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Un'altra giornata di neve si apprestava a venire, Jimin lo capiva dalla compattezza delle nuvole in cielo, colorate di un grigio tanto chiaro da sembrare bianco, non che il giovane fosse un meteorologo ma conosceva la sua città abbastanza bene da capire che fosse vero.

La temperatura in quei giorni era particolarmente fredda dato l'inverno inoltrato, ma il ragazzo affacciato alla finestra non era particolarmente disturbato da essa, anzi, quella brezza era per lui molto piacevole: gli piaceva l'inverno, era la sua stagione preferita; amava rinchiudersi in casa, a vedere un film sul divano con una coperta sul suo corpicino ed una tazza di tè o di cioccolata calda tra le mani.

Amava sentire il suono piacevole della pioggia che cadeva sull'asfalto e contro le serrande, per lui era come una ninna nanna che lo faceva addormentare in modo molto più sereno.. amava anche fermarsi a guardare le goccioline scendere dal cielo per posarsi sul suo viso, scivolando giù dalle sue morbide guance.

Ma amava ancora di più la neve.

Oh, la neve era per Jimin una delle cose più belle e rilassanti.

Passava intere giornate a guardarla o a sentire la soffice melodia che creava a contatto con una qualsiasi superficie, imbiancando i tetti, i prati, gli alberi e le strade.

Quel giorno però, decise di uscire.

Era il venti dicembre, il Natale stava per arrivare, e anche se l'avrebbe passato da solo, aveva intenzione di cucinarsi qualcosa di buono data la sua passione per la cucina, così indossò una felpa, dei jeans, il suo pesante giaccone color verde militare, un cappellino di lana di un colore rosso scuro, una sciarpa e gli scarponcini ed uscì di casa sotto la dolce nevicata.

Jimin era un ragazzo di vent'anni, i capelli di un chiaro castano, morbidi e leggermente mossi, gli occhi dal taglio lungo, leggermente ambrati e tendenti al colore del miele, due labbra carnose, un fisico asciutto e snello.

Era giovane ed aveva un cuore grande e gentile, un cuore che però mancava di affetto da parte di qualcuno: Jimin era solo, e probabilmente lo era sempre stato.

Erano passati ormai tre anni da quando si era risvegliato sul lettino di un ospedale senza una minima conoscenza di ciò che lo circondava: Jimin aveva perso la memoria a causa di un brutto incidente stradale nel quale aveva anche avuto un trauma cranico, dunque non ricordava nulla del suo passato; nessun parente che fosse andato a trovarlo, nessun tentativo di aiutarlo a ricordare, nulla di nulla, dunque aveva dovuto ricominciare da capo la sua vita, senza nessuno al suo fianco, senza nessuno che sentisse la sua mancanza.

Era molto triste, triste e solo, ma nonostante ciò era comunque un ragazzo dal cuore d'oro, che non avrebbe mai e poi mai fatto del male a qualcuno.

La sua vita girava attorno al lavoro che aveva al mini market, che gli serviva per guadagnarsi da vivere, dei momenti in palestra, e il resto del tempo passato a camminare al parco, a guardare un film e mangiare qualcosa, ogni tanto a scrivere tutto ciò che gli passava per la testa.

Una vita triste e noiosa per lui che avrebbe amato fare molto altro, ma comunque si accontentava, almeno per allora.

Il giovane uscì di casa dopo pochi minuti e subito il freddo lo travolse a tal punto da tentarlo a rimanere al caldo, ma riuscì a sconfiggere la pigrizia e si avviò a passo spedito verso il piccolo market in cui era solito lavorare, mentre ora era in ferie, finalmente, dopo mesi di turnazioni assurde e stancanti.

Girò un po' per il mini market prima di decidere cosa avrebbe mangiato quella sera, poi optò per dei semplici hamburger.

Ancora è troppo presto per comprare il cibo da preparare per il 24, tornerò tra due giorni si disse mentre l'uomo al bancone della carne gli porgeva la busta con gli hamburger.

Così prese altri viveri quali patate da fare al forno e insalata, ed andò alla cassa per pagare.

Il commesso lo salutò con un piccolo sorrisino, dato che ovviamente lo conosceva, poiché suo collega. "Procedono bene le vacanze, Jimin?" domandò con educazione, passando il codice a barre delle cose comprate sul lettore ed alzando lo sguardo su di lui.

"Uhm...sì grazie, tu quando andrai in ferie?" rispose in modo assai gentile Jimin, riponendo con cura tutto ciò che aveva acquistato nella busta di carta.

"Dopodomani, in tempo per preparare la cena del 24" rispose il giovane staccando lo scontrino dalla macchinetta e porgendoglielo. "Sono 8.346 won, comunque"

Jimin annuì e gli porse una banconota da diecimila won per pagare la sua piccola spesa. "Già, cosa preparerai di buono, se posso sapere?" chiese in attesa del resto.

Lui fece spallucce, contando mentalmente il resto che avrebbe dovuto dargli per poi fargli segno di avvicinare la mano, mettendo le monete sul suo palmo. "Ancora non lo so, decideremo stasera con la mia ragazza, sai, è la prima volta che le nostre famiglie si riuniscono per Natale, e siamo molto felici!" fece un ampio sorriso. "Spero che si trovino bene"

Il ragazzo provò estrema invidia nei suoi confronti: aveva una famiglia e la sua dolce metà, tutto ciò che Jimin non possedeva ma che desiderava da anni... ma decise comunque di sorridergli con tenerezza. "Lo spero per voi... se non ci incontriamo prima ti auguro di passare un buon Natale!" disse con fare allegro, prima di salutarlo con un cenno della mano ed uscire dal market con la busta in una mano e l'altra mano nella tasca del giaccone.

L'asfalto non era visibile ai suoi occhi poiché coperto dalla neve, che aveva ora smesso di scendere dal cielo, e Jimin camminò verso la palazzina in cui abitava; non c'erano molte persone in giro, faceva freddo e molti erano a lavoro o ancora a scuola, quindi i vicoli in cui passava erano silenziosi e freddi, ma piacevoli da vivere.

Erano ormai le sei del pomeriggio ed il flebile sole invernale stava calando, Jimin già pregustava una serata sotto le coperte a vedere una serie TV che sarebbe tornata proprio quel giorno su Netflix, con in mano una tisana al fior d'arancio che tanto gli piaceva.

Fu proprio mentre camminava, immerso nei suoi pensieri, che sentì un rumore provenire dal lato del vicolo, facendo bloccare il giovane sul posto per udire meglio, ma esso non si ripresentò, così tornò a camminare, almeno finché il rumore, o forse il suono si ripresentò più forte al suo udito.

Era forse... un miagolio?

Cercò di concentrarsi per capire da dove esso venisse e notò uno scatolone accanto al cassonetto della spazzatura muoversi quasi impercettibilmente.

Veniva forse da lì? Jimin decise di provare, si avvicinò ad esso e lo alzò, facendo un verso di stupore a ciò che si palesò dinanzi a sé: quelli che aveva sentito erano decisamente dei miagolii, o meglio, lamenti.

Un gatto di piccole dimensioni, dal pelo nero e lucido, che dava l'idea di essere davvero morbido, era proprio sotto quello scatolone, immerso nella neve, tremante e sofferente; i suoi occhioni, di un giallo che andava a sfumare sul verde verso l'esterno, erano spalancati ed impauriti, e dalla sua bocca provenivano lamenti continui.

Quella vista gli fece stringere il cuore, così piegò le gambe e si abbassò per avvicinare la mano a quel piccolo gatto, che con le poche forze che aveva, avvicinò il muso ad essa per odorarla ed in pochi istanti piegare la testa per farsi toccare.

Jimin sorrise a quella tenera vista e passò la mano sulla sua testolina. "Ora ti tiro fuori di qui, va bene?" disse poi, girandosi attorno per vedere se ci fosse qualcun altro nelle vicinanze.

Appoggiò a terra la busta di carta e con le mani tolse via della neve che immergeva il corpicino di quel gatto, per poi afferrarlo e toglierlo dal gelo, ma lui sembrò contrariato da quel contatto visto il modo in cui si agitò tra le sue braccia, lamentandosi un poco.

"Hey no, voglio solo aiutarti piccolo" fece allora Jimin, ripulendo il suo pelo da fiocchi di neve ed accarezzandolo per cercare di tranquillizzarlo e soprattutto riscaldarlo. "Non ti faccio del male, lo prometto"

Il gatto lo osservò a lungo con i suoi occhioni colorati, il corpo che ancora tremava, poi avvicinò il muso al petto di Jimin e ci si strofinò contro, provocando una piccola risata da parte dell'umano.

"Ti porto a casa, okay? Ti farò un bel bagnetto caldo e potrai dormire quanto vorrai sul mio letto, poi domani ti porto dal veterinario e vediamo se hai qualcosa, mh?" disse continuando ad accarezzare la sua testolina. "Ti andrebbe di farmi compagnia?"

Come se i gatti potessero risponderti, idiota

Eppure il gatto parve capire, e nonostante il gelo si avvicinò a lui e fece scontrare il musetto con la sua morbida guancia, chiudendo gli occhi. "Meow" fece poi.

Jimin non poté evitare di sorridere, oh se amava i gatti, e beh, aveva proprio bisogno di averne uno, sembrava quasi un miracolo che lo avesse trovato lì.

Forse esistevano davvero, i miracoli natalizi.

Lo guardò ancora un po', poi decise. "Ti chiamerò Suga, perché sei dolce come lo zucchero" disse. "Anche se non sei bianco, non fa nulla no?"

Il gattino parve approvare e si accoccolò a lui, miagolando in approvazione e cercando più calore, poi Jimin prese la busta con la spesa e cercò di tenere l'animale appoggiato a lui aiutandosi con un braccio, per tornare a casa.

Fortunatamente, non era poi così lontana.

Non vedeva l'ora di passare un po' di tempo con lui.

Con il suo piccolo Suga.

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