21.

"Oh cazzo", impreca Vic in italiano rivolta al suo cellulare.

Alzo appena lo sguardo dal mio piatto e la trovo intenta a fissare lo schermo incredula. Mi rimetto a mangiare il mio adorato roast beef con piselli aspettando che torni in sé e mi dica cosa abbia visto di così sconvolgente. Sfortunatamente per me, non devo attendere a lungo per saperne di più.

"Ehm, credo che dovresti dare un'occhiata a queste", mi porge il cellulare guardandomi con apprensione.

Non capisco il motivo di tanta preoccupazione fino a quando non metto a fuoco le immagini su quello schermo. E devo ammettere che l'espressione colorita che ha utilizzato poco fa si adatta perfettamente alla situazione.

Mi torna in mente la recente 'lezione' che Vic mi ha fatto sulle parolacce italiane e il loro diverso utilizzo in base al contesto. La gamma di scelta a disposizione degli italiani è molto più ampia della nostra e ogni regione ha il suo gruppetto di termini esclusivi. Passo in rassegna tutte le espressioni che le ho sentito pronunciare ma il suo Oh, cazzo è quello che inizia a risuonare nella mia testa.

So che non dovrei prendermela, non ho nessun diritto di farlo e anzi, non mi dovrei fare coinvolgere in questo modo, ma chi glielo spiega al mio cuore di continuare a battere normalmente e di non badare alle ferite che si sono appena formate dappertutto?

Soffoco l'istinto di lanciare il cellulare dall'altra parte della mensa e mi sforzo di continuare a mangiare senza dire niente.

"Potresti smettere di guardarmi così?" lo sguardo compassionevole di Vic è davvero insopportabile oltre che totalmente ingiustificato. "Non scoppierò a piangere, né inizierò a lanciare oggetti, puoi stare tranquilla".

"Mi preoccuperei di meno se cominciassi ad urlare o a rompere i piatti invece".

"Beh, non dovresti", bofonchio con la bocca piena.

"Quelle foto fanno infuriare me, posso solo immaginare come possano far sentire te. Perché ti è così difficile ammetterlo?" Non capisco dove voglia arrivare con queste domande. Qualsiasi cosa io ammetta, non cambierà quelle foto né la fitta che sto sentendo all'altezza dello sterno.

"Non mi strapperò i capelli per un bacio", insisto imperterrita.

"Non dico di..." non la lascio finire.

"Neanche se quel bacio riguarda Henri e una dannata modella strafiga di Victoria Secret's", aggiungo allontanando il piatto dalla mia vista, mi è passata pure la fame.

Mi alzo di scatto, raccolgo le mie cose e mi dirigo a passo svelto verso l'aula della mia prima lezione del pomeriggio lasciando Vic da sola nonostante io sia in anticipo di più di mezz'ora. Questa reazione è sufficiente per lei?

Cerco di scacciare le immagini che mi si ripropongono davanti agli occhi, il modo in cui Henri la guardava camminare pochi passi più avanti di lui, stretta nei suoi pantaloni rossi attillati, coi lunghi capelli biondi che le ricadevano sulla maglia nera senza maniche. Lui sorrideva malizioso, soddisfatto. Le ha aperto la portiera dell'auto, l'ha accompagnata a casa e davanti al portone si sono dati il bacio della buonanotte. Così lo definiva l'articolo del giornale che ha diffuso le foto.

Il telefono comincia a vibrarmi in tasca. Alzo gli occhi al cielo e mi preparo mentalmente all'interrogatorio/monologo di Maddie.

Devo però ricredermi quando vedo apparire un altro nome sul display.

Sembra che il destino voglia farsi beffe di me. Se avessi ricevuto questa chiamata venti minuti fa, avrei risposto senza esitazioni e avrei riso e scherzato come sempre. Ma adesso non posso fare finta di nulla, non mentre continuo a rivedere lui e la modella che si baciano come se la scena si stesse svolgendo in questo istante davanti a me.

"Tempismo perfetto", borbotto sarcastica riponendo il cellulare in tasca senza rispondere.

"Veramente siamo in largo anticipo", sento ribattere una voce maschile non lontana. Alzo gli occhi e incrocio le iridi più blu che io abbia mai visto.

"Oh no, stavo parlando da sola", mi giustifico un po' in imbarazzo. Mi scruta con attenzione, mi studia come fossi un animale in via di estinzione e la cosa mi fa sentire in soggezione.

"Lo fai spesso? Parlare da sola intendo", il suo viso si rilassa accennando un sorriso.

"No, non direi. Era più una specie di ragionamento ad alta voce", sghignazzo.

"Tyler", allunga la mano.

"Annie", rispondo stringendola.

"Segui il corso del professor Richards?" mi chiede indicando col pollice l'aula alle sue spalle.

"Sì e non mi sembra di averti mai visto", ammetto con un certo timore. Di solito mi ricordo i volti dei miei compagni di corso, ma non vorrei che in questo caso la memoria mi giocasse un brutto scherzo. Eppure, non mi sembra possibile essermi dimenticata di un ragazzo come lui.

"No, infatti è la prima volta che vengo, per questo sto aspettando il professore prima della lezione, devo chiedergli un paio di cose". Oh, meno male non ho fatto una figuraccia.

"Ti piacerà sicuramente, ha un modo di spiegare che ti cattura anche se non vuoi", gli racconto con ammirazione, è il mio professore preferito.

"Ne parli con un tale entusiasmo che non vedo l'ora di ascoltarlo".

Come fanno ad esistere degli occhi così blu? Sono così belli che per un attimo dimentico quelli che da mesi popolano i miei sogni.

~

"Ah ecco, mi sembrava strano che non avessi ancora chiamato", mi scanso per far entrare Maddie in stanza.

"Deduco che tu abbia già visto le foto", va dritta al punto accomodandosi sul mio letto dopo aver salutato Vic.

"Sì", confermo sospirando, già pronta al peggio.

"Quindi?" incalza.

"Quindi cosa?" non sto facendo la finta tonta, so dove vuole andare a parare, ma non so davvero cosa dire.

"Cosa ne pensi?"

"Non penso niente", ed è vero. Non so cosa pensare.

"Non dire cavolate. Si vede lontano un miglio che non ti hanno lasciata indifferente. È più che normale vista la tua relazione con Henri." Ha davvero detto relazione?

"In un anno ci saremmo incontrati sì e no quattro volte, non credo che questa si possa definire relazione", ribatto sicura.

"Intanto, non è la quantità di volte in cui vi vedete che fa una relazione ma la qualità del tempo che passate insieme e se non sbaglio continuate a sentirvi quasi ogni giorno", controbatte più carica che mai. Mi domando per quale ragione io continui ad affannarmi a risponderle.

"Sì, qualche sera fa si sono addormentati al telefono insieme", le dà man forte Vic. La incenerisco con uno sguardo. Maddie è ingestibile già da sola, non le serve il suo appoggio.

"Mi stava solo raccontando dello scherzo che gli hanno fatto i ragazzi per il suo compleanno", tento di sminuire l'episodio pur sapendo di fallire miseramente.

"E scommetto che gli hai pure comprato un regalo", lo dice come se mi accusasse di un reato.

"Volevo ma alla fine non l'ho fatto", alzo le spalle con indifferenza.

"Vuoi davvero farci credere che non te ne frega nulla?" Non so se sia peggio la sua insistenza o lo sguardo compassionevole di Vic che segue il nostro scambio girando la testa a destra e sinistra come se assistesse ad un incontro di tennis.

"Dio Maddie, non capisci che non posso prendermela? Io non sono la sua ragazza", mi spazientisco.

"Quindi è tutto ok", riassume in tono sarcastico.

"Non sto dicendo che mi piaccia vederlo baciare un'altra ma non posso pretendere che non lo faccia", mi sembra molto semplice da capire. Eppure le mie due amiche continuano a guardami per nulla convinte.

"Cosa vi aspettate che faccia?" mi rivolgo a entrambe.

"Non ci aspettiamo niente. Vogliamo solo sapere come stai", risponde Maddie per tutte e due.

Mi sento come in una bolla. Mi sembra di sentire tutto ovattato e di vedere tutto distorto. Qualcosa allo stomaco mi sta divorando. Un mix di rabbia, gelosia, delusione. E allo stesso tempo mi sento stupida per esserci rimasta male, per aver permesso a me stessa di ritrovarmi in questa situazione.

"Sto cercando di non dargli troppo peso", mi limito a confessare. Non posso permettere che l'irrazionalità abbia la meglio e non posso avanzare pretese su Henri.

"Già, immaginavo", replica delusa. Perché tutti si aspettano che io dica o faccia di più?

"Io non sono nessuno per lui", mi lascio sfuggire in un bisbiglio.

"Non è vero, lo sai", mi contraddice Vic in tono talmente dolce da essere fastidioso.

"Io non vado bene per lui", continuo ostinata.

"Questa è davvero una bella cazzata", esclama la mia coinquilina.

"Ci sono costantemente foto di lui con altre ragazze e articoli di giornale per i quali lui è fidanzato con quasi ognuna di esse, non voglio entrare a far parte di questo teatrino. Non voglio essere inseguita dai paparazzi o diventare una delle conquiste di una popstar sciupafemmine". È davvero così strano non volere essere solo un numero?

"Tanto so già come va a finire", conclude Maddie con un sorrisino.

"Cosa intendi?" aggrotto le ciglia in disappunto.

"Te lo dirò a tempo debito", mi lascia sulle spine e io la lascio fare. Voglio solo smettere di parlare di Henri.

Peccato che il mio cellulare cominci a squillare e che ci sia proprio il suo nome su quel dannato schermo. Lo metto in modalità silenzioso e torno ad ignorarlo.

"Ti fermi a dormire?" domando a Maddie vista la distanza tra il mio dormitorio e il suo.

"No, sono di passaggio", la fa breve. "Anzi, devo scappare altrimenti faccio tardi".

Io e Vic la guardiamo confuse e solo dopo essersi infilata il cappotto e aver aperto la porta ci rivela: "Stasera esco con Tom" con una linguaccia.

"Ancora? Devo cominciare a pensare che sia una cosa seria?" le vado incontro.

"Mmmm, no. Non ancora. Ciao Vic! E tu", mi punta il dito contro il petto, "rispondi a quella chiamata", mi ordina.

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Innanzitutto buon annooooo! 🥂

Speravo di riuscire ad aggiornare prima ma come al solito i miei piani vanno a farsi benedire.
Che ne dite di questo scoop? Ve lo aspettavate?
Non ho ancora deciso cosa farne di Tyler ma credo che tornerà fuori qualche volta.
Fatemi sapere se il capitolo vi piace e cosa pensate possa accadere nel prossimo. Attendo impaziente i vostri commenti 🌟🌟🌟

See you 🔜

Z.

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