Il viaggiatore
Era una giornata tranquilla quella che si prospettava per la piccola città di mare. Alle sue porte, arrivato dalla foresta, un viandante incappucciato si guardò attorno per qualche momento.
«Mhh.» annusò l'aria, sistemandosi la cappa davanti al viso «Forse almeno oggi non pioverà.»
Una sottile cappa di nebbia si allungava ancora sul mare davanti a lui, oltre le case di tronchi, celando tutto quello che si trovava a poche decine di passi dalla riva.
"Una giornata perfetta." commentò ancora tra sé e sé, smuovendo la terra con la punta di uno stivale "Almeno per ora."
Avanzò a grandi passi attraverso le silenziose viuzze del paese, scivolando nella foschia che ancora si aggrappava alle case senza che nessuno lo degnasse di uno sguardo. Forse, si rese conto, era arrivato un po' troppo presto per poter fare le domande che lo avevano spinto a quel luogo così distante, ma probabilmente era meglio così. C'erano posti che erano perfetti per raccogliere informazioni, anche in un momento come quello.
La terra era dura sotto i suoi stivali, un suolo inclemente, su cui era impossibile fare altro che costruire case. Questo spiegava perché proprio ogni costruzione avesse accanto a sé grosse file di reti da pesca.
A queste ultime, tuttavia, mancava l'odore tipico che di solito si portavano dietro. Si avvicinò ad una delle case e passò una mano attorno ai fili di fibre intrecciate, staccando una piccola incrostazione.
«Quanto tempo è che non vedi il mare?» chiese sottovoce, aspettando come una risposta da quello che teneva sotto la punta delle dita. Mesi alla meglio, a giudicare dall'aspetto essiccato della seta intrecciata «Le fonti erano giuste, eh?»
Si voltò verso il mare poco distante, una distesa così apparentemente docile, silenziosa. Appena sotto la risacca, nascosto dal blu dei flutti, c'era qualcosa che riusciva a tenere in scacco un'intera città. Qualcosa che lo aveva spinto a percorrere centinaia e centinaia di leghe.
La sua ricerca, tuttavia, non era ancora finita, non davvero. Doveva sapere con precisione cos'era quel qualcosa. Abbandonò le reti al loro destino e si avviò verso quello che dava tutta l'idea di essere il centro del borgo.
«Ricorda un po' casa.» borbottò ancora «Vero, Nightfall?»
La spada tintinnò all'improvviso alle sue spalle quando batté le dita sul fodero. Già, forse era proprio meglio che non ci fosse ancora nessuno in giro.
Si guardò intorno ancora e ancora, cercando una locanda. Lì avrebbe saputo tutto quello che gli serviva e, soprattutto, avrebbe potuto riposare almeno un po'. Alla fine, per fortuna, con la coda dell'occhio colse quella che dava proprio l'idea di essere un ostello o qualcosa di simile. Non gli ci volle molto a raggiungerlo, ma quando bussò alla porta nessuno rispose.
Si guardò intorno ancora una volta, ma le insegne confermarono solamente le sue impressioni, perciò girò la maniglia. Con uno stridio di cardini poco oliati, sicuramente per colpa del vento salato, spalancò lo spesso portone di tronchi e si trovò davanti uno stanzone poco illuminato, pieno di tavoli ben rifiniti e poltrone intagliate. Dietro un grande bancone, in fondo ad essa, un uomo era impegnato a reggersi il capo con una mano, mentre con l'altra puliva una gigantesca specchiera già linda e scintillante. Solo quando colse il suo riflesso sulla lamina di vetro e argento, si voltò di scatto.
«Oh chiedo scusa, non vi ho sentito entrare.»
Era un uomo corpulento, più basso di lui di almeno una spanna ma molto più massiccio, con una voce che tradiva una gentilezza che non ci si sarebbe mai aspettati ad una prima occhiata.
«Avete bisogno di qualcosa? È ancora un po' presto, non abbiamo ancora niente di pronto da mangiare, ma se vuole aspettare qualche momento posso-» aggiunse, ma venne fermato con un cenno della mano.
«No, ora non serve. Vorrei un letto in cui dormire e risposte ad alcune domande, per favore» il viaggiatore si lasciò cadere pesantemente su uno degli sgabelli vicini al suo interlocutore, levandosi dalle spalle la sua spada. Quando alzò lo sguardo, si trovò davanti il viso dell'oste, bianco come un cencio, gli occhi fissi sulla sua Nightfall.
«Oh no, non vi preoccupate. Non sono un ladro.» cercò di rassicurarlo rivolgendogli il sorriso più sincero che riuscì a mettere sù «Mi chiamo Firyan e vengo da molto lontano perché ho sentito storie molto preoccupanti su questo paese.»
La presentazione sembrò bastare ad attirare di nuovo l'attenzione del suo avventore.
«Vorrei che mi parlaste del vostro mostro.»
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