Capitolo 14 - La gara

Sbirciando da dietro il muro all'angolo della strada, Alessandro osservava il gruppetto di ragazzi intento a fare il tifo sul marciapiede illuminato dalla luce al LED.

Le tre moto da cross che erano appena comparse in fondo alla via accelerarono improvvisamente, mentre si dirigevano rombando verso le strisce pedonali che tagliavano in due la carreggiata. Si trattava di un testa a testa, dove nessuno dei concorrenti disponeva di un vantaggio sufficientemente ampio da potersi permettere errori o rallentamenti.

La sfida sembrava destinata a concludersi con un pareggio, ma quando ormai mancavano appena cinquanta metri al traguardo la moto al centro si impennò di colpo, e anche se solo per un margine molto risicato, quella mossa ad effetto permise al suo conducente di attraversare le strisce per primo.

Ovazioni entusiaste ed esclamazioni di sconforto si levarono dagli spettatori in attesa sul marciapiede, mentre uno dei ragazzi passava a distribuire il denaro delle puntate ai fortunati vincitori. I festeggiamenti andarono avanti ancora un po', ma alla fine la maggior parte dei presenti preferì dileguarsi, andandosene per la propria strada.

Il sinistro brontolio che si levò dal suo stomaco, intanto che i ragazzi rimasti si accendevano una sigaretta, convinse Alessandro a vincere le ultime resistenze che ancora cercavano di impedirgli di uscire allo scoperto. E così, dopo aver recitato in silenzio per l'ennesima volta i vari punti del piano che si era appuntato nella mente, prese un profondo respiro, e venne fuori dal suo nascondiglio.

Il sole era tramontato da più di due ore, anche se non tutti i lampioni che si affacciavano sulla strada funzionavano come avrebbero dovuto. Un paio di essi avevano la luce tremolante e uno non era proprio acceso. In ogni caso, sia le panchine che la fontana prosciugata del parchetto che si trovava alle spalle del marciapiede, si scorgevano comunque abbastanza bene.

Mentre attraversava la strada deserta una folata di vento gelido investì Alessandro in pieno, senza però che la cosa riuscisse a strappargli neppure una piccola reazione. Fra le innumerevoli novità che aveva scoperto nel corso dell'ultima settimana infatti, il freddo non sembrava in grado di arrecargli fastidio in alcun modo, al punto che faticava a trovare la differenza tra la temperatura che avvertiva dentro casa e all'esterno.

I giovani che avevano deciso di rimanere in zona erano quattro e tra di loro si scorgeva anche il vincitore della gara clandestina, facilmente riconoscibile per via della moto parcheggiata dietro di lui. Quando lo videro venirgli incontro i membri del gruppo volsero tutti lo sguardo nella sua direzione, ma Alessandro non se ne stupì minimamente.

A causa della propria stazza, passare inosservato quanto un triceratopo in biblioteca era qualcosa con cui aveva da tempo imparato a convivere.

''Ehi'' esordì lui, non appena li ebbe raggiunti.

Un ragazzo dai capelli castani impregnati di gel lo squadrò con sufficienza, prima di rispondere a sua volta con un: ''ehi''

Ad eccezione di un ragazzino obeso suo coetaneo erano tutti più grandi di lui. Perlomeno in termini di età anagrafica. Alessandro l'aveva previsto. Anche per questo si era dato una ripulita alla faccia, approfittando inoltre della circostanza per assumere un aspetto un po' più maturo. Se non altro, l'accenno di barba che gli spuntava dalle guance prive di acne, avrebbe reso molto più difficile riconoscerlo in un ipotetico incontro futuro.

''Vi piacciono le scommesse, vero?'' chiese in tono pratico.

Il ragazzo coi capelli impomatati prese un tiro dalla sigaretta accesa ed espulse una grossa nuvola di fumo mirando in aria. Alessandro ne avvertì la puzza, ma decise di ignorarla.

''Può anche darsi'' ammise vago. ''E allora?''

''Che ne dite di una gara di velocità?'' propose Alessandro, andando subito al sodo. ''Corsa attorno all'isolato. Solo un giro''

''E dov'è la moto?''

''Niente moto'' rispose asciutto. ''Corsa a piedi''

Il ragazzo parve stupito, ma si riprese praticamente subito, per poi girarsi verso i compagni. Rispondendo allo sguardo rivoltogli dall'amico, un ventenne di colore dai capelli rasati curvò le labbra in un sorriso.

''Si può fare'' disse con nonchalance, prima di bere un sorso dalla bottiglia di birra che portava con sé.

''Posta?'' chiese il ragazzo, tornando a concentrarsi su Alessandro.

''Trecento Euro'' rispose subito lui.

''Sono un bel po' di soldi'' commentò sornione. ''Li hai con te?''

''No, però ho questo''

Infilò la mano nella tasca del giaccone e gli porse il proprio Smartphone. Non appena vi ebbe posato gli occhi sopra il ragazzo diede in una risata beffarda.

"'Sta robaccia varrà cinquanta Euro tirati'' sentenziò con aria sprezzante riconsegnandogli il cellulare. ''Ritenta con qualcuno di più scemo''

Prese un'altra boccata dalla sigaretta accesa e gli soffiò il fumo addosso. Ignorando il gesto Alessandro si tolse lo zaino stracarico che portava sulla schiena e glielo piazzò davanti alle scarpe.

''È piena di libri'' spiegò indicando la cartella. ''Sembrano nuovi e io non sottolineo. Se li portate ad una di quelle catene che fanno il ritiro dell'usato ve li pagheranno bene''

''Ci hai scambiato per un banco dei pegni?'' sbottò acido il ragazzo. ''E comunque non basta in ogni caso''

Alessandro strinse i denti, ma si impose di mantenere la calma. Non poteva permettersi di bruciare quell'occasione. Sopportare un'altra notte contorcendosi nel letto l'avrebbe certamente fatto impazzire.

''Sono disposto a tutto'' ammise rinfilandosi lo Smartphone in tasca.

Il ragazzo alzò un sopracciglio.

''A tutto, dici?''

''Voi proponete, io ascolto'' confermò Alessandro, tenendo lo sguardo rivolto verso la strada.

I membri del gruppo si scambiarono degli sguardi d'intesa, anche se alla fine fu sempre il solito ragazzo a parlare.

''Facciamo così''.

Prese una boccata dalla sigaretta e soffiò fuori una nuvoletta di fumo mista a condensa.

''Se vinci avrai i soldi, ma se perdi ci dai Smartphone e cartella come garanzia, e poi vai al GameLand qua vicino. Una volta dentro prendi una console da cinquecento Euro e ce la porti entro mezz'ora al massimo. Quando si avvicina l'orario di chiusura gli impiegati sono meno reattivi, perciò non dovrebbe essere troppo difficile''.

Fece un altro tiro, trattenendo il fumo nei polmoni per qualche secondo in più del solito.

''Nel caso riuscissi a non farti beccare riavrai la tua roba e in più ti daremo anche un centone per il disturbo. Se però ti azzardi a trascinare fin qui uno dei commessi o una volante dei carabinieri negheremo ad oltranza e rimarrai nella merda da solo''.

Gli puntò contro le due dita con cui stava reggendo la sigaretta.

''Chiaro?''

Era evidente che l'avessero preso per un tossicodipendente sull'orlo di una crisi d'astinenza, perché soltanto un'idiota col quoziente intellettivo di una cassetta degli attrezzi avrebbe potuto sul serio farsi abbindolare da una proposta simile.

Tuttavia, quei soldi gli servivano, e dato che sapeva di avere la matematica certezza di vincere, per Alessandro non fu affatto difficile limitarsi a rispondere in maniera concisa, senza fare storie.

''Affare fatto''

Il tipo coi capelli lucidi sorrise.

''Ok, allora''. Prese un'ultima boccata dalla sigaretta, e dopo aver gettato il mozzicone ormai consumato sul marciapiede, lo spiaccicò sotto la scarpa. ''Joseph, ti senti pronto?'' chiese rivolgendosi al ragazzo di colore alla sua sinistra.

''Una passeggiata'' rispose questi scrocchiando il collo.

Stabilito il tracciato lungo cui avrebbero corso, Alessandro prese dunque posto sul bordo del marciapiede, dove rimase immobile a fissare l'imboccatura della strada che aveva di fronte.

Il percorso era breve e terribilmente semplice. Non doveva far altro che sfrecciare accanto alla palazzina riverniciata di fresco, proseguire fino all'incrocio, svoltare a destra aggirando l'isolato, e poi fare ritorno al punto di partenza, proprio accanto alle strisce pedonali che attraversavano la carreggiata.

Era impossibile sbagliare. L'unica cosa a cui doveva prestare attenzione era di non esagerare con lo sprint. Il suo obiettivo restava vincere, non stracciare un record olimpico.

Uno dei ragazzi del gruppo, un tipo alto, con il cappuccio della felpa abbassato e la sigaretta in bocca, avanzò di qualche passo in mezzo alla strada e si rivolse ai due partecipanti.

''Al tre''. Scoccò un'occhiata eloquente ad Alessandro. ''E niente false partenze'' aggiunse in tono ammonitore.

Alessandro annuì e piegò leggermente il ginocchio destro, preparandosi alla partenza ormai imminente.

''Preferisco l'Xbox'' gli sussurrò Joseph mentre lo imitava, ''quindi, prendi quella quando andrai da GameLand, ok?''

''Contaci'' rispose Alessandro abbozzando un sorriso.

Il giovane che faceva da arbitro prese una lunga boccata dalla sigaretta, e dopo aver soffiato fuori il fumo incominciò a contare.

''Uno, due...''

Alessandro strinse i denti. I suoi muscoli erano tesi come corde di violino.

''Tre!''

Dandosi la spinta facendo pressione sul bordo del marciapiede, Alessandro schizzò in avanti e si mise a correre in direzione dell'incrocio. Rendendosi conto di star avanzando troppo in fretta, tentò allora di ridurre il gap con lo sfidante, ma quando sentì risuonare alle sue spalle un rumore di passi, cambiò idea alla svelta.

Altro che veloce, Joseph lo stava raggiungendo.

Preso dal panico Alessandro raddoppiò immediatamente i propri sforzi, e una volta che ebbe svoltato a destra continuò a correre senza osare guardarsi indietro.

Nel momento in cui sbucò sulla strada da cui era partito, il tipo coi capelli fissati col gel si stava accendendo una sigaretta, tuttavia, appena vide Alessandro arrestare la sua corsa sgommando davanti a lui, questa gli scivolò dalle labbra, per poi spegnersi sull'asfalto.

''Ma che cazzo...''

Confuso dalle espressioni sbigottite dei ragazzi, Alessandro si voltò subito, e allora capì. Immobile come una statua, Joseph lo fissava incredulo davanti all'incrocio da cui lui stesso era passato solo pochi secondi prima, chiaramente incapace di elaborare quanto appena visto.

Nel frattempo, un uomo sulla cinquantina, vestito con una tuta da jogging invernale, passò accanto al ragazzo senza fermarsi, continuando a trottare impassibile lungo il lato destro del marciapiede. Era lui il responsabile del rumore che Alessandro aveva sentito improvvisamente poco dopo la partenza, scambiandolo per il rivale in avvicinamento, quando in realtà si trattava soltanto di un podista che usciva di casa per la corsetta serale.

Scioccato quasi quanto il resto del gruppo per via del tragico errore commesso, per un po' Alessandro rimase in silenzio, attendendo pazientemente insieme agli altri il ritorno di Joseph. A quel punto però, complice anche una tremenda fitta dovuta alla fame, si rimise lo zaino in spalla, preparandosi a concludere la faccenda. Se il danno ormai era fatto, tanto valeva raccoglierne i frutti e sparire.

''Bene, ho vinto''. E terminato il suo annuncio, mostrò ai presenti il palmo aperto. ''Ora i soldi''

''Te lo scordi'' disse il ragazzo coi capelli impomatati.

L'occhiataccia con cui lo fulminò Alessandro sembrò intimorirlo.

''Come, prego?'' chiese acre.

''Devi aver barato'' gli corse in soccorso Joseph. ''È evidente che sei fatto di qualcosa''. Annuì con convinzione. ''Qualcosa di molto pesante''

Alessandro scoppiò a ridere, anche se nessuno dei presenti ne fu minimamente contagiato. La sua infatti era una risata strana, quasi inquietante.

''Non ho mai fumato una sigaretta in vita mia, figurarsi se so come si inietta un anabolizzante'' ribatté in tono sprezzante, subito prima di tendere nuovamente il palmo aperto. ''Coraggio, sbrigatevi, non voglio perdere altro tempo''

''Andavi troppo veloce perché fosse naturale'' gli fece notare il vincitore della gara clandestina. ''Non ti avrei battuto neanche in moto''

''Si vede che hai una moto di merda'' sbottò acido.

Il ragazzo aggrottò la fronte in un cipiglio ostile, ma Alessandro sostenne il suo sguardo truce senza alcuna difficoltà. Ormai non gli importava più niente di mostrarsi cortese o non provocare. Lui da lì se ne sarebbe andato con la vincita in denaro, oppure non sarebbe tornato affatto.

Dato che il tipo della moto stava serrando i pugni, il compagno coi capelli lucidi intervenne per calmarlo poggiandogli una mano sulla spalla.

''Ma tu guarda che faccia tosta il drogato'' sibilò con strafottenza.

''Mi credevate un tossico in crisi d'astinenza anche prima'' ribatté Alessandro fissandolo in tralice, ''però avete accettato comunque perché speravate di vincere a mani basse. Se vi è andata male è un problema vostro, non mio''.

Aprì il palmo per la terza volta.

''Adesso piantatela con le scuse e cacciate i soldi'' ordinò acido.

''Hai barato'' ribadì Joseph scuotendo la testa, ''noi non ti diamo un centesimo''

Gli occhi di Alessandro si ridussero a fessure, mentre una collera bruciante si faceva largo dentro di lui, pervadendolo in ogni fibra del suo essere.

''Facciamo un'altra scommessa, allora'' disse con nonchalance.

I ragazzi lo guardarono confusi, ma Alessandro proseguì prima che potessero sollevare qualche obiezione.

''Chi fa sputare i denti all'altro per primo vince'' sibilò minaccioso.

All'inizio il leader del gruppetto sgranò gli occhi per lo stupore, ma già un dopo un paio di istanti le sue labbra si curvarono in un sorriso beffardo. Il suo sfidante poteva anche essere grosso, ma loro erano in quattro.

''Vuoi finire all'ospedale?'' chiese sarcastico.

''E voi volete finire in una bara?'' ringhiò Alessandro.

Non riuscendo più a trattenersi il ragazzo con la moto fece un passo avanti e lo afferrò per il bavero del giaccone.

''Chi ti credi di essere, stronzo?!'' sbraitò cercando di strattonarlo.

Alessandro però non si mosse di un millimetro. Invece afferrò il polso dell'aggressore serrandolo in una morsa, e dopo averlo costretto ad allontanare il braccio, iniziò a stringere.

Il ragazzo cacciò un urlo terribile e tentò subito di sottrarsi alla presa, ma nonostante i suoi sforzi la stretta di Alessandro non si allentò minimamente. In un impeto di rabbia la vittima usò la mano libera per colpirlo con un pugno in piena faccia, che tuttavia non ottenne altro effetto se non quello di intensificare ulteriormente la pressione sul suo braccio.

Un sinistro scricchiolio si levò dall'interno dell'arto.

Strillando e piangendo, il ragazzo crollò in ginocchio sul marciapiede, mentre i compagni assistevano impietriti alla scena. Pur essendo terrorizzato quanto gli altri, Joseph fece per intervenire, ma prima che potesse anche solo staccare il piede da terra Alessandro lo fulminò con uno sguardo talmente minaccioso da costringerlo ad indietreggiare di scatto.

Oltre a trasudare una collera difficile anche solo da immaginare, i suoi occhi adesso erano diventati rosso fuoco.

Nel frattempo, intanto che la sua vittima continuava a piangere e strillare sul marciapiede, Alessandro si curvò verso i ragazzi e ruppe il silenzio.

''Datemi quei cazzo di soldi!'' ordinò scoprendo i denti.

La voce con cui parlò era qualcosa di semplicemente mostruoso. Tetra e sinistra al limite dell'umano. Al solo sentirla ai presenti corse un brivido gelido lungo la schiena.

''Cazzo Massimo, pagalo!'' sbottò il ragazzino obeso in preda al panico.

Colto alla sprovvista, come se fosse stato svegliato di soprassalto, il tipo coi capelli lucidi sobbalzò per lo spavento.

''Ok, ok, paghiamo'' balbettò nervoso.

Si infilò la mano nella tasca del giaccone, e dopo aver recuperato il portafogli, ne estrasse alcune banconote da cinquanta Euro, più altre in formati più piccoli.

''Ecco i tuoi soldi'' disse porgendole ad Alessandro con mano tremante. ''Adesso però vattene''

Con un gesto fulmineo Alessandro gli strappò di mano il denaro, liberando così il giovane.

''Era ora'' commentò acre.

E senza nemmeno guardare il ragazzo, che gemeva sul marciapiede tenendosi il polso fratturato, si voltò di scatto, per poi incamminarsi a passo di marcia verso la stessa stradina da cui era venuto.

Di ciò che avvenne in seguito Alessandro non ricordò molto. Una delle poche cose di cui fosse certo era che non appena raggiunse il discount più vicino l'orario di chiusura si stava avvicinando pericolosamente.

Recuperato un carrello a caso strappando a forza la catenella antitaccheggio, entrò quindi all'interno del supermercato e lo riempì fino a scoppiare. Saccheggiato il reparto formaggi, si diresse a quello riservato ai biscotti da colazione, e per ultimo alla sezione dolciumi e merendine.

A quel punto, dopo aver incamerato la quantità di calorie sufficiente a sostenere un battaglione per un mese, sfrecciò fino alla cassa e consegnò alla commessa tutto il denaro che aveva con sé. Avendo sforato il budget di qualche decina di Euro, con suo sommo dispiacere fu costretto a rinunciare ad una ruota di Brie e a due grossi vasetti di Nutella, ma anche tenendo conto di quei piccoli sacrifici, poté comunque mantenere intatta la stragrande maggioranza del carico.

Adesso aveva solo bisogno di trovare un luogo appartato per mangiarlo senza essere visto. D'altronde, sarebbe stato pazzo a farlo in mezzo alla strada, ma non poteva nemmeno allontanarsi troppo. Se non fosse tornato a casa entro le nove i suoi l'avrebbero sgridato.

Fortunatamente per lui però, un vicolo seminascosto a cavallo tra una farmacia chiusa e il parcheggio del supermercato, gli permise di non dover perdere altro tempo nella ricerca.

L'abbuffata che si concesse non appena finì di parcheggiare il carrello fu qualcosa di catartico. Ingollando cibo con la stessa efficienza di un orso all'ingrasso, Alessandro divorò formaggio, biscotti, caramelle, merendine, e dolciumi vari, servendosi unicamente delle mani come posate, finché la sola cosa che rimase nel carrello furono le confezioni di plastica e carta ormai vuote.

Alla fine, dopo aver fatto sparire anche l'ultima barretta di cioccolato alle nocciole, Alessandro si accasciò contro il muretto del vicolo, per poi lasciarsi scivolare a terra accanto allo zaino.

La fame che l'aveva tormentato nel corso dell'ultima settimana era ancora presente, tuttavia, non si trattava più di un bisogno incontenibile e polarizzante, bensì solo di un moderato languorino. Spiacevole, fastidioso forse, ma tollerabile.

Ormai liberato da quel peso immane, per un po' Alessandro rimase seduto per terra, limitandosi a fissare con sguardo vacuo il muretto di cemento scrostato che aveva di fronte, poi, tutto d'un tratto, il suo volto si distese, permettendo ad un sorriso di genuina soddisfazione di affiorargli sulle labbra.

''Molto...molto meglio'' commentò in un sussurro. 

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