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Jimin uscì dal negozio per animali con il gatto chiuso in un trasportino di un tenue colore giallo ed una busta in mano, contenente croccantini, un piccolo collarino e vari prodotti per fargli il bagno e le tolette, arrivando velocemente alla macchina.

Aprì lo sportello posteriore e vi poggiò la gabbietta, facendo attenzione a mettere la busta ed il suo borsello davanti ad essa per non farla cadere, per poi richiudere lo sportello e posizionarsi alla guida.

Si mise la cintura di sicurezza e mise in moto la macchina, per poi sentire un miagolio contrariato, così si girò verso il gattino e cercò di osservarlo, arricciando il naso e storcendo la bocca. "Scusami Suga, casa è a pochi minuti da qui, porta pazienza piccolino, poi potrai fare ciò che desideri mh?" disse teneramente, sorridendo e tornando a portare l'attenzione sull'automobile, per poi partire.

La visita dal veterinario era andata bene, quella stessa mattina: Suga era in grandissima forma, non aveva nulla che non andasse se non un peso di poco al di sotto del normale, curabile con un nutrimento sano ed equilibrato che Jimin era intenzionato a dargli.

Dopo la visita era andato al negozio per animali poco distante ed aveva comprato una lettiera, del cibo, il necessario per lavarlo e curarlo e quel collarino di cuoio rosso che non vedeva l'ora di fargli indossare.

Come previsto, arrivò sotto casa dieci minuti dopo, si parcheggiò ed uscì dall'auto, prendendo tutto il necessario ed avvicinandosi al portone.

Certo, con tutte quelle cose era un po' ingombrante salire le scale, ma comunque riuscì nell'intento ed aprì la porta di casa, chinandosi per sbloccare la piccola porticina per liberare Suga; egli infatti uscì dal trasportino come un fulmine e corse verso il divano, facendo ridere l'umano che subito lo raggiunse, dopo essersi tolto il pesante giaccone, appoggiando la busta su una sedia e tirando fuori il collarino dallo spessore di meno di un centimetro, dunque, sicuramente non fastidioso.

"Posso mettertelo Suga? Solo se vuoi, mh?" disse portando una mano alla sua testolina per accarezzarla con delicatezza, sorridendo leggermente.

"Meow" fece lui, salendo con le zampette sulle gambe di Jimin e alzando gli occhioni verdi e gialli su di lui per guardarlo.

"Lo prendo per un sì?" chiese il ragazzo ridacchiando e guardandolo curiosamente.

Suga piegò la testa contro il suo ventre, strusciandola un po' contro di lui, e fece uscire un tenero versetto dalla sua bocca, facendo sorridere Jimin, che aprì il gancetto del collare.

Il gatto, come se avesse capito perfettamente ciò che il suo padrone dovesse fare, alzò leggermente la testa, permettendo a Jimin di legare la striscia di cuoio rosso al suo esile collo, con delicatezza, per paura di fargli male o comunque che gli desse fastidio.

"Spero non sia stretto..." mormorò guardando il suo gattino, che miagolò piano. "Oh, sei adorabile Suga, davvero bellissimo..." aggiunse poi portando una mano dietro al suo collo e grattando leggermente.

Suga chiuse i suoi occhioni e fece le fusa in segno di approvazione, per poi accoccolarsi al ragazzo, strusciando il muso contro la sua mano e muovendo lentamente la sua coda.

"Mh... non hai fame, Suga?" fece gentilmente il ragazzo, abbassando lo sguardo verso il gatto acciambellato sulle sue gambe. "è ora di pranzo"

"Meow" fece lui aprendo leggermente gli occhietti.

"Okay, almeno ti fai capire" rise leggermente Jimin, facendolo spostare con delicatezza dalle proprie gambe per alzarsi dal divano.

Prese allora la busta dalla sedia e si diresse in cucina per sistemare ciò che aveva acquistato, versando nella ciotola appena comprata una buona dose di croccantini, mentre pensava che quel gatto fosse davvero l'unico essere vivente che gli fosse mai stato accanto.

Era così triste... Jimin non aveva nessuno, era un ragazzo completamente solo, nonostante fosse così gentile, dolce e disponibile... ma allora perché nessuno gli si avvicinava?

Perché le uniche persone che conosceva erano coloro con cui lavorava al minimarket?

Nessuno voleva essere suo amico, e ciò lo portava spesso a pensare che il problema fosse lui.

Al su risveglio, tre anni prima, con la testa che scoppiava ed i ricordi che non erano più presenti in essa, aveva sperato che qualcuno lo andasse a trovare, nonostante a lui fosse sconosciuto, come accadeva nei film.

Magari avrebbe trovato davanti a sé una donna che diceva di essere sua madre, o un amico, ma non fu così.

La vita non è mai come nei film, e Jimin aveva dovuto fare i conti con la realtà.

I suoi documenti parlavano chiaro, ma nessuno aveva mai trovato parenti o conoscenti.

Era un diciassettenne all'epoca, un ragazzino terrorizzato, solo, senza qualcuno che potesse prendersi cura di lui, e per forza di cose, dopo una lunga riabilitazione a causa del corpo che ormai si era intorpidito, aveva cominciato da zero.

Con i pochi soldi che gli erano stati donati per vivere, si era trovato un piccolo appartamento e il lavoro al minimarket, alla periferia di Seoul.

Si sentiva un ragazzo buono, lo dimostrava in piccoli gesti, aiutando le persone in difficoltà che incontrava in strada, o semplicemente facendo sorridere qualcuno.

Quello era ciò che colmava il vuoto che aveva dentro: il fare qualcosa di buono e sentirsene felice.

Amava la bellezza delle piccole cose, amava la dolcezza, e avrebbe tanto voluto poterle donare a qualcuno di speciale; e invece ora era lì, in quella cucina, a mangiare un semplice piatto di ramen, con lo sguardo rivolto allo schermo della televisione che proiettava l'ennesima replica della stessa serie TV, come ogni anno in quel periodo.

Era un ragazzo quasi iperattivo, non stava fermo un attimo, e quella monotonia lo faceva annoiare terribilmente, ma cosa poteva farci?

Nulla, non poteva fare nulla per risolvere tutto quello, a meno che un miracolo scendesse dal cielo all'improvviso, e già quel dolce gattino lo aveva fatto felice, anche se solo in parte: certo era bello avere compagnia, ma era pur sempre un gatto.

Un sospiro uscì dalle sue labbra al pensiero di tutto quello, un pensiero estremamente triste ed angoscioso. Sarebbe rimasto solo per sempre?

Si alzò dalla sedia lasciandosi andare ad un sospiro frustrato e prese il piatto ormai vuoto, le bacchette ed il bicchiere per metterli nel lavandino, aprendo l'acqua del rubinetto e versando del sapone per piatti sulla spugnetta, cominciando ad insaponare, ma un miagolio lo distolse dai suoi pensieri, così si girò verso la porta, vedendo Suga entrare da essa con lentezza.

Il gatto dal pelo nero si avvicinò a lui e passò tra le sue gambe, strofinando la testa e la coda ad esse per ricevere attenzioni.

"Piccolo ora lavo i piatti, poi mi dedico a te va bene? Ci metto poco" sorrise guardandolo con tenerezza, per poi tornare ai piatti, passandoli velocemente sotto l'acqua per togliere il sapone; una volta sciacquati, afferrò il canovaccio e si asciugò le mani, per poi prendere il telecomando e spegnere la televisione.

Si chinò verso il gatto e piegò la testa, tendendo la mano verso di lui per farlo avvicinare. "Ti va di farmi un po' di compagnia oggi pomeriggio?" disse accarezzandogli il collo e facendolo miagolare. "Ho voglia di scrivere qualcosa, quindi prenderò il computer e mi metterò a letto, vuoi venire con me?" Sorrise dolcemente.

"Meow" chiuse gli occhi Suga, alzando piano la testolina per ricevere maggior contatto con il ragazzo.

"Va bene micetto" fece allora Jimin, prendendolo in braccio e recandosi verso la sua stanza da letto spegnendo le luci della cucina.

Lo adagiò sulle coperte e prese il computer, stendendosi sul letto a gambe incrociate e poggiando la schiena contro la spalliera del letto.

Nell'attesa che il computer si accendesse portò la mano sul corpicino del gatto nero e lo coccolò dolcemente, passando le dita nel suo pelo folto e morbido; Suga cominciò a fare le fusa e chiuse gli occhioni, appoggiando la testolina sulla coperta pesante e lasciando che il ragazzo gli donasse tutte quelle attenzioni.

Ma quel momento durò poco, perché non appena il computer fu acceso del tutto, Jimin portò entrambe le mani alla tastiera e chiuse gli occhi per concentrarsi al meglio. "Okay Jimin... pensa, pensa, pensa...." mormorò tra sé e sé, mordendosi il labbro inferiore con i denti.

I suoi pensieri vennero però interrotti dal gatto, che con un piccolo miagolio si spostò dalle coperte calde e si adagiò tra le sue gambe, la testa sulla sua coscia ed il muso rivolto allo schermo del computer, donando al ragazzo un piacevole tepore.

"Oh, va bene Suga, sei curioso di sapere cosa scrivo? Beh ora non lo so neanche io, ma se mi concentro..."

"Meow"

"Cosa?" Abbassò lo sguardo il giovane, arricciando il naso.

Suga girò la testa verso il suo ormai padrone e con il corpicino si adagiò maggiormente sul suo ventre, strusciandovi il muso contro e facendo le fusa.

"Mh...forse vuoi le coccole, Suga?" sorrise allora Jimin chiudendo il computer. "Va bene piccolo, faccio quello che vuoi" rispose ancora, posando il pc sul comodino e stendendosi sul letto, il gatto acciambellato sul suo ventre.

Le sue mani cominciarono ad accarezzarlo nuovamente, toccando il suo pelo lucido e pulito, e lui chiuse gli occhi,  gatto si addormentò poco dopo, cullato dal respiro del suo padrone che tanto adorava, e Jimin lo seguì subito dopo.

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