi a sistemare sotto un tiglio poco lontano, anche se quando ci arrivò aveva già effettuato lo swipe della risposta da qualche secondo.

Sarebbe stato davvero imbarazzante lasciar partire la segreteria, senza poter nemmeno richiamare per mancanza di credito.

''Ciao'' esordì non appena si fu portato il cellulare all'orecchio.

''Ciao'' ripeté Marco affabile, ''scusa se non ho risposto stamattina, ero sotto la doccia. Nuovo cellulare, eh?''

''Regalo di mamma'' spiegò Alessandro.

''Dove sei?''

''Parco di Monza, facciamo il picnic. E tu?''

''Sono da papà. Sta preparando gli spaghetti coi gamberoni''

''Buoni'' commentò Alessandro con l'acquolina alla bocca.

''Comincio a sentire odore di bruciato'' aggiunse Marco, a mo' di precisazione.

''Come non detto'' si corresse Alessandro.

''Pazienza'' disse Marco con noncuranza. ''Tanto oggi non avevo molto fame''

''Che fortuna''

L'osservazione gli uscì di bocca praticamente da sola, ma Alessandro si rese conto del proprio errore solo quando era già troppo tardi.

''Come?'' chiese confuso Marco.

''Scusa, stavo pensando ad altro'' si giustificò Alessandro in tono vago. ''Hai letto le notizie?''

Marco diede in una risatina sprezzante.

''Il solito schifo'' commentò amareggiato. ''Smettila di seguire quella roba o ti verrà un'ulcera''

''Sì, hai ragione'' confermò Alessandro in tono accondiscendente.

Sulla linea calò un breve silenzio.

''Senti, ti va di venire da me il prossimo venerdì?'' chiese Marco a bruciapelo. ''Passa mia zia a trovarci e porta anche la figlia. Cioè mia cugina''

A circa un centinaio di metri dal tiglio sotto cui stava, un bambino si mise a correre al centro del prato trascinandosi dietro un piccolo aquilone giallo limone. Alessandro lo seguì con lo sguardo mentre prendeva quota.

''Grazie, ma non voglio flirtare'' disse evasivo.

''Non è per quello, è che non voglio stare da solo con lei!'' sbottò Marco all'altro capo della linea. ''Si comporta in maniera strana. Fa quasi paura''

Alessandro ridacchiò.

''Addirittura?''

''Se vieni capirai che non esagero''

Pur morendo dalla voglia di rispondere altrimenti, Alessandro si impose di proseguire lungo il percorso già tracciato. Illuderlo avrebbe solo reso le cose più complicate.

''Non posso'' bofonchiò contrito, ''mi dispiace''

A giudicare dal tono con cui gli rivolse la domanda successiva, Marco sembrò deluso.

''Perché?''

Mordendosi il labbro in preda alla frustrazione, Alessandro continuò a tenere gli occhi fissi sull'aquilone sospinto dalla brezza, ma nonostante i suoi sforzi non riuscì a farsi venire in mente alcuna giustificazione credibile.

Stava quasi per arrendersi quando il suo sguardo si abbassò sui familiari intenti a pranzare sul telo da spiaggia, e allora un'illuminazione improvvisa gli giunse in soccorso.

''Mercoledì Ronzini darà i risultati del test, giusto?'' chiese di getto.

''E allora?'' ribatté Marco palesemente perplesso.

''Prenderò quattro'' confessò mesto Alessandro. ''Mamma ha detto che se toppavo altre due verifiche avrebbe cominciato a darmi lezioni tutti i pomeriggi. Sarò bloccato a casa fino alle vacanze estive''

''Cavolo, mi dispiace'' gli disse Marco, senza riuscire a nascondere una punta di imbarazzo.

''Grazie''.

Avendo avvertito un cambiamento repentino nella direzione del vento Alessandro tornò a guardare l'aquilone, giusto in tempo per vederlo schiantarsi al suolo.

''Senti, se non vuoi parlare troppo con tua cugina, prova a dirle che hai molti compiti arretrati e devi studiare'' ipotizzò nel tentativo di farsi perdonare. ''Magari ti lascia in pace''

''Buona idea'' commentò Marco con semplicità.

Nel frattempo, Elisa mise da parte il proprio panino e bevve qualche sorso d'acqua frizzante da una bottiglia che conservava nel borsone da piscina. Stava ancora riavvitando il tappo quando incrociò lo sguardo col figlio, a cui fece cenno di sbrigarsi.

''Scusami, ma adesso devo andare'' disse Alessandro, mentre annuiva in risposta al gesto di Elisa. ''Ho promesso a mamma che facevo in fretta''

''Buon appetito''

''Anche a te''. Era sul punto di riattaccare quando un impulso improvviso lo costrinse ad aggiungere: ''Marco''

''Sì?''

''Sei un grande'' disse affabile.

Vi fu una breve pausa e Alessandro si immaginò l'amico mentre alzava gli occhi al cielo.

''Certo, come no''

''Dico sul serio'' ribadì con convinzione.

''Sono due settimane che continui a farmi complimenti a capocchia'' gli fece notare Marco. ''Si può sapere che diavolo ti prende?''

''Ci tengo solo a ricordatelo'' spiegò Alessandro, sforzandosi di apparire naturale. ''Casomai te ne dimenticassi''

Non ne era del tutto sicuro, ma ad Alessandro parve di sentire un breve sospiro giungere dall'altro capo della linea.

''Grazie'' disse Marco pacato, ''anche tu sei un grande, allora. Ecco, così siamo pari''

Alessandro sorrise.

''Ciao''

''Ciao''

Interrotta la chiamata Alessandro si rimise in tasca il cellulare e fece ritorno verso il telo, anche se mentre percorreva quei pochi metri che lo separavano dall'obiettivo, cercò di rallentare volutamente l'andatura.

Prima di venire sommerso dalle voci dei familiari voleva sentire ancora per qualche secondo l'eco di quell'ultimo ciao, che ancora gli riecheggiava nella testa.

''Tutto a posto?'' gli chiese Elisa in inglese, non appena fu a portata d'orecchio.

Sebbene non si potesse certamente dire che se lo aspettava, Alessandro era troppo abituato ai test a sorpresa di sua madre perché la cosa potesse metterlo in crisi.

''Sì, voleva solo salutarmi'' rispose con naturalezza nella stessa lingua, mentre prendeva posto sul telo. ''Stamattina non mi ha risposto perché stava facendo la doccia''

Staccando gli occhi dalla vaschetta di plastica piena di insalata che teneva in mano, Alice sollevò a mezz'aria la forchetta con cui aveva appena infilzato un pomodorino e la puntò contro il fratello.

''Sai, a volte, glissare sui dettagli è una gran bella cosa'' constatò in tono ironico.

E scoccandogli un sorrisetto compiaciuto si ficcò in bocca il pomodoro.

''Hai una vespa sulla spalla'' la informò Alessandro tranquillo.

Gli occhi di Alice si fecero enormi. Sembrava quasi che gli fosse andato di traverso il pomodoro.

''Dove?!'' chiese atterrita, mentre ruotava freneticamente la testa alla ricerca dell'insetto.

Non riuscendo a trovare niente nonostante la scrupolosità del controllo, tornò a guardare in faccia il fratello. Alessandro stava sorridendo.

''Sei un cretino!'' sbottò acida in italiano.

Alessandro si limitò a sogghignare, ma Umberto sembrava confuso.

''Ha detto che aveva un rifiuto sulla spalla?'' chiese perplesso sporgendosi verso la moglie.

''Wasp, non waste, tesoro'' gli spiegò paziente Elisa. ''Significa vespa''

Le labbra di Umberto si dischiusero.

''Ahh'' disse con l'aria di qualcuno a cui fosse appena stata rivelata la soluzione di un indovinello. ''Ora è tutto chiaro''

Recuperato il proprio panino Alessandro si preparò ad addentarlo, ma quando vide che Alice stava per fare lo stesso sgranò gli occhi e si fermò.

''Non l'hai ancora iniziato?!'' domandò incredulo.

''Dicono che sia meglio mangiare la verdura prima'' spiegò lei, intanto che finiva di rimuovere l'involucro di carta stagnola.

''Che differenza fa?'' chiese Alessandro scrollando le spalle.

''Se ci si riempie con pane e formaggio fin da subito, dopo rischia di non esserci più spazio per il resto''

Alessandro sbatté le palpebre e la sua mente iniziò a vagare tra i ricordi.

''È un problema che non mi si è mai posto'' concluse al termine di una riflessione sorprendentemente breve.

''Pozzi senza fondo escludendo'' precisò Alice sprizzando ironia.

Lui inclinò il capo come a volerle concedere l'onore della vittoria, e anticipando di pochi istanti la sorella diede un morso al panino.

Mangiarono in silenzio, e per un po' l'unico rumore che si sentì a parte il canto degli uccelli fu il rumore delle mascelle, lo scrocchiare dell'insalata trafitta dalle forchette, e le sporadiche risate dei bambini sparsi per il prato.

Intanto che sgranocchiava una mela Alessandro si guardò attorno, cercando di godersi fino all'ultimo centimetro del panorama che lo circondava.

Il semplice fatto di trovarsi insieme a coloro che amava più ogni altro, unito alla consapevolezza di ciò che si stava apprestando a fare, rendeva ogni secondo di quel pomeriggio prezioso, unico e insostituibile.

I suoi genitori e Alice, l'erba sotto di lui e le fronde dell'olmo che gli incombevano sopra la testa, il sole che splendeva alto nel cielo limpido e la brezza leggera che gli accarezzava la faccia, il parco e il mondo stesso.

Tutto quanto era assolutamente perfetto. Eppure...

Umberto emise uno sbuffo dal naso e Alessandro distolse lo sguardo dal bambino che cercava di far volare l'aquilone, per rivolgerlo verso il padre.

I suoi occhi erano puntati su un gruppetto di uomini in tenuta mimetica impegnati a correre sul sentiero che costeggiava l'altra sponda del prato, appena al di là di un filare di platani. Probabilmente avevano da poco finito gli allenamenti del mattino, e adesso stavano tornando a quella caserma restaurata di recente vicino all'ingresso meridionale del parco.

Anche se non era certo la prima volta che gli capitava di incontrare dei militari, Umberto reagiva sempre nello stesso identico modo malmostoso, come se il solo fatto di vederli gli procurasse un acceso bruciore di stomaco. Ad Alessandro ricordava un cuoco mentre osservava qualcuno condire gli spaghetti col ketchup o mettere le pesche sciroppate sulla pizza.

''Dai papà, stanno solo correndo!'' sbottò Alice esasperata, non appena capì quel che stesse succedendo.

''Magari si limitassero a questo'' ribatté Umberto in tono piatto, senza staccare gli occhi dai soldati.

''Mica vanno in Somalia'' gli ricordò lei.

''Non ce l'ho con loro in particolare'' precisò Umberto incrociando il suo sguardo, ''è il principio che ci sta dietro a non piacermi''

Alessandro accennò un sorriso. Sì, lo sapeva. Da quando aveva ultimato la leva suo padre era diventato un convintissimo obiettore di coscienza.

Elisa cestinò un messaggio pubblicitario che gli arrivò sullo Smartphone e riprese a sbucciare la banana lasciata in sospeso.

Nel frattempo, aiutato dai genitori e dall'arrivo di una brezza più intensa delle precedenti, il bambino di prima riuscì finalmente a far prendere quota al suo aquilone. Alessandro seguì con vago interesse l'ascesa di quel piccolo triangolino giallo, ma proprio quando questi si librò al disopra delle cime degli alberi un'idea improvvisa gli rischiarò la mente.

Forse aveva trovato il modo di far sparire quell'espressione imbronciata dal viso di Umberto.

''Soldato Rossi!'' esclamò in tono imperioso.

Tutta la famiglia si voltò a guardarlo, palesemente sorpresa. Quella voce così tonante e profonda non sembrava nemmeno la sua, come se appartenesse ad un uomo molto più grande di lui. Lieto dell'effetto ottenuto Alessandro proseguì nella recita.

''Sì, signore!'' rispose con solerzia militaresca.

A quelle parole i tre sgranarono gli occhi. Adesso la sua voce era completamente diversa e assomigliava a quella di un ragazzino, costretto a discutere di argomenti con cui non aveva alcuna dimestichezza.

''Cos'è la patria?'' domandò nello stesso tono cavernoso di poco prima.

''Non saprei, signore'' rispose Alessandro interpretando il giovane.

Avendo capito quel che stava facendo Umberto sorrise, godendosi lo spettacolino insieme alla moglie e alla figlia. Intanto, i soldati dall'altra parte del prato continuavano a correre lungo il sentiero sotto il filare di platani.

In effetti, se si giocava un po' con la fantasia, era quasi possibile immaginarsi che a parlare fossero il tipo che apriva la colonna di militari e colui che gli veniva subito dietro.

''Ignorante incompetente!'' sbraitò Alessandro con la voce dell'ufficiale. ''La patria è tua madre!''. Voltò la testa verso il prato e si rivolse ad un plotone inesistente. ''Coraggio soldati, ditemi cos'è la patria!''

''La madre del soldato Rossi!'' esclamò subito Alessandro, interpretando alla perfezione un terzo personaggio che doveva fungere da coro.

Tutti quanti scoppiarono a ridere, e come aveva sperato, fu proprio Umberto quello che parve divertirsi di più. Il suo sghignazzare divenne così intenso che per poco si fece venire il singhiozzo.

''Direi che ora abbiamo finalmente trovato il percorso di studi adatto a te'' disse Alice, con un largo sorriso ancora stampato sulle labbra. ''Doppiaggio''

''Ovviamente'' commentò Alessandro sarcastico.

''Non sto scherzando'' ribatté sforzandosi di apparire seria. ''Hai del talento. Potresti farne una professione''

''Protesti farne una professione'' ripeté Alessandro con la stessa identica voce della sorella.

Gli occhi di Alice si fecero enormi.

''Ma tu sei spaventoso!'' esclamò sbalordita. ''Quando diavolo hai imparato ad imitare così?!''

Alessandro scrollò le spalle con noncuranza.

''Boh, oggi?''

Ignorando la sua risposta, Alice si voltò a guardare i genitori.

''Non pensate anche voi che sia incredibile?'' chiese trasudando ammirazione.

Elisa e Umberto si scambiarono un'occhiata. Lui sembrava euforico, lei semplicemente sconvolta.

''Sono...sono senza parole'' farfugliò Elisa abbozzando un sorriso.

''E bravo il mio ragazzo!'' esclamò Umberto dandogli una pacca affettuosa sulla spalla. ''Questo lo aggiungiamo alla lista dei tuoi molti talenti''

''Quindi siamo a uno'' concluse tranquillo Alessandro.

Alice scoppiò a ridere, ma la fronte di Elisa si riempì di rughe.

''Tesoro, ti ho già detto di...''

La suoneria dello Smartphone la costrinse ad interrompersi per infilare la mano dentro il borsone da piscina

''Riesci a imitare Cappellini?'' gli propose Umberto sempre su di giri. ''Anzi no, il presidente del consiglio!''

Raddrizzata la schiena Alessandro assunse una posa solenne, per poi mettersi ad imitare alla perfezione la voce del premier Riva.

''Quando le difficoltà incombono si rendono necessari sacrifici'' declamò in tono pomposo. ''Il nostro stato ha bisogno di una cura dimagrante!''. E stringendo la mano destra a pugno, la sbatté contro il palmo della sinistra in un gesto eloquente.

Umberto scoppiò a ridere e anche Alice fu costretta a coprirsi la bocca con la mano per nascondere l'ilarità.

In effetti, tra i presenti solo Elisa parve non essersi accorta dell'irresistibile umorismo insito in quella parodia. Il suo sguardo continuava a restare fisso sul display dello Smartphone da poco recuperato, il volto concentrato in un'espressione indecifrabile.

''Cos'è, altra pubblicità?'' le domandò Alice, incuriosita da quell'atteggiamento insolito.

''Mi hanno licenziata'' rivelò Elisa con un fil di voce.

Alice e Alessandro ammutolirono, ma dato che stava ancora cercando di mettere a tacere i singhiozzi Umberto non riuscì a sentire la notizia.

''Che hai detto, tesoro?'' domandò ridacchiando.

''Mi hanno licenziata'' ripeté Elisa a voce più alta.

Il sorriso di Umberto si spense.

''Ma...ma è impossibile''. Curvò le labbra in un ghigno senza gioia. ''E come poi, con un messaggio WhatsApp?'' chiese sarcastico.

Elisa non rispose e Umberto ridivenne serio all'istante.

''Non possono farlo!'' sbottò indignato.

''L'hanno appena fatto'' ribatté Elisa mesta senza sollevare gli occhi dallo schermo.

''Per favore, fammi vedere un attimo'' le disse Umberto, allungando il braccio verso la moglie.

Lei gli porse il cellulare e Umberto si mise subito a leggere.

All'inizio lo fece in silenzio, limitandosi a muovere le labbra in maniera quasi impercettibile, ma quando cominciò ad avvicinarsi alla fine del messaggio la sua agitazione giunse ad un punto tale che gli fu praticamente impossibile non rendere partecipi anche il resto dei presenti, e così si mise a recitare il testo ad alta voce.

''...siamo spiacenti di comunicarle, che a seguito della riduzione delle attività e del varo del nuovo piano di logistica, ci vediamo costretti ad interrompere la nostra collaborazione. Il trattamento economico le verrà garantito per mezzo degli strumenti previsti dalla legge. La ringraziamo per la comprensione. Distinti saluti''

Lo Smartphone nelle sue mani tremò.

''La ringraziamo per la comprensione'' ripeté a denti stretti.

Alice e Alessandro si scambiarono un'occhiata preoccupata, proprio mentre Elisa emetteva un profondo sospiro.

''Pazienza'' disse con stoica rassegnazione, ''vorrà dire che troverò qualcos'altro''

''No, pazienza proprio un bel niente!'' ribatté deciso Umberto, mettendosi a digitare sul display del cellulare. ''Questa cosa non finisce qui''

Accorgendosi che stava componendo il numero del Quickly in cui lavorava, Elisa gli appoggiò una mano sulla spalla.

''Tesoro, è inutile, lascia perdere''

''No, che non lascio perdere!'' esclamò stizzito, guardandola negli occhi.

Elisa allontanò il braccio, ma non protestò.

''Ti hanno offerto il part-time e tu hai accettato il part-time, ti chiamavano e tu andavi, ti chiamavano in un giorno diverso e tu ci andavi comunque anche senza chiedere gli straordinari, e tutto questo per quattrocento stramaledetti Euro''.

Si morse il labbro e tornò a fissare lo Smartphone tra le sue mani. Gli occhi ridotti a fessure lanciavano fulmini.

''Schifose carogne!'' sbraitò furioso. ''Hai sgobbato per loro cinque anni senza mai lamentarti o chiedere un aumento, e quelli ti ripagano così?!''

''Non sarò stata certo l'unica'' gli fece notare Elisa paziente. ''Anzi, provo a chiedere a Matilde se anche lei ha ricevuto il messaggio''.

Recuperò il cellulare dalle mani del marito e dopo aver cancellato il numero del Quickly, iniziò a comporre quello dell'amica.

''Poverina, come farà adesso con il mutuo? Aveva appena comprato casa''

Umberto soffiò sprezzante.

''Non che noi...''.

L'occhiataccia con cui lo fulminò la moglie, lo convinse a rettificare.

''Possiamo dirci contenti'' concluse con una punta di incertezza. E nel tentativo di apparire più convincente puntò l'indice verso il terreno. ''Questa è una porcheria bella e buona, poco ma sicuro''

''Allora vi aiuterò io'' si intromise Alice a bruciapelo.

L'attenzione di tutta la famiglia converse immediatamente su di lei.

''Prometto che mi troverò un lavoro''

''Anch'io'' le fece eco Alessandro senza riflettere.

''Voi due dovete andare a scuola'' ribatté Elisa asciutta,''non lavorare''

''Posso fare entrambe le cose'' insistette Alice con convinzione.

''Il fatto che puoi non significa che devi'' spiegò Elisa sostenendo il suo sguardo, ''e preferisco che continui a farne una bene, piuttosto che due male''.

Alice aprì la bocca per ribattere, ma sua madre la stoppò alzando la mano.

''Non vi preoccupate, ci inventeremo qualcosa''

Rinunciando alla replica Alice abbassò gli occhi e contrasse il viso in un'espressione afflitta.

Da parte sua Alessandro non reagì diversamente, né tantomeno cercò di sollevare il morale ai familiari. Per quanto potesse impegnarsi infatti, ormai nessuno aveva più voglia di ridere o scherzare. E in ogni caso, la cacofonia di domande, dubbi e incertezze che gli riempì la testa prima ancora che sua madre fosse riuscita a mettersi in contatto con Matilde, finì per rendergli del tutto impossibile riflettere con lucidità.

Tale era il livello del suo sconcerto che gli ci vollero quasi tre minuti prima che trovasse la forza di rialzare la testa, anche se nonostante il tempo trascorso la situazione non sembrava cambiata poi di molto.

Alice era ancora presa a fissare un punto imprecisato al centro del telo da spiaggia, Elisa parlava al cellulare, e suo padre bofonchiava a denti stretti su quanto fosse stato disgustoso dare una notizia simile il giorno di Pasqua.

Non sapendo che dire o fare Alessandro si limitò a rivolgere lo sguardo verso il cielo in lontananza, dove grossi nuvoloni grigi carichi di pioggia avevano cominciato a profilarsi all'orizzonte. 

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