Cordoglio
Firyan si guardò un po' intorno, spaesato. Attorno a lui, intere leghe di acqua lo sovrastavano in uno splendente blu, così diverso da quello del cielo a cui era abituato.
<< Firyan...>> la voce della principessa delle sirene lo scosse per un momento. I suoi capelli blu fluttuavano nella tiepida corrente che scorreva in tutta la Reggia Marina << Va tutto bene?>>
Era passata una settimana da quando era arrivato alla Capitale Sommersa, da quando il Re del Mare gli aveva concesso la sua grazia, per potersi riprendere dalle fatiche del combattimento contro il kaiju che aveva attaccato la costa.
<< Sì...>> rispose lui, annuendo lievemente << Sì, va... Io ero... stavo pensando all'altro giorno.>>
I grandi occhi blu mare della ragazza, così pieni di luce, si spensero in un istante, ancora prima che le parole del giovane elfo finissero di riecheggiare nella stanza. Abbassò il capo verso terra, mentre la sua veste iridescente e i suoi capelli azzurri fluttuavano nella corrente.
<< Mi dispiace.>> gli rispose Menia alla fine, dopo qualche istante di silenzio, facendo un passo verso di lui << Non era mia intenzione farti del male. Non pensavo che avresti potuto reagire così.>>
<< Nessuno aveva mai sentito il mio Canto prima.>> aggiunse poi, facendosi piccola piccola, quasi nascondendosi sotto la sua stessa chioma scintillante. Una lacrima solitaria corse sul suo viso al ricordo di quello che aveva fatto << Nessun abitante della terra, insomma.>>
"La voce della principessa rapisce il cuore di chi la ascolta." gli avevano detto, poco dopo la presentazione formale, dopo essersi ristabilito. Aveva sempre pensato che fosse una grossa esagerazione, almeno fino a qualche giorno prima, quando l'aveva sentita parlare, o meglio cantare. In quel momento, si era trovato a vagare per la reggia sconosciuta come un pazzo, senza la minima idea di dove stesse andando, attirato da quella voce come un lupo dalle lune.
Aveva sentito quel suono riempirgli il cuore di una felicità che non aveva mai provato prima. Ne ricordava solo un momento, ma era abbastanza da fargli salire le lacrime agli occhi ogni volta che la sua mente correva ad esso.
<< Non ti preoccupare, non potevi immaginare.>> provò a dirle Firyan, cercando di calmarla almeno un po', stringendole le mani in una presa delicata.
<< Invece avrei dovuto. Per tutta la vita mi hanno insegnato quale potere avesse la mia voce, quante cose sbagliate e spaventose avrei potuto fare se avessi sottoposto degli innocenti ad esso.>> replicò lei, affranta, sollevando la testa per fissare l'elfo negli occhi, guardando attraverso la sua maschera d'argento. Una mano esile, delicata, corse al viso affilato del ragazzo, passando su un suo zigomo come una corrente d'acqua fresca << Perdonami, non mi sono saputa controllare. Perdonami...>>
Con quelle parole che ancora gli risuonavano nelle orecchie, Firyan riaprì lentamente gli occhi, con fatica, cercando di far durare quel ricordo il più possibile. Era da quando era partito, lasciando i suoi compagni nella foresta ai piedi delle montagne solo qualche giorno prima, che i ricordi dei momenti passati insieme a Menia avevano cominciato a riemergere nella sua memoria più spesso che mai. In effetti, non aveva mai pensato così tanto a lei come in quegli ultimi giorni, negli ultimi quattro anni, nonostante l'influenza del Canto delle Ere.
Tutto era cominciato il giorno in cui aveva sentito ancora una volta la sua voce, al risveglio da quell'incubo che aveva avuto. Per un istante, solo per un istante, aveva avuto paura di aver completamente dimenticato il suo viso e quella paura gli aveva attanagliato il cuore in una morsa di ferro, ma alla fine, con il passare dei giorni, il volto sorridente dell'amica era ricomparso ancora una volta nella sua memoria, rasserenandolo appena un po'.
Da quel momento, la voce di Menia era tornata più volte a chiamarlo nel sonno, mentre l'apparizione di fugaci lampi, chiamate in quelli che sembravano incubi insensati, lo avevano spinto fino al confine più orientale del continente di Oltremare, a rovine di un tempo andato, un castello abbandonato ai piedi delle Isole Fluttuanti. La voce della principessa lo aveva condotto lì con il passare dei giorni e lui si era veramente aspettato che ci sarebbe stato qualcosa ad aspettarlo, o qualcuno, che avrebbe permesso di capire cosa ne fosse stato della giovane Eco, di cui sembrava essere scomparsa ogni traccia.
E invece, al suo arrivo, aveva trovato solamente un mucchio di pietre grigie, scurite dal tempo, abbandonate dagli uomini in secoli andati, devastate da quelle che dovevano essere state potenti magie.
"Niente!" si disse, praticamente ruggendo nella sua testa. Il suo pugno attraversò lo spesso muro che aveva accanto con facilità, sollevando un polverone in cui era difficile respirare "Niente, niente, niente!"
<< Non c'è niente qui! Maledizione!>> gridò alla fine, lasciandosi andare alla rabbia, iniziando a colpire tutto quello che aveva attorno con furia cieca, squarciando, spezzando e riducendo in briciole tonnellate su tonnellate di pietre.
<< Non è servito a niente!>> ruggì.
Una delle torri crollò in mare quando un fendente di Nightfall ne attraversò le spesse mura. Il muro orientale della fortezza a picco sulla scogliera presto la seguì, cadendo rovinosamente verso un abisso turbinante, ribollente di schiuma.
Un lampo squarciò il cielo in lontananza, a sud. Una tempesta si stava avvicinando rapidamente, il vento gelido che la preannunciava era fin troppo evidente, persino nelle anguste aule del castello in rovina, che stava crollando rapidamente sotto la violenza dei colpi rabbiosi del giovane elfo, che stava attraversando ancora un'ultima volta le sue stanze per assicurarsi che fosse nel giusto.
Ovvio che lo era, si rese conto alla fine, mentre attorno a lui una tenue luce azzurra si levava minacciosa e ancora una volta sentiva il fuoco correre nelle sue vene, mentre artigli si allungavano dalle sue mani e l'armatura di scaglie di Tyrfenias cresceva sulle sue braccia, sinistro monito di quello che sarebbe successo se si fosse lasciato andare ancora di più alla disperazione di quei momenti.
"Coraggio, lasciati andare." lo incoraggiò come al solito la voce nella sua testa "Solo un altro po'."
"Se me lo permettessi, io potrei aiutarti." il sibilo viscido del drago scivolò nei meandri della sua mente, insinuandosi nei luoghi più oscuri, avvolgendo la sua coscienza come spire di serpe "Io e te abbiamo il potere di trovare Menia. Devi solo chiederlo."
<< Stai zitto!>> rispose l'elfo, gli occhi iniettati di sangue che correvano da una parte all'altra del piano inferiore dell'antica fortezza, ormai ridotto peggio di una vecchia padella. Artigli fendettero la roccia come un coltello nel burro nel punto in cui al cacciatore sembrò di sentire la presenza del mostro che abitava dentro di lui.
"Avanti." lo spronò ancora, serpeggiando nella sua mente "Ormai sai bene cosa devi dire. Ti basta solo invocare il mio nome. Devi solo darmi un alito di potere in più, solo un soffio."
"Riporteremo indietro la tua adorata principessa, non è quello che vuoi?" aggiunse poi, un momento dopo "Non vuoi lasciarla nelle mani di quel dannato alchimista, non è vero?"
"Vuole il suo potere, farà di tutto per ottenerlo. Lo hai visto anche tu, cosa sono capaci di fare gli umani: sssono crudeli e avidi." continuò, sibilando ancora una volta "La torturerà, le farà del male fino a quando non sarà costretta a cedere. E allora non potrai più fare niente per lei. Arriverai troppo tardi, il tuo giuramento sarà stato completamente inutile. Suo padre non ti perdonerà mai."
<< Stai zitto.>> replicò ancora il cacciatore di mostri con un basso ringhio animalesco, scoprendo corte zanne affilate, mentre sfere di fuoco blu prendevano ad ardergli nelle mani << Zitto! Zitto! Zitto!>>
"La ucciderà quando avrà avuto quello che vuole. Quando morirà sarà colpa tua, perché non hai voluto aiuta..."
Un grido spezzato interruppe il discorso del re dei mostri, mentre una colonna di fiamme di un azzurro sfavillante si levava verso al cielo, riducendo in cenere piani su piani di fortezza di pietra. I resti delle antiche magie che avevano protetto quelle mura nel lontano passato non durarono neppure un istante contro la potenza distruttiva liberata dall'elfo, svanendo come neve al Sole.
Le sue mani si strinsero ad artiglio mentre il suo getto di fiamme combatteva contro la gigantesca tempesta in arrivo, assottigliandosi sotto l'effetto dei suoi artigli mentre grandi pietre rosseggiavano, esplodevano e venivano scagliate in aria dal potente vento della magia, atterrando qua e là attorno al ragazzo.
<< Firyan...>> la voce strozzata di Menia si fece largo ancora una volta nelle sue orecchie, mentre davanti ai suoi occhi, perso nel turbine candido di fuoco che saliva fino al firmamento davanti ai suoi occhi, compariva il momento che più aveva rimpianto nella sua vita.
<< Firyan, ti prego...>> implorò lei, portandosi le mani al collo mentre i suoi artigli da drago si serravano inesorabilmente alla base del suo viso, la sua mano destra macchiata di goccie scarlatte << Basta, mi fai male.>>
<< Ti prego, basta.>> pregò ancora, mentre la chiazza rossa sul suo abito andava ingrandendosi rapidamente, lo squarcio sul suo addome che riempiva l'acqua attorno a loro di una nebbia cremisi.
Quando sentì quelle parole, tutta la rabbia che lo aveva dominato scomparve in un istante, spazzata via dalla paura di aver fatto del male ancora una volta ad una delle persone a cui teneva di più al mondo. I suoi artigli tornarono mani delicate, sottili, la sua armatura tornò pelle abbronzata, la luce blu che lo aveva avvolto si riassorbì e il fuoco scomparve di colpo. Cadde in ginocchio, gridando, con le mani strette a graffiarsi il viso.
"Così vicino al punto di rottura..." riprese ancora Tyrfenias, lasciandosi andare ad un profondo ghigno gutturale "Bene, piccolo elfo, bene. Lasciati consumare dalla paura, dammi più potere."
<< Sparisci.>> gli intimò Firyan a denti stretti << Ora!>>
"Oh sì, me ne vado, me ne vado." assentì Tyr, sibilando ancora una volta "Ma stai sicuro che tornerò. E presto anche."
"Mi hai fatto divertire questa sera, piccolo elfo." aggiunse poi, scivolando ancora una volta nel buio più buio dell'animo del ragazzo, nell'angolo più nascosto e sigillato del suo cuore.
Una pioggia scrosciante iniziò a cadere sul ragazzo a quelle parole, soffocando il suo dolore in un freddo penetrante.
Quando arrivò nel paese poco distante, il giovane cacciatore era ridotto peggio di quanto non fosse mai stato: graffiato, stanco, bagnato fradicio e con gli occhi arrossati. L'eterea bellezza della sua razza era ormai solo un ricordo sul suo viso, mentre anche i suoi occhi verdissimi avevano perso la loro luce.
Entrò nella prima locanda che si trovò davanti, badando poco alle facce poco rassicuranti che lo circondavano.
<< Vorrei una camera per la notte.>> disse, lasciandosi praticamente cadere sul bancone.
La sua richiesta venne accolta con un certo scetticismo dalla giovane locandiera e dall'uomo che giunse poco dopo al suo fianco, probabilmente suo padre.
<< Ce li...>> l'uomo deglutì rumorosamente alla vista della sua gigantesca spada curva << Ce li hai i soldi per pagare?>>
Una manciata di sonanti monete d'argento furono la risposta che giunse dal cacciatore di mostri, troppo stanco anche solo per perdere tempo in chiacchiere inutili.
<< Accompagnalo di sopra.>> concluse l'uomo, porgendo una grossa chiave di ferro alla giovane donna che gli stava affianco << Sai quale stanza dargli.>>
<< Aspettate.>> lo fermò Firyan, prima che la ragazza lo conducesse alla sua camera << Devo chiedervi una cosa, prima. Faccio parte della gilda dei cacciatori di mostri, sono in cerca di una ragazza. Potrebbe essere passata di qua qualche settimana fa.>>
<< Passano molte persone tutti i giorni.>> rispose la locandiera per entrambi << Anche molte donne, in effetti. In viaggio per i motivi più diversi.>>
<< Lei non è una persona come le altre.>> le fece notare ancora l'elfo, passandosi una mano sul viso per liberarsi dall'acqua che gli colava dalle punte dei capelli e dal pesante mantello nero << Se è passata da qui l'avete sicuramente notata. Ha lunghi capelli azzurri e occhi blu, è vestita di bianco e parla come se stesse cantando.>>
<< Cos'è, un mostro anche lei?>> domandò quello che doveva essere il padrone della locanda, un po' preoccupato e anche decisamente confuso da quella descrizione. Gli ci volle un istante solo per pentirsi di quelle parole, quando lo sguardo fulminante del giovanissimo cacciatore per poco non lo schiantò con come un albero in mezzo a una tempesta.
<< No, è un'amica.>> ribatté Firyan, freddo come il peggiore degli inverni.
<< Non... non abbiamo visto nessuno così, mi dispiace.>> concluse l'uomo, sbiancando di colpo e nascondendosi dietro il suo consunto tavolone di legno scuro.
Un momento dopo, però, la figlia dell'oste lo afferrò per una manica, all'improvviso, portandolo via con sé, su per le scale poco distanti.
<< Venite con me.>> gli disse, sussurrando appena. Firyan si limitò a seguirla, colpito dal senso di urgenza che c'era nella sua voce.
Il piano superiore era completamente buio, il lungo corridoio illuminato solamente dalla tenue luce della candela che la donna reggeva nel candeliere di ferro battuto.
<< Io ho sentito parlare della ragazza che state cercando.>> ammise, continuando a sussurrare, la lucina tenue della candela che danzava tra di loro in modo ipnotico << Ma non è sicuro cercarla da solo.>>
<< Cosa vuoi dire?>> domandò ancora il cacciatore, diventando immediatamente serio.
<< Ho sentito parlare di lei da un mercante che veniva da Nord. Di questa giovane bellissima, con i suoi capelli blu che andava di villaggio in villaggio, cercando di raggiungere un regno lontano centinaia di leghe. Qualcuno dei clienti abituali l'ha vista passare anche di qua, l'ho sentito raccontare mentre servivo ai tavoli, nei giorni passati.>> spiegò, mordendosi la punta del pollice della mano libera << Ma sono passate almeno due settimane ormai. E da quello che ho capito, c'erano persone pericolose alla sua ricerca.>>
<< Persone pericolose?>>
<< Banditi.>> assentì la donna, annuendo frettolosamente << Ce ne sono molti da queste parti. Ho sentito uno dei clienti che diceva ad un amico che alcuni di loro avevano fatto molte domande su questa ragazza e che avevano parlato di una grossa somma di denaro.>>
La luce negli occhi dell'elfo si riaccese di colpo, ardendo come un falo in una notte senza lune.
<< Dove posso trovarli?>> chiese, stringendosi in spalla il fodero della sua Nightfall << Dov'è la base di questi banditi?>>
<< Cosa volete fare?>> chiese la oste, turbata << Sono tantissimi, non potete andare a cercarli da solo! Per questo non ve ne ho parlato al piano di sotto: qua attorno controllano praticamente tutto, hanno più potere del re sulle nostre terre.>>
Il silenzio al piano si fece talmente pesante da essere quasi doloroso. Ma la donna non ebbe modo di preoccuparsene in alcun modo.
<< Non vi ho chiesto opinioni in merito, né aiuto a combattere.>> rispose, glaciale << Voglio solo che mi diciate dove posso trovarli e se avete altre notizie sulla mia amica.>>
Lei fece un passo indietro, intimorita.
<< Non so dirvi altro della vostra amica, né di dove potreste trovare quei farabutti.>> ammise, abbassando lo sguardo << Ma uno dei loro passa spesso da qui. Dice che gli piace... il panorama.>>
Il colorito porporino delle guance della giovane donna, che doveva avere al massimo la stessa età di Deneb o di Kaydan, e il suo distogliere lo sguardo all'argomento fecero capire a Firyan che in realtà doveva esserci qualcosa in più.
<< Rimarrò qui per qualche tempo. Quando questo bandito arriverà me lo indicherete.>> le ordinò, avvicinandosi ancora di un passo.
<< D'accordo.>> anche lei, come il padre, sembrò volersi nascondere da quello sguardo tagliente, lame di smeraldo che gli affondavano fino all'anima e sembravano volergliela strappare di dosso << Ve lo farò sapere immediatamente, non temete. Prego solo per la vostra amica che siate ancora in tempo.>>
Quando la donna fece per allontanarsi, dopo aver porto le chiavi al cacciatore dalle orecchie a punta (anche se queste erano ancora vagamente nascoste dai ciuffi più lunghi dei suoi capelli), però, lui la fermò, afferrandola ad un braccio come lei aveva fatto solamente poco prima.
<< Scusate, io...>> le disse, addolcendo i toni quanto gli era possibile, in un momento come quello << Grazie. Non avete idea di quanto sia importante per me quello che mi avete detto.>>
<< Tenete molto a lei, non è vero?>> chiese la giovane di rimando, abbozzando un tenero sorriso << È fortunata ad avere qualcuno che si preoccupa così tanto per lei.>>
<< È un'ottima amica.>> ammise il cacciatore, facendo una smorfietta triste << Vorrei solo non averle fatto il male che le ho causato. Sarebbe tutto molto più facile, così.>>
La ragazza sembrò un po' turbata e confusa da quelle parole, ma tenne le altre domande che le dovevano frullare in testa per sé, limitandosi a rivolgere a Firyan un piccolo inchino.
<< Spero che abbiate fortuna nella vostra ricerca.>> concluse, facendo un passetto indietro mentre si passava una mano su un taglio sottile e poco profondo che gli correva su un sopracciglio << E che la vostra amica non sia in mano a quegli animali.>>
Con quelle parole, perciò, la giovane donna si allontanò, scendendo di nuovo al piano terra. E la rabbia di Firyan prese a ribollire.
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