5.
Strinsi le chiavi della villa con forza e il metallo sembrò volermi perforare la carne.
Abbassai la manica della felpa sopra lo spararagnatele, nascosto sul mio polso, e mi ficcai la maschera di Spider-Man in tasca.
Guardai Morgan e la piccola si aggiustò lo zainetto sulle spalle ossute.
Mi sorrise e io ricambiai, infilando la chiave nella serratura della porta e ruotandola, sapendo di stare facendo la più grande cavolata mai fatta da un adolescente razionale.
L'aria della notte mi spazzava i capelli e mi feriva gli occhi, mentre la luna scintillava come un faro argentato nel cielo stellato di New York.
-Si diriga verso il Vermont- dissi all'autista del taxi dopo aver richiuso la portiera dietro Morgan.
L'uomo, un signore sulla cinquantina con qualche capello appena ingrigito, si voltò verso di me dal sedile anteriore e mi studiò per un istante.
-Non mi era mai capitato che qualcuno mi chiamasse da questa casa- commentò indicando con il mento villa Stark, illuminata da tiepidi faretti celesti, ben visibile dal finestrino destro.
Mi accigliai.
-E con questo?- gli feci mentre Morgan si abbassava il cappuccio sopra la testa e celava lo sguardo.
Quello scrollò le spalle e sorrise in un modo così sfrontato che mi venne la tentazione di tirargli un cazzotto.
-Non sembri Tony Stark- mi disse dopo aver lanciato un'altra occhiata alla villa -Se per questo non sembri neanche maggiorenne.
Mi morsi un labbro.
-Si diriga verso la frontiera del Vermont- insistetti -Sappia che non mi faccio problemi a cambiare tassista.
Lui annuì e abbozzò un sorriso divertito.
-E la piccola?- fece, ignorando le mie parole -Somiglia in modo strano a Morgan Stark.
-Non la pago per fare domande- ribattei -Parta, per piacere.
-Hai i soldi?- intervenne quello e io alzai gli occhi al cielo.
Avevo dovuto sommare gli spiccioli che avevo portato con me a casa di Tony con qualche dollaro rinvenuto in uno sportello indicato da Morgan... aveva asserito anche la bambina che il signor Stark non si sarebbe mai accorto della mancanza di un centinaio di verdoni.
-Sì- risposi -Vuole un pagamento anticipato?
-Per il trasporto di minorenni non assicurato sì- il tipo alzò le sopracciglia -E spero sinceramente che quella non sia davvero la figlia di Iron-Man.
Sospirai, senza rispondere, e gli porsi centocinquanta dollari in contanti.
-Bastano?
Lui li strinse nella mano e sorrise.
-Sei uno strano ragazzo- fece voltandosi verso il volante e accendendo il motore -Proprio uno strano ragazzo...
Mi svegliò il suono perforante di un clacson, che esplose nel mio sonno come uno sparo nella notte.
Sbattei le palpebre e le luci derivate dai fanali che luccicavano sulla strada sembrarono ballare una danza mistica nel mio sguardo ancora sfocato e sfinito.
Strinsi le palpebre per poi riaprirle di scatto.
Una piccola testa coperta da un cappuccio appoggiata alla mia spalla e un lieve torcicollo... Furono le prime cose di cui mi resi conto mentre tornavo al presente.
Quel leggero intontimento tipico dei risvegli in auto mi scivolò addosso fino a sparire.
Sbadigliai e mi passai una mano sulla faccia, esausto.
-Ah, ben svegliato.
Alzai lo sguardo sul tassista, che mi guardava con una faccia spavalda e che avrei volentieri preso a botte.
-Cosa stiamo aspettando?- domandai, rendendomi improvvisamente conto della fila di macchine in cui eravamo incastrati.
L'uomo fece una smorfia.
-Siamo in coda per la frontiera- rispose.
-Cosa?- battei le palpebre, confuso -Bisogna dare i documenti?- aggiunsi, allibito mentre una tremenda consapevolezza mi invadeva il cervello.
Quello mi guardò e mise su l'ennesimo ghigno funesto.
-Problemi?- chiese -Avresti dovuto pensarci prima di scappare dalla casa di Tony Stark come un ladro rincretinito.
Scossi la testa e abbassai lo sguardo, scegliendo di ignorarlo.
Guardai Morgan. Le lunghe ciglia adagiate sugli enormi occhi scuri, la bocca semi aperta e una ciocca di capelli che le tagliava a metà il viso terminando con un lieve ricciolo.
A vederla così stentavo a credere che quella bambina trattenesse in sé una furia distruttrice e un animo da dittatore...
Ma adesso cosa avrei fatto?
Ero uscito da villa Stark senza quasi un piano da seguire, avevo commesso l'ennesimo errore da imbecille nel giro di meno di dieci ore... e adesso l'universo sembrava volermi ridare indietro tutto sotto forma di un poliziotto alla frontiera che richiede i documenti...
Ma come ho fatto a non pensarci? Mi dissi, con la voglia di darmi uno schiaffo da solo.
-Cosa pensi di fare ora, eh?- mi domandò il tassista, quasi mi stesse sfidando -Io non ti riporto indietro, sia chiaro.
-Lo so...- mormorai distrattamente, cercando nella mia testa un'idea salvatrice che pareva tardare a venirmi.
Alzai lo sguardo sulla frontiera.
Davanti a noi c'erano almeno una dozzina di macchine e la coda avanzava a rilento... Ci sarebbe voluto ancora molto prima di arrivare... e poi da quella distanza, se fossimo scesi dall'auto, nessuno avrebbe badato a noi.
I miei occhi schizzarono alla tettoia che sovrastava le cabine da cui la polizia richiedeva i documenti...
Non potei fare a meno di pensare che non ci sarebbe voluto niente per scavalcarla dall'alto.
E questo buio è perfetto... pensai tra me passando a studiare l'orizzonte, dove i raggi solari avevano appena iniziato a illuminare il nuovo giorno, domando solo una lieve sfumatura rosata al cielo ancora pieno di stelle.
Mi morsi un labbro.
Il viaggio si sarebbe allungato, ma non avevo scelta al momento.
Guardai il tassista.
-Non avrò più bisogno di lei- gli feci, provando una soddisfazione immensa nel dirglielo in faccia -Da adesso in poi me la cavo da solo.
Quello si accigliò.
-Qualunque cosa tu voglia fare sono certo che te ne pentirai.
-Non sono qui per i ripensamenti- dissi -Addio- e aprii la portiera della macchina, ghiacciata nel traffico, in balia dei clacson che riecheggiavano tra le vetture.
Slacciai la cintura di Morgan e la presi delicatamente in braccio mentre lei continuava a dormire. Le abbassai ulteriormente il cappuccio sulla testa e richiusi la portiera, sentendo lo sguardo di disapprovazione del tassista che mi premeva addosso.
Zaino in spalla e bambina tra le braccia presi a dirigermi verso la frontiera, vagando tra le auto come uno spettro.
Avvertivo le persone guardarmi strano attraverso i finestrini, ma le ignorai, tenendo lo sguardo fisso sulla tettoia e intimandomi di stare calmo.
Quando raggiunsi una distanza che mi parve ragionevole presi la maschera di Spider-Man dalla tasca e me la infilai in testa, stando bene attento a non farmi vedere da nessuno e rimanendo nascosto tra due camion.
Avevo scelto quel lato della frontiera per le poche luci che erano state piazzate e il numero maggiore di lampioni spenti, che mi avrebbero concesso più invisibilità.
Sorrisi sotto la maschera e, reggendo Morgan con un braccio, tesi l'altro verso la tettoia.
Presi una bel respiro e, rapida, una ragnatela venne scoccata dal mio polso, andando ad attaccarsi nel punto desiderato.
Mi leccai le labbra e ressi la piccola Stark, sperando di non svegliarla, poi tirai con forza il sottile filo lattiginoso e volai nella notte.
Per un secondo fui parte del buio, sospeso in aria. La testa della bambina premuta sul petto e i piedi che non toccano il terreno, sostenuti solo dal nulla; i miei occhi chiusi, il respiro mozzato.
Atterrai dopo un istante, in piedi sulla tettoia, attutendo l'impatto e flettendo le ginocchia.
Mi accucciai all'istante, subito dopo aver compreso che ce l'avevo fatta, nella paura che qualcuno potesse vedermi.
Il freddo della notte mi azzannava anche attraverso i vestiti, i brividi mi attraversavano il corpo e le idee venivano meno...
Rimasi lì, in ginocchio sul tetto del mondo, sopra dei poliziotti che avrebbero potuto arrestarmi o, peggio, chiamare Tony Stark... Il viso tra i capelli di una bambina dormiente, i pensieri che sbiadiscono nella mia mente esausta...
Rimasi lì, senza sapere con esattezza cosa provare, il sole che lentamente si incamminava verso l'alba...
Ore: 05:32.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top