Ancora una volta in caccia

Il sonno, tuttavia, non portò molto riposo per il ragazzo. Esattamente come si era aspettato, i suoi sogni furono agitati, pervasi da fiamme e da distruzione, mentre la morte accompagnava ogni visione. Per Firyan fu come vedere tutte le ultime settimane trascorse pervase da fiamme divampanti: tutto quello che aveva visto, tutte le persone che aveva conosciuto erano avvolte da un fuoco indomabile che le consumava velocemente, riducendo tutto in cenere in un istante.

<< Basta! Fermati!>> si ritrovò ad urlare, la fronte imperlata di sudore come in preda alla febbre. Saltò a sedere sul materasso, con il fiato grosso. Non rimase lì a chiedersi perché continuasse a vedere quelle cose, conosceva molto bene il motivo, però avrebbe solamente voluto che quei pensieri lo lasciassero in pace, almeno quando aveva più bisogno di riposare.

Forse avrebbe dovuto farsi dare una qualche tisana per dormire, magari lo avrebbe aiutato almeno un poco. In silenzio, si coricò nuovamente, sperando di poter riprendere sonno, in qualche modo. Fu difficile ma circa un'ora dopo, alla fine, chiuse nuovamente gli occhi e riprese a dormire e, per fortuna sua, quella volta i sogni che gli apparvero furono meno pieni di dolore.

Si ricordò del momento in cui aveva ottenuto la sua spada, delle vittorie che con essa aveva conseguito.

<< A te consegno la spada della vittoria.>> sentì dire dalla stessa voce che aveva sentito quando aveva visto la prima volta quella maestosa arma << Accettala, fai tuo il suo potere e Nightfall vincerà ogni tuo nemico. Il potere del più antico cacciatore...>>

La spada del primo cacciatore di mostri... quante vittorie aveva conquistato da quel momento? Quanti mostri aveva fatto a pezzi, guadagnandosi fama e gloria nel mondo dei cacciatori di mostri? Eppure, lui non aveva mai cercato nulla di tutto quello, aveva solamente voluto qualcosa con cui poter difendere la sua città.

Fu come un attimo, per lui: l'intera notte trascorse in quello che sembrò un batter d'occhio, mentre Firyan vedeva quelle scene scorrergli nuovamente davanti agli occhi. Era una sensazione decisamente particolare, rivedere momenti tanto importanti della sua vita, così, tutti in un momento.

Lentamente, però, il pallido sole del nord iniziò a sorgere sopra l'orizzonte e a dissipare la sottile nebbia che si era andata formando prima dell'alba. In breve, molti rumori iniziarono a farsi sentire nelle vie della città, mentre i pescatori che ancora avevano le loro barche tiravano in secca i loro legni. Dopotutto, era stato detto loro che almeno per qualche altro giorno sarebbero stati al sicuro dai mostri, perché non avrebbero dovuto approfittarne? In quei momenti, anche il giovane elfo si svegliò, questa volta con più calma rispetto alla notte appena trascorsa.

Lentamente, dalle sue bisacce trasse alcuni vestiti puliti e dopo averli indossati, si mise nuovamente il lungo mantello azzurro sulle spalle e, sopra di esso, la lunghissima spada. Era stato fortunato: la sera precedente, prima della discussione che aveva intrattenuto con gli altri paesani, aveva avuto modo di farsi un bagno, una cosa che nei giorni precedenti non aveva potuto fare. Per tale ragione, una volta arrivato in paese, era ridotto in quelle condizioni disdicevoli. Ora, per fortuna, era più presentabile: aveva deciso di indossare lunghi pantaloni verde foresta e una spessa maglia nera, adatta per il freddo di quella mattina.

<< Andiamo Nightfall.>> disse, poi, uscendo dalla stanza e chiudendo la porta a chiave alle sue spalle.

Scendendo lentamente le scale, apparve nella grande sala principale della locanda, dove vide Talia indaffarata nel portare la legna per ravvivare il fuoco nel grandissimo camino di pietra.

<< Avete bisogno di un aiuto?>> domandò, arrivandogli affianco senza farsi notare.

<< Ah!>> esclamò la ragazza, presa alla sprovvista, saltando su e rischiando quasi di scontrarsi contro la mensola di sasso sopra di lei.

<< Scusate, non volevo spaventarvi.>> fece, chinandosi immediatamente e porgendole i ciocchi che le erano caduti dalle mani.

<< Non mi avete spaventata.>> rispose seccamente lei, ricomponendosi e sistemando accuratamente la legna al fianco del camino dopo averla accettata dalle mani del giovane << Non pensiate che io sia solamente una fragile ragazzina pronta a crollare a qualsiasi inconveniente.>>

Un momento di silenzio, mentre le parole ancora riecheggiavano nelle orecchie dell'elfo. Poteva capire cosa provasse Talia, non si sentiva di biasimarla per come reagiva dopo quello che le aveva fatto.

<< Non l'ho mai pensato. Karda è stato colto alla sprovvista, non pensava che le mie parole fossero veritiere, ma voi... ci vuole molto coraggio per fare quello che avete fatto ieri.>> rispose quindi, rialzandosi e parandosi davanti a lei, svettando sopra la sua testa di almeno un palmo << Volevo chiedervi scusa per quanto successo, a proposito. Immagino che fosse un obbiettivo molto importante per voi, Karda mi ha raccontato qualcosa mentre tornavamo alla locanda. Non pensavo che ci fosse qualcun altro in questa parte di mondo che desse la caccia a quelle bestie.>>

<< Già... e ora è tutto finito con un nulla di fatto.>> rispose lei, serrando i pugni mentre continuava a sistemare.

<< Volevate vendicare vostro padre, non è vero? Speravate che uccidendo quella bestia avreste potuto nuovamente riposare in pace e allo stesso modo lui, non è vero?>> domandò ancora l'elfo, inarcando un sopracciglio.

<< E con ciò?! Forza, ditelo pure. Ditemi che sono una sciocca, che tutto quello che ho fatto finora è completamente inutile e che avrei dovuto semplicemente accettare la mia sorte, continuando a vivere la vita che tutti fanno in questo dannato villaggio!>> sbottò lei, voltandosi con di scatto e fissandolo con occhi socchiusi, che ora ardevano di una furia troppo a lungo repressa << Ditemi anche voi quello che mi sento ripetere da quindici anni a questa parte!>>

<< Sarebbe ipocrita da parte mia dirvi di rinunciare alla vostra strada.>> ribatté ancora il giovane, scuotendo il capo << Ho visto troppe cose per reputare che una persona, fosse anche una donna come voi, non possa farsi giustizia da sola e come meglio crede, contro un destino che l'ha ferita.>>

Per un momento Talia rimase a bocca aperta, senza sapere come controbattere: si era sentita dire talmente tante volte sempre la stessa cosa da tutti quelli che aveva incontrato, che non si era certo aspettata una risposta diversa.

<< Mi sembra di avervelo detto solo poco fa: io non vi giudico per le vostre azioni.>> rispose ancora lui, scuotendo il capo << Dopo quello che ho fatto... non posso permettermelo.>>

<< Cosa volete...?>> fece per chiedere lei, ma le sue parole vennero troncate a mezzo dal giovane.

<< Ad ogni modo, vorrei farvi alcune domande, se non vi dispiace.>> disse infatti, inclinando il capo di lato e spostandosi il cappuccio dal capo, rivelando anche alla ragazza il suo viso e la sua strana capigliatura. Per un momento lei ne rimase fortemente colpita: era certamente un viso particolarmente bello quello del giovane, eppure con quella maschera di metallo e quello sguardo incredibilmente freddo, che lei sentiva raggelarla fino alle ossa, non faceva altro che risultare terribilmente inquietante. Stimò che non avesse più di un anno rispetto a lei ma, diversamente da tutti gli uomini di quell'età che aveva conosciuto nella sua vita, Firyan non mostrava neppure il minimo segno di barba o baffi, cosa che la incuriosì non poco, dal momento che non aveva potuto notare le sue lunghe orecchie, ora coperte da alcune ciocche scure.

<< Non ho molto tempo, però vedrò cosa posso fare.>> rispose lei, mantenendo ancora la sua freddezza nei confronti dell'elfo: non era ancora disposta a perdonarlo, aveva portato via la sua preda << Cosa volete sapere di preciso?>>

<< Ogni quanto la città veniva attaccata da quella bestia?>> domandò, sedendosi ad uno dei tavoli della deserta sala dell'osteria << Da quanto andavano avanti gli attacchi?>>

Talia serrò nuovamente un pugno a quelle parole, l'espressione d'un tratto nuovamente carica di rabbia.

<< Da almeno vent'anni, da quello che so.>> rispose ancora la giovane donna, prendendo una sedia e accomodandosi davanti a lui, dall'altra parte del tavolo << Non ci ha attaccato più di tre dozzine di volte, ma al suo passaggio c'è sempre stata grande distruzione.>>

<< Immagino che abbiate sentito le parole dei pescatori. Loro avevano paura, lo ritenevano alla stregua di una maledizione, non osavano scendere in mare nei periodi di grande abbondanza per paura di fare la fine...>>

<< Di vostro padre?>> domandò il cacciatore, abbassando lo sguardo quando vide gli occhi della ragazza velarsi di tristezza << Scusate se vi ho trascinato in questa conversazione, dovevo immaginare che fosse un argomento molto delicato per voi.>>

<< Non fa niente.>> rispose Talia, alzandosi di scatto dalla sedia e voltandogli le spalle, cominciando nuovamente a rassettare la locanda per il giorno a venire << Sono passati molti anni da quel giorno.>>

Ma le mosse rabbiose della giovane, per quanto vagamente represse, rivelarono al cacciatore che, di fatto, la rabbia che provava per quella perdita era ancora bruciante nel suo cuore.

<< Capisco...>> si limitò a commentare Firyan, alzandosi dalla sua sedia e allontanandosi silenziosamente << Allora vi lascio al vostro lavoro. A più tardi.>>

Quando ebbe finito di parlare, uscì dalla porta e si diresse lentamente verso il grande monumento di marmo nero che aveva visto il giorno precedente quando era arrivato in città. Voleva visitare quel luogo, perché ormai aveva capito bene cosa fosse. Sulla strada, si fermò per un attimo e comprò un grande mazzo di fiori bianchi, che poi depose ai piedi del grande monolito di pietra. Aveva immaginato che fosse quello che pensava, ma non aveva avuto modo di verificarlo il giorno precedente, però ora vedeva con chiarezza i nomi scritti in chiare lettere bianche sulla pietra.

"Ai morti durante gli attacchi del mostro. Genitori, mariti, mogli e figli. Perduti, ma mai dimenticati." recitava la placca, con lettere incise con sublime maestria.

<< Mi dispiace.>> sussurrò, inginocchiandosi e mormorando una silenziosa preghiera per le anime dei morti << Non sono giunto in tempo per poter salvare anche voi.>>

Rimase ancora per qualche tempo sulla grande lapide, continuando a pregare silenziosamente la Luce, perché portasse conforto alle anime dei morti e alle loro famiglie, poi si alzò nuovamente e prese a girare un po' per la piccola cittadina: non era molto grande e anche le costruzioni più imponenti erano realizzate solamente con solidi tronchi di legno e rese impermeabili con un sottile strato di pece, a differenza della pietra che spesso e volentieri aveva visto utilizzare nelle grandi città del sud.

Tuttavia, per quanto il clima sembrasse triste e grigio, la gente che camminava per le strade era di tutt'altro avviso: c'erano gioia e libertà nell'aria, e le persone parlavano a voce insolitamente alta, nonostante il sole lambisse solamente l'orizzonte. Era ovvio che il cuore di tutti fosse molto più leggero dopo quello che era successo il giorno prima e, nonostante molti non vedessero di buon occhio la sua presenza, i presenti non sembravano conoscerlo, quindi poté vagare per un po' con tranquillità.

<< Mastro Firyan.>> sentì chiamare ad un certo punto, da dietro le sue spalle. Voltandosi, vide a poca distanza da lui Karda, con in mano sacchi e sacchetti di tela di ogni dimensione, mentre ne portava altri dentro un piccolo carretto che trascinava con la mano libera.

<< Non pensavo di vedervi in giro tanto presto.>> riprese un momento dopo l'uomo, guardandosi attorno con aria circospetta << Anzi, in realtà non pensavo di vedervi in giro e basta, dopo quello che è successo ieri sera.>>

<< Qualcuno deve pur controllare la situazione, non trovate?>> domandò a sua volta il giovane elfo, stringendosi nelle spalle << Non posso dire di essere spaventato per quello che potrebbero fare i vostri compaesani e, ora come ora, non potevo neppure rimanere alla locanda da solo. Sapete, ho provato a discutere un po' con Talia...>>

<< È una ragazza molto cocciuta ma le passerà presto, vedrete.>> rispose quindi Karda, sconsolato, chinando il capo verso terra con un profondo sbuffo << È solo che combattere con quella bestia significava molto per lei, ha praticamente dedicato la sua vita ad abbatterla, nonostante quello che io e mia moglie le abbiamo detto.>>

<< No, questa volta non le si può dare completamente torto. Non ho fatto altro che toccare i tasti sbagliati ogni singola volta... Ma non stiamo a parlare di argomenti tanto tristi in una mattina tanto bella.>> riprese un momento dopo il ragazzo, cambiando poi immediatamente espressione e divenendo quindi più allegro << Coraggio, fatevi aiutare.>>

<< Non vi preoccupate, non c'è bisogno.>> ribatté l'altro, scuotendo il capo e allontanando i sacchi dalle mani del giovane << Voi siete un nostro ospite, non posso chiedervi di aiutarmi con il lavoro...>>

<< Insisto. Siete tanto carico e io ho le mani libere.>> commentò ancora Firyan, prendendo dalle mani alcune delle sacche più pesanti che l'uomo stava portando con sé << Mi sentirei in colpa se non vi aiutassi neanche un po'.>>

<< Beh, molte grazie allora. Non sputerò di certo sull'aiuto che mi state offrendo.>> fece quindi l'uomo, stringendosi nelle spalle e facendo un rapido cenno di assenso con il capo.

Ci volle ancora qualche tempo prima che i due tornassero nuovamente verso la locanda e per tutto il tempo l'uomo non smise praticamente di chiacchierare. Dalle sue parole, Firyan apprese molte cose della vita dell'uomo e delle persone che lo circondavano: scoprì che aveva quarantacinque anni, e che, oltre alla moglie di nome Lisa che lui ancora non aveva avuto modo di incontrare e a Talia, la sua famiglia contava altre tre persone, tre figli, per la precisione: Fleur e Rick, i gemelli più grandi, di quattordici anni, nati solamente tre anni dopo che la coppia aveva adottato Talia, e Lynn, di otto anni. Venne a sapere anche che la sua famiglia gestiva quella locanda da circa tre generazioni, da poco dopo che suo nonno e la sua famiglia erano giunti in quel luogo insieme con i primi abitanti di quella regione, fino a quel momento completamente disabitata. E venne anche a sapere una cosa che non avrebbe mai voluto sentir dire, non così presto almeno.

<< Non avete idea di quanto poco io abbia pagato questa spesa, stamane. Il pesce era così abbondante in mare che alcuni dei pescatori mi hanno raccontato di aver preso una parte del loro bottino direttamente a mani nude, sulla spiaggia.>> disse infatti l'uomo, non appena entrarono nella grande locanda << Non avevamo una tale abbondanza da anni.>>

<< Hanno trovato i pesci spiaggiati?>> domandò l'elfo e, per la prima volta Karda poté dire di averlo visto effettivamente colpito o preoccupato, non avrebbe saputo dirlo.

<< Ehm... sì.>> rispose ancora l'uomo, annuendo lievemente, sorpreso dal tono del giovane << Perché? C'è qualcosa che non va con questo?>>

<< Non lo so.>> rispose lui, agitato, poggiando le sacche su uno dei tavoli e attraversando frettolosamente e a grandi passi l'osteria deserta << Voi tenetevi pronti.>>

<< Pronti?>> domandò quindi Karda, turbato da quelle parole << Pronti per cosa?>>

<< Per fuggire!>> gridò di rimando il ragazzo, uscendo di gran carriera dal edificio << E avvertite anche il resto della città!>>

Ci vollero solamente pochi attimi perché raggiungesse la riva del mare in quello stato ma, quando finalmente si trovò lì, vide una scena quantomeno inquietante: sulla morbida spiaggia di sabbia bianca davanti a lui, infatti, si trovava una quantità immane di pesci, ancora vivi e intenti a dimenarsi per allontanarsi sempre di più dall'acqua, mentre alcune persone provvedevano a raccoglierli, tenendosi però ben distanti dal cacciatore.

"Follia." pensò, guardandosi un attimo attorno, senza poter fare nulla: se anche avesse deciso di aiutarli, rigettandoli tutti in mare, loro sarebbero certamente saltati nuovamente fuori. Avevano paura, una paura immane di qualcosa che si stava avvicinando.

<< Lo sentite anche voi, non è vero?>> domandò una voce di donna, che Firyan riconobbe immediatamente, senza neanche voltarsi: era Talia, ovviamente, che sembrava avere la magica facoltà di giungere nei luoghi e nei momenti meno opportuni. O più opportuni, a seconda dei punti di vista << C'è una strana inquietudine nel mare.>>

<< Non dovreste essere qui.>> commentò semplicemente Firyan, voltandosi appena per guardarla in viso << Immagino che abbiate sentito quello che ho detto a Karda.>>

<< Non è ancora finita, non è vero?>> domandò ancora la ragazza, ignorando le sue parole e stringendo con più forza la lancia che aveva portato con sé << Sta succedendo quello che avete detto ieri, non è vero?>>

La sua voce sembrava più... gentile, forse? No, meno rabbiosa era più adatto: non era più contro di lui che doveva prendersela, non in un momento come quello. Doveva avere in mente qualcosa...

<< Sì, ma è troppo presto.>> rispose lui, scuro in viso, superando la ragazza a grandi passi e dirigendosi quindi verso il centro della cittadina << Non sarebbe dovuto accadere prima di due o tre giorni, forse anche di più.>>

<< Dove state andando?>> domandò lei, guardandolo allontanarsi ancora una volta, accigliato.

<< Dal governatore della città. Devo parlargli, ho assolutamente bisogno di qualcuno che mi porti al largo.>> rispose Firyan, brusco.

<< Allora non vi serve andare dal governatore.>> lo bloccò lei, parandoglisi davanti con una mano sui fianchi << Vengo io con voi.>>

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