Capitolo 15 - Confessioni
La folata di vento gelido che investì Marco in pieno viso lo convinse a tirare su la zip del giaccone, finché non ebbe il collo completamente coperto dal bavero.
Nel frattempo, i cinque ragazzini delle medie che aveva di fronte, continuavano a camminare avanti e indietro per il campetto sterrato oltre il filare di tigli, puntando i propri Smartphone verso le direzioni più assurde.Ora vicino ad un sasso, ora sul tronco di un albero, poi in aria o persino sulle spalle di uno dei compagni.
Nonostante si trattasse di un passatempo terribilmente infantile, vedere quel gruppetto affiatato che andava in cerca di qualche animaletto invisibile, gli fece venire comunque una grande nostalgia. Anche lui una volta adorava giocarci. Chissà quand'era stata l'ultima volta che l'aveva fatto?
''Ehi''.
Quel richiamo inaspettato lo fece sobbalzare per lo spavento, anche se quando si voltò in direzione della voce lui sapeva già chi ne era l'autore. Alessandro se ne stava in piedi accanto alla panchina di pietra dov'era seduto, tenendo le mani in tasca e lo sguardo basso.
Ad ogni modo, prima ancora della sua repentina apparizione, la cosa che colpì Marco più di tutto il resto fu un'altra. Rispetto al loro ultimo incontro, adesso il viso dell'amico appariva notevolmente diverso.
Le pustole sul suo volto erano completamente sparite, l'acne quasi dimezzata, mentre la rosacea con cui aveva da tempo imparato ad associarlo c'era ancora, ma si presentava molto meno accesa del solito. In effetti, il cambiamento risultava così eclatante, che per i primi due secondi quasi faticò a riconoscerlo.
Tuttavia, non volendo dargli la soddisfazione di mostrarsi stupito, Marco interruppe il contatto visivo praticamente subito.
''Ehi'' rispose asciutto.
''Posso sedermi?'' chiese cauto Alessandro.
Marco scrollò le spalle.
''È un paese libero''
Una volta che ebbe preso posto sulla panchina accanto a lui trascorsero alcuni secondi di imbarazzato silenzio, ma proprio quando Alessandro sembrava sul punto di aprir bocca, Marco lo batté sul tempo.
''Se vuoi chiedermi da mangiare sappi che non ho nulla, però posso darti i soldi per la macchinetta''
Alessandro non sapeva se parlasse seriamente o lo stesse semplicemente prendendo in giro, ma pur di non creare alcuna occasione di conflitto decise di stare al gioco.
''Non sono qui per questo'' ribatté pacato.
Dato che Marco non disse nulla, Alessandro proseguì.
''Senti...mi dispiace'' confessò in tono affranto. ''Non avrei dovuto comportarmi in quel modo la settimana scorsa. Sono stato un vero stronzo''
''Ti erano successe due cose parecchio brutte'' commentò Marco diplomatico. ''Anch'io probabilmente avrei reagito allo stesso modo''
''Non dovevo comunque'' insistette Alessandro con aria contrita. ''Scusami''
Prima di parlare di nuovo Marco preferì lasciar passare qualche secondo più del necessario. Giusto per tenerlo sulle spine un altro po'.
''Tranquillo'' disse alla fine. Alessandro incrociò subito il suo sguardo, appena in tempo per vedere l'amico scoccargli un sorriso. ''Tutto dimenticato''
Alessandro sorrise a sua volta e poi infilò la mano nella tasca del giaccone.
''Ho qualcosa per te'' annunciò affabile.
E gli porse il braccialetto d'argento che aveva perso nella caditoia la settimana precedente.
''Sei riuscito a riprenderlo?'' chiese incredulo Marco.
''Direi di sì'' confermò Alessandro con nonchalance.
''Cavolo, grazie''
''Di nulla''
Marco mise la mano in tasca e mostrò all'amico ciò che conteneva, ovvero un braccialetto perfettamente identico a quello appena consegnatogli da Alessandro.
''Se l'avessi saputo avrei evitato di comprarne un altro'' ammise abbozzando un sorriso.
Con il volto paralizzato in un'espressione stolida, Alessandro fissò entrambi i braccialetti sbattendo le palpebre un paio di volte, e poi si strinse nelle spalle.
''Beh, puoi sempre darglieli tutti e due e dire che sono un set'' propose con aria incoraggiante.
''Sì, credo che lo farò'' disse Marco rimettendosi in tasca i gioielli.
Aveva appena ritratto la mano, quando Alessandro gli piazzò sotto il naso una barretta ancora avvolta nella confezione.
''Snack?'' chiese affabile. ''Cocco e caramello''.
''Ricordami di farti arrabbiare più spesso'' commentò Marco afferrando la barretta.
Lieto di sentirglielo dire Alessandro tirò fuori un altro snack e cominciò a scartarlo in compagnia dell'amico. Nel frattempo, uno dei ragazzini che stava ancora giocando ai margini del campetto, puntò il proprio Smartphone contro il muretto di cinta, per poi lanciare un'esclamazione stupefatta.
''Ho trovato Shirogane!'' strillò euforico agitando il braccio libero in aria. ''Presto, venite a vedere!''
''Scherzi, vero?!'' gli rispose uno dei suoi amici correndogli incontro.
Marco osservò i ragazzini avviarsi in direzione del compagno, ma proprio quando anche loro ebbero raggiunto la base del muretto, Alessandro gli sfiorò il gomito.
''Allora, com'è andato il week-end?'' gli domandò un attimo prima di addentare la barretta al cocco.
''Bene'' rispose lui annuendo, ''proprio bene''
''I tuoi non hanno litigato?'' chiese Alessandro con una punta di stupore.
Un largo sorriso affiorò sul volto di Marco.
''Mamma è arrivata mezz'ora prima, ed è scoppiato un bordello pazzesco'' confessò tranquillo.
Alessandro lo guardò come se fosse impazzito.
''E questo sarebbe bene?'' chiese cauto.
''No, per niente'' ribatté Marco con naturalezza, ''infatti non parlavo di quello''. E diede un morso alla barretta.
Dato che l'amico continuava a mostrarsi confuso, Marco decise di spiegarsi meglio.
''Ieri sera mamma mi ha permesso di andare fuori con Maria'' rivelò mettendosi a fissare il terreno sotto le sue scarpe. ''Siamo stati a mangiare una pizza in centro''
''Ah, ok'' disse Alessandro cercando di apparire neutrale. ''Quindi, ti è piaciuta la pizza''
Marco accennò un sorrisetto.
''Sì...la pizza''
Alla vista dell'espressione trasognata di Marco, Alessandro si fece quasi andare di traverso lo snack. Non poteva essere vero. Doveva esserci per forza una spiegazione alternativa. Forse aveva capito male.
''No'' disse scuotendo la testa, ''no, è impossibile. Ti supplico, dimmi che sono completamente fuori strada e sto fraintendendo tutto''
Marco si limitò a rivolgergli un'occhiata comprensiva.
''Mi dispiace'' disse in tono gentile.
Alessandro chiuse gli occhi e si coprì la faccia con la mano.
''Oh, cazzo'' commentò affranto mentre si curvava in avanti.
''Arriverà anche il tuo momento'' lo consolò Marco.
''Non è per quello'' sbottò Alessandro, raddrizzando la schiena di scatto. ''È solo che...''.
Strinse i pugni e fece una smorfia. La sua lingua sembrava essersi annodata.
''Perdere...con quella lì...in quel modo...ah!''.
Non sapendo che altro dire, si sfogò ficcandosi in bocca tutta la barretta al cocco e caramello, masticandola con aria imbronciata.
''Forse non è stato molto romantico, ma...è successo'' disse Marco scrollando le spalle. ''Doveva capitare prima o poi''
''Considerando il tipo, magari sarebbe stato meglio poi'' ribatté piccato Alessandro, infilando in tasca l'incartamento della barretta.
''Non vuoi sapere com'è andata?'' chiese Marco speranzoso.
''Risparmiamelo'' rispose gelido Alessandro.
Anche se chiaramente deluso Marco si limitò a chinare il capo senza protestare, per poi mettersi a sbocconcellare la barretta. Tuttavia, dopo appena pochi secondi, il senso di colpa rese pressoché impossibile ad Alessandro continuare con quell'atteggiamento di chiusura. D'altronde, persino un cieco avrebbe capito che l'amico morisse dalla voglia di dirlo a qualcuno.
Prima di pronunciare la fatidica domanda, Alessandro emise un lungo sospiro roteando gli occhi.
''Com'è successo?''
''Eravamo nella sua minicar e stavamo tornando dalla pizzeria'' rispose subito Marco, dando sfoggio di una prontezza sorprendente. ''Ad un certo punto è entrata in un parcheggio isolato e ha spento il motore. Prima che potessi chiederle il perché si fosse fermata lì ha cominciato a baciarmi, e dopo aver abbassato il sedile mi è venuta sopra...''
Sebbene fosse ormai palese dove sarebbe andata a parare la faccenda, Alessandro non aveva la più pallida idea di come fermare la narrazione. Marco parlava a macchinetta e il suo nervosismo era tale che quasi non sembrava prendere fiato tra una pausa e l'altra.
''...sentivo il cuore battermi a mille. Tremavo come un cretino e anche se l'ho baciata pure io in realtà non capivo nemmeno quello che stavo facendo. Poi lei si è tolta la giacca, mi ha sbottonato i pantaloni e...''
''Fermo!'' sbottò Alessandro in preda al panico.
Con suo enorme sollievo, Marco ammutolì.
''Ho capito. Ho capito'' disse Alessandro alzando le mani. ''Tutto molto chiaro''
Marco prese un profondo respiro.
''È stato...bello''.
Anche se non disse nulla Alessandro gli fu infinitamente grato per non aver aggiunto altro. Se c'era infatti una cosa che voleva evitare a tutti i costi, era proprio quella di conoscere dei particolari capaci di imprimergli nella mente l'immagine dell'amico mentre aveva un amplesso con Maria.
''Per i quindici secondi che è durato'' precisò Marco tutto d'un fiato.
Alessandro si rimangiò tutto quanto all'istante.
''Sarei sopravvissuto anche senza conoscere questo dettaglio'' sibilò tenendo gli occhi chiusi. ''Non avresti potuto stare zitto?''
Prima che Marco parlasse di nuovo, seguì qualche istante di silenzio.
''Ho letto che capita a molti''
''Dì un'altra parola e ti do un pugno'' lo minacciò Alessandro restando impassibile.
Marco si morse il labbro mentre le guance gli diventavano rosso peperone.
''Scusa, ma dovevo raccontarlo a qualcuno'' ammise imbarazzato. ''Con chi altri ne potevo parlare se no? Con mia madre?''
''Senti, apprezzo che tu ti sia confidato con me''.
Temendo di poter essere frainteso, Alessandro si voltò subito verso Marco.
''Intendo da un punto di vista della fiducia e tutto il resto, eh? Non perché ci tenessi a conoscere particolari scabrosi'' precisò mettendo le mani avanti. ''Solo...temo di non essere molto indicato come sessuologo. Per quello temo ti dovrai affidare a chi ha leggermente più esperienza del sottoscritto''.
Ridacchiò con amarezza.
''Suppongo non dovrebbe essere troppo difficile. D'altronde, sopra lo zero assoluto c'è tutto un mondo''.
Marco sorrise alla battuta, ma non infierì.
''L'unico consiglio che ti posso dare è quello di impegnarti di più, e se proprio non funziona...''
Contrasse i muscoli facciali in una smorfia sofferente, come se quello che si apprestava a dire fosse per lui motivo di grande disagio.
''Prova qualcos'altro'' concluse in un sussurro.
Avendo previsto la reazione dell'amico, Alessandro lo anticipò prima ancora che fosse riuscito ad aprir bocca.
''Non mi scucirai una parola di più sull'argomento. Neanche sotto tortura'' sbottò tenendo lo sguardo basso. ''Se vuoi risposte esiste internet''
''Grazie per il consiglio'' disse Marco educato. ''Anche se non credo che con Maria funzionerà''
''Una défaillance può capitare'' gli fece notare Alessandro scrollando le spalle. ''Pensi davvero che ti pianterà in asso dopo il primo appuntamento?''
''No, non è per quello'' ribatté Marco scuotendo la testa. ''O meglio, non che fosse proprio contenta, ma i problemi sono altri''
''Tipo?''
''Non abbiamo niente in comune'' confessò Marco di getto. ''Gusti musicali, materie preferite, visione della vita, idee politiche, nulla!''. Sbuffò. ''Neanche sulla pizza la pensavamo allo stesso modo. Io ho ordinato una margherita e lei...''
''Una capricciosa?'' lo interruppe Alessandro.
''Patatine fritte e wurstel'' precisò Marco, scoccandogli un'occhiata eloquente.
''De gustibus'' commentò Alessandro facendo spallucce.
''Siamo come il ghiaccio e il magma. Non funzionerà mai'' disse Marco sconsolato. ''A meno che non annulli completamente la mia personalità e diventi un doppelganger''
Addentò la barretta, ma mentre era ancora impegnato a masticare il ripieno al cocco e caramello, Alessandro intervenne: ''La lascerai quindi?''
Marco inghiottì il boccone e distolse lo sguardo.
''Non lo so'' rispose vago.
Gli occhi di Alessandro si ridussero a fessure.
''Non è che ne vuoi approfittare soltanto per fare pratica e cercare di migliorare il tuo record, vero?'' lo incalzò con freddezza.
''No...'' balbettò Marco nervoso, ''cioè...''
Boccheggiando in preda all'imbarazzo il ragazzo provò a farfugliare una risposta soddisfacente, ma già dopo pochissimi secondi apparve chiaro che nemmeno lui sapesse come replicare, spingendo Alessandro a voltare la testa.
''Da te non me lo sarei mai aspettato'' sentenziò gelido.
''Guarda che anche lei pensa lo stesso'' ribatté Marco, tentando di riacquistare sicurezza.
Alessandro ristabilì il contatto visivo.
''Sa che è solo una questione fisica?'' chiese alzando le sopracciglia.
''Non me l'ha detto in faccia, ma non è scema'' rispose asciutto Marco. ''È perfettamente consapevole che tra noi non potrà mai scoccare niente. La verità è che mi sta usando come un passatempo''. Scrollò le spalle. ''Tutto qui''
''E a te sta bene?''
''O questo, oppure torno a bearmi della mia dorata e moralmente integerrima solitudine'' gli ricordò Marco sprizzando sarcasmo. ''Converrai almeno sul fatto che l'alternativa non è poi questo granché''
''Suppongo di sì'' ammise Alessandro con un sospiro.
Intanto che l'amico finiva la barretta e si cacciava in tasca l'incarto, Alessandro venne attratto dagli schiamazzi dei ragazzini, che adesso per qualche ragione avevano iniziato a litigare. Non era trascorso nemmeno un minuto dal loro ultimo scambio di battute, quando Marco ruppe improvvisamente il silenzio.
''Dice che una delle sue amiche è single'' rivelò a bruciapelo. ''Ha proposto di fartela conoscere''
''Davvero?'' chiese stupito Alessandro.
''Stavamo parlando del fatto che stiamo sempre sulle nostre e non veniamo avvicinati dalle altre ragazze, finché alla fine è venuta fuori la cosa'' spiegò con noncuranza. ''Mi ha fatto vedere la foto sullo Smartphone''. Annuì con aria allusiva. ''È carina''
''E che tipo è?''
''Non mi ha detto molto in questo senso, ma dato che si frequentano da parecchio, un po' come lei suppongo''
''Iniziamo bene'' commentò Alessandro levando gli occhi al cielo.
''In ogni caso non credo voglia una storia seria''
''Allora non mi interessa'' sentenziò Alessandro in tono lapidario.
Marco aggrottò le sopracciglia.
''Cosa?'' domandò incredulo.
''Non ha senso portare avanti una relazione sapendo che l'unica cosa che tiene insieme tutto è il fatto di condividere il materasso o il sedile di una macchina''. Scosse la testa con disapprovazione. ''È troppo squallido''
L'occhiataccia con cui lo fulminò Marco lo costrinse a correggere il tiro.
''Non ti voglio giudicare'' disse sulla difensiva. ''Mica mi credo superiore o pretendo che tutti siano così. È una cosa mia''. Chinò il capo con aria abbattuta. ''Non ci riesco a stare con qualcuna soltanto per quello. Voglio...''.
Diede una sbirciata in direzione dell'amico alla sua sinistra.
''Voglio altro, capisci?''
''Per trovare una che la pensi come te potrebbe volerci del tempo'' gli fece notare Marco ammorbidendo il tono. ''Forse parecchio''
''Vorrà dire che aspetterò''. Alessandro curvò le labbra in un sorriso amaro. ''Tanto, atteggiarmi a latin lover non porterebbe da nessuna parte in ogni caso. Tranne rendermi ridicolo, si intende''
''E il...''.
Marco si interruppe di colpo prima di aver finito la frase, anche se l'occhiata eloquente che gli rivolse subito dopo, rese quasi del tutto superflua la precisazione successiva.
''Hai capito, dai''
Mentre tornava a fissare il campetto, dalla bocca si Alessandro si levò un lungo sospiro.
''Prima trovo la ragazza giusta e il resto...il resto verrà col tempo''
''Regola dei tre appuntamenti?'' chiese ironico Marco.
''Io di certo non calcherò la mano per rispettare un precetto inventato da chissà chi'' rispose Alessandro agitando il dito in aria. ''Ho resistito diciassette anni, sopravvivrò a qualche settimana di astinenza''
''Sentivi impulsi erotici anche nella culla?'' scherzò Marco accennando un sorrisetto.
Alessandro incrociò le braccia, emettendo un sonoro sbuffo.
''Quanto sei pignolo a volte'' brontolò piccato.
Marco sorrise.
''Non ti offendere, ma forse sei troppo all'antica come modo di ragionare in fatto di ragazze''
''Dicono che Leonardo fosse nato nell'epoca sbagliata'' disse Alessandro sovrappensiero. ''Probabilmente per me è lo stesso''
''Adesso ti consideri un genio incompreso?''
''Più che altro un demente che è nato con cento anni di ritardo'' ribatté mesto Alessandro.
Questa volta fu Marco a sbuffare levando gli occhi al cielo.
''Sempre con l'autostima sotto le scarpe'' commentò spazientito. ''Guarda che esistono anche altri modi per dire che si è diversi senza per questo umiliarsi da soli''
Colpito da quelle parole, Alessandro tornò ad incrociare lo sguardo con lui, per poi curvare le labbra in un sorriso conciliante.
Il suono della campanella, proveniente da al di là del campetto alle loro spalle, riportò bruscamente entrambi alla realtà. La ricreazione del primo pomeriggio era finita.
''Allora''. Marco si scrocchiò le dita stendendo le braccia avanti. ''Pronto per il test?''
''Il che?'' chiese perplesso Alessandro inclinando la testa di lato.
''Il test di biologia'' precisò Marco con nonchalance.
Inizialmente Alessandro non reagì in alcun modo alla notizia, limitandosi a sbattere le palpebre un paio di volte più del dovuto. Una manciata di secondi dopo però, man mano che i tasselli del puzzle cominciavano a tornare al proprio posto, i suoi occhi si spalancarono a livelli inverosimili, e una smorfia di puro terrore gli sconvolse i lineamenti del volto.
''Porca di quella gigantesca...''. E senza aggiungere altro si nascose il viso tra le mani.
''Lo prendo per un no'' commentò Marco pacato.
''Prendilo per un: seppelliscimi, mi faresti un favore'' precisò Alessandro, continuando a tenere la faccia coperta.
''Qualcosina saprai'' ipotizzò Marco speranzoso.
''So un tubo'' ribatté Alessandro affranto, ''un maledetto, schifoso tubo''
Un cupo silenzio calò su di loro, ma già dopo pochi secondi Marco si decise a porvi fine.
''Metà del test dovrebbe essere a risposta multipla'' gli ricordò in tono incoraggiante. ''Se hai fortuna con le X e riesci a mettere insieme una o due righe per le domande aperte, magari un sei meno lo prendi''
Nonostante l'impegno dell'amico per consolarlo, quando Alessandro si decise finalmente a scoprire il volto la sua espressione non era poi molto dissimile da quella di qualcuno a cui avessero appena asportato il fegato, senza nemmeno prendersi prima la briga di fargli l'anestesia.
''Andiamo, va'' sussurrò alzandosi in piedi.
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