Capitolo 17 - Sognare ucronie
Finito di piegare l'ultimo paio di pantaloni, Elisa lo ripose sopra ad una delle pile di vestiti che ingombravano la sponda del letto matrimoniale, e poi passò alle camicie.
Stando in piedi ad appena un passo dalla soglia, Alessandro continuava a stringere tra le mani il fagotto di abiti che la madre gli aveva incaricato di recuperare dallo stendino, sebbene il suo sguardo vacuo dava l'impressione che si fosse completamente dimenticato il motivo del perché si trovasse lì.
Avendo avvertito la presenza del figlio alle sue spalle da ormai quasi mezzo minuto, Elisa decise di intervenire.
''Amore, ti sei imbambolato?'' chiese in tono scherzoso, mentre finiva di piegare a metà una delle camicie a quadrettoni di Umberto. ''Appoggia pure, su''
Richiamato alla realtà da quelle parole, Alessandro scosse la testa come per riprendersi.
''Eh, certo'' balbettò nervoso, ''scusa''
E appoggiò il fagotto su uno spazio libero del materasso.
''Grazie'' disse gentilmente Elisa. ''Mi vuoi aiutare ad appaiare i calzini?''
''Sì, subito'' rispose Alessandro, questa volta con maggiore prontezza.
Obbedendo alla richiesta con una solerzia che sembrava frutto del desiderio di rimediare al ritardo di poco prima, ficcò entrambe le mani nel mucchio di vestiti e cominciò ad accumulare sul bordo del letto tutti i calzini che trovava.
Ascoltando il rumore della televisione in sottofondo, madre e figlio lavorarono fianco a fianco per un po', limitandosi a godere della reciproca compagnia senza proferir parola. Ad un certo punto però, dopo che aveva messo assieme il sesto paio di calzini, Alessandro si sentì abbastanza sicuro da rompere il silenzio.
''Mamma''
''Si, tesoro?'' disse Elisa, senza smettere di piegare i vestiti.
''Come reagiresti se ti dicessi che ho perso qualcosa?'' chiese Alessandro con estrema cautela.
Per poco più di una frazione di secondo, Elisa parve indugiare mentre appoggiava un maglione di lana pesante, ma poi riprese a piegare vestiti come nulla fosse.
''Dipende da che cosa'' rispose con semplicità.
''Tipo uno Smartphone'' ipotizzò Alessandro con una vocina.
Elisa si fermò di nuovo, e questa volta la pausa si protrasse ben più a lungo di un battito di ciglia. Interrotto bruscamente il lavoro, si girò verso il figlio e lo fulminò con lo sguardo.
''Hai perso lo Smartphone?'' gli domandò asciutta.
''Non necessariamente'' si affrettò a precisare Alessandro, abbozzando un sorriso conciliante. ''La mia era semplice curiosità''
Lei continuò a fissarlo per ancora qualche istante senza dire nulla, e poi tornò a concentrarsi sui vestiti.
''Alessandro, dove siete arrivati col programma di storia?'' chiese a bruciapelo.
Spiazzato dalla domanda, Alessandro aggrottò la fronte.
''Ehm, siamo al congresso di Vienna'' rispose sospettoso. ''Ma questo cosa c'entra?''
''Ti piace come periodo?'' proseguì Elisa nello stesso tono pacato.
''Sì, è molto interessante''
''Bene, meglio così'' commentò lei riponendo l'ennesimo maglione. ''A quei tempi non esistevano gli Smartphone. Ora potrai apprezzare anche tu le piccole gioie di quel mondo''
''Sospettavo che avresti detto qualcosa del genere'' confessò Alessandro mogio.
''Quindi saprai anche quale sarebbe la mia risposta se mi chiedessi di comprartene un altro'' aggiunse Elisa gelida.
''Credo di averla intuita''
''Ragazzo sveglio''
Non azzardandosi a replicare Alessandro riprese il lavoro in silenzio, approfittando di quella pausa per riflettere su quale fosse la strategia migliore da seguire. Sperando che la cosa potesse concedergli qualche piccolo punticino di vantaggio, prima di fare la sua mossa attese di aver appaiato l'ultimo paio di calzini.
''Mamma'' esordì nel tono più gentile di cui fosse capace, ''lo sai che sembri molto più giovane di questi ultimi tempi?''
Raggiunta dal complimento Elisa si voltò all'istante verso di lui.
''Grazie tesoro, sei così caro'' disse curvando le labbra in un sorriso affettuoso, ''ma temo che avresti più possibilità di fermare un Frecciarossa starnutendoci addosso''
Intuendo l'antifona, Alessandro indietreggiò verso la porta.
''Sarà meglio che vada''
Temendo di aggravare la propria situazione se si fosse azzardato a trattenersi oltre, se ne tornò quindi in soggiorno.
Esattamente come quando li aveva lasciati, sia suo padre che Alice stavano ancora riposando sul divano. Umberto guardava con poco interesse la lunga sequenza di spot che mandavano in onda alla tv, mentre sua sorella disegnava sul proprio block notes, con il volto contratto in un'espressione concentrata.
Nessuno dei due sollevò lo sguardo quando Alessandro entrò nella stanza, anche se nel momento in cui prese posto sul divano accanto al padre, le labbra di Umberto si curvarono in un sorriso.
''Problemi con lo Smartphone?'' chiese con semplicità.
Colto alla sprovvista Alessandro spalancò la bocca, ma non avendo modo di negare si vide costretto ad abbassare lo sguardo.
''Sono un imbecille, scusa'' confessò desolato.
''Non lo dire mai'' lo rimproverò Umberto in tono bonario. ''Avanti, dove l'hai perso?''
''Credo di averlo dimenticato sull'autobus'' mentì Alessandro, inventando sul momento.
''Te ne sei accorto oggi?''
''Anche fosse non farebbe molta differenza'' disse Alessandro scrollando le spalle, ''mica siamo in Giappone''
L'espressione di Umberto si fece seria.
''Non idealizzare troppo o rischi di prendere grosse delusioni'' gli ricordò lui.
Nonostante quell'avvertimento, bastò che Alessandro incrociasse il suo sguardo perché un sorriso tornasse ad illuminargli il volto.
''Ma in questo caso credo tu abbia ragione''. Gli diede una pacca affettuosa sulla spalla. ''Tranquillo, te lo ricompreremo non appena le cose andranno meglio''
Grato che non gli avesse rinfacciato nulla, Alessandro riacquistò almeno un po' il buonumore. In effetti, se non fosse stato per la distruzione del cellulare, il ritardo apocalittico nello studio, e la fame bestiale che lo spronava a svuotare il frigo, avrebbe potuto persino ritenersi moderatamente felice.
''Al negozio tutto bene?'' chiese conciliante, in un goffo tentativo di ricambiare la sua gentilezza.
''Si tira avanti'' rispose diplomaticamente Umberto. ''E tu a scuola? Fatto progressi in matematica?''
Alessandro si incupì.
''Si tira avanti'' ammise abbassando gli occhi.
Umberto sospirò.
''C'è poco da fare'' commentò divertito. ''Anche se speravo diversamente, ho paura di averti trasmesso la mia innata avversione per i numeri''
''Avversione che ti farò passare''
Tutti i presenti in soggiorno alzarono immediatamente lo sguardo, giusto in tempo per vedere Elisa che entrava in salotto. I suoi piccoli occhi castani nascosti dietro le lenti degli occhiali puntavano dritti su Alessandro.
''Quando avrò finito con te, gli otto fioccheranno come la neve alle Svalbard'' promise con le labbra curvate in un sorriso sinistramente minaccioso.
''Non ho ancora preso due insufficienze'' ribatté Alessandro con una vocetta infantile.
Alice ridacchiò, spingendo il fratello a scoccarle un'occhiataccia.
''Tu cerca di non cadere, ma io intanto allestisco comunque la rete di sicurezza'' insistette Elisa avviandosi verso la cucina.
''Forse ti conviene metterci pure un pallone gonfiabile'' sogghignò Alice, trattenendo a stento un attacco di ridarella.
Voltandosi di scatto Elisa stese il braccio e puntò un indice accusatore proprio verso la figlia, a cui si rivolse in perfetto inglese.
''E per quanto riguarda te, signorina'' disse gelida, pietrificando Alice con lo sguardo. ''Sappi che io perdono praticamente tutto, ma non i nove nella mia materia''
''Non è colpa mia, quella lì ce l'ha con me!'' sbottò indignata Alice nella stessa lingua.
''Meno scuse e più ripasso'' replicò Elisa senza fare una piega. Sbuffò e mise le mani sui fianchi. ''Cavolo, mi sono fatta il mazzo per crescervi bilingui, almeno facciamo sì che la mia laurea sia servita a qualcosa''.
Si girò verso il piano di lavoro della cucina, ma dopo alcuni istanti di apparente indecisione tornò a voltarsi di nuovo.
''Tesoro, cos'era che mancava in magazzino?'' domandò ad Umberto tornando a parlare in italiano. ''La giardiniera o i funghi sott'olio?''
''I funghi'' rispose lui. ''Amore vuoi che faccia io, stasera?''
''No'' squittì subito Elisa, ''no, faccio io, tu sta pure comodo''
Mentre recuperava dal frigo un grosso sacchetto di plastica pieno di funghi champignon, Alice continuò a fissare sua madre con un'espressione imperscrutabile, tuttavia, quando Elisa iniziò a tagliare le parti terminali dei gambi sul tagliere, scosse la testa e riprese ad armeggiare col block notes.
''Che disegni?'' le chiese incuriosito Alessandro.
Alice incrociò lo sguardo del fratello giusto per una frazione di secondo, e poi riprese a concentrarsi sul taccuino.
''Lo devo ancora scoprire'' rispose vaga.
Alessandro fece una smorfia e si preparò a ribattere, ma il colpetto che gli diede Umberto col gomito, lo convinse a desistere.
''È inutile cercare di capire gli artisti'' gli sussurrò all'orecchio. ''Stanno sintonizzati su un'altra frequenza''
Ricambiato il sorriso complice del padre tornò a guardare la tv, dove stava andando in onda la pubblicità di un ammorbidente. Terminato lo spot, lo schermo divenne completamente nero, ad eccezione di una scritta bianca al centro.
In passato vi abbiamo fatto sognare molte volte
A quel punto diverse sequenze video a tema calcistico cominciarono ad alternarsi sullo schermo, inframmezzate da alcuni brevi stacchi.
Insieme abbiamo riso
Giocatori della nazionale italiana di calcio si abbracciavano entusiasti a bordo campo dopo un gol appena segnato.
Pianto
Due tifose con il volto pitturato coi motivi del tricolore piangevano in mezzo a degli spalti affollati.
Provato l'ebbrezza che ci dava il sentirci sul filo del rasoio
Gli spettatori di un intero stadio assistevano impietriti mentre un calciatore effettuava un rigore.
E poi, siamo riusciti a vedere coi nostri occhi l'impossibile diventare realtà
I membri della nazionale giapponese al completo sollevavano euforici la coppa del mondo, vinta durante il torneo di quattro anni prima.
Ora però è giunto il momento di sognare ancora una volta
Uniti come nazione assistiamo con speranza al destino che ci attende
Un bambino camminava per le vie di un centro storico stringendo con una mano quella della madre, e con l'altra una piccola bandiera italiana.
Il nostro futuro è proprio lì
Appena oltre la prossima rete
Muovendosi al rallentatore, un calciatore della nazionale italiana spedì il pallone in direzione della rete, dove un portiere altrettanto lento non poté far altro che buttarsi, nel vano tentativo di parare il tiro.
Le ovazioni della folla entusiasta che seguirono il gol chiusero la sequenza, che venne quindi prontamente sostituita da una ripresa aerea di Istanbul, con la Basilica di Santa Sofia in bella vista.
Mondiali di calcio Turchia 2030
Sogniamo ancora
Umberto storse la bocca in una smorfia di disgusto prima ancora che terminasse lo spot, anche se quando una rana antropomorfa comparve sullo schermo per pubblicizzare una nuova marca di chewing gum all'anguria, la sua espressione si era già ridistesa.
''Sono le nove, ci guardiamo il Tg?'' chiese Alessandro a bruciapelo, dopo aver letto l'ora tramite il telecomando.
''Ma sì, dai'' rispose Umberto scrollando le spalle, ''facciamoci del male''
''Niente TG!'' ordinò Elisa voltandosi di scatto.
Atterriti dalla sua espressione feroce e dalla voce perentoria, oltre che dal lungo coltello da cucina che ancora stringeva in mano, sia Alessandro che Umberto deglutirono.
''D'accordo'' disse cauto quest'ultimo. ''Vada per un documentario, allora''
Non perdendo neanche un secondo Alessandro obbedì subito alla richiesta e si sintonizzò su Rai Storia.
Trattandosi della materia che aveva insegnato per oltre un decennio, i documentari che davano su quel canale restavano senza dubbio i preferiti da Umberto, e quando li guardava era improbabile che perdesse le staffe. Inveire contro uomini di stato defunti da più di cinquant'anni non lo appassionava quanto riservare lo stesso trattamento ai loro colleghi contemporanei.
Pur condividendo praticamente le stesse idee del padre, Alessandro faticava a non comprendere almeno in parte l'ostilità che aveva maturato Elisa verso i canali di news o i talk show politici, dato che persino lui giudicava eccessiva la furia con cui Umberto si scagliava addosso alla televisione, ogni volta che ascoltava un'opinione fortemente ostile alla propria.
In effetti, il modo in cui suo padre cambiava repentinamente personalità quando ci andava di mezzo la politica aveva dell'incredibile. Volendo azzardare paragoni ricordava molto la trasformazione del dottor Jekyll in Mr. Hyde, o la differenza esistente tra un bonario panda ed un grizzly sotto steroidi.
Purtroppo anche su quel canale c'era la pubblicità, ma per loro fortuna non dovettero attendere troppo a lungo. Una volta che si fu concluso lo spot di raccolta fondi per la gestione della crisi somala, e il logo di The Last will be First fu scomparso dallo schermo, la programmazione riprese lì dove si era interrotta.
Il documentario che stavano dando in quel momento si intitolava: Cina - Dalla rivoluzione culturale all'invasione di Taiwan. Forse non si trattava del suo argomento preferito, ma non avendo voglia di mettersi a fare zapping tra i canali per cercare qualcos'altro, Alessandro decise di accontentarsi. Tanto, il vero obiettivo era semplicemente quello di distrarre Umberto.
Nel frattempo, cotti e scolati i funghi, Elisa li ripose nei vari barattoli, e dopo averli conditi con aglio, prezzemolo o peperoncino, coprì tutto con l'olio d'oliva. Aveva appena finito di riporre i contenitori di vetro nella grossa pentola che usava per la sterilizzazione, quando Umberto ruppe il silenzio che durava ormai da quasi dieci minuti.
''Hai mai pensato a cosa faresti se potessi viaggiare nel tempo una volta sola e cambiare il passato?'' chiese pacato.
''Sì, certo'' rispose Alessandro annuendo.
''E allora?''
Prima di rispondere Alessandro rifletté per qualche secondo senza aprir bocca, anche se quando finalmente parlò la sua voce tradiva una certa incertezza, tanto che sembrava stesse facendo una domanda piuttosto che un'affermazione.
''Uccidere Hitler a vent'anni''
''È probabilmente la risposta più banale che potessi dare'' commentò Alice senza sollevare gli occhi dal block notes.
''Perché, tu hai idee migliori?'' la incalzò lui.
Alice smise di disegnare e gli scoccò un sorriso sornione.
''Non c'era alcun bisogno di ucciderlo'' ribatté con l'aria di chi la sapesse lunga. ''Bastava andare a Vienna e convincere il direttore dell'Accademia di Belle Arti a dirgli che possedeva un talento insuperabile, per poi offrirgli un posto come insegnante''.
Distolse lo sguardo e riprese a disegnare sul taccuino.
''Avrebbe finito per diventare un barboso professore a cui ogni tanto scappava qualche sproloquio razzista durante la pausa pranzo''
Sia Umberto che Alessandro scoppiarono a ridere, e anche Elisa si lasciò sfuggire una risatina mentre compilava le etichette da apporre sui barattoli.
''Certo che la fantasia non ti manca'' commentò Alessandro divertito.
''E il tuo concetto di ucronia è superato'' replicò Alice beffarda.
''Non accusare mai qualcuno di essere superato, perché capiterà anche a te'' le fece notare Umberto accennando un sorriso. ''Che ci piaccia oppure no, tutti alla fine veniamo superati''
''Vorrà dire allora che diventerò un'eccezione'' annunciò Alice con aria spavalda.
''Audace proposito, ma sappi solo che questa stessa frase è già stata detta da un ragazzo di una città-stato mesopotamica nel quattromila avanti Cristo''
Alice aggrottò la fronte e si preparò a ribattere, ma suo padre proseguì prima che ne avesse l'occasione.
''E visto che siamo in tema, ricorda anche che ai tempi di Socrate gli anziani si lamentavano della dilagante immoralità dei giovani, che per gli antichi romani le piramidi erano antichità e il Colosseo un'opera contemporanea, che i monaci medievali amavano definirsi noi moderni, e che agli inizi del 900' la stragrande maggioranza degli analisti era fermamente convinta che il futuro dei trasporti sarebbe stato il piroscafo''
A giudicare dalla frustrazione con cui si mordeva il labbro inferiore, Alice sembrava alla disperata ricerca di una risposta con cui smontare quelle argomentazioni, ma dopo oltre dieci secondi di vana attesa, tutto ciò che gli uscì dalle labbra fu una semplice frase sibilata con stizza.
''Provi un piacere perverso nel distruggere i sogni altrui, non è vero papà?''
''Non distruggere'' la corresse pacato lui, ''contestualizzare''
''Oddio, sparatemi!'' sbottò Alice in preda all'esasperazione.
Tutti scoppiarono a ridere, e dato che Alice si ostinava a tenere il broncio, Umberto la prese sotto braccio per poi scoccarle un bacio sulla sommità della testa. Lei si finse indispettita ancora per un po', ma alla fine rise anche lei.
''Sapete invece cosa farebbero quelli ai piani alti a Washington se ne avessero l'opportunità?'' chiese Umberto, mentre Alice riprendeva a disegnare.
Alessandro scosse la testa.
''Tornerebbero indietro agli inizi del novecento e ammazzerebbero quest'uomo'' rivelò Umberto indicando la tv.
Non sapendo resistere alla curiosità, Alice interruppe nuovamente il lavoro per guardare la schermo. Il filmato in bianco e nero che vi veniva riprodotto sopra mostrava un uomo dai tratti orientali, mentre camminava lungo il bordo di un campo coltivato ad ortaggi.
''E chi è?'' chiese perplessa Alice, quando si rese coto di non riuscire ad associare quel volto ad un nome specifico.
''Deng Xiaoping'' rispose subito Alessandro riconoscendolo all'istante.
''Il presidente cinese?'' domandò Alice con stupore.
''Proprio lui'' confermò Umberto annuendo.
''Perché non Mao?''
''Mao era un'idiota che ha distrutto il proprio paese'' rispose Umberto in tono sprezzante. ''Il suo unico merito è stato quello di combattere i giapponesi, ma una volta scacciatoli si è impegnato anima e corpo per farli rimpiangere''.
Sollevò la mano destra come per fare una precisazione.
''Deng era un dittatore, sia chiaro, ma aveva testa e la vista molto lunga. Se non fosse stato lui a prendere il potere ci avrebbero pensato i maoisti della vecchia guardia, e oggi la Cina probabilmente sarebbe una brutta copia della Corea del Nord. Un paese che langue nella miseria, dipendente dagli aiuti umanitari e dal soft power inesistente. Una minaccia per sé stessa, di certo non per gli Stati Uniti''
''Beh, a maggior ragione allora'' si intromise Alessandro, ''io continuo a puntare su Hitler''
''Sì, ma niente Hitler, niente seconda guerra mondiale, niente seconda guerra mondiale, niente promozione a superpotenza'' gli fece notare Umberto.
''Ma...''
''Lascia perdere i danni collaterali, chi fa calcoli del genere non ci bada mai'' lo interruppe Umberto facendo un gesto eloquente col braccio. ''Il loro obiettivo è essere i primi su piazza senza avversari degni di questo nome, punto. Tutto il resto è superfluo''
''Però anche la Cina si comporta così'' notò Alessandro.
''Certo'' confermò Umberto con semplicità, ''tutte le superpotenze lo fanno''
''Con obiettivi diversi'' precisò cauto Alessandro, cercando di non apparire petulante.
''Chi punta a controllare il mondo non è mai in buona fede'' ribatté Umberto in tono piatto. ''In caso contrario non ci proverebbe''
''No!''
L'esclamazione improvvisa di Elisa fece sobbalzare tutti quanti per lo shock.
''Che succede tesoro, ti sei fatta male?!'' chiese preoccupato Umberto, scattando in piedi.
Elisa scosse la testa e si voltò verso il marito, dando le spalle alla cucina.
''Ho dimenticato i pioppini'' confessò mestamente.
Umberto emise un sospiro di sollievo.
''Amore, non è così importante'' disse in tono comprensivo, ''tanto in questo periodo non sono particolarmente richiesti''. Tornò a sedersi sul divano e picchiettò col palmo sopra al posto libero accanto a lui. ''Vieni a riposarti adesso. Hai lavorato abbastanza per oggi''
Anche se non poté proprio evitare di rivolgere lo sguardo ancora una volta verso la cucina, alla fine Elisa incrociò lo sguardo col marito ed annuì.
''Ok'' concesse alzando le spalle, ''vorrà dire che li farò domani allora''
Spense la luce dell'angolo cottura e andò a sedersi al fianco di Umberto, appoggiando la testa sul suo braccio. Intanto che la voce del narratore iniziava a parlare della riforma agraria dei primi anni 80', si concesse uno sbadiglio.
''Ieri ho letto una ricetta cinese con le verdure in agrodolce'' rivelò con voce assonnata. ''Sembrava proprio buona. Dovremmo provarla''
Stavano guardando il documentario da quasi cinque minuti, quando Alice allontanò la matita dal block notes, e dopo un'ultima controllata alla propria opera, si rivolse ad Elisa.
''Mamma'' sussurrò sfiorandole la spalla.
Elisa mugolò sommessamente, e staccando la guancia dal braccio del marito si girò verso di lei. Per tutta risposta Alice le porse il taccuino. Bastò un'occhiata al foglio perché un largo sorriso affiorasse sulle labbra della donna.
''La mia bambina riesce sempre a tirarmi su di morale'' commentò dandole una carezza affettuosa.
''Possiamo vedere?'' chiese Umberto a nome anche di Alessandro.
Al cenno affermativo dell'autrice Elisa voltò il block notes nella loro direzione, rivelando un magnifico schizzo di un maiale antropomorfo vestito con abiti regali, e provvisto pure di un'imponente corona ingioiellata. Standosene spaparanzato sul proprio trono, posto sulla sommità del globo terrestre, il sovrano stringeva tra gli zoccoli-dita un calice di quello che sembrava champagne, mentre sorrideva tutto compiaciuto.
Alessandro e Umberto risero.
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