22.

Le case sfrecciano alla mia destra, insieme agli alberi e ai prati della zona di periferia che il treno sta attraversando. Tutto passa davanti ai miei occhi così rapidamente da non essere nemmeno registrato nella mia memoria. Mi sembra di guardare così tante cose ma non di non vedere niente.

Chissà se anche lui si è mai sentito così. Ogni giorno in una città nuova, ogni mese in una nazione diversa senza avere il tempo di scoprire nulla, di fermarsi a godere dei paesaggi, delle persone che incontra. 

Vic si sveglierà a minuti e il senso di colpa mi assale ripensando al modo in cui sono sgattaiolata via questa mattina all'alba senza dirle nulla, lasciandole un misero bigliettino sul comodino.

È stata un'idea dell'ultimo secondo e non ho avuto molto tempo per elaborarla. Il desiderio di tornare a casa per il week end aveva bussato alla mia mente dopo che Maddie se ne è andata dalla nostra stanza ieri sera ma era troppo tardi per partire così ho soffocato quel pensiero e me ne sono andata a letto. Quando mi sono svegliata, però, la nostalgia di casa era ancora più forte, così, senza ulteriori ripensamenti, mi sono vestita e mi sono diretta alla stazione.

La voce metallica riecheggia nel vagone avvisandomi che la prossima fermata è la mia ma non mi muovo fino a quando non sento il treno frenare con decisione.

Sono le undici passate, a quest'ora mia zia e mia nonna sono ancora in pasticceria. Per fortuna non ho trolley o bagagli pesanti con me, altrimenti il tragitto dalla stazione alla bakery sarebbe faticoso. Invece, con la mia borsa semi-vuota, arrivo a destinazione in meno di mezz'ora. 

"E tu che ci fai qui?" zia Katie sgrana gli occhi per la sorpresa e mi corre incontro per abbracciarmi. 

"Chi c'è?" chiede mia nonna affacciandosi dal retro, incuriosita dall'esclamazione di gioia della zia. "Annie?! Che bello vederti! Perché non ci hai detto che saresti tornata?" mi raggiunge svelta aggirando il bancone.

"Ciao nonna", la stringo forte respirando il suo profumo, quello alle rose che mi piace tanto e le lacrime mi salgono agli occhi senza motivo. Sospiro senza lasciarla andare cercando di calmarmi e di non scoppiare a piangere all'improvviso. Per fortuna entrano un paio di clienti così mi ricompongo e mi metto dietro al bancone ad aiutarle.

Anche a casa, a pranzo, mi tengo occupata aiutando zia Katie in cucina prima che torni al lavoro e spettegolando con Ashley. Mia cugina si stacca da me solo per uscire con delle amiche nel pomeriggio lasciandomi da sola con la nonna. 

"Allora, che c'è che non va?" mi fa sobbalzare apparendo dal nulla in salotto mentre leggo un messaggio di Henri. Non ho ancora risposto alle sue chiamate ma gli ho scritto un sms giusto per rendere più credibile la mia finta assenza a causa dello studio. 

"Niente, perché?" 

"Se pensi di darla a bere a tua nonna, sei fuori strada", afferma con decisione fermandosi all'ingresso della stanza ad osservarmi. 

"Di cosa stai parlando?" chiedo confusa, non capisco davvero a cosa si riferisca. 

"Te ne torni a casa senza avvisarci, a poche settimane dagli esami di fine anno con lo sguardo triste e vuoi farmi credere che vada tutto bene?" attraversa la stanza per dirigersi nel cucinotto. 

"Non ho lo sguardo triste", ribatto con poca convinzione e abbasso lo sguardo. 

"C'entra quel ragazzo del dopo concerto, vero?" domanda prima di mettere il bollitore sul fuoco per il suo amato thé nero per poi tornare in salotto. Non la seguo davvero più e la mia espressione perplessa glielo fa capire. 

"Ti ho vista uscire di casa di nascosto dopo essere tornata dal concerto dei Just Us qualche giorno prima di Natale e rientrare che era quasi l'alba. Se anche mi dicessi che non hai incontrato un ragazzo, non ti crederei", mi sorride compiaciuta prima di sparire di nuovo in cucina. 

"Natale è stato quattro mesi fa, perché non mi hai detto niente?" sono sconvolta. "Non l'avrai raccontato alla zia", mi agito. Di certo non voglio darle delle preoccupazioni, è già piena di cose a cui pensare. 

"No, tranquilla, non le detto niente. Ho visto quanto eri sorridente e allegra dopo quella sera, non aveva senso allarmarla per nulla. Allora, mi vuoi dire che è successo?" insiste dolcemente mentre si accomoda sulla poltrona accanto a me e inizia a sorseggiare il liquido scuro fumante. 

"È piuttosto complicato", ammetto non sapendo bene cosa raccontarle. Lei si porta la tazza alle labbra senza aggiungere altro. Rimane in attesa, sa già che alla fine le dirò tutto. 

"Ecco, diciamo che l'ho visto baciare un'altra ragazza e non mi ha fatto molto piacere ma allo stesso tempo mi sento una sciocca perché lui non è il mio ragazzo quindi non posso prendermela". Ho davvero detto questo a mia nonna? 

"Siete così giovani. Lui una popstar sempre in giro per il mondo e tu una bellissima ragazza che deve ancora scoprire se stessa. Questo è solo l'inizio del vostro viaggio". 

Mi congelo sul posto alla parola popstar. Possibile che sappia di chi sto parlando? 

"Ti riferisci a Henri, no?" risponde alla mia domanda silenziosa. Per fortuna non stavo sorseggiando del thé come lei altrimenti ora sarebbe sparso per tutto il pavimento. 

"Co-come...?" balbetto incredula. 

"Questa casa ha orecchie e occhi", afferma divertita posando la tazza sul tavolinetto davanti a lei. "Comunque, in questo momento della sua vita, lui è circondato da tante cose nuove, impegni, soldi. Deve imparare a gestire tutto questo prima di poter creare qualcosa di concreto con una ragazza come te". 

"In che senso come me?" mi muovo nervosamente sulla poltrona. 

"Tu non sei come tutte le altre Annie, sei speciale e non lo dico perché sono tua nonna. Nessun ragazzo con un po' di sale in zucca ti lascerebbe sfuggire e questo lui lo sa, altrimenti non sprecherebbe tempo ed energie a cercarti", indica il mio cellulare appoggiato sul bracciolo della poltrona, illuminatosi da qualche secondo ad indicare l'arrivo di una chiamata, l'ennesima a cui non rispondo. Comincio a pensare che mia nonna sia una sensitiva. 

"Tuttavia, non ha ancora capito come incastrare tutti i pezzi del puzzle. Per cui sta a te scegliere se aspettare che lo capisca o lasciar perdere tutto in partenza. Fai quello che senti, tesoro", posa la tazza, versa un po' di latte e comincia a mescolare lentamente. Osservo impaziente ogni suo movimento, sicura che non abbia ancora finito.

"Magari per una volta potresti provare a seguire questo anziché questa", si allunga ad appoggiare la mano prima sopra il mio seno sinistro, poi sulla mia fronte.

Dopo un ultimo sorriso, si alza dalla poltrona e se ne va, e io resto lì completamente sopraffatta dalla conversazione più inaspettata e profonda che abbia mai avuto. 

Lo schermo si accende di nuovo, è ancora lui che prova a chiamarmi e forse è arrivato il momento di rispondere. 

"Hey", sussurro, non sapendo bene come iniziare. 

"Annie, finalmente. Mi stavo preoccupando". Sì, ho visto come eri preoccupato.

"Sono stata molto occupata con lo studio. Manca davvero poco agli esami", mento spudoratamente. 

"Va tutto bene?" ha pure il coraggio di chiedermi. 

"Sì, perché me lo chiedi?" la frase esce più aggressiva di quanto avrei voluto ma lui fa finta di nulla. 

"Non sei per niente brava a mentire", ridacchia. Nonostante tutto mi è mancata la sua voce così profonda e non riesco a non sorridere. 

Il rumore di qualcosa che cade, forse un bicchiere, mi fa tornare subito seria. 

"Porca puttana Nick!", sento imprecare Lucas in sottofondo seguito dalle urla del suo compagno di band. 

"Cos'è successo?" mi mordo la lingua per non scoppiare a ridere per le urla assurde del biondino. 

"Nick si è scottato rovesciando una tazza di caffè e ha macchiato i pantaloni di Lucas. Solite cose", sminuisce l'accaduto. Lo staff che li segue deve avere una pazienza infinita, non ci si annoia mai con loro. 

"Come mai siete ancora svegli, non è mezzanotte da voi?"

"Sì ma volevo riuscire a parlare con te prima di mettermi a dormire". Oh fantastico, ora mi sento in colpa per averlo fatto aspettare tutto questo tempo. Sono ufficialmente un'idiota. 

"Beh, sono qui", lo invito a continuare cercando di non rimuginare ancora su quelle dannate foto. 

"Tra quattro giorni torniamo a casa..." come se non lo sapessi. Inizialmente volevo tenere il conto con le X sul calendario ma poi ho capito che non sarebbe stato necessario perché la mia mente mi ricordava automaticamente ogni mattina quanti giorni mancassero al suo ritorno. Bella stupida! 

"...che ne dici?" conclude il discorso che mi accorgo solo ora di non aver minimamente ascoltato. 

"Come, scusa?" sarò costretta a rivelargli di non aver prestato attenzione. 

"Stai cercando un modo per rifiutare?" 

"No, scusa ero distratta e..." non ho sentito una parola di ciò che hai detto. 

"Dicevo, ripartiamo a fine maggio per gli Stati Uniti ma nelle settimane precedenti saremo spesso in studio a Londra quindi vorrei passare a prenderti una sera". 

"Per andare dove?" non fa nessuna differenza ovviamente ma decido di lasciarlo un po' sulle spine. 

"In un posto in cui possiamo... essere semplicemente... noi", lo dice con una certa titubanza, come se avesse timore della mia risposta. 

"Dimmi la verità, queste frasi te le prepari prima per far colpo sulle ragazze, uh?" non riesco a frenare la lingua. 

"Ero serio e tu hai rovinato tutto", mi accusa fingendosi offeso poco prima di scoppiare a ridere.

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Allora, che ne dite di questa nonna super moderna? Vi aspettavate una conversazione così?
Tenete a mente le sue parole perché serviranno spesso...soprattutto ad Annie.
E che mi dite di Annie? Ha fatto bene a rispondere all'ennesima chiamata di Henri o secondo voi doveva evitarlo ancora un po'?
Fatemi sapere che ne pensate 🌟, adoro i vostri commenti 😙

A presto,

Z.



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