41.

Perché non sono in camera a strafogarmi di gelato guardando un film romantico dietro l'altro come in un banalissimo cliché? Beh, a pensarci bene, ho accettato di uscire proprio per evitare di finire così o, peggio, di passare la notte a studiare fingendo di non essermi appena schiantata di faccia contro un muro. In senso retorico, ovviamente. Peccato che faccia male come se fosse successo davvero.

No, davvero, chi me l'ha fatto fare? Ad ogni minuto che passa mi sento più stupida non solo per essermi lasciata convincere a mettere piede fuori di casa, ma anche e soprattutto, per aver accettato di seguire Tyler al centro dello spazio adibito a pista da ballo del locale in cui siamo chiusi da quelle che sembrano ore.

«Ty, non sta ballando praticamente nessuno», tento di dissuaderlo.

«Io sì», mi sorride iniziando a muoversi a tempo di musica davanti a me.

«Siamo due cretini in mezzo ad una pista vuota», piagnucolo.

«Che te ne importa? Balli per te o per gli altri?» ribatte continuando ad ancheggiare. Ma i testardi cronici li incontro tutti io?

Nonostante la mia ostinata immobilità, Tyler non si arrende e afferra delicatamente la mia mano invitandomi a seguire il suo ritmo.

«Non sono una grande ballerina», provo a giustificare la mia rigidità. In realtà, di solito non faccio così schifo ma stasera non sono particolarmente in vena.

«Devi solo lasciarti andare un po'», urla sopra la musica.

Lasciarmi andare. L'ho fatto e guarda cosa ho ottenuto: il sorriso spezzato e l'anima tormentata. Non so se sarò capace di lasciarmi andare di nuovo.

Certo che sono assurda: so perfettamente che Tyler si riferisse solo al ballo ma i miei pensieri girano in tondo e, per quanto provi a scacciarli, tornano sempre al punto di partenza, ripetendosi come un disco rotto.

Mi volto a cercare aiuto nelle mie amiche, sedute ad uno dei tavoli a bordo pista ma le trovo completamente assorbite da quello che sembra essere uno scambio di opinioni impegnativo. È incredibile quanto possano avere visioni totalmente opposte, la maggior parte delle volte, eppure avere legato così tanto e così velocemente.

Sento le mani di Tyler posarsi sui miei fianchi e spingermi ad aumentare le ondulazioni. Lo sapevo che non sarei dovuta venire in un locale dove mettono musica latina!

Neanche il tempo di pensare di scostare le sue mani che lui mi fa voltare di spalle e si mette a ballare tenendomi stretta al suo petto.

Chiudo gli occhi un istante per raccogliere le idee e trovare un modo carino per allontanarlo senza essere troppo brusca e quando penso di tornarmene semplicemente a sedere al tavolo, un profumo familiare mi coglie di sorpresa. Quella fragranza fruttata che ricorda il gelsomino e l'ambra la riconoscerei tra mille. Dopo averla odorata per notti intere dal suo collo o da una sua maglietta usata come pigiama, mi è impossibile non percepirla. Inconfondibile. Inspiro a fondo ed è quasi come averlo qui.

Sento il calore delle sue dita che si muovono leggere sulla stoffa della mia maglia; i suoi occhi infinitamente verdi che mi entrano dentro raggiungendo, senza sforzo, ogni più piccola e nascosta parte di me; i suoi capelli mossi, arrivati ormai quasi alle spalle, che si intrecciano ai miei ad ogni abbraccio; il suo respiro che mi sfiora il collo.

~M~

«Questo Tyler è sempre tra i piedi?» mi sporgo verso il suo orecchio per sovrastare la musica alta.

«Stanno solo preparando una tesina insieme», mi assicura Vic.

«Questo dovrebbe giustificare la sua presenza qui?» aggrotto le sopracciglia e la guardo con diffidenza. «Non mi sembra che stiano studiando», continuo prima di lanciare un'occhiata alla pista dove Annie e Tyler stanno ballando. Lui la sta invitando a muoversi seguendo i suoi passi, lei è visibilmente impacciata.

«Se lei ha accettato di venire stasera è solo grazie a lui», controbatte. Perché mi suona tanto come un rimprovero?

«Che intendi?» domando in tono contrariato. Sono quasi certa che qualunque cosa stia per dirmi non mi piacerà affatto.

«Mi hai detto che dovevo convincerla ad uscire ad ogni costo, no?» mi sorride innocente in un inutile tentativo di contenere le mie proteste.

«Invitarlo ad unirsi non era tra le opzioni», ribatto secca.

«Beh, tu non l'hai specificato», si diverte a prendermi in giro.

«Come se non fosse scontato», scuoto la testa.

«Comunque, visto il pessimo stato d'animo che Annie aveva stamattina, ho pensato che se la proposta fosse partita direttamente da Tyler, anziché da me, lei avrebbe sicuramente accettato. Ed è proprio ciò che ha fatto quindi, tecnicamente, è lui che ha invitato noi ad unirsi a loro due», sorride ancora. Vuole proprio farmi imbufalire.

«Oh, fantastico! Ora devo pure ringraziarlo», mi lamento alzando ancora di più la voce.

«Si può sapere perché ti dà tanto fastidio la sua presenza?»

«Le sta troppo addosso. Deve sparire», borbotto facendo scontrare la cannuccia del mio drink, ormai finito, contro i residui di ghiaccio sul fondo.

«Hai paura che Annie lasci perdere Henri per lui?» mi guarda seria.

«No, questo tizio non ha nessuna possibilità contro Henri», ridacchio come se avessi appena sentito la cosa più sciocca del mondo.

«Solo perché Henri è una star di fama mondiale non significa che sia meglio di Tyler», risponde offesa, neanche fosse lei la diretta interessata.

«Non sto dicendo questo. Dico solo che...ti sei accorta di com'è Annie quando parla al telefono o anche solo via messaggi con Henri?»

«E tu hai visto come sta ogni volta che vede qualche foto di lui con un'altra ragazza?» stringe la mano al bordo del tavolo come se volesse trattenersi dal fare qualcosa di avventato. «Henri le fa bene», ripeto ignorando il suo commento.

«Sei davvero cieca se non ti accorgi dei piccoli pezzi di sé che si lascia dietro ad ogni foto, ad ogni nuova fiamma o presunta tale, ad ogni periodo che passano lontani. Henri non le fa bene affatto», puntualizza con veemenza. Comincio a pensare che voglia tirarmi uno schiaffo.

«Tyler non è la soluzione», sono sicurissima di questo.

«È un ragazzo gentile, attento ma anche divertente e hanno molto in comune. Può darle una relazione vera e non solo una condivisione di momenti», calza in modo particolare le ultime parole quasi con disgusto.

«Il fatto che sia perfetto per lei sulla carta, cosa del tutto da verificare, non lo fa necessariamente essere giusto davvero. Metti da parte la razionalità per una volta», la esorto allontanando con uno scatto il bicchiere vuoto.

«Sei tu che dovresti ragionare un po' di più con la testa. So che vuoi il meglio per Annie ma sei completamente annebbiata dal desiderio di vederla insieme a Henri e non capisco proprio perché, visto come tutto sta andando a rotoli».

«Annie ti sta davvero influenzando, stai diventando peggio di lei», mi allontano dal bordo del tavolo appoggiandomi allo schienale della poltroncina.

«E pensare che lei non fa che ripetermi che sei tu a portare me sulla cattiva strada».

Ci guardiamo negli occhi pochi secondi prima di scoppiare a ridere insieme.

«Ragazze, ecco i drink. Ci ho messo una vita dalla fila che c'era», ci interrompe Tom.

«Oh, eccoti. Stavo cominciando a darti per disperso», appoggio una mano sulla sua coscia quando si siede accanto a me.

«Ferma lì, non ti muovere», esclama cominciando ad armeggiare con il cellulare. «Te l'avevo detto che avrei dovuto portare la macchina fotografica», parlotta piano.

«Che vuoi fare?»

«Shhhh, c'è una luce fantastica qui, devo assolutamente fare qualche scatto».

~A~

«Te l'ho detto che bastava lasciarsi andare un po'», una voce sensuale mi arriva da dietro le spalle, talmente vicina all'orecchio che le labbra da cui è fuoriuscita quasi mi sfiorano.

Riapro gli occhi di scatto e mi accorgo che è tutto sbagliato. Non c'è più il suo profumo nell'aria, non sono sue le mani che mi accarezzano, non sono verdi gli occhi che incontro voltandomi, non ci sono le sue fossette ad accogliermi ai lati delle labbra aperte in un sorriso.

Biascicando delle scuse, mi allontano da quel corpo che si muoveva contro il mio fino a pochi istanti fa, alla disperata ricerca di un po' d'aria fresca.

Mi immetto controcorrente nel flusso di persone che stanno entrando nel locale e a fatica raggiungo il marciapiede davanti all'ingresso.

Lentamente, torno a respirare regolarmente, Tyler è di nuovo al mio fianco.

«Ti senti bene?» domanda preoccupato.

«Sì, avevo solo bisogno di un po' d'aria», sorrido debolmente tentando, forse con scarsi risultati, di rassicurarlo.

«È meglio se rientriamo, starai congelando senza giacca», suggerisce con premura.

«No, voglio stare ancora un po' qui», scuoto la testa incrociando le braccia al petto.

«Almeno mettiti la mia felpa», non aspetta nemmeno che risponda, inizia subito a sfilarsela.

«Non ce n'è biso-» me la ritrovo appoggiata sulle spalle prima ancora di concludere la frase.

«Grazie», mi limito a dire, senza guardarlo negli occhi.

«Non sei per niente male come dicevi».

Resto ferma a fissarlo, non capendo di cosa stia parlando.

«Nel ballo, intendo».

«Mi prendi in giro?» lo guardo sconcertata.

«No, per niente. Non hai visto come ci muovevamo all'unisono e perfettamente a tempo con la musica?» replica con entusiasmo.

Non so se scoppiare a ridergli in faccia o nascondermi per la vergogna. Ho ballato con le sue mani appoggiate sui fianchi, ancheggiando sensualmente mentre immaginavo che ci fosse Henri alle mie spalle e appena mi sono resa conto che quello che si stava praticamente strusciando contro il mio sedere non era lui, sono scappata.

Meglio non fornirgli questi dettagli, non sarebbe carino sbattergli in faccia il fatto che mentre ballavo con lui, pensavo a qualcun altro.

«Hai visto le correzioni che ti ho mandato per e-mail?» dico la prima cosa che mi viene in mente per rompere il silenzio creatosi. Tyler scoppia a ridere.

«Che c'è?»

«Vuoi davvero parlare della tesina adesso?»

Alzo le spalle.

«Devi uscire un po' di più. Tutto questo studio ti fa male», mi prende in giro.

Ridacchio in risposta ma quando si avvicina e mi posa una mano sul braccio mi irrigidisco e mi accorgo che il cellulare ha cominciato a vibrarmi in tasca da qualche secondo. Cerco di tirarlo fuori ma mi sfugge, scivola come fosse sapone. Dannati pantaloni stretti.

«Ti va di andare via insieme?» propone Tyler abbassandosi al mio orecchio.

«Cosa?» borbotto senza prestare davvero attenzione, riuscendo finalmente ad estrarre il telefono, che nel frattempo ha smesso di tremare. Mi aspetto, quindi, di trovare una chiamata persa, invece, una H mi aspetta al centro dello schermo.

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I'm baaaaack finalmente!
Scusate l'assenza prolungata, è stato un periodo di fuoco.
Comunque, per farmi perdonare ho scritto due capitoli contemporaneamente (anche perché sono strettamente collegati). Spero di riuscire a pubblicare la seconda parte domani.
Per questo capitolo, mi sono cimentata nel cambio di punti di vista tra Annie e Maddie, spero vi abbia aiutato a capire meglio la situazione. Ve li siete immaginati Annie e Tyler mentre ballano attaccati? E da che parte state: team Vic o team Maddie?
Cosa avrà da dire H alla nostra Annie?
Fuochi d'artificio 🎇 in arrivo...

Z.

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