ɳιɳҽ
La coda dell'ibrido si muoveva fluidamente, a volte sfiorando le gambe del ragazzo e facendolo sorridere a quel contatto delicato; Yoongi era rimasto appoggiato a lui, continuando ad osservare ogni minimo dettaglio del suo volto perfetto, a sfiorarlo con a punta delle dita e a baciarlo, di tanto in tanto.
I loro corpi erano parzialmente coperti dalle lenzuola, ma Jimin non aveva freddo, il maggiore gli trasmetteva un piacevole tepore nonostante fuori ci fossero meno dieci gradi sotto lo zero e la neve si posasse delicata sul davanzale della finestra.
"Sei un angelo, vero Jimin?" Domandò l'ibrido rompendo il silenzio che si era venuto a creare tra di loro e alzando gli occhioni gialli e verdi.
Lui abbassò lo sguardo verso l'altro e sorrise leggermente. "Non credo proprio, Yoongi, ma forse tu sì"
Il maggiore scosse la testa. "No, non sono un angelo" mormorò poi, scostando alcune ciocche di capelli dalla sua fronte.
"Però sei un miracolo, questo sì" replicò Jimin, mordicchiandosi il labbro e portando la mano sulla sua schiena. "Strano, fino a una settimana fa non credevo molto in questo genere di cose"
"Non sono nemmeno un miracolo Jimin, posso assicurartelo" rispose Yoongi sospirando e tornando a poggiarsi contro il suo petto.
"Allora cosa sei?" Chiese il minore passando una mano tra i suoi folti capelli neri, sorridendo a quella vista tanto adorabile.
"Un ibrido, un gatto... o come vuoi chiamarmi tu" fece spallucce lui, abbassando lo sguardo e portandosi il labbro inferiore tra i denti, indeciso sul da farsi, perpoi cedere e parlare. "E Jimin tu..."
"Io?" Lo incitò il castano, piegando la testa per guardarlo meglio.
Yoongi lo guardò intensamente negli occhi e poi si alzò a sedere, mettendo le gambe incrociate ed avvicinandosi a lui, sospirando. "Credo... Jimin, credo proprio che sia arrivato il momento di parlarti di una cosa" disse prendendo la sua mano tra le proprie e accarezzandone il dorso con il pollice.
"E di cosa, Yoongi?" Chiese curiosamente il minore.
"Tu... non ti ricordi proprio nulla vero?" Fece Yoongi alzando gli occhi verdi e gialli su di lui.
"Uhm...riguardo a cosa?" rispose lui imitandolo e incrociando le gambe, ponendosi davanti al maggiore.
"A prima del tuo risveglio, tre anni fa" deglutì l'ibrido, mordendosi il labbro e piegando le orecchie verso il basso.
Jimin alzò la testa di scatto. "Come fai a saperlo?" disse quasi in modo freddo, cercando di nascondere il tremolio nella propria voce.
"So... so molto più di quanto pensi sul tuo riguardo, Jimin" rispose abbassando lo sguardo. "E tu neanche sai chi sono io, o meglio, chi ero io per te"
"Yoongi cosa... che significa questo..?" Chiese il biondo, in stato confusionale. "Mi conoscevi?"
Il moro strinse la sua mano e tornò a guardarlo negli occhi. "Ti conoscevo più di ogni altra persona al mondo, Jimin, ero il tuo... migliore amico uhm... diciamo, migliore amico, sì" gli rispose con la voce ridotta ad un sussurro.
Jimin percepì un vuoto allo stomaco a quelle parole, come se stesse sulle montagne russe.
Stava dicendo la verità?
Stava mentendo?
Non lo avrebbe mai saputo.
"Yoongi, la mia amnesia è una cosa che prendo con molta serietà, ho dovuto ricominciare da zero, e non ho intenzione di scherzarci su" disse osservandolo con attenzione, serio, le sopracciglia corrugate.
"Assolutamente, neanche io Jimin, non sto scherzando, lo giuro, non potrei mai" rispose il maggiore alzando le mani. "Puoi fidarti di me, no?" chiese guardandolo con fare speranzoso.
Jimin annuì e lo incitò a raccontare, in attesa di capire se si potesse realmente fidare delle sue parole.
"Sei nato tre anni dopo di me, nella casa accanto alla mia, siamo cresciuti insieme, eravamo migliori amici... amavamo andare in bicicletta, in giro per il quartiere, giocare insieme e soprattutto finire nei guai insieme, la nostra amicizia si basava soprattutto sul fare casini" rise leggermente il maggiore, facendo svolazzare la coda con leggerezza. "Amavamo metterci nei guai, far arrabbiare qualcuno... sapevamo tutto, ogni cosa l'uno dell'altro, fu a me che confidasti la tua omosessualità a quindici anni. Eri corso a casa mia e poi ti eri messo a piangere, eri nel completo panico, avevi paura che ti rifiutassi... peccato che fossi gay anche io, ma tu lo scopristi circa un anno dopo"
"Un anno dopo? E perché?" Domandò Jimin sbattendo più volte le palpebre.
"Il giorno in cui mi dicesti di essere gay io ti rassicurai dicendoti che non ti avrei mai lasciato solo, ma non ti dissi che lo ero anche io perché... perché mi piacevi, ecco, e avevo paura che potessi rifiutare me. Circa un anno dopo però... eravamo a casa tua, ricordo perfettamente che stessimo giocando alla play station ma questa smise di funzionare, così semplicemente...ci guardammo negli occhi, non era di certo la prima volta che capitava, ma quello era uno sguardo diverso, molto più intenso... più profondo. E poi... ci baciammo, e non riuscimmo più a fermarci e poi ci siamo ritrovati a letto insieme. Me lo ricordo come se fosse ieri, fu bellissimo, per entrambi. All'epoca avevi sedici anni e io diciannove, eppure nessuno dei due aveva mai fatto nulla con nessun altro. Quello fu il primo bacio e la prima volta per entrambi, non sapevamo neanche come fare, ma fummo guidati dall'istinto e uscì fuori una cosa abbastanza decente, e comunque piacevole. Da quel giorno... successe molte altre volte, non ne parlavamo mai dopo, era come un segreto tra di noi, ma anche non volendo ammetterlo qualcosa nel nostro rapporto era cambiato, eravamo molto più uniti, c'era più complicità, e io...sapevo di provare forti sentimenti per te, e tu per me, ma non abbiamo mai avuto il coraggio di dircelo. Poi un giorno..." abbassò lo sguardo, sentendo gli occhi riempirsi di lacrime e prese a torturarsi le mani, inspirando per cercare di non scoppiare a piangere. "Un giorno ho deciso di fare uno scherzo a un uomo un po' stronzo, te lo dissi e tu come al solito mi accompagnasti, ma... iniziammo a scappare, aveva una pistola, e decidemmo di buttarci di sotto ma tu... tu sei come me Jimin, peccato che quel giorno non riuscisti a trasformarti e crollasti sull'asfalto, il colpo preso alla testa non ti uccise, miracolosamente, ma ti fece perdere la memoria e..."
"Fermo fermo fermo" lo bloccò portando una mano alla sua bocca. "Io sono...un ibrido? Cioè nel senso che posso trasformarmi in gatto?!"
"Si Jimin, un gatto col pelo di un bellissimo color miele e gli occhi dello stesso colore" sorrise leggermente a quel ricordo. "La colpa è mia, se non ti avessi tirato in mezzo a quel casino tu non avresti mai perso la memoria e io non avrei perso te, mi dispiace io.." chiuse gli occhi sentendo delle lacrime fluire sul suo volto. "Avrei voluto venire da te all'ospedale, cercare di farti ricordare, ma mi imposero di non farlo, ti guardavo da lontano, eri così triste e vuoto eppure sorridente, eri solo e non potevo fare nulla, nulla per rimediare al mio errore. Ti avevo perso per sempre ed era colpa mia" scoppiò a piangere.
Jimin sentì la tristezza sopraffarlo, ma cercò di reprimere le lacrime e gli prese il volto tra le mani. "No... non piangere Yoongi, ti prego..." mormorò asciugando le sue guance. "Non mi hai perso, sono qui ora...e anche se non ricordo, puoi aiutarmi a farlo ora che sei qui con me, no? Possiamo provarci, io... sono felice di averti accanto, e se è vero che siamo così uniti..forse possiamo farcela" disse guardandolo negli occhi.
Era sicuro che dicesse la verità, anche se non avrebbe mai potuto immaginare; i suoi occhi brillavano a causa delle lacrime, non poteva star mentendo.
"Possiamo provarci?" Domandò Yoongi tirando su col naso, e cercando di guardarlo negli occhi.
Jimin sorrise dolcemente e gli baciò le labbra. "Posso provarci se ci sei tu al mio fianco Yoongi, e ci riuscirò, va bene? Te lo prometto, ci metterò tutto me stesso" disse poggiando la fronte sulla sua.
"Ti ringrazio per avermi creduto, Jimin" sussurrò chiudendo gli occhi e abbassando le tenere orecchie.
Jimin sorrise e gli scompigliò i capelli. "Ti ringrazio per essere stato al mio fianco sempre, come un angelo custode, Yoongi"
E njente lajibolalapjmy mi ha fatto random una fanart e io piango
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