25.

"Sì, lo so, dovevo essere da te mezz'ora fa. Giuro che sto per uscire di casa, non c'era bisogno di chiamarmi dieci volte", sbuffa ripetutamente mentre corre su e giù per il corridoio. Conoscendola, starà ancora cercando le scarpe.  

"No, non ti chiamo per questo", la blocco tenendo la voce bassa prima che inizi uno dei suoi soliti voli pindarici. 

"Stai bisbigliando?" come se non fosse palese. 

"Ho bisogno del tuo aiuto", la ignoro tornando al nocciolo della questione. 

"Perché ho la sensazione che c'entri un certo cantante riccioluto?" sghignazza soddisfatta. Sento chiudere una porta, probabilmente quella della sua camera. 

"Perché sei monotematica", le faccio una linguaccia anche se non può vedermi. 

"Io?" scoppia a ridere. 

"Ok, Henri mi ha chiesto di passare il week-end con lui quindi devo trovare una scusa plausibile per stare una notte fuori casa", le annuncio tutto d'un fiato stringendo i denti in attesa della sua reazione. Un rumore improvviso di vetri che si infrangono e l'imprecazione di Maddie mi fanno sobbalzare. "Stai bene?" 

"Sì, ma ho fatto cadere il vaso preferito di mia madre, chi la sente ora. Devi avvisarmi prima di darmi certe notizie. Pensavo di dover aspettare almeno vent'anni prima di sentirti dire di voler passare una notte con un ragazzo, potevi farmi prendere un infarto", mi prende in giro. 

"Ti sembra il caso di fare dell'ironia? Devo essere in stazione tra meno di un'ora se voglio arrivare a Londra prima di cena", ribatto spazientita. 

"Londra? Certo che quando decidi di fare qualcosa di inaspettato, lo fai in grande stile. Continui a stupirmi ogni giorno di più", commenta compiaciuta. 

"Vuoi aiutarmi o no?" taglio corto. Sono già abbastanza agitata, non mi servono le sue battutine inutili. 

"Tranquilla, mi è appena venuta un'idea. Tra tre minuti sono da te", mi comunica elettrizzata prima di riattaccare.

Quando sento zia Katie aprire la porta d'ingresso e salutarla, scatto in piedi e inizio a camminare avanti e indietro per la mia stanza per tenere a bada il nervosismo. Non mi piace mentire in generale, a mia zia ancora meno, ma questa volta credo proprio che non potrebbe capire, dovrei spiegarle troppe cose e non c'è tempo. Certo che Maddie poteva almeno darmi indicazioni sul suo fantomatico piano. Non ho idea di cosa possa fare o dire e come farò ad essere credibile se sono all'oscuro di tutto? 

"Annie sei pronta? Siamo già in ritardo", urla dal piano di sotto. 

Aspetto qualche secondo prima di spalancare la porta della mia camera, giusto per non far capire che stavo aspettando il suo arrivo. 

"In ritardo per cosa?" le chiedo senza scendere. Con la coda dell'occhio vedo mia zia osservare in silenzio la scena. 

"Ma come per cosa, te ne sei dimenticata? Stasera c'è la festa di Lucinda e ci ha chiesto di andare da lei nel pomeriggio per aiutarla coi preparativi", risponde con naturalezza. È davvero brava in queste cose, io invece, sto sudando freddo. 

"Chi è Lucinda?" domanda zia Katie abboccando come previsto (da Maddie, non certo da me). 

"La mia compagna di banco del corso di letteratura al liceo. Te ne ho parlato diverse volte, ricordi?" spero non si accorga di quanto sono agitata. 

Guarda caso, Lucinda è l'unica mia amica di cui zia Katie non conosce i genitori, né l'indirizzo di casa, ovviamente. Maddie è davvero un genietto del male. 

"Ah già, la ragazza di origini pakistane. Mi avevi detto che dopo il diploma si sarebbe trasferita con la sua famiglia, giusto?"  

"Sì, a Preston. La festa è un modo proprio per rivedere tutti i vecchi compagni di scuola", aggiungo senza fare una piega. Sta filando tutto liscio, la zia non sospetta niente ed io non ho mai mentito così bene prima d'ora. 

"A quanto vedo non sei ancora pronta. Forza sbrighiamoci", mi rimprovera Maddie salendo le scale di corsa e spingendomi in camera mia sotto lo sguardo divertito di mia zia. Se ci fosse stata mia nonna le cose sarebbero state molto più complicate e alla fine avrebbe solo fatto finta di crederci, mettendomi con le spalle al muro alla prima occasione, solo per farmi sapere che lei aveva capito tutto. 

"Hai intenzione di vestirti così?" la mia amica mi guarda come se indossassi un sacco della spazzatura. 

"Cos'ho che non va?" incrocio le braccia al petto in disappunto. Lei alza gli occhi al cielo e comincia a rovistare nel mio armadio. 

"Mettiti questi", ordina lanciandomi un paio di shorts di jeans. 

"Ma sono scandalosamente corti!" mi lamento osservando i pochi centimetri di stoffa tra le mie mani. "Per questo non li ho mai messi", aggiungo. 

"Sono della stessa lunghezza di quelli che porti abitualmente, non fare la drammatica. Per di più, fuori fa un caldo pazzesco. Vuoi arrivare tutta sudata?" mi rimprovera seria. 

"Ma questi sono attillati", piagnucolo ancora. 

"Ed è esattamente così che devono essere, mettono in evidenza le tue gambe", mi spiega pazientemente senza però convincermi. 

"Senti", continua poi, notando il mio sguardo preoccupato, "non sto cercando di trasformarti in qualcosa che non sei. Voglio solo valorizzarti con qualche piccolo dettaglio. Muoviamoci, abbiamo già perso abbastanza tempo", mi esorta continuando a frugare tra le mie cose per poi passarmi matita e mascara. 

"E spero che tu abbia fatto la ceretta", commenta infilando qualcosa nella mia borsa. Non riesco a trattenere una risatina perché è così sfacciatamente inopportuna e diretta da essere insopportabilmente indispensabile per me. 

Dieci minuti più tardi sto scendendo le scale, stretta in quegli shorts striminziti e in una camicetta beige che non ricordavo nemmeno di avere, tutto rigorosamente scelto da Maddie. Ha minacciato di non accompagnarmi in stazione se non le avessi dato retta. 

"Mi raccomando, state attente, soprattutto durante il viaggio di ritorno stanotte. Non mettetevi alla guida se avete bevuto anche un solo drink, chiaro?" ci avverte mia zia in un tono che non ammette repliche. Quando vuole, sa essere molto convincente. 

"Lucinda ci ha detto che possiamo rimanere a dormire da lei se facciamo troppo tardi. Così da non rischiare di guidare stanche", coglie la palla al balzo Maddie ed io annuisco a mo' di conferma. 

"Avvisami se vi fermate da lei", mi rivolge un'ultima raccomandazione prima di lasciarci uscire. 

Durante il tragitto verso la stazione la mia salivazione si azzera e non riesco a fare nulla se non torturarmi le mani. Metabolizzare la portata della cavolata che ho rifilato a mia zia non mi fa sentire per niente tranquilla. 

"Vuoi tornare indietro?" mi provoca Maddie senza distogliere lo sguardo dalla strada. 

"Certo che no", rispondo in automatico. "Come ti viene in mente?" 

"Sei così agitata che posso sentire i tuoi pensieri da qui. Ti spaventa di più il fatto che tua zia possa scoprirti e rimanere delusa da te o sapere che riprenderesti questa decisione altre mille volte anche se sapessi in anticipo di essere scoperta?" 

"Cinquanta e cinquanta", ammetto guardando fisso davanti a me. Non sono molto brava ad esternare le mie emozioni, soprattutto quando sono così contrastanti e poco definite. Ma lei riesce sempre a dare voce al caos nella mia testa e ad indicarmi una via d'uscita. 

"Non mi piace nasconderle qualcosa ma Henri... lui è..." non trovo le parole per finire la frase così mi limito ad alzare le spalle. 

"Non vi vedete da quella sera dell'inseguimento, qualcosa come tre mesi fa, è normale non vedere l'ora di incontrarlo di nuovo".  

Provo ad aprire bocca per contraddirla ma lei me lo impedisce. "Sì, lo so che vi siete rivisti prima che lui partisse a fine maggio, ma quindici minuti di pomiciata non contano", mi comunica con la sua solita delicatezza.

"Non erano quindici minuti", brontolo. "E per me sono valsi eccome!" affermo con convinzione, forse troppa. Quando vedo la sua espressione scioccata mi rendo conto di quanto la mia esclamazione possa essere fraintesa. 

"Ah sì? Cosa avete fatto di così indimenticabile?" mi lancia uno sguardo allusivo guadagnandosi una gomitata e il mio scoppiare a ridere. 

Arriviamo al binario mentre il treno si sta fermando. Mi fiondo sulla prima porta aperta che trovo e mi volto a salutare la mia compagna di avventure e a recuperare la mia borsa. 

"Cosa diavolo ci hai messo dentro, un'enciclopedia in diciotto volumi?" la accuso prendendo il macigno con due mani. Comincio a sospettare che l'abbia portata sempre lei fino all'ultimo secondo per non farmi indagare sull'origine di tanto peso. 

"Solo il necessario", risponde innocente.  

Faccio per allontanarmi ma la sua voce mi ferma. "Ricordagli cosa si perde ogni volta che va via, ricordagli perché continua a cercare te nonostante la folla di ragazze che si getterebbe ai suoi piedi", esclama sicura. 

"Mi stai suggerendo di sedurlo?" domando fingendomi scandalizzata. 

"Ti sto solo dicendo di fare quello che ti senti, senza paranoie e ragionamenti. Beh, se ti venisse voglia di sedurlo, fallo. Qualche moina e ce l'avrai in pugno senza che lui se ne sia nemmeno reso conto". 

"È così che hai conquistato Tom?" riesco a dire prima che le porte si chiudano di fronte a me. Maddie sorride e leggo un "divertiti" dal suo labiale, poi il treno inizia a muoversi costringendomi a cercare un posto a sedere. 

********************************
Lo so, quest'attesa è snervante ma che gusto ci sarebbe se fosse tutto veloce e prevedibile?
Pronte per il weekend in arrivo?
Cose inaspettate vi attendono...
Stay tuned 🌟

Z.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top