6.

«Senti già la mia mancanza?» risponde al primo squillo senza neanche un ciao.
«Maddie, perché mi è appena arrivata una mail di conferma della creazione del mio account Twitter?» domando furiosa.
«Oh, finalmente ti sei decisa a crearlo», si prende pure gioco di me.
«Hai un bel coraggio a fare finta di niente. E come mai me ne è arrivata una che dice che sei una mia follower?» insisto.
«Se tu pagassi le tue scommesse, non avresti sorprese», mi accusa con nonchalance.
«Che stronza, hai aspettato che partissimo per il college per farlo. Avevi paura della mia reazione?» la sfotto.
«Pfff, non farmi ridere», si limita a dire.
«Dammi la password», le ordino.
«Col cavolo! Andresti subito a cancellare il profilo».
«Sei proprio sicura di volerti mettere contro di me? Ho giusto un paio di foto compromettenti che potrei accidentalmente inviare ai tuoi o pubblicare per sbaglio su Facebook», la minaccio cercando di sembrare più convincente possibile.
«Non lo faresti mai», prova a contraddirmi ma dal tono di voce si capisce che non ne è affatto sicura.
«Sei pronta a correre il rischio?»
«Ok, ok. Ti do questa password ma non cancellare il profilo». Non ha ancora capito che non è nella posizione di poter dettare le condizioni.
«Fammi vedere cosa diavolo hai combinato», borbotto entrando nel mio profilo mentre sono ancora al telefono con lei. Ha messo una foto profilo che ovviamente non mi piace e ha scritto anche un tweet al mio posto per condividere, non si sa bene con chi visto che lei è la mia unica follower, la mia ammissione al UCL.
Fin qui niente di irreparabile. Poi, mi torna in mente un piccolo particolare a cui non avevo ancora dato peso: per pagare la scommessa persa, Maddie non voleva che creassi semplicemente un profilo ma anche che cominciassi a seguire Henri. Ovviamente mi sono rifiutata e sono stata inflessibile ogni volta che provava a ritirare fuori l'argomento. Era chiaro anche a lei che non avesse speranza di farmi cambiare idea, così, ha pensato bene di fare tutto da sola.
«Ti odio. Hai cominciato a seguire Henri», mi lamento sbattendo un piede a terra. «Ti avevo detto che non volevo». Sono veramente incazzata ora.
«No, cara. Tu hai cominciato a seguire Henri», continua a prendermi in giro.
«Giuro che la prossima volta che ci vediamo te la faccio pagare», le chiudo il telefono in faccia per evitare di urlarle contro tutte le parolacce che mi stanno girando per la testa.
Basta, cancello tutto.
Vado sulle impostazioni per cancellare l'account continuando ad inveire ad alta voce contro la mia amica, incurante del fatto che lei non sia qui. Sto per premere sul tasto di disattivazione quando mi arriva una notifica che mi informa che Henri ha appena twittato. Curiosa, vado sul suo profilo a leggere il messaggio.

I sogni a volte si avverano.
Congratulazioni per essere quell'uno su dieci.

Il cellulare inizia a suonare ma non riconosco la suoneria. O meglio, conosco la canzone, Maddie me l'ha fatta ascoltare cento volte al giorno da quando è uscita, due settimane fa, ma non l'ho mai impostata come suoneria del mio cellulare.
«Sì Maddie, ho letto», la anticipo.
«Hai visto che gentile? E tu che non volevi nemmeno creare il profilo», mi rinfaccia. Non ha davvero nessun ritegno.
«Quando diavolo hai cambiato la suoneria al mio cellulare?» cambio argomento. Non riesco a credere che sia così sfacciata.
«Ieri. Dai, è carina, no? L'ho messa solo per le mie chiamate», come se questa fosse un'attenuante.
«Maddie, dovresti darci un taglio con questi Just Us», le intimo cercando di mantenere la calma. Non ne posso davvero più.
«Disse quella che sbava per Henri Byles», cerca di provocarmi, di nuovo. Ma, questa volta, non ci casco e scoppio a ridere.
«Sai benissimo che non è vero. E poi parli tu che non sei nemmeno riuscita a dirgli quattro parole quando ne avevi l'occasione? Io ci ho passato un intero pomeriggio senza problemi», lo dico apposta, so quanto mi abbia invidiata per questo.
«Stai zitta, non me lo ricordare. Ho fatto una figuraccia ma la prossima volta sarò preparata, vedrai».
«Sì, certo», continuo a ridere sguaiatamente cercando di soffocare quella scintilla di speranza di incontrare Henri di nuovo, sbocciata subito dopo aver sentito quel «la prossima volta» uscire dalla bocca della mia amica. Come se ci fosse davvero una prossima volta.
Per fortuna, la porta della mia stanza si spalanca e, quella che immagino essere la mia coinquilina, entra sorridendomi e distraendomi dai miei pensieri.
Chiudo la chiamata con Maddie e mi avvicino alla ragazza dai capelli neri e gli occhi verdissimi che ha appena lasciato cadere a terra almeno mezza dozzina di borse e un'enorme valigia blu. È molto carina.
«Mia madre», la sento pronunciare quando nota il mio sguardo sui suoi bagagli. «Ciao, io sono Vic», si presenta, poi, allungando una mano.
«Piacere, Annie», ricambio il sorriso e le stringo la mano.
«Non sai che fatica arrivare fino a qui. Mi sono persa almeno dieci volte», ha lo stesso modo di fare di Maddie, si capisce subito. Credo che potremmo andare molto d'accordo.
«Da dove vieni?» dall'accento direi che non è inglese.
«Dall'Italia», conferma lei.
«Ah ecco, mi sembrava di aver riconosciuto l'accento».
«Uff, me lo dicono tutti. Spero di eliminarlo studiando qui», mi sorride speranzosa.
«È carino, non ci sta per niente male», la rassicuro.
«Mmm, se lo dici tu», non sembra molto convinta.
«Sai che io sono per metà italiana? I miei nonni paterni vivono a Rimini. E Annie è il diminutivo di Annalisa. Credo che sia il nome di una mia bisnonna o qualcosa del genere», le racconto, senza un vero motivo. Mi sorprende averle confidato spontaneamente questa cosa, non amo molto parlare delle mie origini perché mi ricorda sempre i miei genitori.
«Davvero? Io abito non lontano da Firenze. Ma quindi parli italiano?» chiede elettrizzata. Si entusiasma con poco, proprio come la mia migliore amica.
«No, non molto. Non lo parlo da anni, credo di averlo dimenticato».
«Sei vuoi possiamo provare insieme, qualche volta», propone con un ampio sorriso.
Annuisco e comincio a sistemare le mie cose. Sono nervosa al pensiero di provare a parlare italiano. Quando i miei nonni mi chiamano dall'Italia riesco più o meno a capire cosa dicono ma, al momento di rispondere, mi blocco e torno all'inglese. Ogni tanto, però, mi guardo qualche film e ascolto molte canzoni in italiano.
«Ti dispiace se ti chiamo Anni?» lo pronuncia all'italiana, con la A iniziale. Mi piace.
«No, nessun problema», la rassicuro.
Mi sorride nuovamente e comincia a farmi una raffica di domande mentre torna ad occuparsi della sua roba. Così, senza volerlo scopriamo molte cose l'una dell'altra.
Il suo colore preferito è il blu, il mio, non so, forse il bianco.
Anche se sono inglese, non amo il tè mentre lei è drogata di caffè, quello all'italiana come dice lei.
Il suo piatto preferito sono i pici, che ho scoperto essere un tipo di pasta tipico della sua regione, mentre io adoro le patatine fritte.
Il dolce a cui non può resistere è il tiramisù, io mangerei ogni giorno tutti i dolci della nostra pasticceria.
Lei ama stare in ammollo nella vasca da bagno mentre io preferisco le docce veloci.
A me piacciono i film fantasy, a lei le commedie ma entrambe non disdegniamo qualche film romantico di tanto in tanto.
Dice che a volte parla nel sonno, io invece tendo ad abbracciare il cuscino.
Lei è sempre in ritardo, io piuttosto puntuale.
Siamo molto diverse ma credo che sarà proprio questo il bello. Rivedo davvero molto di Maddie in Vic, che ho poi scoperto essere il diminutivo di Victoria. Potrebbe potenzialmente essere la compagna di stanza perfetta. C'è solo un piccolo problema: anche a lei piacciono i Just Us. Quando comincia a canticchiare il loro primo singolo, nonché la suoneria impostata da Maddie nel mio cellulare, per poco non mi strozzo con il milk-shake che sto sorseggiando.
La guardo inebetita mentre passeggiamo per il campus e lei intuisce subito a cosa è dovuta la mia espressione. «Sì, lo so che sono cinque ragazzetti che cantano per un gruppo di tredicenni pazze e con gli ormoni in subbuglio ma sono carini e hanno delle belle voci. A me piace molto Zack, con quell'aria un po' misteriosa e l'espressione sempre un po' imbronciata. Però, devo dire che anche Henri non è niente male», mi guarda ammiccando.
Già, non è niente male. Con quei ricci spettinati che gli ricadono sulla fronte, quegli occhi verde muschio e quelle fossette che nascono insieme ad ogni suo sorriso.
Dannazione! Ora come faccio a non pensare a lui?

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top