Capitolo 29 - L'opportunità di cambiare le cose
Le fronde degli alberi che sovrastavano il ponte risultavano talmente fitte da impedire ai raggi del sole di penetrare quella spessa barriera verde. Pur non essendo nemmeno maggio molte piante avevano già messo le foglie, e solamente in poche si presentavano ancora provviste di semplici fiori e boccioli. Dopo la triste monotonia dell'inverno, con l'arrivo della primavera il parco era diventato un'esplosione di vita.
Raggiunto il centro del ponte Alessandro si avvicinò al parapetto sul lato destro, e dopo essersi sfilato dalle spalle il piccolo zaino che teneva con sé ci infilò la mano dentro. Essendo praticamente vuoto non gli fu necessaria che una manciata di secondi per sentire sotto le dita la liscia superficie in metallo di cui era in cerca, ma proprio quando stava per ritrarre il braccio, uno scampanellio imprevisto lo fece sobbalzare.
Una bicicletta inforcata da un uomo in tenuta da corridore gli passò accanto subito dopo che si fu voltato a controllare l'origine del suono, tuttavia, a parte quell'avvertimento, il ciclista non sembrò mostrare alcun interesse per la sua presenza lì. Oltrepassato il ponte, proseguì lungo il sentiero finché non giunse in fondo alla stradina circa cinquanta metri più avanti, e a quel punto scomparve alla vista dietro alcuni alberi.
Non volendo commettere un secondo errore Alessandro controllò in entrambe le direzioni se vi fosse qualcun altro in arrivo, ma non vedendo nessuno decise di procedere.
La sfera di metallo che si ritrovò tra le mani una volta che l'ebbe estratta dallo zainetto era poco più grande di una pallina da tennis. Sebbene in origine fosse delle dimensioni di un pallone da calcio, usando la forza era riuscito a comprimerla in quella forma decisamente meno ingombrante, così da renderne più agevole il trasporto. A prima vista non sembrava possedere niente di speciale, eppure era proprio a quell'oggetto in apparenza insignificante che doveva la sua condizione.
Alessandro era indeciso se esserne più intimorito o disgustato. In ogni caso, si trattava di qualcosa che gli avrebbe reso il compito più facile.
Lasciato cadere lo zaino a terra, si sporse oltre il parapetto di pietra e guardò sotto. Le acque torbide del Lambro scorrevano placide dentro il canale. Ad occhio e croce tra il fondo limaccioso e la superficie non doveva esserci più di un metro.
Sinceratosi per la seconda volta che il sentiero in ambo le direzioni fosse sgombro, Alessandro diede un ultimo sguardo alla sonda e la gettò nel fiume. La sfera infranse il pelo dell'acqua con un tonfo che sollevò alti schizzi, per poi scomparire, confondendosi con il fondale fangoso.
Ecco, se n'era andata per sempre.
Forse sarebbe stato meglio lasciarla sepolta in quel campo, ma non potendo prevedere se un bel giorno qualcuno si fosse messo in testa di trasformare il terreno in un centro commerciale, alla fine aveva deciso di optare per quella soluzione. In questo modo l'intera faccenda si sarebbe conclusa senza coinvolgere altri.
Degli uccellini cinguettarono tra le fronde sopra di lui e Alessandro tirò fuori di tasca lo Smartphone. Selezionata la parola chiave tramite la ricerca rapida, fece quindi scorrere il dito sul display, passando in rassegna i vari siti di news finché non riuscì ad individuare quello che usava di solito.
La pagina che gli si aprì davanti non appena ci ebbe cliccato sopra la conosceva fin troppo bene.
STRAGE A MONZA
Mattanza in una palazzina nella periferia sud della città, al confine con Villanuova sul Lambro. I quattro morti sono noti spacciatori della zona con precedenti per aggressione, rapina e traffico di droga. Si indaga per omicidio plurimo a carico di ignoti.
Era una notizia parecchio datata, ma per sua fortuna il link all'articolo più recente che stava cercando si trovava proprio lì accanto.
STRAGE A MONZA
Pubblicato l'identikit del principale sospettato. È un uomo molto alto e dalla forza impressionante. Sotto la lente palestre, circoli culturistici e club di atletica.
Niente di nuovo. Nonostante fossero trascorsi quasi due mesi, non sembravano esserci stati ulteriori sviluppi.
Alessandro tirò un sospiro di sollievo e senza nemmeno mettere via il cellulare si mise a scrutare con aria assorta il fiume sottostante. I pensieri che gli affollavano la mente erano così numerosi e pressanti che persino lo scrociare dell'acqua o il cinguettio degli uccelli parvero attenuarsi, finché non si ridussero a nient'altro che un'eco lontano.
''Ehi''.
Uscendo da quella sorta di trance in cui era caduto, Alessandro rialzò di scatto la testa e si voltò in direzione della voce.
Alice lo fissava stando in piedi in mezzo al ponte, ma nonostante la distanza risicata che li separava, la sua recente fuga mentale gli aveva impedito di sentirla avvicinarsi. Chissà quanto tempo era passato.
''Ciao'' le disse prima di tornare a guardare il fiume.
Lei gli andò incontro, e quando furono l'uno accanto all'altro, lo imitò appoggiandosi al parapetto in pietra. Indossava dei pantaloni leggeri abbinati ad una maglietta a maniche corte, e come al solito portava i lunghi capelli neri sciolti, lasciando che le ricadessero dietro la schiena e ai lati del viso.
All'inizio si limitò a restargli vicino, ammirando la vista del fiume che scorreva tra le due file di alberi, ma non appena ebbe notato lo Smartphone che il fratello continuava a tenere stretto nella mano destra, la sua attenzione sembrò risvegliarsi.
''Com'è il cellulare?'' chiese con nonchalance. ''Sai, ho aiutato io mamma a scegliere il modello''
''Va benissimo, grazie'' rispose Alessandro rimettendosi in tasca il cellulare.
Seguì un breve silenzio, interrotto unicamente dallo scrosciare dell'acqua e dal canto dei passeri.
''Bella giornata, eh?'' commentò affabile Alice, osservando i raggi dorati che filtravano attraverso il tetto di foglie sopra di loro.
''Già'' confermò Alessandro annuendo, ''molto bella''
Il silenzio tornò a calare tra di loro, ma ancora una volta fu Alice ad infrangerlo.
''Mamma dice che tra poco si mangia'' lo avvertì in tono pratico, ''ma se vuoi rimanere solo...''
''No'' la interruppe lui incrociando il suo sguardo. ''No, resta''
Alice fece di sì con la testa e Alessandro puntò lo sguardo verso la piccola cascatella da cui si gettava il fiume un centinaio di metri più avanti. Per diversi secondi nessuno dei due disse nulla.
''Tu pensi che il mondo possa migliorare?'' chiese Alessandro a bruciapelo.
Colta di sorpresa dalla domanda Alice sbirciò nella sua direzione con la coda dell'occhio, la fronte leggermente aggrottata in un'espressione di genuina curiosità. Alla fine però, dato che il fratello non sembrava intenzionato ad incrociare nuovamente il suo sguardo, decise di limitarsi a rispondere senza rifletterci troppo.
''Penso che sognare non costi nulla'' disse con una punta di ironia, ''il realismo a volte è troppo deprimente''
''Cos'è che manca, allora?''
''La volontà, tanto per cominciare''
''E se uno ce l'ha?'' la incalzò Alessandro.
''Gli manca il potere di metterla in pratica'' spiegò Alice paziente.
''E se uno ce l'avesse?'' insistette Alessandro.
''Gli mancherebbe la volontà''
Per tutta risposta Alessandro le rivolse un'occhiata eloquente, ma anziché mostrarsi imbarazzata, Alice sfoggiò un sorrisetto compiaciuto.
''Non mi guardare così, le regole del gioco non le ho scritte io'' disse divertita.
Alessandro alzò gli occhi al cielo e sospirò.
''Ma se uno avesse tutte e due?'' chiese un po' impaziente.
Alice storse la bocca in una smorfia come se ci stesse pensando, e poi riprese a scrutare il paesaggio al di là del parapetto di pietra.
''Sarebbe davvero una bella coincidenza'' ammise tranquilla, ''poi però resterebbe da capire qual è il suo concetto di migliorare''
''In che senso?'' domandò Alessandro, aggrottando le sopracciglia.
''Nel senso che le cose appaiono diverse a seconda di chi guarda'' rispose Alice pacata. ''Ciò che per te è bene per altri è male, e viceversa''.
Emise un verso che avrebbe potuto essere una risatina soffocata, e poi scosse debolmente la testa.
''Non esistono ideali oggettivi'' concluse in tono amaro. ''Anche se sembra dimenticarlo molto spesso, papà l'avrà ripetuto almeno un migliaio di volte''
''Migliorare secondo il punto di vista di uno buono'' precisò Alessandro. ''Un buono classico''
Alice si voltò, e dopo essersi appoggiata con la schiena al parapetto guardò il fratello dritto in faccia.
''Quando dici classico, intendi l'antichità o ti riferisci a Topolino?'' gli chiese ironica alzando un sopracciglio.
Le labbra di Alessandro si incresparono in un sorriso tirato.
''Democrazia, diritti umani, Spiderman, Albus Silente!'' sbottò con impazienza allargando le braccia. ''Quel tipo di buono, ok?''
Nonostante il sorriso che gli rivolse la sorella fosse un po' troppo comprensivo per i suoi gusti, Alessandro decise comunque di lasciarla rispondere senza intervenire.
''Beh, in quel caso, credo di sì'' ammise lei alzando le spalle. ''Forse potrebbe''
''E te lo approveresti?'' le domandò Alessandro ammorbidendo il tono.
La ragazza inarcò le sopracciglia e scrutò il fratello in silenzio, ma a dispetto dell'atteggiamento tutto sommato tranquillo con cui affrontò quello sguardo indagatore, Alessandro cominciò a temere di essersi spinto troppo oltre. Chissà cosa le stava passando per la testa in quel momento.
Che sospettasse qualcosa? Oppure si stava semplicemente chiedendo se il pestaggio di due mesi prima avesse finito per renderlo scemo?
Qualunque fosse la verità, alla fine Alice interruppe il contatto visivo con lui dopo solo pochi secondi, e mentre tornava a concentrarsi sul fiume gli fornì la propria risposta.
''Dubito che uno Spiderman o un Albus Silente arriverà presto a tirarci fuori dai casini''
Alessandro non fece nemmeno in tempo a rivolgere un ringraziamento mentale agli astri per lo scampato pericolo, quando la sorella si voltò di nuovo a guardarlo.
''Ma perché stiamo parlando di questo?'' chiese inclinando la testa di lato. ''Sei improvvisamente diventato Superman e non me l'hai detto?''
Ignorando il brivido freddo che sentì risalirgli lungo la schiena, Alessandro assunse un'espressione di finto stupore e si batté una mano sulla fronte.
''Scusami'' disse ostentando contrizione, ''me ne sono dimenticato''
Alice sorrise, e dopo essersi scostata una ciocca nera dalla fronte si sporse leggermente verso di lui. Quando parlò di nuovo la sua voce era ridotta ad un sussurro.
''Pensa a ciò che puoi fare nel tuo piccolo per te e per coloro a cui tieni''. Gli appoggiò una mano sulla spalla in un gesto fraterno. ''Lascia perdere il mondo, è rotto, e noi non lo possiamo aggiustare''
Interrotto il contatto cominciò quindi a dirigersi nella stessa direzione da cui era venuta, ma quando giunse al limitare del ponte, si accorse che il fratello non la stava seguendo e perciò fu costretta a voltarsi.
''Allora, vieni o no?'' chiese stizzita.
Alessandro si staccò dal parapetto e una volta raccolto da terra lo zaino se lo rimise in spalla.
''Sì, arrivo''
A quel punto, le andò dietro. Tuttavia, anche dopo che l'ebbe raggiunta, l'eco delle ultime parole della sorella continuava a ronzargli in testa, proprio come la domanda a cui da settimane si sforzava di rispondere.
O forse sì?
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