Capitolo 101 - Gioie e dolori
Nemmeno due minuti dopo, un cameriere venne a prendere le loro ordinazioni per il round successivo, e nel frattempo ne approfittò per ritirare pure i piattini e le ciotoline già vuote.
Nonostante i timori che aveva auto in precedenza, Alessandro fu piacevolmente sorpreso dal fatto che, una volta archiviata la faccenda recupero isole contese, la conversazione divenne molto più rilassata. Lui si divertì ad ascoltarli mentre parlavano della loro vita da studenti o dei progetti che avevano per il futuro, e in cambio Alessandro gli raccontò il motivo del suo viaggio in Giappone, dell'incontro con Takeshi, senza tuttavia rivelarne i particolari, e dello speciale lasciapassare governativo che gli aveva dato, con cui poteva evitare di esibire documenti, sia quando prenotava una camera d'hotel, che ad eventuale controllo della polizia.
Usando la massima cautela, riuscì anche a strappargli qualche applauso, mutando aspetto a richiesta, ma per evitare di venire scoperto dagli altri clienti non poté farlo se non per una manciata di volte.
Dei cinque solamente Yoshi mantenne un religioso silenzio per la maggior parte del tempo, limitandosi a rispondere alle domande che gli venivano fatte con qualche sporadico cenno d'assenso, o tramite battute estremamente concise. In effetti, si comportava come se il suo scopo principale fosse quello di rendersi invisibile. Un atteggiamento alquanto curioso da parte di chi, almeno in teoria, era l'ospite d'onore.
Mangiarono a volontà una grandissima varietà di stuzzichini, anche se il vero fulcro della cena risultarono essere le bevande, in particolare la birra. Dopo alcune insistenze, Jiro riuscì a convincerlo ad assaggiarne un po', ma trovandola troppo secca e amara decise di non spingersi oltre, demandando ai propri commensali l'occasione di brindare in libertà.
Erano ormai arrivati al terzo giro, quando decisero che fosse giunto il momento di passare a qualcosa di più pesante, e pertanto ordinarono dell'altro saké, più alcune bottiglie di distillati e liquori assortiti.
Il cameriere aveva appena finito di prendere nota delle loro richieste, quando posò un bigliettino davanti ad Alessandro, per poi congedarsi con un inchino.
''Che cos'è?'' gli chiese Jiro, mentre Alessandro controllava gli hiragana riportati sul foglio.
''Non lo so'' rispose confuso Alessandro, ''mi puoi aiutare?''
''Certo''
Alessandro gli porse il biglietto e Jiro iniziò subito a leggerlo a mente, mentre nel frattempo Keita cercava di fare altrettanto sbirciando con la coda dell'occhio. Quando ebbe finito, Jiro fece guizzare lo sguardo alla sua destra, e poi riconsegnò la missiva ad Alessandro. A quel punto si curvò in avanti e gli sussurrò: ''Una delle ragazze sedute al tavolo qua vicino l'ha invitata a unirsi a loro''
Quasi non credendo alle proprie orecchie, Alessandro voltò subito la testa nella direzione indicata, e nonostante non avesse lasciato passare che poche frazioni di secondo prima di distogliere lo sguardo, riuscì comunque ad imprimersi nella mente uno scatto mentale della scena.
Quattro ragazze in età da college erano intente a chiacchierare amabilmente tra di loro, interrompendosi soltanto quando qualche battuta le faceva scoppiare a ridere. Proprio come il gruppo di maschi che le aveva precedute, anche loro sembravano particolarmente amanti dei brindisi, attitudine senz'altro incoraggiata dalla generosa abbondanza di bottiglie disposte sul tavolo.
''Quale?'' chiese Alessandro.
Prima di rispondere Jiro ricontrollò il biglietto.
''Quella con i lunghi capelli neri portati sul davanti''
Per la seconda volta Alessandro sbriciò con la coda dell'occhio verso il tavolo, soltanto per ricevere conferma a quello che aveva già visto la prima volta. Nessuna delle occupanti sembrava guardare verso di lui, men che meno la bellissima ragazza dai lunghi capelli neri, corrispondente alla descrizione di Jiro.
''Sicuro che sia il tavolo giusto?'' gli domandò Alessandro.
''Qui c'è scritto questo'' rispose Jiro rileggendo il foglietto.
''Hai visto Saito?'' chiese divertito Daisuke. ''Kama-sama è appena stato nanpato''
''Nanpa-che?'' chiese Alessandro aggrottando la fronte.
''Nanpato'' ripeté Keita paziente, ''deriva da raccoglitore, nel senso di flirt insomma, anche se di solito lo fanno solo i maschi. Se lo fa una ragazza invece si dovrebbe dire gyaku-nan, ciò nanpa al contrario''
''Ma non succede mai'' gli fece notare Daisuke.
''Sì, infatti'' confermò Jiro rivolgendosi ad Alessandro, ''fare nanpa è una cosa da maschi, mica da femmine''
''Non è vero'' ribatté Saito, ''a me è successo''
''E quando scusa?'' lo incalzò Daisuke, sprizzando scetticismo.
Saito arrossì visibilmente.
''Non proprio a me, me, ma...'' Si chinò sul tavolo e cominciò a sussurrare in tono confidenziale. ''Mio fratello conosce un tipo, che ha un amico, che gli ha detto di essere stato nanpato da una ragazza fuori da una discoteca''
''Suona tanto di leggenda metropolitana'' commentò asciutto Daisuke.
''Per me è possibile'' affermò Keita sistemandosi gli occhiali sul naso, ''in discoteca ci vanno solo criminali, disadattati e gente strana in generale''
''Beh, lei non mi sembra una criminale'' notò Jiro osservandola furtivamente, ''e di sicuro non è una disadattata''. Scrollò le spalle. ''Forse è solo strana''
''O magari è una cacciatrice di gaijin'' gli fece notare Keita con aria saggia.
Daisuke non parve aver sentito.
''Secondo voi mi ha visto?'' chiese guardando il gruppetto di ragazze con aria sognante.
''Speriamo di no, altrimenti la tua bellezza l'accecherà'' rispose Keita sarcastico.
Quando tornò ad incrociare lo sguardo dell'amico, gli occhi di Daisuke erano ridotti a due fessure.
''Tu provi un piacere perverso nel distruggere i sogni altrui, non è vero, Suzuki-senpai?''
Keita sorrise compiaciuto.
''Soltanto quando contraddicono la realtà'' precisò lui pacato, ''ti ricordo che non sei tu quello ad essere stato invitato''
''Infatti'' confermò Jiro, ''Kama-sama che vuole fare allora?''
Alessandro inclinò la testa di lato.
''In che senso?''
''A noi piace molto averla qui, ma se desidera accettare l'invito della ragazza non ci offendiamo mica''
Colto di sorpresa da quella proposta Alessandro sgranò gli occhi, e poi scoppiò a ridere.
''Non posso, sono già impegnato'' confessò divertito, una volta che si fu accorto delle espressioni stupefatte degli altri.
''Ah'' dissero in coro Jiro e i suoi amici, annuendo all'unisono.
''Quando torna il cameriere puoi cortesemente dirgli di riferire che è stata molto gentile a chiedermelo, ma che sono costretto a rifiutare?''
''Certo, nessun problema'' rispose subito Jiro.
''No, vado io a dirlo alla ragazza'' si offrì Daisuke scattando in piedi, ''meglio usare un certo tatto quando si tratta di faccende simili''
Alessandro e gli altri lo guardarono allontanarsi in direzione del tavolo delle ragazze, ma non appena l'ebbe raggiunto, Keita voltò la testa ed emise un lungo sospiro.
''È senza speranza'' commentò scuotendo il capo.
''Quindi è impegnato davvero, Kama-sama?'' gli domando Saito curioso.
''Ma che stai facendo?!'' sbottò Keita. ''Non si chiedono queste cose!''
''Tranquillo, è tutto a posto'' lo rassicurò Alessandro alzando la mano. Un leggero rossore tinse le guance di Keita, ma lui non vi badò e si rivolse a Saito. ''Si, sono impegnato''
''Wow'' disse Saito con gli occhi luccicanti.
''È una ragazza fortunata'' commentò Keita, anticipando Jiro di una frazione di secondo.
''In realtà sono io il fortunato'' ribatté Alessandro affabile.
''Ehi, se le cose stanno così allora dobbiamo subito brindare'' propose Saito.
''Brindare a cosa?''
''Al suo fidanzamento Kama-sama'' precisò Jiro.
Quella semplice frase, così apparentemente innocente, sembrò far scattare qualcosa dentro di lui. Come se fosse stato catapultato dentro un sogno, Alessandro immaginò di trovarsi insieme a Violet su di una collinetta erbosa illuminata dalla luna. Camminavano mano nella mano, sorridendosi a vicenda, quando, all'improvviso, lui le si inginocchiò davanti, e dopo aver infilato la mano in tasca ne tirò fuori un anello.
Quell'immagine così vivida gli si impresse nel cervello, facendogli provare una stranissima sensazione composta da eccitazione, felicità e puro panico. Qualcosa di talmente intenso da torcere le budella.
''Cerchiamo di non correre troppo'' disse accennando un sorriso imbarazzato, ''non siamo ancora arrivati a quel punto''
''Lasciamo perdere i dettagli, per un momento'' replicò Saito in tono leggero, mentre afferrava una bottiglia di sakè ancora intonsa, ''l'importante è festeggiare''
''Giusto'' gli fece eco Jiro, ''e inoltre, porta fortuna''
Alessandro alzò le mani in segno di resa.
''Ah, beh, se porta fortuna, va bene''
''Ottimo, è così che si parla'' commentò Saito euforico.
A quel punto svitò il tappo alla bottiglia e cominciò a servire il sakè partendo da Alessandro. Riforniti tutti i commensali, si apprestò a versare il liquido biancastro dentro il proprio bicchierino, quando le ragazze sedute al tavolo accanto scoppiarono in una fragorosa risata.
Daisuke fu di ritorno prima ancora che Saito mettesse giù la bottiglia.
''Allora, com'è andata?'' gli chiese Keita con nonchalance.
Per tutta risposta Daisuke grugnì qualche parola in giapponese, e poi si mise a fissare il sakè che aveva davanti. A giudicare dall'espressione sul suo volto, sembrava che gli fosse stata servita della bava di lumaca.
Divorato dalla curiosità, Alessandro cercò di lanciare un'occhiata fulminea in direzione del tavolo delle ragazze, ma ormai Jiro aveva già sollevato il bicchiere per brindare, e perciò decise di lasciar perdere.
''Kanpai!'' annunciò solenne Keita.
Come era suo solito Alessandro vuotò il bicchiere tutto d'un fiato, ma proprio mentre stava abbassando la mano si rese conto che gli altri non avevano fatto altrettanto. Nel tentativo di nascondere l'errore finse quindi di bere altri due piccoli sorsi dalla coppetta ormai asciutta.
''Non le piace?'' gli chiese preoccupato Jiro, fraintendendo il suo imbarazzo.
Ad Alessandro ricordava vagamente dello spumante sgasato, tuttavia, non reputandola una risposta particolarmente cortese, si guardò bene dal rivelarlo.
''No, no, va benissimo'' disse cercando di mostrarsi convincente, ''e comunque non credo di essere abbastanza esperto di alcolici per poter giudicare in maniera obiettiva''
''Forse ha solo bisogno di iniziare con qualcosa di diverso'' ipotizzò Saito afferrando un'altra bottiglia.
Senza perdere tempo svitò subito il tappo, per poi versarne il contenuto nello stesso bicchiere da cui Alessandro aveva bevuto l'acqua.
''Che cos'è?'' gli chiese rimirando il liquido ambrato.
''Umeshu'' rispose Saito, ''liquore di prugne''
Non trovandoci niente di strano, Alessandro scrollò le spalle e bevve un rapido sorso. Era di sicuro l'alcolico più buono che avesse mai assaggiato in vita sua. Molto dolce, ma controbilanciato da una spiccata nota acida, e con un intenso sapore di prugna ad accompagnare il tutto.
Mandando al diavolo il galateo, Alessandro prese subito un altro sorso, e questa volta vuotò il bicchiere.
''Dunque, le piace?'' chiese Jiro cauto.
''Questa roba è assolutamente fenomenale!'' esclamò Alessandro euforico.
''Veramente?''
''Lo adoro''
''Allora al prossimo giro ordiniamo altre due bottiglie'' propose Saito con altrettanto entusiasmo.
Nonostante fosse stato proprio lui ad ordinare il liquore, Saito sembrò ben lieto di riempirgli altri tre bicchieri che, con l'efficienza di una catena di montaggio, Alessandro ripulì finché non ebbe completamente svuotato la bottiglia.
''Facciamo che ne ordiniamo tre, ok?'' propose divertito Jiro.
Quella che seguì fu un'ora molto strana. Incoraggiati dal simpatico siparietto, Jiro e Saito ordinarono una quantità spropositata di drink, con l'intenzione dichiarata di testarne la qualità. Ovviamente, anche gli altri presero parte all'iniziativa e, dietro loro insistenza, persino Alessandro decise di prestarsi come assaggiatore.
Mai in vita sua gli era capitato di avere a disposizione una tale varietà di alcolici, e adesso che poteva disporne in assoluta libertà si sentì leggermente disorientato, oltre che eccitato. Tuttavia, nonostante fosse desideroso di sperimentare anche lui l'allegria manifestata dai commensali, e che si faceva sempre più intensa ad ogni drink scolato, Alessandro impose a sé stesso di non spingersi oltre i primi sintomi dell'ubriachezza. Tenendo conto di quello di cui era capace, e del fatto che nessuno sarebbe stato in grado di fermarlo in caso di necessità, calcare la mano rappresentava un rischio intollerabile.
E così, mantenendo sempre ben alta la guardia contro un disorientamento improvviso o un'euforia sospetta, Alessandro si gettò a capofitto nella mischia, trangugiando tutto quello che gli veniva offerto, piluccando cibo qua e là, e partecipando con entusiasmo agli innumerevoli brindisi che si susseguirono uno dopo l'altro. Da quelli dedicati alla visita di Yoshi, a Jiro e alla sua fortuna, per poi passare a Kama stesso, al Giappone, alla pace nel mondo, alla bontà dell'Umeshu, e via così, in una spirale discendente di puro nonsenso.
Quando poi alcuni camerieri portarono una torta di compleanno, coperta di stelle filanti, ad uno dei tavoli al centro del locale, e tutti quanti gli avventori iniziarono a battere le mani all'unisono sotto l'influsso di una musichetta a tema, Alessandro non si sorprese affatto che anche i suoi compagni di bevute decidessero di partecipare.
Nel frattempo, il tempo passava, l'assembramento di bottiglie e lattine vuote diventava sempre più grande, i ragazzi si alzavano a turno ogni cinque minuti per recarsi al bagno, mentre i fumi dell'alcool li inducevano a reazioni bizzarre. Jiro giocherellava con le bacchette, Saito scoppiava a ridere al minimo pretesto, Daisuke rimirava il suo riflesso sulla superficie di un bicchiere, Keita componeva poesie in haiku alternando inglese, tedesco, giapponese e coreano, e persino il timido Yoshi parve diventare molto più spigliato ed estroverso.
Tra tutti loro l'unico a non mutare atteggiamento fu proprio Alessandro, e la ragione era molto semplice.
Non sentiva assolutamente niente.
Dopo quella prima bottiglia di liquore da mezzo litro, ne erano seguite altre tre, alternate però da una mezza donna di lattine di birra forte al doppio malto, diversi shot di distillati, una tokkuri di sakè dolce particolarmente gradevole, più innumerevoli altri bicchieri di cocktail assortiti, soprattutto rum e cola. Ciononostante, la sua mente continuava a restare perfettamente lucida, come se non avesse assaggiato neppure un goccio di Prosecco.
Poco dopo che Yoshi si era diretto al bagno per quarta volta, dandosi il cambio col cugino, Daisuke riempì il proprio bicchiere di birra e vi pose sopra due bacchette disposte parallele sul bordo. A quel punto prese un bicchierino da sakè pieno fino all'orlo e lo appoggio con molta cura in bilico sulle bacchette.
''Kama-sama, guardi questo'' disse Daisuke con voce da cospiratore, ''si chiama sakè-bomb. È un mix esplosivo di birra forte e sakè''. Agitò il braccio in un gesto eloquente. ''Per una sferzata di energia! Dovrebbe provarlo anche lei''
Temendo che l'unica sferzata che avrebbe ricevuto dopo aver bevuto quell'intruglio, sarebbe stato un viaggio di sola andata al pronto soccorso, Alessandro si affrettò ad intervenire.
''Sono certo sia fantastico'' premise conciliante, ''però, forse è meglio se adesso ci diamo una calmata''
''Ma se abiamo apena gomingiato'' ribatté biascicando Jiro.
''Teme forse di perdere Kama-sama?'' lo incalzò Saito, scoccandogli uno sguardo di sfida. ''Non mi dica che ha p-paura?''
Alessandro preferì non chiedergli cosa dovesse perdere di preciso, e quando mai avesse accettato una sfida di binge drinking, ma intuendo che quell'argomento potesse fungere da valido pretesto, scelse comunque di assecondarlo.
''Il fatto è che non sento niente'' gli confessò in tono asciutto, ''non provo nulla di diverso rispetto al primo drink. Inizio a sospettare che con me la cosa non funzioni''
''Forse dobbiamo solo insistere'' propose Saito.
''Sì, infatti'' confermò Daisuke, ''andare avanti''
''Perserverareee'' bofonchiò Jiro mentre scivolava lentamente sul tavolo a pancia in giù.
Come se non si rendesse nemmeno conto di ciò che gli stava avvenendo intorno, Keita iniziò a recitare una poesia in hindi, ma nessuno vi prestò attenzione. Nel frattempo, imitando l'amico, anche Saito si mise a preparare un sakè-bomb, posizionando un paio di bacchette sul bordo del proprio bicchiere. Ormai era sul punto di afferrare una lattina di birra da dieci gradi, quando Alessandro gliela sottrasse avvicinandola a sé.
''Credo sia meglio risparmiarci il coma etilico'' si giustificò Alessandro abbozzando un sorriso accomodante, ''facciamo che è un pareggio''
''Io non pareggio mai!'' annunciò Daisuke sprizzando orgoglio. ''Io le cose le porto fino in fondo!''. E sbattuti i pugni sul tavolo cercò di far cadere la coppetta di sakè dentro al suo bicchiere.
Contrariamente a ciò che si aspettava però, questa finì per scivolare su una delle bacchette, e dopo essere caduta sul tavolo, gli rovesciò tutto il proprio contenuto addosso ai pantaloni. Strillando un'ingiuria in giapponese Daisuke scattò subito in piedi, mettendo così in bella mostra la vistosa macchia di bagnato appena apparsagli sulla zona dell'inguine.
Quella vista fece scoppiare Saito in una fragorosa risata, a cui si unirono anche gli altri (Alessandro cercò di evitarlo mordendosi la lingua e nascondendo per sicurezza la bocca dietro la mano), e che arrivò a contagiare pure le ragazze sedute al tavolo vicino. Fu proprio la reazione di queste ultime che sembrò riscuotere l'effetto maggiore su di lui.
Con la faccia più rossa di un cestino di ciliegie mature, Daisuke lanciò un'occhiataccia furente nella loro direzione, e poi si tolse la felpa, rivelando la vistosa t-shirt arancione che c'era sotto.
''Sapete che vi dico? Io adesso vado da quelle lì e gliene canto quattro''. Dando un rabbioso strattone si annodò le maniche della maglia attorno alla vita, così da nascondere l'imbarazzante macchia di sakè. ''Brutte spocchiose con la puzza sotto il naso''
''Tranquillo, Hayashi-san, o rischi di farti male'' lo avvertì Keita, più divertito che altro.
Daisuke non sembrava ascoltare.
''E soprattutto a...'' Il suo occhio si era appena posato su un punto a lato del tavolo, quando le parole gli morirono in gola. ''Ma è sparita'' disse incredulo.
''Chi è sparita?'' domandò Jiro con un gran sbadiglio.
''La ragazza dalla lingua lunga'' rispose sbigottito Daisuke, il volto ancora scosso dalla notizia, ''non c'è più''
Tutti quanti si voltarono subito verso il tavolo delle ragazze, soltanto per vedere confermata la versione dell'amico. La sedia occupata in precedenza da quella bellissima giovane adesso era vuota.
''Già, è vero'' confermò Jiro.
''Probabilmente sarà tornata a casa'' ipotizzò Keita scrollando le spalle.
''A proposito di gente che sparisce, dov'è Yoshi?'' chiese Alessandro guardandosi attorno. ''Ormai è un pezzo che è entrato in bagno''
''Magari è andato via con la ragazza'' scherzò Saito.
''Ovviamente'' aggiunse Daisuke sarcastico.
''No, stanno solo parlando da qualche parte in privato'' spiegò Jiro con semplicità, mentre guardava attraverso l'imboccatura di una bottiglia vuota di Umeshu.
''Cosa?!'' esclamarono Daisuke e Saito in coro.
Per via dello spavento ci mancò poco che a Jiro scivolasse la bottiglia di mano.
''Perché, non ve l'ho detto?'' chiese cadendo dalle nuvole. ''Quando ci siamo incrociati in bagno, mi ha confessato che voleva provare a....'' Gli scappò un singhiozzo. ''Parlarle''
Scambiando l'espressione corrucciata di Daisuke per un'accusa nei suoi confronti, Jiro arrossì, anche se ormai le sue guance erano diventate così paonazze, che accorgersene risultava praticamente impossibile.
''Scusate, all'inizio stavo per dirvelo, ma poi mi è venuta in mente un'altra cosa, e me lo sono dimenticato''
Nonostante l'avesse tenuto impegnato per appena una decina di secondi scarsi, quella spiegazione pronunciata con voce biascicata sembrò stremarlo. Sopraffatto dallo sforzo, appoggiò la guancia sul braccio, e un attimo dopo abbassò le palpebre.
Scioccato dalla rivelazione, Daisuke distolse lo sguardo dal tavolo delle ragazze e si lasciò ricadere sulla sedia.
''Non capisco'' commentò confuso.
E in verità non era il solo a non riuscirci. Alessandro, per esempio, faceva molta fatica a credere che lo stesso giovane timido e impacciato conosciuto all'inizio della cena, avesse trovato il coraggio di flirtare di persona con una ragazza, che aveva già liquidato qualcuno di assai più avvenente. E riuscendoci per giunta. Evidentemente, l'alcool gli doveva aver infuso un coraggio, che nessuno a quel tavolo sospettava potesse avere.
All'idea di cosa avrebbe potuto combinare lui se fosse stato altrettanto brillo, Alessandro avvertì un brivido gelido risalirgli lungo la schiena.
''Mi sa che ti ha battuto Hayashi-san'' lo canzonò Saito, un attimo prima di bere le ultime due dita di birra che erano rimaste in fondo al suo bicchiere.
''Ma come accidenti avrà fatto?'' si chiese Daisuke con lo sguardo perso nel vuoto. ''Piccolo furbastro di un contadinotto''
''Non è ancora un contadino a tutti gli effetti'' precisò Saito alzando l'indice in aria, ''è un'apprendista contadino''
''Chissà cosa fa in quella scuola''
Saito scrollò le spalle.
''Boh, roba da contadini'' disse con indifferenza. ''Mungere il riso, seminare il latte, cose così''
''E magari stando pure tutto il giorno con gli stivali dentro il fango'' aggiunse Keita storcendo la bocca in un'espressione di disgusto. ''Sempre che lo sia fango''. Scosse la testa, come se la prospettiva fosse per lui semplicemente inconcepibile. ''Ma chi accidenti gliel'ha fatto fare?''
''Ha...'' Saito singhiozzò. ''Toppato l'esame. È stato costretto a ripiegare sul piano B''
''Poteva pur sempre tentare con qualcos'altro'' ribatté Keita nello stesso tono sprezzante, ''diavolo, io mi sarei ammazzato piuttosto che fare l'istituto tecnico''
Con una rapidità che aveva dell'incredibile, Jiro abbandonò lo stato di dormiveglia apparente nel quale si trovava, e una volta raddrizzata la schiena sbatté con forza il pugno sul tavolo.
''Ehi, non parlate così di mio cugino, ok?!'' Per via dello spavento Keita ammutolì, ma anche Saito e Daisuke si guardarono bene dall'interromperlo. ''È solo un po' strano, ma non è scemo. Quando eravamo bambini mi batteva sempre a Shinkei suijaku'
''A cosa?'' domandò Daisuke inclinando la testa di lato.
Quell'ammissione di ignoranza spiazzò a tal punto Jiro, che gli fece completamente dimenticare il motivo della sua acredine.
''Shinkei suijaku'' ripeté lui, ammorbidendo il tono, ''sapete, il gioco di memoria con le carte. Anche se usavamo tre mazzi contemporaneamente lui riusciva sempre a ricordarsi tutte quelle che aveva già scoperto. Era un mostro''
''Forse col tempo ha perso il tocco'' ipotizzò Saito cautamente.
Jiro riflette in silenzio per alcuni istanti.
''Non lo so, può darsi'' concluse mesto.
Scoperto uno shot di gin seminascosto in mezzo ad alcune lattine vuote, se ne impadronì stendendo il braccio, e prima che Alessandro potesse implorarlo di fermarsi, lo vuotò tutto d'un fiato.
''Mi dispiace che abbia fallito l'esame'' confessò, tenendo lo sguardo puntato sul bicchierino nella sua mano. ''Lui era proprio...''
Non riuscì a terminare la frase poiché un colpo di sonno improvviso gli fece crollare la testa sul tavolo. Tuttavia, Jiro non fu il solo a cadere vittima di Morfeo. Quasi si trattasse di una malattia fulminea ed estremamente contagiosa, Keita, Daisuke e Saito lo seguirono a ruota a pochi secondi distanza, finendo anche loro per ritrovarsi a ronfare con la testa sul tavolo.
Unico ad essere uscito indenne da quell'abbuffata alcolica, Alessandro se ne restò immobile al proprio posto, fissando i ragazzi che giacevano addormentati di fronte a lui. Mentre li osservava sonnecchiare beati, non poté non chiedersi se la sua immunità all'ubriacatura fosse effettivamente una cosa positiva.
Ora che sapeva di essere condannato a restare sempre lucido, avrebbe dovuto gioirne, oppure esserne rattristato? Davvero sarebbe stato meglio se in quel momento anche lui avesse avuto la faccia premuta sul tavolo con la bava alla bocca?
La risposta non ce l'aveva, ma anche se fosse stato intenzionato a cercarla più a fondo, l'arrivo del cameriere glielo impedì.
''Mi scusi'' esordì in tono educato, mentre l'uomo ritirava alcune bottiglie vuote.
Una volta che ebbe ottenuto la sua attenzione, Alessandro abbassò la voce, così da non svegliare Jiro e gli altri.
''Credo che qui abbiamo finito. Potrei avere il conto, per favore?''
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