Caccia selvaggia
"Passa spesso di qua."
Le dita del giovane elfo picchiettavano insistentemente sul tavolaccio di legno davanti a lui, quasi a voler scavare nelle spesse assi scure, attraverso i nodi che vedeva sotto le sue unghie. Si fermò per un momento a pensare a quello che la giovane locandiera gli aveva detto due giorni, prima, quando era arrivato in quel posto.
"Se hanno fatto del male a Menia..."
Il suo silenzioso giuramento si interruppe di colpo quando sentì una serie di scricchiolii e schianti proprio davanti a lui. Rialzò la mano, le punte delle dita sbiancate dalla forza che vi aveva impresso, il segno dei polpastrelli chiaramente impresso al suo angolo della tavola.
Si alzò in piedi, irrequieto, prendendo a fare avanti ed indietro in uno degli angoli bui dell'ostello, passeggiando rumorosamente sopra il vecchio pavimento di legno cigolante.
<< Mastro Firyan, calmatevi, vi prego.>> cercò di rassicurarlo, parlando piano, cosicché nessuno potesse sentirli << Non manca molto, ne sono sicura. vedrete che tra poco sarà qui...>>
<< Non ho tempo da perdere.>> spiegò l'elfo, picchiettando nervosamente il piede a terra << Sarebbe più facile se mi dicessi che faccia ha. Potrei andare a cercarlo da solo, tanto sappiamo che è qui attorno, no?>>
<< Di solito sì, spesso è in giro per la città di mattina.>> ammise ancora una volta la ragazza, annuendo << Ma hanno già provato in tanti a seguirlo. Alcune delle guardie sono state le ultime, ma gli è sfuggito tra le mani: tutti quei maledetti sono attenti a quello che li circonda, per questo non hanno mai scoperto dove hanno la loro base. Altrimenti non saremmo in questi guai.>>
<< Ascoltate, ascoltate.>> aggiunse poi, un momento più tardi. Poggiò una mano sul braccio di Firyan, guardandolo dal basso con occhi grandi, carichi di preoccupazione << Cercate di calmarvi un po', d'accordo? Sedetevi, vado a prepararvi qualcosa che vi distenda i nervi.>>
Costretto dai gesti gentili della giovane locandiera, quindi, il cacciatore si lasciò cadere su una delle sedie più vicine, accomodandosi al tavolo con un lungo sbuffo afflitto. Tyrde, quello era il nome della giovane donna, sembrava stranamente calma quella mattina. Che avesse così tanta fiducia nelle sue capacità?
"Come staranno gli altri?" si chiese ancora l'elfo, più preoccupato per i suoi amici che di quello che gli succedeva attorno, prendendosi il capo tra le mani. Quasi senza volerlo, le mani gli corsero alla mascherina, sfilandola con un gesto delicato. La girò tra le dita, rivolgendola verso di sé, come a volerla guardare negli occhi, gli intricati fili di metallo nero che gli scorrevano sotto la pelle come capelli congelati.
Improvvisamente, la sua memoria corse al momento in cui si era parato davanti al lindorm avanzato per difendere la città di Karyden. E all'unica persona che lo avesse mai visto senza maschera.
<< Tali.>> mormorò, passando un pollice sulla parte di lega che poggiava sui suoi zigomi. Tra tutti, la ragazza era l'unica che era certo essere veramente incolume: sapeva bene com'era Zephyr, conosceva i suoi poteri meglio di chiunque altro ad Oltremare. Era certo che fosse al sicuro in compagnia del suo maestro, ma chissà se o come aveva trovato sua madre. Aveva già pensato molte volte a quelle domande e l'idea di non poterla contattare per chiederle come stesse andando la sua ricerca lo faceva impazzire.
<< Mastro Firyan.>> lo richiamò la voce della giovane locandiera, poco distante da lui. La mascherina quasi gli cadde dalle mani quando si affrettò ad indossarla una volta ancora, guardandosi attorno di scatto.
Per tutta risposta, la donna gli posò di fronte una tazza decorata, piena di un infuso verde, dal forte odore di fiori.
<< Bevete, vi farà bene.>> lo esortò, allungando ancora di più la piccola tazza verso di lui << Non avete per niente una bella cera. Dovete cercare di rimettervi almeno un po', specialmente se dovrete combattere. Avrete bisogno di tutte le vostre forze per affrontare quei tagliagole.>>
<< Di tutte le mie forze?>> un sorriso involontario comparve sulle labbra tirate del giovane a quelle parole, mentre lui prendeva una lunga sorsata dell'infuso che gli veniva porto. Diavolo, era davvero dolce, che cosa ci aveva messo dentro quella donna? Beh, non era proprio quello il momento di farsi domande del genere, se lo avrebbe aiutato in qualche modo, sarebbe stato tutto di guadagnato, anche se il sapore non gli piaceva più di tanto << Molti cacciatori vi toglierebbero il saluto per quello che avete appena detto.>>
<< Siete così permalosi?>> domandò lei, accomodandosi proprio davanti a lui, guardandolo con la faccia poggiata tra le mani, i profondi occhi marroni che sembravano scintillare << Non pensavo. I campioni del popolo non dovrebbero essere tanto attaccati a cose sciocche come queste, non credete?>>
<< Campioni del popolo.>> borbottò lui, prendendo un'altra grossa sorsata dal suo boccale di legno << Ah, si vede che non conoscete per niente il corpo dei cacciatori di mostri. È vero, molti lo fanno perché credono che sia giusto, ma una grossa parte delle nostre file sono riempite da uomini e donne che mirano solamente al potere e alla gloria personali.>>
<< Se si ha le capacità di portare a termine un contratto, il lavoro di cacciatore di mostri è probabilmente il lavoro legale più... lucrativo di tutta Oltremare.>> ci volle un momento a Firyan per trovare la parola adatta, mentre cercava di levarsi dal palato il sapore forte che gli era rimasto come appiccicato addosso << Mostri come i lindorm hanno taglie abbastanza alte da poter permettere di sfamare un piccolo villaggio per alcune settimane, forse per pochi mesi addirittura.>>
Prese un'altra sorsata, praticamente svuotando il grosso bicchiere scuro. Gli occhi della donna si sgranarono.
<< Ma allora voi dovete essere molto ricco.>> esclamò, sorpresa.
<< Ricco? No, quello che ho guadagnato l'ho ridato praticamente tutto alle città che i mostri hanno distrutto.>> raccontò l'elfo, passandosi una mano tra i capelli << Ho qualcosa con me, certo, ma non sono davvero ricco.>>
<< Perché?>> la seconda domanda della donna arrivò in un istante, mentre si allungava sul tavolo verso di lui, come rapita da quella conversazione << Che differenza poteva fare?>>
<< Quelli che sono sopravvissuti hanno perso tutto.>> ribatté Fir, stringendosi nelle spalle << Tutto perché noi cacciatori non siamo arrivati in tempo per fermare i mostri. Se posso... aiutarli in qualche modo, non vedo per quale ragione non dovrei farlo.>>
Una risatina appena accennata, dolce, sfuggì dalle labbra della locandiera, che quindi si fece ancora più piccola sua sua sedia, coprendosi la bocca con una mano.
<< Dite che non siete degli eroi del popolo, eppure vi comportate esattamente come uno di essi.>> gli fece notare, parlando piano << A cosa dovrei credere, ora?>>
<< Non sono un eroe del popolo.>> ribatté ancora il cacciatore, scuotendo il capo << Potete credere a questo.>>
Mentre continuava a parlare, Firyan si trovò improvvisamente intento a grattarsi a lingua con i denti. La sentiva sempre più impastata, quasi intorpidita di momento in momento, mentre quel forte sapore dolce gli pervadeva sempre di più il palato.
"Interessante questa roba." commentò la voce serpentina di Tyr, sogghignando "Era molto tempo che non la sentivo sotto i denti."
Prima che potesse fare domande su quello strano infuso, tuttavia, all'esterno della locanda iniziò a sentirsi una grande confusione. C'erano persone in movimento, un gran numero, tante come Firyan non ne aveva mai viste dal suo arrivo al piccolo villaggio, che sciamavano tutte in un'unica direzione, vociando, discutendo con una certa preoccupazione stampata in viso.
<< Che cosa sta succedendo?>> chiese Tyrde, alzandosi in piedi e quasi scattando alla finestra più vicina, cercando di capire cosa fosse tutta quella agitazione così presto la mattina.
<< Vado a vedere.>> esordì il cacciatore, alzandosi a sua volta e rimettendo Nightfall a tracolla, avviandosi a grandi passi per la locanda, seguito a ruota dalla giovane donna con cui aveva parlato fino a quel momento.
Non ci volle molto per capire cosa avesse attirato tutta quella gente al centro del paesino quando Firyan sentì l'odore pungente che riempiva l'aria. Ferro. Caldo, nonostante l'ora.
Mentre si avvicinavano al grosso gruppo di persone che si era raccolto davanti a loro, gli occhi di Tyrde si sollevarono verso le lune che ancora brillavano basse sull'orizzonte, a sud della cittadina. Quello che vide quando alzò lo sguardo, tuttavia, fu tutt'altro che una bell'alba.
Un'esclamazione di puro shock le troncò il respiro quando vide il rosso scarlatto del sangue imbrattare la pietra del grande obelisco al centro della piazza, al quale erano stati incatenati i cadaveri martoriati di quattro uomini.
<< Non guardare.>> disse Firyan, coprendole gli occhi e costringendola a voltarsi. Aveva riconosciuto all'istante uno di quegli uomini dalla descrizione che la giovane donna gli aveva fatto: era il bandito che aveva aspettato così a lungo quella mattina. Quello che doveva condurlo da Menia.
Sembrava essere stato dilaniato da qualche bestia feroce, il costato squarciato da lunghi tagli. Artigli taglienti lo avevano quasi fatto a pezzi con una violenza impareggiabile, degna dei peggiori mostri che Fir avesse mai visto.
Solo che nessun mostro di Oltremare avrebbe mai potuto appendere tre corpi a più di cinque passi d'altezza per scrivere un monito con il loro sangue.
"Vi troverò." lesse il ragazzo elfo, inciso nella pietra e colorato del rosso vermiglio della vita di quelli che sembravano proprio sacrifici su un altare "Quindi c'è qualcun altro sulle tracce di questi banditi."
<< Quello era l'uomo che...?>> chiese, cercando di confermare le sue idee con la donna. Solo in quel momento, quando si voltò di nuovo a guardarla, si rese conto dell'espressione folle che aveva stampata in viso: piangeva e rideva allo stesso momento, il volto contorto in una smorfia incredula.
<< Sì.>> ammise, annuendo vigorosamente, la voce rotta dalle lacrime. Si passò una manica sul viso, cercando di asciugarsi gli occhi arrossati << Non pensavo... che avrei mai visto questo giorno.>>
<< È stato... è stato un mostro a ridurli così?>> domando ancora.
"Non ha visto la scritta." si rese conto il cacciatore, stringendosi nelle spalle.
<< No, non è stato un mostro. Sono stati incatenati lassù.>> rispose poi, facendo un cenno con la testa << C'è qualcun altro che sta dando la caccia a queste p... questi animali.>>
<< Ma chi?>> domandò subito Tyrde, confusa << Erano artigliate quelle... chi può averlo fatto?>>
Gli occhi del giovanissimo elfo corsero ad una delle sue mani, che si aprì e si chiuse quasi involontariamente.
<< Ho giusto in mente almeno una persona.>> rispose, mentre tornavano verso la locanda << Ma non dovrebbe essere q...>>
La voce gli si troncò a metà in gola. Prima che potesse finire di parlare, le gambe cedettero sotto il suo peso e fu costretto a reggersi alla ragazza che ancora gi stava accanto. Lei quasi saltò in avanti quando sentì quel contatto inaspettato, presa completamente alla sprovvista.
<< Ah! Ma cosa...?!>> domandò lei, voltandosi verso il cacciatore e guardandolo con aria confusa e spaventataa al tempo stesso, almeno fi a quando la forza che rimaneva nelle braccia di Firyan venne meno e lui scivolò a terra, accasciandosi contro un muro poco distante.
<< Tyrde...>> fece ancora il ragazzo, cercando di allungare una mano verso la locandiera, che continuava a guardarlo senza capire.
Le pupille della giovane donna si ridussero a due capocchie di spillo in quel momento.
<< Luce benedetta!>> esclamò, sbiancando di colpo mentre il suo sguardo si riempiva di paura << Che cosa ho fatto?>>
<< Vi prego, cercate di non sforzarvi.>> implorò un momento dopo, allontanandosi in fretta e furia dal cacciatore, che intanto iniziava ad annaspare << Torno subito, aspettate solo un momento.>>
Con quelle parole, quindi, Tyrde tornò di corsa alla locanda, scomparendo al suo interno dopo un attimo solamente.
Nel frattempo, Firyan provò a reggersi in piedi, facendo forza contro il muro di pietra che aveva praticamente conficcato nella schiena, i grossi massi lavorati grossolanamente che lo ferivano sempre più ad ogni minimo movimento. Aveva bisogno di muoversi, di respirare a pieni polmoni: il petto gli bruciava come se stesse andando a fuoco, il cuore gli batteva nelle orecchie come un rullo di tamburi. Serrò i denti con forza mentre la sua vista si annebbiava.
Un momento, la sua vista si stava annebbiando? Anche con la maschera magica che portava addosso?
"Che cosa sta succedendo?" riuscì a chiedersi, mentre la testa sembrava pronta ad esplodergli.
Solo in quel momento, mentre giaceva a terra inerme, incapace di sollevare anche solamente un dito, la verità gli apparve chiaramente davanti agli occhi.
"Veleno." capì, mentre la voce nella sua testa diventava sempre più debole, istante dopo istante. Quel sapore così dolce che aveva sentito nella tisana!
"Veleno di viverna." gli rivelò Tyr, sghignazzando "Da un tocco speziato alla carne una volta cotto."
"Ma cosa... stai dicendo?" riuscì ancora a chiedere l'elfo, mentre le forze lo abbandonavano rapidamente. Il drago primordiale, però, decise di non rispondere e si limitò ad osservarlo da un angolo buio della sua coscienza, girandogli attorno come uno squalo in caccia.
"Sei debole, Firyan di Acrates." gli fece notare poi, avvicinandosi all'improvviso, superandolo in un fruscio di aria fredda "Non sai distinguere tra amici e nemici. Ti sei lasciato abbindolare da quella ragazzina, non sei riuscito a vedere il pericolo quando era più vicino."
"Sei patetico. Sei solo fortunato che qualcuno abbia fatto fuori quei banditi, altrimenti a quest'ora saresti già tra le loro grinfie. Sarebbe stato divertente vederti fatto a pezzi da quegli sciocchi, solo per poi osservare la paura crescere in loro quando mi fossi liberato delle tue spoglie." aggiunse poi, facendo un ruggito profondo, ridendo forzatamente "Ma sembra che tu sia riuscito a fare breccia in un altro cuore infranto. Voi mortali, così deboli e incapaci. Ci vuole così poco a piegarvi ad una nuova causa..."
Proprio in quel momento, mentre la voce del mostro spariva nella sua testa, Fir si trovò una boccetta di vetro premuta contro le labbra.
<< Bevete!>> ordinò la voce di Tyrde, mentre spingeva l'imboccatura del flacone ancora più contro di lui, costringendolo a berne il contenuto amarissimo. L'odore di quella roba sembrava ancora più tossico del veleno che aveva ingerito solo poco prima. Gli ci volle un momento infinito anche solo per riuscire a schiudere le labbra quando vide il volto al tempo stesso carico di paura e risolutezza della donna << È antidoto!>>
Si sforzò di mandare giù quello che gli sembrò l'estratto di radice peggiore che avesse mai assaggiato in tutta la sua vita, bevendo debolmente, con le pochissime forze a cui poteva fare appello. Ci volle davvero poco perché la medicina cominciasse a fare effetto: qualche attimo dopo, la visione del ragazzo cominciò a schiarirsi, tornando pian piano alla normalità.
<< Vi prego, perdonatemi.>> continuo lei, implorante << Mi hanno costretta ad avvelenarvi! Hanno detto che avrebbero ucciso sia me che mio padre se non li avessi aiutati a catturare, che sulla vostra testa spendi una grossa taglia che, se lo avessi fatto, ci avrebbero restituito mia sorella...>>
Ci vollero lunghi attimi prima che Firyan potesse rispondere a quelle parole.
<< E così... avete deciso di fidarvi delle parole di... un bandito?>> domandò lui di rimando, aggrottando le sopracciglia.
<< Ho fatto quello che dovevo per proteggere la mia famiglia.>> ribatté lei, abbassando lo sguardo << Non vedevo altra scelta. È passato un anno da quando hanno preso Sonia, voi cosa avreste fatto al mio posto?>>
Fir ci penso su qualche momento. Non era sicuro di voler dire cosa avrebbe fatto se avessero rapito sua sorella.
<< Davvero non sapete dove si trova la base di quei farabutti, allora?>> domandò ancora il cacciatore mentre le forze tornavano rapidamente in lui << O stavate... Stavate solo cercando di prendere tempo per quei maledetti?>>
<< No, è la verità. Lo giuro.>> rispose lei << Altrimenti avremmo fatto qualcosa davvero per liberarci degli animali. Non hanno preso solo mia sorella ... >>
<< Coraggio, venite.>> gli disse poi, prendendolo per mano e cercando di sollevarlo, di rimetterlo in piedi << Torniamo alla locanda, avete bisogno di riposare.>>
<< Sì, torniamo.>> assentì lui, forza appena sufficiente per annuire << forse ho un'idea.>>
Le ore all'interno della locanda trascorsero velocemente: il locale era rimasto chiuso da quella mattina e tutti pochi ospiti erano stati allontanati. Certo, alcuni avevano obiettato per quel trattamento, ma non c'era voluto molto a convincerli, una volta spiegata la situazione.
Era arrivata la notte, finalmente, e Fir stava seduto ad un tavolo con Tyrde seduta davanti a lui con gli occhi bassi sulle assi di legno che li separavano.
Un sospiro ruppe il silenzio tra i due.
<< Pensate davvero che verranno?>> domandò la ragazza, picchiettando sul tavolo con il grosso coltello che teneva in mano << Voglio dire, dopo quello che è successo questa mattina...>>
<< Verranno proprio per quello.>> ribatté l'elfo, annuendo e lasciando cadere il cucchiaio nella scodella di zuppa che teneva tra le mani: dopo quello che gli aveva fatto alcune ore prima, l'idea di mangiare non gli andava proprio a genio << Vorranno vendicare i loro compagni morti. Immagino che pensino sia stato io, dopotutto. Così come immagino probabilmente vorranno vendicarsi di voi per non avermi fermato come vi avevano chiesto.>>
La giovane locandiera sbiancò di colpo a quelle parole. Non aveva pensato a quel risvolto quando gli aveva dato l'antidoto?
<< Non c'è bisogno di preoccuparsi.>> si affrettò a rassicurarla il cacciatore << dei semplici banditi non saranno un problema.>>
Due lievi colpi di tosse spezzarono il suo discorso.
<< Anche...>> ammise poi, sgranchendo la mano destra, che a scricchiolare come un legno secco << Anche se sono ancora un po' bloccato...>>
La ragazza abbassò lo sguardo ancora una volta.
<< Vi chiedo ancora perdono per quello che ho fatto.>> rispose poi, torturandosi le labbra tra i denti << È che non vedevo una via d'uscita. E anche adesso con voi in quelle condizioni...>>
<< Vi chiedo solo un po' di fiducia.>> la interruppe Firyan, fermandola con il cenno di una mano << Libererò da questa maledizione, se non mi venderete al primo intoppo.>>
<< Quali altre scelte ho? Se davvero pensano che li abbia traditi, mi uccideranno.>>
<< Non c'è bisogno di abbattersi tanto.>> il giovane elfo cercò di tranquillizzarla, facendo un cenno disinvolto << E poi, non siamo noi le prede qui. C'è qualcosa là fuori che sta conducendo una caccia molto più spietata di quanto qualsiasi bandito, mercenario e tagliagole di Oltremare potrebbe anche solo pensare.>>
<< Una caccia?>> domandò ancora la ragazza, confusa << Volete dire che c'è un altro come voi, da qualche parte? Ma non è arrivato nessuno di nuovo in città, oltre a voi.>>
<< Ve l'ho già detto, mi pare: i mostri non fanno minacce.>> le fece notare ancora l'elfo, stringendosi nelle spalle.
"Non tutti." gli ricordò l'inquietante voce di Tyr, acora una volta ghignando tra sé e sé.
Il cacciatore si schiarì la voce con un leggero colpo di tosse quando brividi di freddo corsero lungo la sua schiena, cercando di nascondere il pallore che sentiva sul viso.
<< No, sono sicuro che ci sia uno dei miei compagni, un altro cacciatore dei regni centrali, nascosto da qualche parte qua attorno, in attesa che quei malviventi facciano la loro mossa. E forse so anche di chi potrebbe trattarsi. Non sono molti i cacciatori che attaccano con artigli come...>>
Un tonfo sordo interruppe il filo del suo discorso, rimbombando nella locanda come un tuono.
<< Tyrde!>> la voce forte, rauca di un uomo riecheggiò rabbiosa mentre colpi incessanti si abbatterono sulla porta << Apri, dobbiamo parlare!>>
Un sospiro annoiato si alzò dall'unico tavolo occupato.
<< Che imbarazzo.>> commentò ancora Fir, levando gli occhi verso il soffitto << Neanche prendere d'assalto un edificio come si deve...>>
<< D'accordo.>> aggiunse poi, scattando in piedi con Nightfall stretta in pugno << Se vogliono parlare, allora parliamo.>>
Prima che potesse anche solo raggiungere la porta, però, un tonfo molto più forte degli altri minacciò quasi di schiantarla. Un grido agghiacciante riempì l'aria e le pareti della locanda tremarono, facendo cadere nuvolette di polvere e segatura.
Qualche istante dopo, con un nuovo schianto e un tintinnare di vetri infranti, un uomo piombò all'interno dell'ostello coperto di graffi sanguinanti, rotolando fino ai piedi dell'elfo. Sbiancò di colpo quando Fir abbassò lo sguardo su di lui, la titanica lama della spada nera puntata tra i suoi occhi.
"Dov'è Menia?" avrebbe voluto chiedere, ma non ne ebbe il tempo: la porta d'ingresso esplose in migliaia e migliaia di scheggie.
Un lampo rosa e d'argento abbagliante fu tutto quello che che Firyan riuscì a vedere prima che una nuvola di sangue sprizzasse di nuovo nell'aria.
Una giovane donna, ricoperta di un'armatura scintillante come una stella sollevò in aria il bandito ferito, affondando artigli di ossidiana alla base del suo collo. Capelli di un rosa dorato, il colore di un'alba d'inverno, attirarono lo sguardo del giovane elfo. Quella sfumatura...
Gli occhi verdissimi della giovane erano iniettati di sangue, quasi trasfigurati dalla rabbia, mentre fissava l'uomo con un tale odio che per poco sembrò bastare ad annientarlo. Quando si accorse della presenza dell'elfo, tuttavia, le sue labbra si dischiusero e la sua presa vacillo.
<< Fir?>> domandò, la sua ira che andava lentamente scemando << Sei tu?>>
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