Rintocchi del cuore
<< Deneb.>> cominciò Firyan, voltandosi verso di lei << Voglio che tu lo tenga fermo, mentre io lego il metallo.>>
Erano seduti a terra, in ginocchio sopra Kaydan, che era sdraiato sul suo lungo mantello, in attesa. Deneb avrebbe voluto obbiettare a quelle parole: l'elfo aveva già bloccato a terra l'amico con delle fasce di metallo tirate fuori dalla sua sacca apparentemente senza fondo, legando con esse il braccio e le gambe del rosso.
<< Fai come ti dice, per favore.>> fece Kaydan, annuendo lievemente, con voce calma e pacata << Non perdiamo altro tempo.>>
<< Va bene.>> rispose lei, facendo una smorfia. Si portò dietro di lui, poggiandogli una mano sul petto e l'altro sulla fronte, in attesa: quelli sarebbero stati i punti che si sarebbero mossi di più, quando il dolore sarebbe cominciato.
<< Allora cominciamo.>> disse ancora Firyan, tirando nuovamente a sé la sua sacca. Una semplice sacca di tela, apparentemente rovinata, dalla quale tuttavia il loro compagno trasse una lunga sbarra di metallo di un rosso dorato, scintillante come una stella. Tutti i presenti trattennero il fiato quando videro quel meraviglioso artefatto: non era nulla di particolare in sé, ma nessuno di loro, forse nessuno in tutta Oltremare, aveva mai visto così tanto oricalco in una volta solamente.
Firyan chiuse gli occhi, tenendo stretto tra le mani il pezzo di metallo splendente che, proprio come quando aveva regalato la lancia a Talia, prese a vibrare, come se fosse percorso da onde di marea. Lentamente, Kaydan, Deneb e Talia lo videro cambiare ai loro stessi occhi: da una sbarra squadrata, iniziò ad assumere una forma stondata, cilindrica. Si delinearono le forme principali: braccio, avambraccio e mano, si separarono le forme delle cinque dita, si assottigliò la forma del palmo, il polso, il gomito, le nocche ed infine la forma dei muscoli. Qualche momento dopo, quindi, Firyan si trovò una replica perfetta del braccio destro.
<< Sai, dovresti proprio conoscere Gaia.>> commentò quindi Kaydan, osservando quello che a breve sarebbe diventata parte del suo corpo << Potreste fare delle opere davvero meravigliose assieme.>>
<< Smettila Kay.>> lo ammonì l'amico, facendo un rapido cenno con il capo, porgendogli quindi un pezzo di legno avvolto da un cingolo di cuoio << Mordi questo, ti servirà.>>
<< Non lo voglio.>> rispose lui, scuotendo il capo << Non mi serve a niente.>>
Senza aggiungere altro, Firyan annuì ancora una volta poi, con un gesto fluido e lento, estrasse Nightfall dal suo fodero. Avvicinò la punta alla ferita ormai chiusa dell'amico e Deneb lo sentì chiaramente tremare sotto le sue dita: aveva paura, ma come non averne in una situazione del genere?
D'un tratto, quindi, l'elfo poggiò la lama della sua arma sul corpo del giovane e questa vi affondò senza incontrare ostacoli, mentre una luce scintillante percorreva il suo filo. La schiena di Kaydan si inarcò di colpo, mentre lui faceva di tutto per non gridare dal dolore, mentre il sangue riprendeva a scorrere a fiotti dal nuovo taglio, accumulandosi rapidamente sulla sua bella cappa.
Deneb lo spinse nuovamente a terra con tutte le sue forze, cercando di tenerlo sotto controllo, di non farlo muovere troppo mentre l'altro cacciatore procedeva con la delicatissima operazione.
Quando il pezzo di oricalco toccò il suo braccio, tuttavia, il grido che scaturì dalle labbra del ragazzo fu talmente forte da far pensare ai tre amici che probabilmente ne sarebbero rimasti assordati. La cacciatrice dai capelli blu sentì gli occhi del rosso puntati su di lei, li vide di sfuggita, a volte sbarrati per il dolore, a volte serrati per resistere ad esso, e si sforzò di guardarlo con tranquillità per riuscire a calmarlo.
Quando pensò che il peggio fosse passato, mentre l'oricalco si saldava alla pelle del giovane, vide delle lingue affilate di metallo correre dalla sua spalla al suo petto, che come fiamme dorate danzavano sulla sua pelle.
Una nuova tensione corse in tutto il corpo del rosso e il suo braccio destro si liberò dai ceppi, serrandosi attorno a quello della donna che lo teneva steso a terra.
<< Deneb...!>> riuscì a mormorare, con la voce rotta e le lacrime che gli scorrevano sul viso, gli occhi sbarrati per il dolore.
<< Sono qui.>> rispose lei, stringendogli con forza la mano << Sono qui, va tutto bene.>>
Non appena ebbe finito di parlare, tuttavia, il ragazzo si contorse nuovamente tra le sue braccia, gettando il capo all'indietro e sollevandosi nuovamente da terra.
<< Ahhhh!>> gridò, mentre il braccio di metallo continuava a legarsi al resto del suo corpo. In quegli istanti, sentì come se lama incandescente gli stesse spaccando il cuore, tanto era intenso il fuoco che sentiva bruciare dentro. Si sentì come scivolare via dal suo stesso corpo, mentre quello che provava si faceva di momento in momento più intenso e sentiva l'oricalco penetrare nei suoi nervi e nelle sue ossa, proprio come gli aveva detto Firyan il giorno prima.
<< Firyan!>> gridò quindi Deneb, allarmata, quando sentì la mano del ragazzo diventare improvvisamente fredda e la sua presa affievolirsi << Fai qualcosa, sta morendo!>>
<< Ho quasi finito.>> rispose lui a denti stretti << Tieni duro, Kay. Tieni duro ancora un momento.>>
In quel momento disperato, tuttavia, Talia si inginocchiò accanto all'altra donna e prese tra le mani il capo di Kaydan.
"Ricorda." si disse, espirando profondamente e poi inspirando ancora "Ricorda cosa ti ha detto Firyan."
Non sapeva se quello che voleva fare fosse possibile, ma se poteva fare qualcosa per aiutare in quella situazione tanto folle, allora non sarebbe stata di certo con le mani in mano. Troppe volte erano successe cose nella sua vita in cui lei non aveva potuto essere di aiuto per nessuno, soprattutto in quegli ultimi giorni. Troppe volte si era sentita inutile ed impotente, rispetto ad un mondo che sembrava essere intenzionato a strapparle quel poco che aveva. Quello era il momento di dire basta.
Inspirò ancora una volta e poi, con tutta la calma di cui era capace, prese a cantare, poggiando la fronte su quella del cacciatore. Fu un canto lento e delicato quello che intonò in quei momenti, molto simile alla melodia seguendo la quale lei e Firyan avevano ballato alla festa, alcuni giorni prima, e tutta la foresta cadde nel silenzio più profondo per ammirare la magnificenza. Persino Kaydan, che fino a quel momento aveva urlato praticamente a squarciagola, chiuse nuovamente le labbra e riaprì gli occhi, mentre le foglie attorno a loro cessavano di frusciare ed il vento calava di colpo.
Poi quel canto si fece più potente ed alto, levandosi verso il cielo con una forza incredibile, ed i tre cacciatori sentirono i loro cuori battere a ritmo nei loro petti. Ognuno di loro udì in quella melodia suoni di strumenti che sembravano accompagnare Talia: tamburi, arpe, trombe e flauti di canne risuonarono nella sua voce, mentre la giovane donna continuava a fare tutto quello che poteva per aiutare l'amico in difficoltà.
Poco prima che la sua voce smettesse di riecheggiare nella foresta, Firyan si allontanò appena, lasciando andare il braccio metallico dell'amico. Era tutto finito.
<< Grazie.>> riuscì a mormorare Kay, un istante prima di chiudere gli occhi. Poi tutto si fece buio attorno a lui e si sentì cadere, scivolando nel vuoto.
Si sentì librare nel buio, come sospeso in un mare di ombre. Non sentiva nulla, tutto era fermo: c'era pace attorno a lui, per la prima volta da... Non ricordava più neppure da quanto non si sentiva così tranquillo. Pensò addirittura di lasciarsi andare. Sarebbe stato bello rimanere lì...
D'un tratto, poi, si sentì come richiamare alla realtà: un dolce tepore stava pervadendo il suo capo, lo poteva sentire distintamente. Una lieve luce comparve davanti ai suoi occhi, mentre lui tornava lentamente alla vita.
In un momento, le sue palpebre si aprirono con calma e si trovò davanti il viso di Deneb che sembrava tutt'altro che contenta di vederlo, nonostante gli stesse passando un panno umido e caldo sul capo.
<< Sei davvero uno stupido.>> fu la prima cosa che gli disse, guardandolo in cagnesco << Stavi per morire.>>
<< Ciao anche a te.>> rispose, stringendosi nelle spalle. Si passò una mano prima sul viso e poi sulla spalla sinistra e rimase un po' sorpreso dalle lingue di metallo che si propagavano sul suo corpo: erano bellissime, talmente sottili da non sembrare neppure una parte separata dal resto dalla sua pelle. Anzi, in realtà l'unico motivo per il quale potevano essere distinte da essa solamente perché erano molto più lisce, talmente tanto levigate da riflettere la luce come uno specchio << Davvero stavo per morire? Non mi ricordo molto.>>
La donna sembrò un po' delusa da quelle parole, ma alla fine non disse nulla, continuando a guardare male il rosso.
<< Quanto... quanto ho dormito?>> chiese poi, mettendosi appena a sedere. Si sentiva pesante, molto più di quanto ricordasse: l'oricalco puro era molto leggero, poco più del peso di un vero braccio, era lui che non era più abituato.
<< Un bel po'. È passata quasi una mezza giornata buona.>> ammise lei, stringendosi nelle spalle e sedendosi davanti a lui, con le gambe incrociate << La notte è calata da poco.>>
<< Capisco. Aiutami allora, voglio uscire.>> disse ancora il cacciatore, porgendole la mano per farsi aiutare ad alzarsi << Voglio andare dagli altri.>>
Quando fece per mettersi in ginocchio, tuttavia, le gambe cedettero sotto di lui e si trovò di nuovo steso lungo per terra, il suo intero corpo che tremava come una foglia.
<< Tu non ti muovi da qui.>> gli intimò Deneb, puntandogli una mano sul petto scoperto, quasi affondandovi le unghie << So che non te ne sarai reso conto, ma fino a poco tempo fa hai avuto la febbre molto alta. Il tuo cuore stava facendo i salti mortali nel tuo petto e di certo non era l'emozione.>>
<< Cosa te lo fa dire? Averti accanto mi fa sempre emozionare.>> rispose lui, facendo un nuovo sorriso sornione.
<< Oh, per questo eri pronto ad ammazzarti? Dovrei prenderlo come un complimento?>> commentò ancora la cacciatrice, socchiudendo gli occhi, prendendo a fissarlo con rabbia. Non una traccia di divertimento comparve sul suo viso, non in quel momento.
<< Coraggio, sapevamo entrambi che non sarei morto. C'eravate voi, dopotutto, no?>> ribatté Kaydan, stringendosi nelle spalle, poco impressionato dallo sguardo gelido della donna.
<< Sei sopravvissuto solamente perché hai avuto una dose assurda di fortuna e perché Talia ha fatto... qualcosa che ancora non capisco.>> ammise lei, facendo una smorfia annoiata
<< Poco male.>> commentò ancora lui, accennando ancora una volta un grande sorriso << Ne valeva la pena.>>
Con sua somma sorpresa, quindi, Deneb vide il braccio di metallo del ragazzo muoversi davanti al suo viso, osservando rapita quel luccicare dorato e rosseggiante.
<< Puoi già muoverlo!?>> esclamò, impressionata, sgranando gli occhi per la prima volta da quando si erano conosciuti.
<< Firyan è stato anche troppo bravo a collegare tutti i nervi. Ha fatto un male cane, ma il risultato è... incredibile. Ti aspettavi qualcosa di diverso da un elfo perfezionista?>> chiese ironico il cacciatore, prendendo ad aprire e serrare i pugni davanti al viso << Basta solo usare un pochino della mia forza magica. Luce benedetta, quanto mi è mancato poter fare tutto questo...>>
Proprio in quel momento, il telo che divideva la tenda da tutto il resto del mondo venne sollevato e da dietro di esso comparvero le facce di Firyan e Talia, che rimasero particolarmente stupiti nel vedere sveglio il loro compagno malato.
<< Buonasera anche a voi.>> commentò Kaydan, osservandoli soddisfatto.
<< Vedo che tutto è andato a buon fine.>> fece quindi l'elfo, sorridendo lieto << Sono contento che tu stia bene, Kay. Però non chiedermi mai più di fare una cosa del genere. Quello sarà l'ultimo arto che ti riattaccherò.>>
<< Non ho così tanta voglia di farmi fare a pezzi da qualche mostro. Perciò penso proprio che non sarà un grande problema.>> rispose lui, facendo un cenno con la mano di oricalco << Talia... grazie. Ti devo tutto. Ma si può sapere cos'hai fatto?>>
<< Oh, io...>> rispose lei, in imbarazzo. Non sapeva cos'avesse fatto: aveva semplicemente agito d'istinto, seguendo quello che le aveva detto Firyan solo qualche giorno prima.
<< Ha fatto qualcosa che non le ho ancora spiegato.>> concluse per lei Firyan, cavandola da quell'impaccio << Ha usato la Voce per alleviare il tuo dolore e la sua energia spirituale per curarti. Un'altra delle molte follie di questa giornata. Non sapevi neppure se fosse una cosa possibile...>>
<< La prossima volta cerchiamo tutti di essere più cauti, d'accordo?>> fece poi l'elfo, chiudendo una volta per tutte quel discorso. Con un gesto gentile, quindi, porse due ciotole di legno piene di zuppa calda ai due cacciatori << Coraggio, avete bisogno entrambi di mangiare qualcosa. Dovete rimettervi in forze, visto che non abbiamo mangiato niente oggi a pranzo.>>
<< No, aspetta. Non avete mangiato nulla neppure voi?>> chiese quindi Kaydan, sorpreso << Ma allora dalla a Talia, questa. Lei...>>
<< Smetti di fare il grande eroe, rosso.>> lo apostrofò la ex-locandiera << Non andrai da nessuna parte con solo l'orgoglio nello stomaco. Mangia, ce n'è molta altra, ora ceneremo anche noi.>>
Kay rimase un po' sorpreso da quelle parole, quindi si sollevò nuovamente, facendo forza sulle braccia. Prese la scodella tra le mani e non fece complimenti, iniziando a mangiare voracemente, come se non avesse toccato cibo per una settimana intera.
<< Grazie. Davvero.>> ringraziò per entrambi Deneb, chinando il capo in avanti. Sembrava davvero grata di quel gesto, nonostante fosse stata una cosa molto semplice e naturale.
Per qualche tempo nessuno parlò, mentre tutti e quattro i compagni mangiavano in silenzio, godendo del tepore della loro zuppa, preparata ad arte dalla bravissima Talia, che quindi ricevette notevoli complimenti da parte dei cacciatori, neanche quello che aveva preparato per loro fosse un banchetto reale. Arrossì lievemente: non aveva mai ricevuto così tanti elogi in una volta, da qualcuno che non fosse la sua famiglia.
<< Ragazzi, vorrei chiedervi una cosa. A te in particolare, Deneb...>> disse ad un certo punto Firyan, interrompendo la quiete di quei momenti << Volevo sapere... sarebbe un problema se rimasse io con Talia, questa notte?>>
Il cucchiaio di legno cadde dalle mani della giovane donna, che quindi arrossì talmente violentemente da far pensare che sarebbe andata a fuoco. Un fischio modulato e poi un paio di colpi di tosse strozzati provennero da Kay.
<< Accidenti fratello... certo che non hai proprio mezze misure, eh!>> esclamò, venendo poi centrato da una gomitata alle costole dalla cacciatrice accanto a lui.
<< Vuoi farlo per via della Voce, non è vero?>> domandò lei, comprendendo esattamente per quale ragione il giovane elfo si volesse comportare in quel modo, dopo quello che era stato sancito il giorno precedente.
<< Anche, ma soprattutto per il fatto che ha usato quella e l'energia spirituale allo stesso momento. Non pensavo neppure che una cosa del genere potesse essere possibile.>>
<< Ho capito, non preoccuparti. Non farò battutine in merito, a differenza di qualcuno che ha più capelli che cervello in testa.>> concluse lei, annuendo << Starò attenta io a lui per stanotte, non temere.>>
<< Grazie, non chiedo di meglio.>>
<< Neppure io.>> commentò Kaydan, sussurrando talmente piano che solamente la giovane donna poté udirlo.
I due compagni, quindi, si ritirarono in silenzio, lasciando i cacciatori da soli.
<< So quello che hai pensato.>> fu la prima cosa Firyan disse, una volta che si furono allontanati dalla tenda degli amici << Tali, so che lo hai fatto per il bene di Kay, così come lo avresti fatto per il bene di tutti noi, ma hai almeno la minima idea di quanto tu abbia rischiato? Non solo hai usato la Voce quando ancora non ne hai il completo controllo, ma hai usato l'energia del tuo corpo...>>
<< Era la cosa giusta da fare.>> si difese Talia, continuando a guardare davanti a sé, senza distogliere per un momento lo sguardo << Altrimenti Kay non sarebbe sopravvissuto. Perdere un compagno già il secondo giorno e per una cosa simile mi sembrava pura follia, cosìho fatto l'unica cosa che poteva.>>
<< Lo so, ma devi capire che sono stato io a spiegarti come funziona e cos'è l'energia spirituale. L'avrei usata io su Kay, non appena avessi finito di attaccare il braccio al suo corpo.>> spiegò ancora l'elfo, parandosi davanti a lei con aria seria << Ti prego, non fare più cose tanto avventate. Ti prometto che ti insegnerò tutto quello che so e che posso sui tuoi poteri e sulle capacità che potresti sviluppare.>>
<< Lo prometti?>> domandò ancora l'amica, guardandolo con aria speranzosa << Prometti che non mi lascerai sempre in disparte, qualsiasi cosa ci sia da fare? Che non sarò solamente un peso per questo gruppo?>>
<< So che mi pentirò di averlo detto, così come so che mi pentirei di non averlo fatto.>> ammise l'elfo, praticamente lasciando cadere il capo << Sì, te lo prometto. Ti insegnerò tutto quello che mi sarà possibile, di modo che tu possa vivere alla pari di noi cacciatori, combattere le nostre battaglie e aiutarci nel momento del bisogno. Ti va bene così?>>
<< Certo!>> esclamò la giovane donna, facendo un grade sorriso splendente, poggiando quindi la scodella accanto al fuoco << Non potrei chiedere di meglio.>>
<< Già, immagino. Tuttavia, questo discorso mi fa tornare in mente una cosa...>> riprese un momento dopo Firyan, dandosi un colpetto sulla fronte con la punta delle dita << Stavo quasi per dimenticare, ma ho un regalo per te.>>
<< Un... un regalo?>> domandò Talia agitata, iniziando a fregarsi le mani. Il suo cuore prese a battere all'impazzata a quelle parole, tanto forte che iniziò a sentirlo battere nelle orecchie, come se gli fosse salito in gola.
<< Che... che genere di regalo? Di cosa s-stai parlando?>> chiese ancora, balbettante, mentre le gambe le tremavano.
<< Hey, ma sei sicura di sentirti bene?>> domandò immediatamente il cacciatore, vedendola in quelle condizioni, aiutandola a sedersi sul tronco vicino, davanti al fuoco.
<< Sì! Sì, certo che sto bene.>> squittì Talia, con voce sin troppo acuta rispetto ad un momento prima. Sentiva fremere il suo intero corpo alla prospettiva di scoprire cosa fosse veramente il regalo che gli avrebbe fatto il ragazzo. E dopo quello che aveva visto quella notte... << Coraggio, cosa volevi regalarmi?>>
Un grande sorriso comparve sul viso di Firyan, che quindi fece un grande gesto teatrale, facendo svolazzare il lungo mantello di piume di corvo. Da esso, con uno scintillare dorato, il giovane elfo estrasse qualcosa che in un primo momento Talia vide solamente sotto la forma di un vorticare scintillante, come di fiamme perse nell'aria.
Quando si fermò, alla fine, Firyan teneva in mano una lunga lama in oricalco, sottile ed elegante, anche se un po' spartana. Aveva una bella impugnatura a forma di spirale, in un legno nero, e una guardia splendente, formata da un sottile blocco arcuato di metallo bianco come la neve, apparentemente lo stesso materiale che costituiva il pomolo dell'arma.
<< Una lancia non va bene per combattere in tutte le situazioni.>> commentò quindi Firyan, porgendole l'arma << Con questa potrai difenderti quando noi non potremo farlo o se dovesse... succedere qualcos'altro, tipo se perdessi la tua arma.>>
Talia si fece immediatamente delusa a quella vista e a quelle parole.
<< Cosa c'è? Qualcosa che non va?>> domandò ancora Firyan, inginocchiandosi davanti a lei, seriamente preoccupato per lei. La giovane donna quasi sentì un groppo alla gola, al pensiero di essere stata la causa di quell'espressione triste.
<< No, non c'è niente che non va.>> rispose, scrollando la testa. È solo che... non so, penso che dovresti smettere di farmi regali così appariscenti. E ingombranti anche. Non posso andare in giro con tutte queste armi addosso.>>
<< Mhhh...>> mormorò l'elfo, passandosi una mano tra i capelli << Forse hai ragione, non possiamo farti andare in giro con tutte quelle armi addosso. Coraggio, ridammi...>>
Riprendendo la spada dalle mani della ragazza, quindi, Firyan prese a fissare l'arma, tenendola sollevata in alto, sopra la testa, come offrendola in preghiera al Cielo. In un momento, la lama si divise in diversi pezzi separati: la lama si separò in due, così come anche la guardia ed il pomolo, che formarono delle versioni più piccole dell'originale. Alla fine, in mano a Firyan comparve un grosso coltello, una copia più piccola dell'arma che aveva fabbricato un mometo prima, insieme con alcuni pezzi di materiale grezzo.
<< Ancora non ti piace, eh?>> commentò un momento dopo, notando l'espressione vagamente delusa di Talia, che lo stava guardando come un cane che aspetta l'osso << Eppure pensavo che fossi il tipo di persona che adora i regali...>>
<< No Firyan, è bellissimo, solo... mi aspettavo qualcos'altro, tutto qui.>> ammise lei, chinando il capo verso terra e stringendosi nelle spalle << È molto bello e molto costoso, come combattente non potrei chiedere di più. Ma come persona, ecco...>>
<< Allora dimmelo chiaramente, per favore. Che cos'è che avresti voluto?>> domandò lui, facendosi avanti, ormai in ginocchio.
A quelle parole, Talia si sentì praticamente crollare. Era così vicina, così vicina a quello che voleva veramente, eppure non poteva averlo. Sarebbero bastate due semplici parole, avrebbe potuto spiegare quello che aveva visto, eppure... quanto avrebbero sofferto entrambi, dopo quella confessione, sapendo di non poterla portare a termine?
<< Coraggio, dimmi. Per favore.>> fece ancora il giovane, ormai praticamente implorando.
Quelle parole, quel tono di voce supplichevole, rimbombavano nelle orecchie della viaggiatrice come onde di marea. Riecheggiavano ancora e ancora, infrangendosi contro i suoi timpani ad ogni momento.
<< Un anello.>> ammise lei in un soffio, coprendosi il viso con le mani, quasi a volersi nascondere dall'amico << Questo era tutto quello che potevo chiedere, al massimo. Ho fatto questo sogno, questa notte, dove noi tornavamo a Karyden e poi la mia famiglia... e la locanda... e gli invitati...>>
<< Tali.>> la voce del cacciatore era seria, tanto che bloccò il suo discorso confuso su nascere.
<< Pensavo di essere stato chiaro. Se dovessi fare qualcosa in tal senso, verresti coinvolta nella mia maledizione.>> riprese un momento dopo, stringendole con forza e delicatezza allo stesso tempo le mani.
<< Ti ho già detto che non mi importa. Non mi interessa di una sciocca e vaga maledizione, gettata sulla tua famiglia solamente la Luce sa quanti secoli fa.>> rispose lei, scuotendosi dal suo momento di imbarazzo << Pensavo di essere stata chiara.>>
<< "Qualsiasi persona amerai sarà ridotta in cenere davanti ai tuoi occhi.">> ribatté Firyan, troncando nuovamente il suo discorso << Ti sembra ancora vaga come cosa? Non è stata una vera maledizione, quanto più una promessa. Fatta diciotto anni fa da Tyrfenias, questo è quello di cui sto parlando.>>
<< E ora dimmi quello che vuoi, dimmi che sei pronta ad affrontare quello che serve, che sarai capace di portare su di te questo peso. Perché tanto non cambierà nulla.>> ammise, serrando gli occhi in due fessure << Io non voglio che ti succeda qualcosa. Non voglio perderti. Non sono pronto e non lo sarò mai.>>
<< Allora difendimi, tanto so che è quello che vuoi. Quello che hai sempre pensato fosse il tuo compito, dal momento stesso in cui ci siamo incontrati per la prima volta.>> esclamò Talia, avvicinandosi a lui e mettendosi praticamente in ginocchio a sua volta << Dopo l'arrivo della notizia di Menia mi sembra di essero diventata solamente un'ombra per te, perciò ora dimmi: cosa sono per te?>>
<< Lo abbiamo già fatto questo discorso, Tali. Non posso dirtelo, cosa c'è di tanto difficile da capire?>> domandò ancora Firyan, alzandosi in piedi di scatto con un gesto stizzito << Se ti dico quello che vuoi sentire, muori. Se ti regalo un anello o qualche pegno simile, muori. Se ti bacio di mia spontanea volontà, muori. Ti bastano come ragioni?>>
<< E questo cosa pensi che sia?>> domandò ancora la giovane, tenendo sollevato il coltello che le aveva appena porto << Non è forse un pegno questo? E il braccio che hai dato a Kaydan questa mattina? Non è forse un pegno di amore, quello?>>
<< Sono cose molto diverse da un anello. Soprattutto il braccio di Kay...>>
<< Non è vero, dovresi saperlo meglio di chiunque altro.>> lo redarguì Talia << Il mondo non aspetta le formalità, Firy. Non lo ha mai fatto e mai lo farà. E non dovrei essere io a dovertelo spiegare.>>
<< Se è vero che le persone che ami devono morire, allora il mio destino è stato segnato già da parecchio.>> ammise poi, facendo un sorriso triste << Cosa ti costa dirmi due semplici parole?>>
A quella richiesta, Firyan non disse nulla, ma si limitò ad accucciarsi a terra, prendendo in mano quello che aveva lasciato cadere poco prima.
<< Sai...>> cominciò a dire poi, facendo un lungo sospiro << Tra voi umani esiste una tradizione molto interessante a mio avviso. Per promettervi l'uno l'altro, so che vi scambiate un semplice anello circolare. Fera? Fene? Non mi ricordo...>>
Con quella parole, quindi, Firyan si alzò nuovamente in piedi e strinse le mani di Talia tra le sue, socchiudendo gli occhi.
<< E tuttavia.>> disse ancora, lasciando le mani della ragazza e rivelando alla sua mano destra un anello di un bianco puro, ricavato dalla guardia della sua arma << Se lo vorrai, giuro su questo anello che ti proteggerò fintanto che avrò un respiro in questo corpo. Per tutto il tempo che verrà, qualsiasi cosa accada.>>
Le lacrime presero a scorrere copiosamente sul viso della ragazza, che in quel momento non riuscì più a trattenere le emozioni che da così tanti giorni teneva represse dentro di sé. Un sorriso folle comparve sul suo viso, felice e triste allo stesso motivo, turbato e radioso come un cielo tempestoso illuminato dal sole.
<< Fede...>> singhiozzò, mentre i suoi occhi sfolgoravano delle lingue di fuoco che i due avevano accanto << Si chiama fede.>>
<< Ma certo, come ho fatto a dimenticare?>> ammise il cacciatore, facendo a sua volta un grande sorriso gioioso, mentre una lacrima scorreva anche sul suo viso
Quando le mani delicate dell'elfo si avvicinarono al suo viso, il cuore di Tali prese a battere ancora più velocemente. I loro volti, le loro labbra si avvicinarono sempre più, arrivarono a sfiorarsi rapidamente, il loro calore che sembrava sfiorare la pelle dell'altro come una dolce carezza.
<< Ti amo.>>
Le parole fatidiche sfuggirono come un soffio di vento dalle labbra del cacciatore, prima che queste si posassero contro quelle dell'amica, morbide e calde. La corrente di energia che aveva avvolto entrambi la prima volta che si erano baciati non ritornò, ma comunque vennero avvolti da un dolce calore soffuso, mentre il mondo attorno a loro sembrava diventare una volta ancora più silenzioso, proprio come quando avevano ballato alla festa.
<< Me ne sono reso conto quando abbiamo danzato assieme, ma non ho mai potuto dirtelo. Non pot...>> riprese poi, un momento dopo, venendo quindi interrotto dal sottile dito di Talia che si posò sulla sua bocca.
<< Shhh, non parlare...>> rispose lei, facendo un cenno con la testa << Ho capito, non c'è più bisogno.>>
Le loro labbra si incontrarono ancora una volta, mentre i due si dirigevano lentamente verso la loro tenda, intrappolati in una morsa delicata, le mani immerse nei capelli del compagno, fino a quando non si trovarono sdraiati l'uno accanto all'altra, sorridendo com due sciocchi, stretti in un caldo abbraccio all'interno dello stesso sacco a pelo.
<< Ti amo anche io.>> rispose infine Talia, poco prima che entrambi si addormentassero con quelle arie compiaciute stampate sul viso.
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