Capitolo 104 - Scampato pericolo

La pioggia che batteva sui finestrini della carrozza passeggeri produceva un ticchettio particolarmente piacevole da ascoltare, seppur ripetitivo. Tuttavia, Jiro non sembrava nemmeno accorgersene.

Da prima ancora che lui e suo cugino si fossero seduti ai propri posti, l'unica preoccupazione che aveva in testa era che il treno cominciasse a muoversi il più rapidamente possibile e nient'altro. Solo allora si sarebbe sentito abbastanza sicuro da abbassare la guardia e badare a sciocchezze simili.

Trovandosi proprio accanto al finestrino, il ragazzo disponeva di una visuale pulita sulla banchina della stazione, ed in particolare sul tabellone elettronico tramite cui venivano comunicati tutti gli orari delle partenze e degli arrivi. In quel momento l'orologio digitale che vi campeggiava in cima segnava le 9:31.

Ormai era una questione di secondi, e infatti, allo scoccare delle 9:32, non fece nemmeno in tempo a ricontrollare l'orario indicato sul proprio biglietto, che la carrozza iniziò ad avanzare lungo i binari, prendendo velocità man mano che si allontanavano dalla banchina.

Quando finalmente si furono lasciati la stazione alle spalle, Jiro rivolse un ringraziamento mentale al cielo per avergli concesso di arrivare fin lì, ed emettendo un lungo sospiro, appoggiò la testa contro lo schienale del sedile.

E anche questa è andata pensò con gli occhi chiusi.

A differenza sua Yoshi non fece alcun commento, limitandosi a tenere gli occhi puntati sui sedili vuoti che aveva di fronte.

Nonostante fosse già mattina inoltrata, il treno disponeva ancora di parecchi posti liberi, al punto che nella loro carrozza era presente poco meno di una dozzina di passeggeri. Se poi si teneva conto del fatto che questi ultimi viaggiavano da soli, e quindi fossero sparpagliati qua e là per lo scompartimento, ciò non faceva che acuire il senso di isolamento che provava. Una sensazione angosciante, che neppure la presenza del cugino sembrava in grado di lenire del tutto.

''Yoshi-kun, secondo te cosa dovrei prendere a zia come regalo?'' domandò a bruciapelo Jiro, che nel frattempo aveva riaperto gli occhi. ''Ce l'ha ancora quel vecchio Shiba...com'è che si chiamava? Mochi?''

''Pochi'' lo corresse Yoshi.

''Giusto. Pochi'' confermò Jiro annuendo. ''Se gli comprassi un collare nuovo lo gradirebbe? Oppure, credi sia meglio puntare su qualcos'altro?''

''Le piacciono le mele San-Fuji'' propose Yoshi sovrappensiero.

''Ottima idea'' commentò soddisfatto Jiro, ''allora ne prenderò qualcuna non appena usciamo dalla stazione, e poi mi faccio fare anche un bel pacchetto. Tu aiutami a scegliere lo stile, ok?''

Yoshi sollevò la testa di scatto, decidendosi finalmente ad incrociare lo sguardo col cugino.

''Non pensi sia stato scortese lasciarlo in quel modo?'' gli chiese in tono amareggiato, cambiando bruscamente argomento. ''Forse stiamo esagerando con la prudenza''

Jiro sgranò gli occhi.

''Dopo quello che è successo lì dentro?'' chiese incredulo. ''Scherzi, vero?''

Yoshi non rispose direttamente, limitandosi a distogliere lo sguardo e accompagnando il tutto con una scrollata di spalle. Rendendosi conto di essere stato troppo duro, Jiro addolcì il tono.

''Senti, anch'io avrei preferito che le cose andassero diversamente, ma la situazione è seria''. Gli scoccò un'occhiata eloquente. ''Molto seria. Finché le acque non si saranno calmate è meglio tenere un basso profilo''.

Puntò il dito verso petto di Yoshi

''Specialmente tu'' precisò asciutto. ''Resta a casa degli zii senza farti vedere troppo in giro, e non appena il dormitorio ridiventa agibile, torna subito all'istituto. Lì sarai al sicuro''

Yoshi annuì e Jiro parve esserne soddisfatto, ma all'improvviso un'ombra oscurò il suo volto.

''Non hai detto a quella ragazza dove studi, giusto?'' chiese con i nervi a fior di pelle.

Le guance di Yoshi assunsero un'intensa tonalità color pulce.

''No, cioè...non me lo ricordo molto bene'' balbettò agitato, ''sai ero...''

L'espressione di puro terrore apparsa sul viso del cugino lo spinse a rettificare.

''No'' disse con decisione, scuotendo la testa, ''no, non gliel'ho detto''

Jiro sospirò.

''Speriamo bene'' disse non troppo convinto.

''Kama-sama ha detto che poteva proteggerci'' gli ricordò Yoshi.

''Kama-sama ha ucciso il boss dei Nakano-gumi'' ribatté Jiro, ''qui non si tratta di farti da scorta per un paio di giorni, ma tutta la vita. L'unica chance che abbiamo è sperare che capiscano chi sia il vero responsabile e desistano dal tentare vendette. Di sicuro, più stai alla larga da Dōtonbori e meglio è''

''Credi che basterà?''

''Dobbiamo sperarlo'' rispose Jiro, ''l'alternativa sarebbe...''

''Kama è a Osaka!'' esclamò una voce maschile qualche fila più avanti.

Ammutolendo di colpo, Jiro incrociò lo sguardo con Yoshi. Era stato sufficiente sentir pronunciare quel nome ad alta voce, perché entrambi avvertissero una scossa elettrica attraversagli la spina dorsale.

''Cosa?!'' sbottò qualcun altro nella corsia opposta. ''Davvero?''

Ormai quasi tutti i passeggeri avevano tirato fuori il cellulare.

''Ma non viveva a New York?'' domandò una ragazza, sporgendo la testa oltre il proprio sedile.

''È colpa di quel video che hanno postato ieri notte'' disse il signore anziano, che sedeva nella fila accanto alla sua, ''sarà sicuramente una fake news''

''Ne parlano tutte le tv e i notiziari'' ribatté lo stesso tizio che aveva parlato per primo, ''è impossibile che sia una fake''

Seguirono cinque secondi di silenzio, giusto il tempo di accertare la veridicità di quell'affermazione tramite una ricerca online, e poi scoppiò il caos.

''Dannazione, è vero!''

''I social sono impazziti''

''Chissà da quanto è arrivato''

''Se quel video è autentico, almeno da ieri sera''

''Li ha davvero conciati per le feste quei teppisti''

''E io me ne sono andato proprio adesso che è uscito allo scoperto''

''Già, che iella''

Mentre quel chiacchiericcio entusiasta andava lentamente spegnendosi, Jiro si curvò verso il cugino per sussurrargli all'orecchio: ''Che dici, diamo un'occhiata?''

Al cenno di assenso di Yoshi, Jiro si preparò a tirar fuori il cellulare, ma gli fu sufficiente infilare la mano in tasca perché la realtà spegnesse il suo sorriso. Secondo lui qualcuno l'aveva borseggiato dentro al Nami, mentre per Kama il cellulare gli era scivolato dai pantaloni mentre saltavano di palazzo in palazzo sopra Osaka. Tuttavia, indipendentemente da quale delle due teorie fosse vera, la situazione non cambiava.

''Ah, già'' commentò mesto. ''Per favore, potresti prestarmi il tuo?''

''Certo'' rispose subito Yoshi.

Recuperato lo Smartphone dalla tasca a marsupio della felpa, Yoshi cliccò col dito sul primo sito di news in cui si imbatté, e mentre lo streaming della live cominciava ad avviarsi, passò al cugino uno dei due auricolari che aveva.

''Grazie'' disse Jiro quando glielo diede.

Le immagini della diretta provenivano dalla grande piazza antistante il lato sud del castello di Osaka, dove una folla di centinaia di persone, e che andava ad aumentare vertiginosamente man mano che il tempo passava, si era radunata in cerchio attorno ad un singolo punto.

Nonostante le notevoli difficoltà insite in quell'impresa, la troupe di giornalisti della NHK che gestiva la live continuò imperterrita ad avanzare tra la gente, finché il cameraman non riuscì a sbucare in quella che sembrava essere l'unica zona della piazza non occupata dalla calca. Data la stazza gigantesca, risultava letteralmente impossibile non accorgersi della sua presenza anche da molto lontano, ma trovarsi a così breve distanza da quell'uomo alto almeno tre metri, faceva un'impressione completamente diversa.

''Signor Kama!'' esclamò la reporter accompagnata dal cameraman. ''Signor Kama!''

Kama, che in quel momento stava stringendo la mano di un bambino seduto a cavalcioni sulle spalle del padre, si voltò a guardarla, ma prima che avesse modo di rispondere, altre due troupe riuscirono a raggiungerlo.

''Signor Kama!'' esordì il giornalista al seguito di una di queste. ''Quali sono le motivazioni alla base della sua presenza in Giappone?''

''Da quanto tempo è arrivato?'' gli fece eco la donna appartenente al terzo gruppo.

''Si tratterrà a lungo?''

''Cosa ha da dire in merito ai fatti della sera scorsa?''

Mentre gli ultimi sottotitoli in hiragana finivano di comparire nella parte bassa del display, Jiro e Yoshi si sentirono le budella stringere in una morsa. Tuttavia, smentendo i loro timori, Kama accolse la domanda con la massima serenità.

''Chiedo umilmente scusa se il mio comportamento ha allarmato qualcuno, ma mi sembrava ingiusto non intervenire'' disse in tono contrito, mentre inclinava il busto in un leggero inchino, ''tra l'altro, voglio approfittare di questa circostanza per porgere gli auguri di pronta guarigione ai giovanotti con cui ho avuto quel piccolo screzio, consigliandoli però di non importunare più la gente per strada. Oltre che scortese, si tratta di un passatempo alquanto pericoloso, specie se si incontra la persona sbagliata'

Quando sentì quella spiegazione, Jiro sospirò per il sollievo, e anche Yoshi parve notevolmente rincuorato.

''La sua presenza è un messaggio rivolto al governo cinese o russo?'' proseguì la reporter che aveva parlato per prima.

Kama agitò le mani in segno di diniego.

''No, no, no, niente del genere'' rispose sorridendo affabile. ''Sono solo in vacanza''

''È stato invitato dal primo ministro Nakayama?'' chiese il giornalista cercando di avvicinargli il microfono alle labbra.

Per venirgli incontro Kama si chinò su di lui.

''Il premier Nakayama è un carissimo amico e io sono venuto dietro suo invito, ma ci tengo a ribadire che la mia visita non ha alcuna valenza politica'' spiegò paziente. ''Sto solo trascorrendo un paio di settimane di relax mentre visito il vostro splendido paese''

''Come replica alle parole del presidente russo?'' domandò la reporter a seguito della terza troupe, affiancando il proprio microfono a quello del collega.

Kama aggrottò la fronte.

''Come?'' chiese confuso.

''Il presidente Vasilyev l'ha definita una minaccia alla pace mondiale e ritiene la sua presenza qui un'evidente provocazione'' precisò l'altra giornalista femmina, ''cosa ha da dire in proposito?''

Kama curvò le labbra in un sorriso tirato.

''Dico soltanto che il presidente Vasilyev farebbe meglio a pensare un po' di più al benessere dei propri cittadini, anziché perdere tempo a commentare le mie vacanze''

''Come giudica il fatto di essere stato bandito a tempo indeterminato dallo spazio aereo russo e cinese?''

Kama scrollò le spalle.

''Temo che me ne dovrò fare una ragione'' rispose con semplicità.

''Quindi esclude un suo futuro viaggio a Mosca?''

''Per niente'' ribatté lui tranquillo, ''anzi, direi che questo è proprio il momento giusto per una visitina a sorpresa''

I reporter lo fissarono perplessi, ma anziché chiarire il significato dietro quella battuta ambigua, Kama scomparve nel nulla, suscitando tra gli spettatori lo sconcerto più totale. Ciononostante, dopo un'assenza durata a malapena dieci secondi, il mezzo-gigante fece ritorno sulla scena, materializzandosi con tale naturalezza da dare l'impressione di essere sempre rimasto al suo posto.

''Cos'è successo?'' domandò una delle due giornaliste, avvicinandogli nuovamente il microfono.

''Cosa significa?''

''Effetto farfalla'' rivelò Kama, allargando le braccia in un gesto eloquente, ''io scompaio ad Osaka e qualcuno al Cremlino se la fa addosso''

Diversi giornalisti scoppiarono subito a ridere, e anche tra il pubblico si sentì riecheggiare qualche risata sparsa. Nel frattempo, non volendo disturbare gli altri passeggeri, Jiro e Yoshi si dovettero impegnare parecchio per soffocare la propria ilarità, limitandosi a sogghignare a bassa voce.

''Ha firmato qualche accordo col governo?'' chiese la reporter più giovane, tornando alla carica con sorprendente prontezza.

''Le piace il Giappone?''

''Intende trasferirsi?''

''Come commenta le voci che affermano sia giapponese?''

Kama sfoggiò un largo sorriso.

''Vi chiedo perdono se non posso trattenermi oltre, ma adesso devo proprio andare'' disse in tono di commiato, accompagnando quelle parole con un profondo inchino. ''Arrivederci e grazie ancora''.

E una volta che ebbe terminato quel congedo frettoloso, mutò di colpo sembianze, assumendo la forma di un magnifico drago dalle scaglie color zaffiro, grande quanto un cavallo e decisamente più maestoso.

Colti di sorpresa i giornalisti arretrarono con un balzo, mentre un'ondata di oooh si levava dalla folla meravigliata. A quel punto la frequenza con cui gli otturatori degli Smartphone scattavano, che già da prima era parecchio elevata, conobbe un'impennata improvvisa, e quando poi la creatura dischiuse leggermente le ali come se fosse in procinto di decollare, il rumore aumentò ancora di più.

Rivolto un ultimo saluto alla gente chinando in avanti il lungo collo serpentino, Kama si portò quindi in posizione di lancio, e dandosi la spinta con le zampe posteriori schizzò verso il cielo con la velocità di un proiettile. Manco a dirlo il cameraman puntò subito l'obiettivo verso l'alto, facendo appena in tempo a riprendere una sagoma color turchese, sfrecciare in direzione dell'immenso banco di nubi temporalesche che sovrastava la città.

Mentre osservava quella massa azzurra farsi sempre più lontana e difficile da vedere, con il sottofondo degli applausi e delle grida di incitamento della gente, Jiro non poté non pensare a quanto accaduto la sera precedente, e a ciò che Kama aveva fatto per loro.

Il salvataggio di Yoshi, il ritorno sotto scorta al dormitorio, la lunga discussione su quali fossero le mosse più opportune da compiere nel prossimo futuro, e poi la scoperta del video dello scontro con la banda di Mirai Nashi, postato su YouTube da un ragazzino sconosciuto.

Da qui la decisione di accompagnare Yoshi a Kure, mentre nel frattempo Kama pensava a confermare la propria presenza in città, così da scoraggiare eventuali ritorsioni da parte della yakuza nei loro confronti (oltre che per tranquillizzare gli abitanti che fosse lui, e non un mutaforma sconosciuto, quello a comparire nel video pubblicato online).

Il fatto che quella lunga catena di eventi fosse cominciata con una normale cena all'izakaya, ai suoi occhi sembrava qualcosa di semplicemente folle. Tuttavia, non volendo aggravare ulteriormente il senso di colpa del cugino, già di per sé piuttosto accentuato, Jiro preferì mantenere la stessa strategia adottata fino ad allora, evitando accuratamente anche solo di sollevare l'argomento.

''Kama-sama è proprio forte'' commentò affabile, mentre la minuscola sagoma del drago scompariva all'interno dell'ammasso di nubi.

''Non hai paura che possa finire nei guai?'' gli domandò preoccupato Yoshi. ''E se quei yakuza decidono di denunciare tutto alla polizia e lo accusano?''

Jiro si tolse l'auricolare e lo riconsegnò al cugino, spingendolo a fare altrettanto.

''Te l'ho già spiegato'' esordì paziente, ''i Nakano-gumi non denunceranno mai una cosa del genere, indipendentemente da qualsiasi idea si siano fatti in merito''.

Agitò la mano in un gesto sprezzante.

''Probabilmente corromperanno un medico legale per dire che quel tipo è morto di infarto e gli altri due di coma etilico, ma non ammetterebbero neanche sotto tortura che qualcuno è riuscito ad entrare nel cuore del loro stesso territorio, uccidere l'Oyassan indisturbato e poi svignarsela come nulla fosse. Nemmeno se il responsabile fosse Kama-sama in persona. Sono troppo orgogliosi, senza contare che questo li farebbe apparire estremamente deboli e vulnerabili''

''Ma...''

''Fidati'' lo interruppe Jiro, ''quello è l'ultimo dei nostri problemi''

Sebbene non del tutto convinto Yoshi desistette dal muovere altre obiezioni, e si rimise lo Smartphone in tasca assieme agli auricolari. Aveva appena tirato su la zip, quando Jiro si portò improvvisamente la mano alla fronte, mentre un'espressione sofferente gli deformava i lineamenti del viso.

''Stai bene?''

''Mi esplode la testa, ho lo stomaco sottosopra...'' Appoggiò la testa contro lo schienale emettendo un sospiro. ''E sono stanco''

''Perché non provi a dormire un po' Jiro-kun?'' gli propose Yoshi. ''Questo potrebbe aiutare''

''Considerando quello che hai passato, dovresti essere tu a farlo'' ribatté Jiro, cercando di recuperare una parvenza di contegno.

''Forse dopo'' lo rassicurò Yoshi. ''Non preoccuparti, ti sveglio io quando arriviamo''

Jiro parve soppesare l'offerta, ma alla fine curvò le labbra in un sorriso.

''Grazie'' disse riconoscente.

A poco più di mezz'ora di distanza Jiro stava ancora dormendo, e nonostante la sua strenua resistenza, anche Yoshi alla fine aveva ceduto alla stanchezza. Riposavano spalla a spalla, le teste che distavano appena una manciata di centimetri l'una dall'altra, totalmente ignari ciò che gli avveniva attorno.

Che si trattasse del ticchettio della pioggia che batteva sul finestrino, o del rumore provocato da qualche passeggero intento ad attraversare la corsia accanto a loro, entrambi i ragazzi risultavano talmente sfiniti che niente al mondo sembrava in grado di svegliarli. Persino le due soste effettuate dal treno, prima a Kobe e poi a Himeji, erano passate completamente inosservate, segno che gli effetti della nottata in bianco appena trascorsa, a cui si aggiungeva pure la sbronza da smaltire, fossero ormai giunti a reclamare il loro gravoso tributo.

Tuttavia, motivazioni a parte, Jiro e Yoshi non rappresentavano di certo gli unici passeggeri in quelle condizioni, dato che nel loro stesso scompartimento solamente un signore stempiato oltre la settantina, e una ragazza impegnata ad ascoltare la musica tramite le cuffie dello Smartphone, sembravano essere ancora vigili.

Situazione simile a quella presente nella carrozza adiacente, dove una delle poche eccezioni era seduta proprio a ridosso del confine tra i due ambienti. Si trattava di un uomo vestito con un'elegante completo grigio scuro, e con il volto parzialmente oscurato dal paio di occhiali da sole dalla montatura sottile, che teneva ben premuti contro la base del naso.

Per la terza volta nell'arco dell'ultimo quarto d'ora, Hayato controllò il quadrante del suo orologio da polso. Le 10:19. Alla fermata presso la stazione di Okayama mancavano appena un paio di minuti scarsi. Doveva sbrigarsi.

Sporgendosi con discrezione dal sedile, rivolse un'occhiata fugace alle proprie spalle. Nessun movimento sospetto. Una buona fetta dei pendolari stava dormendo, e anche quelli che erano ancora vigili non sembravano dare l'impressione di volersi alzare nell'immediato futuro.

Molto bene. Con un po' di fortuna forse sarebbe riuscito persino ad evitare che il fatto compiuto venisse scoperto mentre si trovava ancora a bordo.

Prima di procedere ricontrollò per sicurezza l'orologio. Le 10:20. Ormai era tempo di agire.

Silenzioso come un'ombra, Hayato si alzò dal sedile e cominciò ad avanzare lungo la corsia a piccoli passi. A separarlo dai bersagli c'erano poco meno di cinque metri, e da quella distanza lui disponeva di una visuale pulita su entrambi. In quel momento stavano ancora dormendo.

Bene. Molto bene. In questo modo tutto sarebbe stato enormemente più facile.

Quattro metri. Hayato infilò la mano sotto la giacca e strinse la presa attorno all'impugnatura del tanto.

Tre metri. Adesso si trovava davanti alla porta della toilette.

Hayato estrasse il pugnale e stese il braccio verso il basso, facendolo così aderire ai pantaloni per renderlo meno visibile. Avanzò di un altro passo e...

Un colpo di tosse proveniente dallo scompartimento alle sue spalle, lo costrinse ad appiattirsi contro il pannello di fronte all'ingresso del bagno. Rivolto lo sguardo in direzione del rumore, scoprì che la causa era un passeggero seduto nelle ultime file, apparentemente troppo preso nella lettura di un manga per badare a lui.

Tirato un sospiro di sollievo Hayato si curvò leggermente in avanti, e col tanto sempre ben saldo nella sua mano, ne puntò l'estremità verso i bersagli. Trenta secondi scarsi e tutto sarebbe finito.

Pum!

Come se gli fosse appena scoppiata accanto una granata, Hayato venne scaraventato dentro la toilette attraverso la porta socchiusa, finendo a sbattere contro la parete in laminato. Oltre a svuotargli completamente i polmoni, la violenza dell'impatto lo fece pure crollare per terra, mentre nel frattempo, prima ancora che potesse rendersi conto di ciò che stava succedendo, la porta si richiudeva di scatto, e il blocchetto della serratura ruotava bruscamente sull'opzione Occupato.

Ansimando in preda allo shock Hayato cercò faticosamente di recuperare un barlume di lucidità, ma a quel punto una forza spaventosa lo afferrò per la collottola, per poi sbatterlo nuovamente contro la parete del bagno. Il pugnale gli era scivolato di mano subito dopo essere caduto sul pavimento, quindi non aveva armi per difendersi, ma anche se fosse stato diversamente, niente al mondo avrebbe potuto proteggerlo da ciò che si trovava in quel momento davanti a lui.

Con le gambe sospese ad almeno mezzo metro da terra, a causa del possente avambraccio che lo inchiodava alla parete premendogli sulla gola, Hayato stava fissando il gigantesco muso di un leone, intento a ringhiargli addosso con le zanne snudate.

Incapace di muoversi o di dire alcunché, l'uomo rimase completamente paralizzato dal terrore a scrutare dentro quei minacciosi occhi color ambra, finché la belva non smise di ringhiare, e con suo enorme stupore, gli si rivolse in inglese.

''Spero proprio che tu mi capisca, perché ho un messaggio per i tuoi capi''. Tornò a scoprire i denti, mentre la sua voce si faceva ancora più profonda ed inquietante. ''E lo ripeterò una volta sola''. 

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